Lettere – Perdita del legame fiduciario tra elettori e politici
Siamo entrati nell’ultimo mese della campagna elettorale per le elezioni politiche del 2013. Mentre i media tradizionali sfornano sondaggi, interviste e promesse elettorali dei vari candidati, si ha sempre più chiara la percezione che qualcosa è cambiato.
Da anni, ormai, si parla del distacco e della disillusione dei cittadini-elettori nei confronti della politica. Oggi, però, a cinque anni dall’inizio della più grave crisi economica e finanziaria dal 1945, il distacco e la disillusione hanno assunto forma concreta, se è vero che un terzo degli italiani preferirà non esprimere il proprio voto e un quarto è pronto a votare per un partito anti-sistema.
La perdita del legame fiduciario tra rappresentanti e rappresentati ha origine nell’incapacità dell’attuale classe politica di affrontare la crisi. Negli ultimi cinque anni, non solo le ricette anti-crisi si sono rivelate fallimentari (come dimostrano, inter alia ,la crescita del tasso di disoccupazione, del debito pubblico e della corruzione), ma la stessa classe politica ha mostrato il lato peggiore di sé, risultando coinvolta in scandali e ruberie proprio mentre la metà degli italiani arranca per arrivare a fine mese.
In questo contesto, la transizione verso la Terza Repubblica, seppur lenta, sembra inevitabile. Purtroppo non è chiaro come si svilupperà lo scenario politico da qui ai prossimi anni. Il bipolarismo berlusconiano è al tramonto, ma siamo certi che un centro riesca a sopravvivere nel Paese dei Guelfi e dei Ghibellini? In realtà, ciò che maggiormente colpisce è la mancanza di un “sogno” cui tendere e per il quale impegnarsi. Eppure di temi ce ne sarebbero. L’idea di un’Europa politica, la riscoperta della ricchezza artistica e culturale del Bel Paese, la centralità della persona nel contesto lavorativo.
È forse per questo che secondo i sondaggi l’astensionismo tra i cattolici praticanti è al 39% (mentre per i non credenti è al 18%). Una politica senza ideali, senza valori, senza Dio, rischia di allontanare ulteriormente gli elettori dalle urne.
Giustamente la CEI ha chiamato i cattolici a partecipare alla vita politica, sia attivamente che esprimendo il proprio voto. Tuttavia, ho l’impressione che, oltre a scegliere il meno peggio, questa volta si dovrà votare nutrendo fiducia nel processo di cambiamento in atto. Il prossimo Parlamento sarà composto in gran parte da nuovi rappresentanti, ma per cambiare la Politica dovremo vivere ancora una fase di operosa attesa.
Gavina Masala
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