Lettere – Un vaso è un vaso
Io credo che nessuno possa capire fino in fondo quali pensieri attraversino il cuore di due genitori che abortiscono, come di due persone che si separano, però posso dire cos’è passato nel mio cuore in certi momenti della mia vita. Ci sono momenti della vita in cui bisogna avere il coraggio di riconoscere che l’unica via d’uscita è quella di muoversi verso la verità. Forse non mi spiego bene. Se io sono in confessionale e viene da me una persona con un problema enorme, e quello è il mio posto ordinario, e so che tornerà, io non posso fare altro che aiutarla. Oddio, ci sono mille modi per non aiutarla: trattarla freddamente, in modo scostante, non farmi trovare, darmi malato, ma io so, profondamente so, che la verità del mio sacerdozio è mettermi in quella situazione, sporcarmi con quella cosa che mi darà soltanto guai e problemi senza fine (almeno così sembra, molte volte) ma alla quale non posso dire di no, pena dire di no alla profonda verità della mia vita. Nel mio caso di essere sacerdote. Ecco, bisogna avere il coraggio di dire a sé stessi, che non ho via d’uscita, che non posso dire di no: che non sono un eroe, un santo, ma semplicemente non posso dire di no. Non ho vie d’uscita.
Mi è arrivato tra le mani oggi questo brano tratto dal martirio dei santi Perpetua e Felicita. Perpetua (che purtroppo ha dato il nome al personaggio del Manzoni) era una bella ragazza di vent’anni sposata con un figlio. Quando è in prigione il padre, pagano, la va a trovare e cerca di farla abiurare portando con sé il bambino che sarebbe rimasto orfano. Ecco il brano scritto da lei stessa: “Eravamo ancora con le guardie, quando già mio padre cercava di convincermi. Nella sua tenerezza, si sforzava di far vacillare la mia fede. – Padre, gli dissi, vedi ad esempio questo vaso o quell’orciolo ? – Lo vedo, rispose mio padre. - Puoi tu forse chiamarli con un altro nome, diverso da quello che essi sono? gli dissi. - No, mi rispose. - Così non posso io essere chiamata con un nome diverso da ciò che sono: cristiana. ” Questa martire non è un eroe nel senso romantico del termine. Darebbe tutto l’oro del mondo per non far soffrire suo figlio e suo padre, ma non può perché un vaso è un vaso. Un vaso è un vaso. Come lo puoi chiamare? I momenti della mia vita in cui poi ho dato il meglio di me, quelli in cui sono venute fuori soluzioni che mai e poi mai avrei immaginato (come scrivere Abelis o fare questo blog), sono quelli in cui ho dovuto dire “un vaso è un vaso”. Non sono io bravo, intelligente… è che le cose stanno proprio così e chiamano proprio me. Il mio destino mi è venuto incontro e non ho vie di fuga. O meglio ce le ho, ma il prezzo per prenderle sarebbe dire che un vaso non è un vaso. Un uomo non è un uomo, un bimbo non è un bimbo, il “per sempre” che abbiamo detto non è veramente un “per sempre”. Insomma Mauro non è Mauro. E allora dove vado?”
Mauro Leonardi – questo brano è già stato pubblicato come post nel Forum Gravidanze indesiderate e famiglia di origine il giorno 21.X.2012