Ben W. Schott jr.
Blog / Lettere | 06 Novembre 2012

Lettere – Non soffocate il dolore di chi grida

Nel leggere il miracolo di Bartimeo (Marco 10, 46-52), invece, di concentrarci sul miracolo più evidente – la guarigione del cieco -, proviamo ad esaminare più attentamente l’altro miracolo, quello più nascosto: la conversione dei “corretti, di quelli giusti, dei tutori delle regole”.

Seguiamo il testo evangelico.

Partiamo dalla reazione di Bartimeo quando “sente” che c’era Gesù, che Gesù stava passando accanto a lui sulla sua stessa strada, la stessa strada dove lui cieco chiedeva tutti i giorni l’elemosina. È cieco, non può vedere, ma può sentire e sente che Gesù, quel Gesù di cui aveva tanto sentito parlare per la sua bontà e per i suoi miracoli, stava passando accanto a lui. È cieco, si muove con difficoltà, può sbagliare direzione perché non è guidato dalla vista, può allontanarsi da Gesù, invece di andargli incontro: allora decide di stare fermo, seduto e incomincia a gridare, a gridare sempre più forte, incurante dei rimproveri degli altri. Inizia una specie di scontro tra Bartimeo e i molti che lo sgridano probabilmente perché non disturbi il Maestro. Chi sono questi altri? Sono i giusti che mossi da buone intenzioni non vogliono che si disturbi il Maestro con strepiti fuori luogo, con urla scomposte. In fondo, Gesù dà un po’ di ragione anche a loro. Nella sua infinita sollecitudine per i bisognosi, è come se stabilisse delle regole per non offendere neanche chi, in buona fede, si è comportato in maniera eccessivamente severa verso il povero Bartimeo. Nessun disprezzo dunque, nessun rimprovero. Non sono farisei attenti solo alla forma, sono discepoli che vogliono forse proteggere il loro Maestro. Ma Gesù è di tutti, non di pochi. Gesù è anche di chi strepita per strada, di chi si dispera, di chi urla scompostamente. Gesù si ferma e dà un ordine ai suoi: “Chiamatelo”. Questa parola composta, sa di vocazione: Siate gli strumenti della sua chiamata, siate apostoli. Non soffocate il dolore di chi grida, non reprimete le richieste anche quando vi paiono inopportune: aiutate i poveri, gli infelici a pregare, a chiedere. Questo è l’ordine che Gesù dà ai suoi. Non li rimprovera, ma gli dà indicazioni precise. Gli mostra come fare. E quelli subito obbediscono: coraggio, gli dicono, alzati – quindi era seduto – è il Signore che ti chiama. Non un semplice guaritore, è proprio il tuo Signore. I “molti” smettono di essere “servizio d’ordine” e diventano apostoli, anche loro si devono convertire, devono cambiare, non devono essere più difensori troppo prudenti delle regole, ma devono diventare mediatori tra il povero che grida (come nei Salmi) e il suo Signore. Devono dirgli cosa fare, devono aiutarlo nel discernimento: Alzati, fatti coraggio, spera, credi: è il Signore quello che ti chiama. Non più guardiani un po’ superbi, orgogliosi per la loro compostezza, ma suscitatori di Speranza. E Bartimeo? Sembra già guarito; la chiamata lo fa balzare in piedi e anche se ancora non vede, anche se è ancora cieco, sa dove andare: va senza esitazioni da Gesù. Non ha più freddo, il mantello non gli serve più, non si deve più proteggere con mezzi umani: ha un’altra e più efficace protezione: la sua fede in Gesù, la sua Speranza. A questo punto Gesù che legge i nostri cuori, che sa tutto di noi, in maniera non retorica chiede a Bartimeo: Che vuoi che io ti faccia? È ovvio, diremmo noi, quello è cieco, che cosa vuoi che desideri? Eppure Bartimeo non aveva gridato “Guariscimi”, gridava come un ossesso “Abbi pietà di me”. L’handicap fisico è solo un pretesto per avvicinare Gesù, ma non è il motivo principale. Come nel caso di tanti miracoli, prima l’anima e poi il corpo.
Ma l’anima di Bartimeo è già guarita dalla chiamata di Nostro Signore, dalla sua straordinaria chiamata giunta a Bartimeo attraverso i suoi discepoli. E allora Bartimeo può chiedere la salute di corpo e anima: Che io riabbia la vista. Riportami Signore a quella situazione primitiva, prima del peccato, alla mia purezza che mi permetteva di vedere. E Gesù gli ridona la vista, lo assolve, lo guarisce per la Fede del povero Bartimeo che è più forte del suo handicap, della sua povertà e perfino, della cecità in buona fede dei discepoli di Gesù (molti, ma non tutti!).

Per Bartimeo a questo punto non ci sono più scuse: prende a seguire Gesù sulla Sua strada, lasciando per sempre quella dove non poteva far altro che chiedere l’elemosina.

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