Debora Caprioglio legge Abelis
Blog / Presentazioni dei libri | 17 Novembre 2012

Abelis – La presentazione a Villa Flaminia (Roma, 16 novembre 2012)

La sera del 16 novembre a Le Club di Villa Flaminia (Roma) si è svolta la prima presentazione di Abelis. Debora Caprioglio ha letto tre brani del romanzo e, insieme all’autore e al pubblico, ne hanno parlato il filosofo Carlo Fenu e il giornalista Giuseppe Romano. I nudi numeri dicono che c’erano 110 persone e che sono andate vendute tutte le copie del libro (70 esemplari), ma la verità più completa è che c’era molto amore. Le foto e il commento di questo post sono state fatte dalle persone intervenute ieri sera.

Voglio scrivere subito stasera [la sera del 16 novembre 2012, ndr] alcune mie riflessioni sulla presentazione di Abelis a Roma cui ho avuto la gioia di partecipare. Lo faccio subito perchè non vorrei lasciar “scorrere” vie le emozioni forti di questa serata. Perché quello che abbiamo vissuto non è stato un evento celebrativo, un po’ ingessato, sussiegoso e noioso, ma un incontro pieno di emozioni. Le emozioni hanno dominato innanzi tutto gli interventi dei due giornalisti Giuseppe Romano e Carlo Maria Fenu: e questo “calore” emozionale e personale ha acuito la profondità e l’acutezza degli interventi entrambi molto precisi e puntuali. Carlo Maria Fenu ha fatto una disamina veramente puntuale e profonda del romanzo dal punto di vista della critica letteraria: si è parlato dello stile, dei personaggi principali, degli elementi fondamentali dell’ordito narrativo. Un po’ tecnico direte voi. E invece no. La tecnica-critica si è accompagnata sempre ad un atteggiamento di sincero affetto e direi gratitudine profonda per un libro che, oltre ad avere un oggettivo valore letterario, ha toccato le “corde” della vita profonda del critico, come di quella di molti di noi. Giuseppe Romano, invece, ha ragionato sull’attualità del romanzo addirittura contrapponendo l’economia del consumismo a quella della felicità e vedendo in Abelis anche una possibile risposta alla crisi finanziaria, economica e morale che larga parte della società oggi sta attraversando. Ma anche in lui era vivo il ricordo di “colloqui” con Don Mauro riguardo Abelis, riguardo la vita, riguardo… a molto di più. E anche in Romano era visibile quella magia operata sempre dalla Letteratura e della Cultura – così ben descritta da Don Mauro stasera: magia che consiste nell’offrire agli uomini il modo di ritrovare comunione tra loro, cioè amore.
Una cosa che mi ha colpito molto nella relazione di Romano è stata l’insistenza nel definire il libro di don Mauro una sorta di “parabola dell’incongruenza”. Incongruenza innanzi tutto dell’Amore che sfugge ad ogni corazza, ad ogni Legge fredda, ad ogni fortezza, perché l’amore muove e vive. Come la vita vera, come la Verità. Come  “un’inutile luna di mezzogiorno” che poi si scopre essere uno spettacolo essenziale, miracoloso. La necessità e il metodo della Legge di Ciambellano che erige fortezze, identifica nemici, crea mostri e corazze e la bellezza dell’amore che dà libertà, che vive di innocenza e di silenzi. E che soprattutto rispetta l’unicità di ogni essere umano.
L’incongruenza dell’amore è stata rappresentata da noi dalla lettura di Debora Caprioglio. Qualche giornalista di riviste “mondane” ha commentato la “notizia”. Ma come? Debora Caprioglio che legge brani di un romanzo di un prete? per giunta di un sacerdote dell’Opus Dei? Vi assicuro che stasera niente è stato più naturale e coinvolgente della lettura di questa donna. Per niente “diva”, si è calata nello spirito del libro con vera partecipazione emotiva. Ha letto tre passi del romanzo: quello sugli occhi che guardano Lutet, quello in cui Blennenort scopre di essere un cavaliere cui non va di combattere perché ha scoperto l’amore per Lutet, e infine il capitolo 41 in cui Blennenort e Messere hanno un fitto dialogo su come ci si sente vivendo nell’armatura. Ebbene, soprattutto quest’ultima lettura mi ha commosso veramente, lì dove si dice: “e un giorno il dolore comincia ad impossessarsi di te…soprattutto dei tuoi pensieri…Per i cavalieri…il mondo è unicamente un confine contro cui urtare e combattere, una frontiera. Il prossimo o è un nemico o è un padrone”. Questa logica terribile – che c’è in tutti noi – è sconfitta nel libro da lei, Lutet che, come ha sottolineato Don Mauro stasera dandoci un po’ la “morale” del libro,  ci insegna che cos’è l’amore. L’amore è accettare la vita, con realismo e serenità, ma anche essere pronti a morire per e con chi si è destinato ad una vita da cavaliere. Amare significa ferirsi con la vita dell’altro. Fino a rischiare la morte. “Amare è decidere di esistere”. E così la serata si è chiusa come era iniziata, con quel “Innamorarsi è decidere di esistere”. Per me, però c’è stato il regalo di un fuori onda che vi voglio raccontare. La Caprioglio ad un certo punto mi passa vicino e con lo sguardo ed il tono inconfondibile di chi ama, facendosi largo tra le folla chiede: “Dov’è mio marito?”. Una bella conclusione.

 

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