Abelis in vacanza: il seminarista e il mare

Il protagonista della foto e delle parole riportate qui sotto è un seminarista. Ha appena finito l’anno di propedeutica (un anno d’obbligo che spesso precede la vera e propria entrata in seminario) e tra meno di un mese inizia il primo anno di teologia in una città del nord Italia.

“Abelis. L’ho atteso e l’ho letto con piacere. Una bella storia, un cavaliere innamorato, una donna innamorata, un bambino che impara ad amare. Impara ad amare perché è innocente e cresce tra le braccia di una madre che è fuggita per un duplice amore e lontano dai “cattivi”. Conosce i draghi scoprendo che non sono dei nemici (la gioia di tutte le storie fantastiche dei bambini). Ho portato il libro con me al mare, in mezzo al mare. Amo il Mare perché non lo ritengo uguale al resto. Credo sia la più bella creatura che Dio abbia fatto dopo Suo Figlio. E amo il Mare dopo Gesù. Ho portato Abelis con me in mezzo al mio Mare, perché è lui che sa di mare e di sabbia, di aria fresca e di salsedine, di quell’amore che mi ha mosso ad andarci, di quell’amore che mi ha mosso ad alzarmi presto la mattina per andare a Messa e correre in spiaggia subito dopo, di quell’amore che mi ha fatto pensare “potrei restare qui su questa barca in mezzo al Mare”. Grazie a Lutet, ad Abelis, a Blennenort, a Messere. E a Ciambellano. E grazie a lei, don Mauro, che dalla sua fantasia ha portato nel mio cuore loro cinque.

Quando lo raggiunge, invece di salutarlo, lo prende per il braccio e lo trascina avanti per qualche passo sul limitare del mare, vicino alla battigia, dove c’è l’argine di sabbia scavata dalle onde della mareggiata. Lì c’è una figura scossa dal ritorno dell’onda.