Blog / Lettere | 17 Aprile 2012

La Comunicazione è comunione

Pubblichiamo il testo della Relazione tenuta Martedì 17 aprile 2012 presso
la Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce. Il titolo scelto dagli organizzatori era ” Il caso di Come Gesù: un blog sul celibato apostolico divenuto popolare”.

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Il blog Come Gesù è venuto alla luce contro la mia volontà. A maggio 2011 è stato pubblicato “Come Gesù”, un libro sul celibato dei laici: in pratica quello di Gesù nei primi trent’anni della sua vita. Quel libro – in cui si parla moltissimo anche di amicizia, oltre che di celibato – aveva molti contenuti nuovi, ed era destinato a creare cultura. Era un bellissimo castello su un’isola incantevole al centro di un lago magnifico. Peccato non ci fossero, per raggiungerlo, né ponti né barche. Per questo a giugno scorso mi sono messo su facebook. Io sono uno che davanti ai pc ha l’ansia, uno che si arrabbia quando gmail cambia la home page del suo sito, però non avevo scelta. “Come Gesù” è pubblicato da una piccola casa editrice (Ares), non da Mondadori. Poco per volta la cosa è cresciuta, e noi di Come Gesù abbiamo iniziato a usare una funzione che a facebook non piaceva tanto: la modalità Discussione. Pensate che questa modalità – che quasi nessuno conosceva – è senza pubblicità. Agli inizi di ottobre facebook mi manda un bel rettangolino rosa (chi usa facebook sa cosa intendo) in cui mi avvisa che a fine mese quella facoltà mi sarebbe stata tolta. Lo spirito di facebook – lo sapevo o no? – era la bacheca e io “non la stavo usando al meglio”. Prendendo spunto dal libro c’erano state Discussioni su “sposarsi giovani” o sulla differenza tra amore e innamoramento, che avevano superato il centinaio di interventi, e questo non era piaciuto a fb. Blog, blog, devi fare il blog. Ma ragazzi cari, non è che io non lo so fare: è che io su un blog non ci sono mai nemmeno andato! Però non avevo alternative, e così mi sono buttato. La vita mi ha costretto. A novembre partiamo. Poiché il libro Come Gesù non parla solo di celibato & amicizia, ma anche di fidanzamento, amore, innamoramento, fedeltà, all’inizio del blog ho provato a puntare su quegli argomenti. Era come accadeva su facebook. Effetto discreto ma risultato non del tutto soddisfacente: non avevo colto il target. Alla gente non interessava un blog tipo “la 27esima ora”, virato al cattolico. A gennaio – il 2 gennaio – abbiamo puntato su celibato e amicizia. Il blog è esploso: ne abbiamo parlato in una lettera pubblicata su Avvenire il 24 gennaio 2012. Cosa vuol dire “esploso”? mi chiede qualche amico un po’ diffidente: perché lo sai, don Mauro, che 42.000 visualizzazioni “in sé” non vogliono dire niente… A dir la verità proprio niente niente non mi sembra, perché chi va sul mio blog non essendo una ditta che pubblicizza pannolini, non sa installare un risponditore automatico. Ma tu don Ma’ come lo sai? C’è una ragione generica che do subito, e una più personale e vera. Ecco la generica: almeno una parte di quelli che scrivono i commenti (dietro nickname) scrivono anche a me su facebook o per mail, e quindi li conosco. “Mi faresti un grande regalo se questa cosa la mettessi anche sul blog”, è una delle frasi che devo più frequentemente battere sulla tastiera. Al momento, i post in totale sono 49, 193 sono le persone mediamente registrate alle discussioni 385 i registrati globali di cui circa 2/3 sono attivi, e il flusso delle discussioni tocca l’intero stivale. (Grazie feedburner!).
Ma c’è un’altra ragione, la più vera, inconfutabile, e per me assolutamente misteriosa: il blog gira se la gente si rende conto che ciò che dico è sentito. Dico, diciamo, dicono… parlo delle persone che intervengono nelle Discussioni che si innescano di volta in volta. Si accorgono se ciò che scrivo, è sentito o no. Autentico, o tanto per dire. E così  – poco per volta – ho imparato il vero senso di quanto stavo facendo. Me lo ho insegnato la gente, cioè il blog. La gente non ascolta le parole che dici ma quello che senti. Il segreto è tutto nell’attenzione che metti nell’ascoltare, e attenzione significa quasi interamente tempo. Solo se ascolto e sento, posso parlare, cioè dire quello che sento che, a quel punto, contiene anche chi aveva parlato per primo. E così la gente sente a propria volta, e parte il dialogo. Perché l’efficacia della parola è lì, nella comunione. La comunicazione è comunione. Altrimenti posso fare considerazioni dotte ma sarà tutto finito prima ancora di essere cominciato. Controprova? Tra gli iscritti al nostro blog ci sono esperti dei vari campi. Il genere “esperto” di solito interviene dicendo: “su questo argomento, andatevi a leggere i miei libri, i miei articoli, oppure gli articoli e il libri dei miei amici”. Segue pernacchia. No caro, se vieni sul blog ti scegli il tuo bel nickname (perché nessuno che usi il proprio nome e cognome può essere autentico in una community virtuale), fai il favore di chiamarti “Principe azzurro”, e ci dici come vivi “veramente” il problema di cui parliamo. A noi del blog raramente interessa sapere “una dottrina” su un certo argomento (anche se la sezione 07. del blog si chiama “Materiali dottrinali” e qualcosa del Papa e del catechismo ogni tanto ce lo metto, giusto per non stare sempre a ripetere tutto): noi siamo nati per avere una relazione piccola ma autentica. Ti apro una finestrella millimetrica sulla mia vita, ma quel millimetro deve essere proprio il mio. E il miracolo è che la gente capisce subito se bleffi o fai sul serio. Ma – direte voi – come si fa usando un nickname? E’ proprio il nick che aiuta. Su internet ciascuno si firma come vuole, ma sui blog quasi nessuno usa i propri nomi. Perché a chi legge un blog non importa sapere come ti chiami ma gli interessa leggere quello che scrivi (dire, ascoltare: appunto!). Per capire lo spessore dei contenuti la firma non serve a niente. Ciò che caratterizza le persone nel mondo virtuale è ciò che dicono, non come si firmano. Dopo poco tempo tutti si accorgono se certe cose le scrivo perché sono autentico, perché lì dentro ci sono io, o perché “devo”. Può anche essere un modo per diventare un po’ amici: si possono scrivere e leggere cose che magari guardandosi in faccia si direbbero solo dopo due anni. E se uno vuole fare l’hacker ci provi, e vedrà che si isola da solo. Oltretutto esigere che su internet ci si firmi è inutile. Non sapremo mai la verità. E’ come pretendere che si metta la foto accanto al nome. Sarebbe un’ idiozia, ma non solo. Sarebbe anche pericoloso. Perché ciascuno di noi ha una famiglia, figli, parenti. E forse anche una famiglia spirituale. Chi ci andrà di mezzo? Se parliamo di celibato o di fedeltà coniugale o di amicizia, io non voglio sapere “la dottrina della Chiesa” su celibato. E’ chiaro che quella è interessante, ma ho mille altri modi per conoscerla. Qui sul blog, io voglio sapere come vivi tu, e come fai quando ti innamori, o quando non ne puoi più delle persone della tua comunità perché all’ultimo ritiro spirituale hanno appena fatto l’ennesima bellissima riflessione sulla carità ma è la quinta sera di fila che si dimenticano di scaldarti la minestra. E’ quello che si dice in Come Gesù. “La grazia dell’amico è quella di stare sul mio stesso piano, dell’essere immischiato nella mia stessa vita. Se non si fa attenzione a ciò, si corre il rischio di fraintendimenti che possono portare proprio i cristiani che vogliono prendere Cristo sul serio, a espellere Gesù dalla loro amicizia reciproca. Ma allora che amicizia sarebbe? Mi vengono in mente i discepoli di Emmaus che camminando parlano tra loro di Gesù (cfr Lc 24, 13-35). Si confrontano, si comunicano la loro delusione da amici. Parlano tra loro di Gesù ma da nulla si evince che uno abbia una particolare autorità rispetto all’altro. Lo fanno come lo fanno gli amici. E proprio grazie a questo confidarsi reciproco e amicale appare loro Gesù. Se avessero parlato solo del tempo o della partita di calcio o di quanti sono venuti all’attività, come sarebbe andata? Credo che Gesù non sarebbe apparso.” (pp. 201-202).
Quindi, l’esperto, se vuole viene sul blog ma smette i panni del sapiente e indossa quelli della persona qualunque. E anche la persona qualunque smette di credere di essere qualsiasi, e scopre di avere la stessa dignità dell’esperto. Questo non è il blog di un prete che ha bisogno di pubblicare le sue omelie su internet per avere qualche fan in più. Non è il blog di un sacerdote che vuole fare il direttore spirituale mediatico (sto ben attento a che non avvenga e indirizzo le persone a qualcuno di carne e ossa che le può aiutare). Ma un luogo in cui vogliamo lo spazio della libertà per approfondire l’amicizia su questioni difficili. Tanto per dare un’idea, faccio un elenchino delle persone che finora hanno scritto continuativamente sul blog – anche se con pause più o meno lunghe. Sono pochissimi preti e pochissime suore o monache (anche se ce n’è qualcuna anche di clausura) (con il permesso della badessa!), diversi laici e laiche che vivono il celibato per amore di Gesù e che appartengono a diverse realtà ecclesiali, tanta gente sposata, vedova, divorziata, separata, omosessuale, celibe non per scelta ma perché costretta dalla vita: in via provvisoria (spera). Ma spesso in via definitiva. Scrivo i titoli delle Discussioni che hanno avuto più seguito: di esse – poiché blogger non fa superare i 200 commenti – ho dovuto fare diversi capitoli. “Fondamentalismo, fede, Verità”; “oggi ho incontrato una persona buona”, “un celibato solo umano ha senso?”; “la suora e Padre Aldo”, “l’amicizia, l’amicizia”, “Lucio Dalla senza etichette”. Un altro cenno interessante è dire che solo da poco tempo (sarà un mesetto) hanno cominciato a scrivere con continuità sul blog anche gli uomini, i maschi intendo. Per mesi – con un po’ di imbarazzo da parte mia – erano quasi solo donne. Sarebbe interessante commentare questo fatto, ma ora non è possibile. L’età media di chi scrive è tra i trenta e i cinquantanni. C’è qualche venticinquenne. Con la nuova sezione 09. “I vostri inediti”, stanno arrivando i quattordicenni. Finora mancano totalmente all’appello i quindicenni e i venticinquenni.
Dico solo – per concludere – che in pratica ho messo solo una restrizione. Un paio sono del tutto nella logica delle cose: il nick name (lo dicevo sopra) o la cortesia e il rispetto reciproco. L’unico vincolo che ho messo io è la richiesta di non parlare di singole realtà ecclesiali. Io (ma dovrei dire noi) vorrei che questo blog fosse trasversale. Una cosa che vale per tutti. Tutte le realtà ecclesiali e tutte le religioni compresi gli atei. Perciò ho chiesto di evitare riferimenti a realtà ecclesiali specifiche. Neocatecumenali, Opus Dei, Comunione e Liberazione. Non so cosa succederà in futuro ma per il momento non siamo ancora pronti per affrontare questioni del genere. Non c’è bisogno di dire che sono un Memores Domini, un numerario, o una monaca carmelitana di san Vittoriano. Posso dire che vivo il celibato, o che sono una monaca. Non c’è bisogno di dire che non sono d’accordo che nella mia scuola dell’Opus Dei o dei Legionari di Cristo, ci sia la divisione maschi/femmine. Posso dire che non sono d’accordo con la mia scuola e parlare pro e contro la coeducazione, l’educazione differenziata, omogenea, o come la si voglia chiamare. Sono esempi ma spero di essere stato chiaro.
Ormai ho concluso. Ho parlato delle soprese che mi ha riservato il blog, del suo senso, e del suo stile. Vorrei aggiungere una considerazione sugli obiettivi. Uno – è nella logica delle cose – è quello di crescere e di arrivare a tutti. A tutte le età e a tutte le convinzioni. A tutte le condizioni sociali ci siamo già arrivati. C’è gente che scrive che è veramente ricca e colta, e c’è gente che è veramente povera e ignorante. A questo fine ci sono tre sezioni del blog che sono come tre pennette USB verso “l’esterno”. La sezione 06 “Tracce di verità e di bellezza”, la sezione 09 “I vostri inediti” e la 10. “scritti segnalati da voi”. Nella prima si postano brani di autori magari distanti dal cristianesimo ma che contengono – almeno in parte – affermazioni vere e belle. La seconda è aperta a pubblicare inediti. Abbiamo postato – ovviamente attraverso la madre – un bellissimo romanzo in fieri di una tredicenne e mezzo… vedere per credere! Il terzo è per i brani più amati dalle persone del blog.
Ma io credo che il vero obiettivo del blog sia che tutti voi facciate un blog. Agli inizi del 1959 San Josemaría Escrivá sognava che ci fossero cristiani autentici nei posti chiave della società. Quali erano questi luoghi? Quelli ovvi? Si, ma non solo quelli. Ecco l’elenco: commessi municipali, segretari comunali, bidelli, maestri, parrucchieri, barbieri, venditori ambulanti, farmacisti, levatrici (quando si nasceva in casa..), cartolai, camerieri, personale domestico, e così via. Nel 2012 molte di queste professioni non ci sono più. I blog non avranno preso quello spazio? Io penso di si.
Ma quanto tempo ci vuole per fare un blog? Non tanto. Un po’ di tempo serve per imparare, è un po’ come imparare a guidare la macchina. E poi venti minuti la mattina e venti la sera. Quella che è indispensabile è la continuità.
E – come no – la passione!