Lettere – Calcio e razzismo, dove nasce il problema?
Sono solo un gruppetto di ignoranti. Troppe volte abbiamo sentito questa frase, quasi come una giustificazione. Gli episodi di razzismo nel calcio dovrebbero diminuire e invece aumentano. Come mai? Dove nasce il problema? E come mai le tante iniziative non riescono a soffocare il problema? Sono interrogativi a cui è difficile dare una risposta netta, ma è possibile fare qualche supposizione, innanzitutto dando qualche informazione in più.
L’ultimo caso in ordine di tempo è quello di Kevin Prince Boateng, calciatore del Milan, che in una tranquilla amichevole ha subito cori razzisti ed ha abbandonato il campo. Le polemiche nei giorni successivi sono state molte, ma in pochi hanno detto le cose come stanno. Ovvero, che il problema è educativo. Se si educa il tifoso medio ad odiare l’avversario, a tifare contro, a sperare cose brutte contro il leader della squadra più odiata, il passo del razzismo è breve. Ma c’è anche chi, esplicitamente, insegna ad offendere chi ha un colore della pelle diverso. E poi, siamo sicuri che le società facciano il massimo per impedire questi episodi? Quelle belle parole dei presidenti ai Galà sono solo frasi di circostanza? Sembrerebbe di si, visti i risultati. Insomma, non bastano le promesse di punire pesantemente i cori e le società, non bastano le pene già inflitte alle squadre che hanno avuto questo tipo di problemi. Tanti soldi sono entrati nelle casse della Lega Calcio grazie ad ammende e sanzioni, ma questi soldi come sono stati usati? Se non siamo riusciti a dare molte risposte a tutti gli interrogativi possiamo almeno fare una proposta: perché non usare quelle risorse per finanziare iniziative di educazione interculturale e antirazzista nel mondo del calcio, tra i giovani e nella scuola? Basterebbe educare in maniera diversa. Educare i ragazzi a considerare l’altro senza pregiudizi, pensando che quando si offende il prossimo si offende anche un po’ sé stessi. Non è facile, ma è entusiasmante. Non è scontato, ma è gratificante.
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