Il paziente inglese
Blog / Lettere | 24 Gennaio 2013

Lettere – Mia moglie ha un amante (1)

Buongiorno don Mauro,

mi chiamo Mario Rossi e in questo mio momento diciamo confuso della mia vita, mi sono imbattuto nel web, ricercando i motivi dell’innamoramento da parte delle donne sposate, nel sito Come Gesù e in particolare nell’interessantissima Lettera Una donna si innamora. Ecco la nostra storia da marito e moglie. Storia forse simile a tante altre, o forse unica. Comunque un passaggio importante della vita – nella buona a nella cattiva sorte – che reputo giusto condividere con chi la leggerà, per un parere, un aiuto, una discussione.

Coniugato da diciassette anni, prima otto anni di fidanzamento due figlie adolescenti. Conosco mia moglie sul posto di lavoro, io fidanzato lei libera, immagine della solarità, cortese, premurosa, dolce. Abbandono repentinamente la fidanzata, casini inenarrabili, ma la seguo, lei nel frattempo in vacanza senza nessuna sua promessa. Ci ritroviamo uniti innamorati e iniziamo il nostro cammino. Io provengo da famiglia benestante così pure lei, educazioni integerrime anche troppo repressive, io figlio di una madre prussiana, lei figlia di un padre severo ed autoritario e di una madre dolcissima che si è sempre presa cura delle figlie, ma che ha forse sempre subito, la figura di questo marito così taciturno che con uno sguardo dettava legge. Dopo otto anni mi chiede di sposarla, perché altrimenti io…. dopo un anno nasce la prima figlia e due e mezzo dopo la seconda. Vita coniugale nella normalità, non monotona, benestante. Io lavoratore cerco di dare alla mia famiglia tutto ciò che posso in termini di cose e benessere come avevo visto fare da mio padre e mia madre ( che non ho mai visto baciarsi davanti a me). Per parte sua alleva in modo insuperabile le due figlie accollandosi in toto questo. Part-time lavorativo e pomeriggi con loro. Risultato due ragazze invidiate da tutti, brave a scuola, educatissime, simpatiche, gioviali ecc. ecc.: tutto quanto si possa desiderare.

Durante la loro crescita ci ritagliamo degli spazi personali al fine di poterci dare le giuste libertà, a teatro o a cene con amiche, e viceversa. Non abbiamo mai voluto lasciare le ragazze ai nonni, anche se io lo desideravo. Forse questo è stato un primo sbaglio perché così avremmo potuto vivere dei momenti solo per noi. La vita è andata avanti fino ad adolescenza delle ragazze. Chiara, ancora oggi che ha quarantotto anni è una bella donna. Per me è la migliore. Riservata, calda nell’amore, ma poco incline ai giochi , seppur leciti, che dovrebbero definire anche il lato spiritoso del sesso. Io passionale e curioso del sesso, mi adeguo a questo per un rispetto nei suoi confronti. Ora mi rendo conto che forse già lì c’era qualcosa. Ma il fatto di sentire per mia moglie una profonda delicatezza mi ha portato a questo comportamento. Ad un certo punto trasformazione sua. Fine del part time imposto, ripresa del lavoro a tempo pieno, figlie già grandi. Si trasforma, fisicamente e come atteggiamento. Diviene Cougar, fisico perfetto, vestiti e quant’altro mozzafiato, l’emblema della seduzione. Questa progressione avviene assieme al degrado di suo padre per malattia degenerativa (… forse il despota non ha più potere?).

Inizio a notare comportamenti strani e particolari, da lei prima non accettati, e ora fatti propri. Provocazione, ostentazione, sfida aperta: eccomi qui, sono la migliore, mi voglio divertire, devo recuperare il tempo dato come mamma, chi sei tu, tirati da parte, solo ora ti accorgi di me, (eppure, anche se forse solo in modo materiale avevo cercato di non farle mancare mai nulla). Dov’eri, dovevi capire, mi hai fatto sentire una poco di buono. Tu con le tue manie del sesso! se le volevi sfogare dovevi cercarti qualcun’altra. Te l’avevo sempre detto: io sono così adesso e mi diverto, non ce la faccio più [cioè Chiara dice a Mario: io faccio sessualmente adesso quello che prima dicevo a te di fare, e che tu non hai mai fatto, ndr].

Sospetto, negazione sua, richiesta chiarimento, negazione sua, indago personalmente, trovo tracce di un tradimento perpetrato alle mie spalle (chiaramente ) con un mio – ora… ex – amico, fidanzatissimo e molto piu’ giovane di lei: di dieci anni! Lei nega, si biasima di fronte a me che con assoluto controllo chiedo spiegazioni. È vero, ecc. ecc. Tenta una riconciliazione e una negazione del suo stato, poi io vado in crisi e lei riallaccia questa sua storia, vissuta all’oscuro, in ritagli di tempo rubati , non regolare, quando lui è libero dal controllo della fidanzata, ritagli di tempo, dieci minuti alla volta, solo per quello. Diviene sempre più nervosa. Si oscura, perde della sua sfolgorante bellezza, non riesce a concupire lui nonostante sfoderi tutte le sue armi e legarselo. Ma lui e’ fidanzatissimo (cosa significhi questo per lui non si sa…) e concede quello che può. Mia moglie perde letteralmente la testa. La causa di tutto sei tu, questo doveva succedere! Mi hai lasciato sola dopo la nascita della prima figlia! Dov’eri? Dovevi capirlo senza che io parlassi ( ed infatti non mi hai mai chiesto aiuto e di questo rimanevo sempre colpito). Certe cose si devono capire senza chiedere! Ed ora cosa vuoi da me? Sono così. E se ti va bene ok, altrimenti vai. Non hai idea di ciò che provo con e per lui!

Amici, conoscenti, rimangono basiti, lei evita tutto e tutti, si affianca a persone con i suoi stessi problemi, deluse, affrante, impotenti, e si erge loro paladina, mentre queste la sostengono ed ossequiano, badando bene di tenere i loro sederi al caldo delle loro seppur malandate famiglie. Alla fine, dopo un anno e mezzo di astinenza, anche io da parte mia vengo meno ai miei principi, conosco una donna, viviamo una intensa ma breve relazione, da cui nasce una amicizia sensibile e profonda. Siamo coetanei e da subito ci guardiamo negli occhi. Capiamo che una relazione così non è costruttiva, nasce nel buio e nella disperazione e non porterebbe a nulla. Prendiamo ciò che ci siamo dati, e continuiamo a frequentarci e a parlare ore e ore. A parlare. Forse anche perché lei è in una situazione come la mia. Decidiamo in accordo. Così. Solo parlare e basta. Capiamo che è meglio così.

Io mi metto in discussione un anno e mezzo di analisi, sensi di colpa terribili, mi accollo responsabilità. Cerco, scavo, sto malissimo, e piano piano risalgo, trovando non colpe ma responsabilità. Scopro un matrimonio vissuto sugli schemi che avevamo davanti. Io una famiglia dedita all’onestà e al lavoro ma con un’enorme paura di amare. Perché baciarsi in pubblico è vergognoso (solo ora, io, a cinquantuno anni, riesco ad esternare tutta la dolcezza che avevo dentro repressa: e la gente si meraviglia di vedermi così e mi fa i complimenti). Mia moglie prova due volte la terapia.

Ma accettare un’ adolescenza repressa e vissuta ora, con le conseguenze che leggete, è troppo e si ritira. Morale questa storia avanza così da circa un anno e mezzo due, lei arroccata sui suoi principi indiscutibili (come fece suo papà) sfodera tutte le carte più brutte che possa giocare. Nonostante i suoi ripetuti sforzi, si abbassa ad un gioco da comprimaria che la vede sfiorire e incupirsi progressivamente. Non riesce a risolvere in nessuno dei due sensi (o me o l’altro) la situazione. Diviene sempre più incazzosa e taciturna. Sfodera sorrisi solo con le figlie ma con me sono solo musi lunghi, anche se le ragazze mangiano la foglie a capiscono il marcio che cova: ma osservano in disparte, non senza sofferenza. Mia moglie incapace di una decisione comincia una fase di, per così dire, lieto vivere pro-forma. Al che io voglio la separazione. Per lei sono lacrime. Io penso alle mie figlie: che cosa succederà? Succederà che ti dovrai accollare le responsabilità del tuo gesto! [il soggetto di quest’ultima frase è il marito, ndr]. Morale: davanti all’avvocato, per un colloquio preliminare circa le cause e gli effetti di un’ipotetica separazione, lei è aggressiva, ha il volto rigato dalle lacrime, non esprime decisioni, non sa cosa fare. Dice: penso solo alle ragazze! (comoda come scusa!) Teniamo conto che lei lavora ed ha uno stipendio, io non ho un posto di lavoro ho dilapidato i miei risparmi per non far mancare nulla alla mia famiglia e non ho un posto dove andare. Ma sono stufo di queste umiliazioni. È più dignitosa una minestra alla Caritas ricevuta con amore, che il tavolo di casa nostra dove lei non mi degna uno sguardo. Morale. Alla fine decidiamo di intraprendere un percorso di coppia aiutati da una psicologa, iniziamo questa settimana. Lei ha detto: “spero di riuscire a capire i miei sentimenti, questi giorni che passo buoni e meno buoni, capire dove sono”. Ma sono più volte che lo dice! Spero tanto che mia moglie non si arresti di nuovo di fronte al suo orgoglio. Al suo non voler abbassarsi, al suo non voler guardarsi dentro. Sarebbe perdere una cosa che amo sopra ogni altra, ma che capisco che se fosse ancora così [cioè se non ci fosse un cambiamento reale ma se rimanesse come negli ultimi due anni, ndr], è meglio che la lasci andare. Per il mio ed il suo bene. Forse veramente una vera solitudine ed un vero abbandono per lei potrebbero essere forse risolutivi e salutari per trovare un equilibrio da cui vedere se ci sono le basi per ripartire.

Io ci sono. Lotto e tengo duro per vederci chiaro e poi decidere.

Voi frequentatori del blog e del forum non so cosa pensiate.

Un abbraccio di cuore a tutti.

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