Blog | 29 Gennaio 2012

UN CELIBATO “SOLO UMANO” HA SENSO O LA VITA VALE SOLO PER CHI SI SPOSA? (cap. 2) [data originale post: 29 gennaio 2012]

Dopo 200 commenti Blogger non fa proseguire. Facciamo il cap. 3 della medesima
Discussione. Per trovare gli altri due capitoli basta andare nell’indice del Blog (01 Le nostre Discussioni)

Copio sotto gli ultimi due o tre commenti.
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Un celibato “solo umano” ha senso o la vita vale solo per chi si sposa? Se così fosse il celibato sarebbe solo un “non sposarsi”? una non scelta di cui si può essere vittima e che sarebbe da assorbire il meglio possibile?
Prima di esaminare il significato del celibato per amore di Cristo – cosa che faremo in un’altra Discussione-, è necessario chiedersi se è possibile pensare a una vita celibe che ha senso, almeno un po’, anche senza Cristo. E mi pongo questa domanda rimanendo nell’alveo di una concezione religiosa e morale dell’uomo, perché sono convinto che questi aspetti facciano integralmente parte di un corretto umanesimo. Pertanto ciò significa che il celibato di cui sto parlando non è semplicemente di chi «non è sposato» ma di chi, non essendo sposato, rinuncia anche all’uso della sessualità. (cfr Come Gesù p. 61) A volte i tre termini di verginità, celibato e castità vengono presi come sinonimi ma non lo sono, anche se hanno parti di senso sovrapponibili. Verginità significa “inesperienza” dell’atto sessuale. Celibato significa non essere sposati (quindi ci possono essere persone celibi che non sono vergini e che hanno una vita sessuale attiva, ma quando nella nostra Discussione parleremo di celibi intenderemo persone non sposate e che, per questo motivo, non hanno rapporti sessuali). Castità significa vivere la sessualità in modo consono al proprio stato: “Vi è la castità di coloro che sentono il destarsi della pubertà, la castità di coloro che si avviano al matrimonio, la castità di chi è chiamato da Dio al celibato, la castità di chi è già stato scelto da Dio per vivere nel matrimonio”. (E’ Gesù che passa n. 25)
La mia tesi è che il celibato possa essere una scelta positiva anche di per sé. Tutti conosciamo il celibato per il regno dei cieli ma Gesù – come avviene per il matrimonio – in genere porta a un piano soprannaturale qualcosa che è già di per sé naturalmente buono. Per questo penso che il celibato abbia qualcosa di unico da dire all’uomo, anche all’uomo che non conosce Cristo (cfr Come Gesù p. 63). Penso che la vita di Cristo a Nazaret getti una luce particolare su alcune caratteristiche del celibato. Nella Palestina di duemila anni fa, la scelta di Gesù di rimanere celibe, se la consideriamo soltanto nei trent’anni di vita nascosta, doveva certamente apparire misteriosa. In Occidente, oggi come oggi, che un trentenne non sia ancora sposato e abiti con la madre vedova, non desta particolare meraviglia ma duemila anni fa in Palestina non era così. Il non prendere moglie di Cristo, poteva sembrare ai suoi contemporanei una scelta senza senso, anzi era qualcosa che non favoriva i piani di Dio poiché secondo molti studiosi il popolo d’Israele sapeva che il Messia sarebbe stato un figlio di Israele (cfr J. Gnilka, Gesù di Nazareth, p. 226). È importante mettere in luce questa incomprensibilità della condizione di Gesù, perché in essa c’è buona parte di quel senso del celibato che sto cercando. Proprio a questo proposito alcuni pensano che la sgradevole espressione «eunuco» che Gesù adopera nel Vangelo (cfr Mt 19, 12) sia una sorta di «replica» rivolta da Cristo stesso verso chi ironizzava su di Lui  perché non era sposato (cfr Gnilka, Gesù di Nazareth, p. 227). (Come Gesù, pp 100-101)
Se si accetta questa tesi il senso della famosa espressione di Gesù “Vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre; e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e vi sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli” (Mt 19,12) diventa “ci sono celibi che sono nati così dal grembo della madre; e ce ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ce sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli”. Cioè ci sono persone che pur avendo una perfetta integrità fisica e psicologica (quindi che non sono “eunuchi” in senso letterale) hanno la loro vocazione umana nell’essere celibi (“sono così fin dal grembo materno…”). Altri sono resi tali dagli uomini non solo in senso “fisico” ma soprattutto per scelte di altri. Penso con particolare tenerezza a coloro che vivono il celibato avendolo subito. (…). C’è chi avrebbe voluto sposarsi ma non ha avuto la fortuna di trovare la persona giusta; oppure, peggio, l’ha incontrata ma per mille ragioni non è stato possibile sposarla. Includo anche una schiera di cristiani purtroppo non piccola, costituita da quei mariti e da quelle mogli che subiscono l’abbandono del coniuge. A volte sono persone di un infinito eroismo, umile e nascosto, che Cristo unisce a sé in un modo del tutto inatteso e che li apre al mistero. Anche per loro è importante una prospettiva di vita non solo degna ma anche piena. (Come Gesù, pp. 18-19).
A questa categoria appartengono quegli uomini e quelle donne che presentano tendenze omosessuali profondamente radicate. 
Infine ci sono persone che vivono il celibato per il regno dei cieli. A questo gruppo appartengono i religiosi, i sacerdoti, e quei laici che vivono il celibato per amore di Cristo (è l’argomento del mio libro “Come Gesù”).

204 risposte a “UN CELIBATO “SOLO UMANO” HA SENSO O LA VITA VALE SOLO PER CHI SI SPOSA? (cap. 2) [data originale post: 29 gennaio 2012]”

  1. Mauro Leonardi ha detto:

    Grazie alla richiesta di Acida (Jan 12, 2012 08:45 AM) e a un amico, sono riuscito a ritrovare la lettera di GP2 di cui parlavo. L’ho appena pubblicata nella sezione 07 Materiali Dottrinali. E’ la Lettera ai sacerdoti del giovedì santo del 1995.
    Ecco qui di seguito il pezzo di lettera cui mi riferivo:

    n. 4 (…) Molti tra noi sacerdoti hanno in famiglia delle sorelle. In ogni caso, ciascun sacerdote sin da bambino ha avuto modo di incontrarsi con ragazze, se non nella propria famiglia, almeno nell’ambito del vicinato, nei giochi d’infanzia e a scuola. Un tipo di comunità mista possiede un’importanza enorme per la formazione della personalità dei ragazzi e delle ragazze. Tocchiamo qui il disegno originario del Creatore, il quale in principio creò l’uomo «maschio e femmina» (cfr. Gen 1,27). Tale divino atto creativo prosegue attraverso le generazioni. Il libro della Genesi ne parla nel contesto della vocazione al matrimonio: «Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie» (2,24). La vocazione al matrimonio ovviamente suppone ed esige che l’ambiente in cui si vive risulti composto di uomini e di donne. In tale contesto nascono però non soltanto le vocazioni al matrimonio, ma anche quelle al sacerdozio e alla vita consacrata. Esse non si formano nell’isolamento. Ogni candidato al sacerdozio, nel varcare la soglia del seminario, ha alle spalle l’esperienza della propria famiglia e della scuola, dove ha avuto modo di incontrare molti coetanei e coetanee. Per vivere nel celibato in modo maturo e sereno, sembra essere particolarmente importante che il sacerdote sviluppi profondamente in sé l’immagine della donna come sorella. In Cristo, uomini e donne sono fratelli e sorelle indipendentemente dai legami di parentela. Si tratta di un legame universale, grazie al quale il sacerdote può aprirsi ad ogni ambiente nuovo, perfino il più distante sotto l’aspetto etnico o culturale, con la consapevolezza di dover esercitare verso gli uomini e le donne a cui è inviato un ministero di autentica paternità spirituale, che gli procura «figli» e «figlie» nel Signore (cfr. 1Ts 2,11; Gal 4,19).
    Rispondi

  2. acida ha detto:

    Don Mauro , intanto grazie per questa lettera di GPII. Mi chiarisce alcuni aspetti della questione e fa luce su qualche aspetto della mia vita passata.

    Voglio ringraziare anche Monica, perchè condivido in pieno le sue perplessita su “la forma del cuore” Ipotizzare che si possa vivere l’amicizia in senso pieno perchè forse si ha una determinata forma del cuore lo trovo da una parte un po’ superbo da parte di chi lo vive, ma soprattutto non tiene in considerazione il desiderio di amicizia che invece è presente in molti cuori e che magari non riesce a prendere forma.
    E’ vero tuttavia che ci sono persone per le quali fare amicizia è molto più semplice, ma credo che questo dipenda dalla nostra storia, dalla nostra vita, forse anche molto dall’infanzia che abbiamo avuto e che forse ha dato quella forma a quel cuore. Penso che allora in alcuni casi uò essere oppurtuno andare a rileggere la propria storia. Non siamo così perchè ci siamo nati… forse c’è solo da andare a sciogliere dei nodi.
    Grazie Monica per questa frase:
    “E credo anche che tutti siano fatti per capire e godere la bellezza di un amore di amicizia come quella di chi vive il celibato; e, viceversa, la paternità e la maternità siano ideali di tutti!”

  3. "Anonima" ha detto:

    Mi dispiace che il mio post sia stato interpretato come superbo da Acida. La capacità di amicizia per me è un dono prezioso, non credo di averne grandi meriti.
    Monica, proverò ad articolare una risposta un po’ più completa più tardi (adesso non ho tempo, ma possiamo darci del tu?) anche se non è semplice perchè non ho delle risposte definitive, ma di fatto ho preso, dopo tanto tempo, solo consapevolezza di una verità: lo spazio che l’amicizia ha nella mia vita è in qualche modo legato all’esperienza di vocazione al celibato che ho fatto da giovane.
    Sono comunque convinta anche io che tutti siano fatti per capire l’amore di amicizia. Ma è un fatto che per molti è molto difficile viverla davvero.
    A Fefral rispondo che non ho imparato l’amicizia in quegli anni, non era quello che intendevo.

  4. Carmen ha detto:

    A questo punto mi viene spontaneo rovesciare il problema: come possiamo formare i nostri figli o comunque le persone giovani con cui abbiamo un rapporto di tipo formativo/educativo a dare questa “forma al cuore”? Cioè, in sintesi, a saper amare nell’amicizia, nel celibato o nel matrimonio e in tutti gli aspetti della loro vita, sapendo tra l’altro che questo ne farà delle persone autenticamente felici?

  5. MM. ha detto:

    a me sembra che l’amore di amicizia sia possibile per chiunque, celibi e non (anche se come dice “anonima è molto difficile viverla davvero), la differenza sta nel rapporto esclusivo che una persona sposata deve avere nei confronti di coniuge e figli..non può trattare tutti allo stesso modo, non può fare con chiunque ciò che fa con e per coniuge e figli..nel celibe di cui si parla in “come Gesù” mi pare che la tendenza sia a trattare tutti allo stesso modo, come fa Gesù, dalla persona che più ama al “barbone bavoso”. Ciò non toglie che chi è sposato possa vivere l’amicizia anche meglio di un celibe. In più è strabello ciò che dice don Mauro nel suo libro a pg 20, quando parla di chi ha lasciato il celibato..”..non di rado sono persone che conoscono Dio nell’intimità, poggiano il capo sul petto di Gesù e sono capaci di una donazione profonda..”

  6. la sciagurata rispose ha detto:

    l’operatività di carmen mi fa divertire! sembra essere li che si domanda “va bene tutte ste pare sull’amicizia ma adesso come posso trasmetterle”?
    ma che te frega di trasmetterle!? che è sta ansia.. la cosa importante qui dentro per me è scoprire un segreto nuovo. Quando uno possiede una cosa bella poi la divulga senza nemmeno volerlo.
    mi verrebbe voglia di farle un business plan per canzonarla (va bene canzonare come sinonimo di prendere per il oluc?)
    Ma scusa Carmen: tu come hai fatto a trasmettere la cultura ai tuoi figli? come hai fatto ad educarli allo sport? e all’amore? e alla religione?
    Forse l’unica cosa importante è che tu creda in una cosa e che la viva con la spontaneità del tuo carattere. I figli la assorbiranno. Vedranno che hai amici e vedranno che hai amiche. Lascerai la tua casa sempre aperta perchè loro facciano lo stesso.
    Io prima di propormi obiettivi preferisco approfondire le idee che navigano in rete e nella mia testa.

  7. la sciagurata rispose ha detto:

    c’ho in testa un alveare di idee ma non riesco a strutturarle ancora in maniera trasmettibile.
    L’idea che mi sto facendo è che se uno nella vita sceglie il celibato (anche solo part time come anonima, purchè lo scelga) si mette in uno stato di predisposizione per l’amicizia più profonda. Ho un’immagine del celibato come scuola di amicizia.
    e questo mi fa pensare che ci sia un nesso con quel vivere volentieri la castità prematrimoniale (che è sempre celibato, seppur part time) di cui si parlava tempo addietro.
    ci ragiono su ancora.

  8. fefral ha detto:

    @M.M. “nel celibe di cui si parla in “come Gesù” mi pare che la tendenza sia a trattare tutti allo stesso modo, come fa Gesù, dalla persona che più ama al “barbone bavoso”.”
    io questa però non la chiamerei amicizia. Non si può essere amici di tutti, anche se si può amare tutti

  9. Mauro Leonardi ha detto:

    Posso chiedervi di non dimenticare il mio amico sceneggiatore? Bravissimo, non cattolico, non cristiano, non… non… e che, dopo aver letto il libro, con un candore incredibile, mi ha detto che ha molti colleghi (sceneggiatori, scrittori, registi, attori…) assolutamente appassionati al loro lavoro e che, secondo lui, non si sarebbero dovuti sposare affatto perché vivono come se non fossero sposati? non parlava dell’aspetto sessuale della faccenda ma proprio dell’apertura del cuore. Loro, il cuore ce l’hanno nel lavoro! Questa è un’idea pazzescamente bella! Mi sa che c’è non poca gente sposata che forse non si doveva sposare perché il cuore lo metteva in altro (non per niente gli amici del mio amico sceneggiatore sono tutti molto inclinati alla dimensione artistica). Guardate che Gesù Uomo con il suo celibato normale (e quindi con il libro e con il blog….) ci sta regalando una cosa pazzesca. Una prospettiva nuova e bellissima. Finalmente, veramente una prospettiva culturale.

  10. stefania perna ha detto:

    Ho scritto sulla parte sbagliata e ormai,la discussione è andata avanti…ma io torno al discorso della forma del cuore,che mi ha molto colpito:personalmente credo che sia molto vero che esiste una forma del cuore!!ma si tratta semplicemente delle caratteristiche di carattere che ci differenziano.
    C’è chi preferisce leggere un libro in poltrona….e chi giocare a calcio e sudare….chi svolgere una attività pratica….e chi sedersi a parlare…e sono cose da non valutare secondo le categorie giusto-sbagliato,o gente migliore e gente peggiore.
    Semplicemente DIVERSI e DALLA NASCITA:certamente uno può lavorare su se stesso e migliorare quelli che ritiene essere punti deboli del carattere,ma certe caratteristiche rimangono e sono la ricchezza di ognuno ,il suo essere unicum.
    Poi la vita è molto complessa,fatta di incontri,di tempi,di circostanze…e tutto ciò è tremendamente difficile,perchè “la nostra terra è dolorosa,drammatica e magnifica”(come si legge nel testamento di Paolo VI),perchè si posson dare infinite combinazioni a volte anche infiniti errori…per cui uno scopre tardi le sue caratteristiche(magari erano rimaste in ombra o soffocate,per motivi contingenti o familiari o altro),un altro inizia una strada e si ritrova “deviato”…ma conservare l’amarezza del “sarebbe potuto andar diversamente”non serve,…E allora? la forma del proprio cuore andrà perduta per sempre?No,credo che ognuno continui a viverla,nelle circostanze in cui si trova,e rendersene conto,non è insuperbirsi,ma accorgersi di essere unici,figli unici…
    Credo sia la cosa più bella della nostra religione ,la possibilità di ripartire (risorgere)sempre al meglio,PER QUELLO CHE SONO OGGI,
    anche se in questo oggi confluiscono senz’altro le esperienze precedenti e posso conservare e usare,magari in modo diverso, la mia “forma”del cuore…..
    Credo che tale concetto sia meravigliosamente espresso da un esempio letterario che tutti conosciamo ed è tra i miei preferiti;
    nell’episodio della monaca di Monza,Manzoni ha una infinità pietà,per la poveretta,costretta dalla famiglia a percorrere una strada non sua,farsi monaca senza in realtà desiderarlo,ma solo perchè plagiata e non solo dalla famiglia,anche da alcune suore ed altri personaggi!!
    Eppure Manzoni scrive queste bellissime parole,in riferimento a quella situazione di vita
    “E’ una delle facoltà singolari e incomunicabili della religione cristiana,il poter consolare e indirizzare chiunque,in qualunque congiuntura, ricorra ad essa.
    Se al passato c’è rimedio,essa lo prescrive e dà lume e vigore per metterlo in opera;
    se non c’è, essa dà il modo di fare realmente ciò che dice il proverbio,di necessità virtù….
    Gertrude avrebbe potuto essere una monaca santa e contenta COMUNQUE lo fosse divenuta….”

  11. Anonima ha detto:

    @Monica “Ma credo anche che una vocazione sia soprattutto una risposta di cuore a ciò che la vita ci mette davanti (cioè, da giocarsi più “storicamente” e per circostanze, che non solo per “predisposizione”). E credo anche che tutti siano fatti per capire e godere la bellezza di un amore di amicizia come quella di chi vive il celibato; e, viceversa, la paternità e la maternità siano ideali di tutti!”
    Monica, la penso come te. D’altra parte la mia stessa vita lo dimostra, ho in un certo senso avuto la possibilità di vivere entrambe le cose e oggi mi sono resa conto che non c’è poi una così grande differenza. Mi piace come parli di vocazione, anche se sembra, leggendo rapidamente, che manchi il lato della chiamata, ma credo di aver capito cosa intendi.

    La “Sciagurata rispose” parla di celibato come palestra di amicizia.
    Come scrivevo prima non ho imparato l’amicizia grazie al celibato. Anzi in quella fase della mia vita mi risultava parecchio difficile vivere l’amicizia con serenità. Ero giovane e forse non avevo accanto le persone giuste. Ma a quell’epoca risale la nostalgia di assoluto che non mi ha mai abbandonata. Questa nostalgia di assoluto, di amore totale, disinteressato, gratuito, senza vincoli, senza regole l’ho cercato poi in molti modi. Alcuni anche sbagliati. Nel tempo ho concluso che l’affetto che più soddisfa questa sete è proprio l’amicizia vera. Non so se sia stata la scelta di rinunciare ad un amore esclusivo (e anche fisico) per un certo tempo della mia vita a farmi scoprire la preziosità dell’amicizia. O se al contrario ero “predisposta” a cogliere questo tesoro e questo mi aveva resa in grado di progettare una vita che escludesse il matrimonio.
    In fondo non è poi così importante.

    M.M. ti ringrazio di aver riportato quelle splendide parole della prefazione del libro di don Mauro. Aver appoggiato la testa sul petto di Gesù ti cambia la forma del cuore. E la cambia per sempre, anche se poi cerchiamo di nascondercelo.
    Ma per poggiare la testa sul petto di Gesù e riuscire ad ascoltare il suo battito devi per forza decidere di non sposarti? Non lo credo. Eppure per me è andata così: il celibato e l’amicizia nella mia vita sono strettamente legati. Poi il primo non è andato avanti, la seconda invece riempie di gioia la mia vita, senza ridurre anzi aiutandomi a vivere meglio anche l’amore coniugale e quello per i miei figli.

  12. fefral ha detto:

    anche qua Gertrude?
    @Stefania, faccio copia-incolla di una cosa che ho già scritto da un’altra parte del web qualche ora fa a proposito della monaca di Monza

    Gertrude era fondamentalmente una persona poco libera. Una donna per cui qualcun altro aveva pianificato il destino, condizionandola finchè lei stessa non si piegasse a questo destino. Una libertà castrata prima o poi esplode. E’ vero che avrebbe potuto scegliere di essere comunque una monaca santa e contenta, ma per farlo avrebbe dovuto essere davvero libera.

  13. sbit ha detto:

    Al commento di don Mauro di oggi sullo sceneggiatore devo dire che non capisco il suo entusiasmo (“una cosa pazzescamente bella”??). Se una persona concepisce la sua attività come una missione, ancora ancora lo posso capire, ma io sono sicuro che la maggior parte delle persone che vive per il proprio lavoro — creativi compresi, nota bene — sono solo dei grandi egoisti. Non è apertura del cuore. E certo che era meglio se non si sposavano, perché avranno sicuramente reso infelici i loro coniugi ed eventuali figli esistendo solo per la loro affermazione.

    Ne sono convinto: salvo rarissime eccezioni, chi mette il suo cuore nella sua attività lo sta mettendo in se stesso; non è “aperto”. Chi svolge la sua attività come servizio, con tantissima passione, il cuore lo mette nelle persone che serve, non nella pur molta soddisfazione che ne ricava.

    E poi una considerazione sui 200+ commenti: il sottotitolo del blog è sbagliato perché non è il libro a rendere inesauribile il tema, è questo blog! Io 200+ commenti non li leggo, al massimo posso dare un’occhiata qua e là…

  14. Monica ha detto:

    Grazie, Anonima! Il “tu” va benissimo. E sulla “chiamata”… Penso che, a parte i termini, ci si possa intendere: dicendo “risposta di cuore” ho probabilmente dato per scontata la “chiamata” (se c’è una risposta, c’è stato qualcuno che chiamava :-)

    @don Mauro: scusami, penso però di non aver capito il tuo amico sceneggiatore: capisco solo che ci sono persone che si sposano, e poi trattano quel rapporto non come tale; insomma, la dedizione al lavoro è qualcosa che gli interessa più della moglie/del marito. Ma questa prospettiva non mi sembra “culturalmente” valida… Forse non ho capito allora la tua sottolineatura…

  15. fefral ha detto:

    oggi sono in fase relax (cioè a scrocco dai miei che si spupazzano i bambini) e poi ho saputo che la mia faccina diventerà la copertina della prossima edizione del libro di don Mauro, quindi imperverso un po’ qua dentro

    “Mi sa che c’è non poca gente sposata che forse non si doveva sposare perché il cuore lo metteva in altro “
    Caro don Mauro, è da un po’ che sostengo (forse non qua dentro, ma lo dico spesso) che molte persone che conosco non si sarebbero mai dovute sposare. Proprio ieri una mia amica mi ha comunicato che ha iniziato le pratiche di separazione dal marito. Lei è molto proiettata sul lavoro, un giorno si è resa conto che stava invecchiando e che non le rimaneva molto tempo per fare un figlio. Allora ha deciso di trovare marito e sposarsi. Si è messa in caccia e ha trovato marito, e ha fatto di tutto per rimanere incinta. Dopo diversi tentativi c’è riuscita. Ma subito si è resa conto che il matrimonio le stava stretto, che non ama il marito, che non l’aveva mai amato. Devo dire che questo l’ha sempre detto: lei cercava un padre per i figli che voleva, non un marito.
    Ecco, questa è una persona che non avrebbe mai dovuto sposarsi.Che avrebbe dovuto trovare un senso diverso nella sua vita.

    Esiste la possibilità di riempire di senso una vita senza il matrimonio?
    Di fatto in molti lo fanno. L’idea che bisogna per forza sposarsi è sempre meno radicata nelle persone. Sono sempre di più quelli che trovano un senso nella vita che non sia formarsi una famiglia. Quasi nessuno di questi vive un celibato anche fisico, ma questo è un altro discorso, perchè bisognerebbe rispondere alla domanda se ha senso una vita casta (castità è anche quella di due coniugi che vivono la sessualità nel matrimonio, non significa privarsi del sesso), e secondo me ha molto senso quando si capisce che l’unica cosa che conta nella vita è amare (qualunque amore, purchè sia amore) ma non c’è amore vero senza castità. Però credo che questo sia un passaggio successivo, intanto cerchiamo di capire se una persona si realizza solo nel matrimonio e nella paternita/maternità

  16. La sciagurata rispose ha detto:

    Caro sbit! Complimenti sei il primo che riesce a farmi incazzare perché dici stronzate!
    Ma tu su che pianeta vivi? E che lavoro fai per parlare così male dell’attivita primaria dell’uomo che è il lavoro?!
    Guarda che c’è una bella differenza tra l’essere e il fare soprattutto in ambito professionale. Non è questo il tema del blog, qui sarebbe più adatto parlare di comportarsi da celibi o essere celibi, oppure fare la moglie o essere moglie o se vuoi fare l’amico o essere amico! Ma visto che sollevi il tema professionale su quello ti rispondo.
    Le persone che più stimo sono quelle che sanno vivere la propria esperienza con tale passione da ‘essere’.. Non fanno gli ingegneri o i professori, non fanno gli impiegati o il militari. Sono! Sono avvocati o funzionari o marescialli ma sono! Di gente che si arrabatta a fare ne abbiamo pieni i coglioni e sono quelli che han portato’italia nella situazione che vediamo.
    Quindi se c’è una persona che vive con dedizione, passione e sacrificio la propria professione (e i
    L’essere una professione creativa non c’entra nulla, c’entra che il soggetto dia creativo qualunque lavoro svolga) io comincerei a portarle molto rispetto perché è chiaro che è esemplare su una delle dimensioni vitali ed esistenziali dell’uomo, cioè il lavoro.
    Se poi questa dedizione lo porta a vivere il celibato, mi pare un nobile motivo per farlo! E tieni conto che non esiste lavoro onesto che non abbia rilevanza sociale.
    Poi non ho idea di cosa pensasse don mauro nel fare la citazione, ma quello che vedo io è che calza con la discussione in corso. La considerazione che cii sono persone che vivono il celibato per motivi professionali è estremamente interessante perché è un caso di celibato per motivi nobili, voluto e non subito.
    Ti dirò una cosa opposta a ciò che affermi tu: chi non mette il suo cuore e tutto se stesso nella propria attività non scoprirà che il lavoro è la strada della nostra realizzazione sociale e personale e per me non saprà mettere il proprio cuore nemmeno begli affetti perché l’avrà rinsecchito e vivrà da dissociato dedicando 160 ore mensili a fare qualcosa in cui non crede.. Per poi ritagliarsi un orticello di ricerca della beatitudine nel week end. Che vita triste e insulsa.

  17. La sciagurata rispose ha detto:

    Frufrù hai toccato un tema serio.
    C’è differenza tra celibato scelto liberamente e vita celibe casta. Cosìcome c’è una bella differenza tra scelta matrimoniale e castità coniugale. (forse su questo secondo tema i celibi non son ferrati ma la differenza è enorme: posso fare degli esempi concreti o delle lezioni private, come preferite)

    Credo sia importante concentrarsi sul tema celibato/matrimonio riservando ad una seconda fase l’aspetto celibato casto/castità matrimoniale altrimenti si mescolano i temi.
    Le due tematiche ovviamente sono relazionate tra loro, ma sono distinte.
    Mi pareva Peró importante sottolineare la differenza perché la parà celibe da sola evoca la castità mentre la parola matrimonio fa pensare all assenza di castità e questo non è vero.
    Celibe per me è quindi il single per scelta.

    Quando ci si interroga sul senso della vita e dei possibili percorsi da seguire, si presentano quindi due possibilità: quella del coniuge e quella del single.
    Il valore della vita del single è bistrattato dalla nostra cultura. Sembra che se uno diventa single per scelta abbia un po’ fallito in partenza. Soprattutto per le donne tutti si preoccupano del fatto che si sposino. L’idea che mi sto facendo è che questi atteggiamenti siano irrispettosi della persona e della sua libertà. Da quello che capisco si può avere una vita piena scegliendo di essere single.
    Credo che questa sia una scelta bella come quella del matrimonio che Peró la nostra cultura osteggia! È ovvio che se uno fa il single per avere l’harem non è una bella vita ma lo stesso si può dire di chi si sposa per avere un’immagine sociale politicamente corretta e poi pratica la bisessualità (ce ne sono molti).
    Quindi a priori direi che vita single e vita coniugale siano due modi molto adatti perchè ognuno possa trovare la propria dimensione. Checchè ne dicano i fautori dello sport nazionale che è riuscire a far sposare la figlia o la sorella!

  18. Anonymous ha detto:

    IL LIBRO COME GESU’ PARTE DA UNA IPOTESI CHE NON NE’ CONFERMATA NE’ CONDANNATA DALLA CHIESA. TENETE PRESENTE TUTTAVIA CHE CI SONO MOLTE ALTRE IPOTESI SULLA FIGURA DEL DISCEPOLO CHE LUI AMAVA.
    DATEVI UNA SVEGLIATA, LEGGETE ANCHE ALTRE COSE, RAGIONATE CON LA VOSTRA TESTA, MA SOPRATTUTTO PER CAPIRE NON USATE SOLO DAL LIBRO DI DON MAURO, MA SOPRATTUTTO IL VANGELO DI GIOVANNI CHE RACCHIUDE MOLTI PIU’ TESORI DI QUELLI CHE PENSIAMO. MA VI SEMBRA POSSIBILE, GUARDANDO TUTTA LA VITA DI GESU,CHE UN’AFFERMAZIONE COSI’ IMPORTANTE “IL DISCEPOLO CHE LUI AMAVA” SIA INDIRIZZATO SOLO A CHI SCEGLIE IL CELIBATO APOSTOLICO? PERCHE’ QUEL DISCEPOLO PERDE IL NOME? PERCHE’ NON E’ IMPORTANTE CHE QUEL DISCEPOLO ABBIA UN NOME (ANCHE SE POI IL NOME E’ SCRITTO ESATTAMENTE NELL’AFFERMAZIONE) COLLEGATE LE COSE…

  19. fefral ha detto:

    Ano’ perchè non abbassi la voce? Se urli non si capisce cosa vuoi dire! Stavo leggendo il post di Rispose e mi hai distratta. Lo sai che è un po’ cafone scrivere tutto in maiuscolo?

  20. La sciagurata rispose ha detto:

    Anonimo che scrive in maiuscolo, il questa sezione del blog non stiamo parlando di apostoli, di Fata turchina, di verità rivelate sul monte sinai o di dio o di chiese o di religione. Il titolo del blog è nelle prime righe e di quello si parla. Il tuo intervento è più adatto nel blog del quinto vangelo. Forse hai sbagliato link.
    Tranqulillo che pensiamo con la nostra testa. Ora non mi pare ci siano in zona persone a cui poter delegare il cervello.

  21. Anonymous ha detto:

    Il libro come Gesù parte da una ipotesi che non è nè confermata nè condannata dalla Chiesa. Tenete presente tuttavia che ci sono molte altre ipotesi sulla figura del discepolo che lui amava. Datevi una svegliata, leggete anche altre cose, ragionate con la vostra testa, ma soprattutto per capire non usate solo il libro di don Mauro, ma soprattutto il Vangelo di Giovanni che racchiude molti più tesori di quelli che pensiamo. Ma vi sembra possibile, guardando tutta la vita di Gesù, che un’affermazione così importante “il discepolo che lui amava” sia indirizzata solo a chi sceglie il celibato apostolico? Perchè quel discepolo perde il nome (anche se poi il nome è scritto esattamente nell’affermazione)? Collegate le cose…

    Va bene così?

  22. fefral ha detto:

    @Rispose: grande! La tua risposta a sbit tira fuori un tema importantissimo su cui ho avuto spesso da discutere con altri cattolici: l’impegno professionale, la passione per il lavoro. Spesso il lavoro viene interpretato come una conseguenza del peccato originale, un male necessario insomma.
    Ma forse non è questo il posto per parlarne, forse ci vuole una discussione ad hoc? Boh

    Grazie piuttosto per aver spiegato meglio le mie idee. A differenza tua io le mie idee spiegate da te le ho capite. E confermo che distinguerei tra celibato/matrimonio e celibato casto/matrimonio casto.
    Ma ora ho sonno, Anonimo m’ha fatto venire mal di testa

  23. fefral ha detto:

    ok, bimbo, va meglio. Ora qual è il tuo problema? Che non sei celibe e ti piace la figura di Giovanni? Pure a me sai? E non vivo il celibato apostolico.
    Detto ciò ti saluto e vado a collegare, anzi no, vado a dormire che è meglio, Rispose non vuole delegarmi il cervello, peccato!

  24. fefral ha detto:

    E allora come festeggiamo? Don Mauro ci invita a pranzo?
    Auguri al padrone di casa! Buon onomastico

  25. Eli Galli ha detto:

    Sciagurata potresti riscrivere quello che hai messo in parentesi nella risposta a Sbit? A me appare (e i, riga bianca, e a capo inizia un’altra frase). Bel commento. Forse anonimo parlavi di una svegliata reale, nel senso che, prima del macello dei fusi orari, si capiva benissimo che qui scrive gente di prima mattina e di prima notte o di corsa tra pause caffè e pause casalinghe e quindi forse con la palpebra abbassata. Ma se ci dai un po’ di tempo e di credito e ti rileggi tutto con calma vedrai cervelli collegati,nervosi,calmi,risposte a cavolo (gran verdura che puzza ma fa molto bene ai neuroni), risposte pacate. Credimi questo blog è come il libro di Don Mauro ma…ogni giorno si aggiunge una pagina scritta da noi e presa da noi (e quindi anche dalle nostre letture). Ottimo il corsivo piccolo,grazie.

  26. la sciagurata rispose ha detto:

    su rischiesta di Halligalli esplicito la frase tra parentesi:
    Ritengo che una persona che vive con dedizione, passione e sacrificio la propria professione sia meritevole di rispetto e di stima perchè la dimensione lavorativa appartiene agli aspetti esistenziali della vita di un uomo e non alla coreografia.
    Il fatto che Sbit differenzi il valore del lavoro a seconda che si parli di professioni creative o sociali è un equivoco molto diffuso. Il valore della professione è dato dalla sua onestà. Non è più valido il lavoro del politico o dell’infermiera o del professore rispetto alla centralinista del call center. Ciò che differenzia la qualità del lavoro è la creatività con cui viene fatto.
    Ciò che vedo io è che alcuni svolgono il lavoro con creatività, cioè cercando di aggiungere qualcosa, assumendosi reponsabilità e mettendoci se stessi, altri svolgono la mansione attenendosi al regolamento del minimo sindacale, evitando di assumersi qualunque respndabilità e rendendo un pessimo servizio.

  27. la sciagurata rispose ha detto:

    facciamo un patto? ogni messagio un’idea. altrimenti vengono fuori sti pipponi incredibili difficili da leggere.

    qui parli di forma del cuore – gioia del sudore – diversità dalla nascita – terra è dolorosa,drammatica e magnifica – strada sbagliata o giusta – risorgere oggi – monaca di monza – monache sante anche se non dovevano farsi monache.
    sarò maschio ma abbi pietà.
    Ogni messaggio un concetto! e comunque poche righe. grazie.

  28. Carmen ha detto:

    Sciagurata/o, stavolta mi fai proprio arrabbiare. Acida scrive: ” ci sono persone per le quali fare amicizia è molto più semplice, ma credo che questo dipenda dalla nostra storia, dalla nostra vita, forse anche molto dall’infanzia che abbiamo avuto e che forse ha dato quella forma a quel cuore. Penso che allora in alcuni casi può essere oppurtuno andare a rileggere la propria storia. Non siamo così perchè ci siamo nati… forse c’è solo da andare a sciogliere dei nodi”. Io questa cosa la condivido in pieno, perchè la soffro su me stessa tutti i giorni della mia vita, è come uno che vorrebbe saltare due metri e non ci riesce, può allenarsi e migliorare, ma gli rimane una difficoltà di fondo dovuta a come è strutturato. E allora, essendo una madre e una persona che per professione educa, mi domando come ho trasmesso e trasmetto io la capacità di amare? Non ci riesco a fregarmene di trasmetterla, come consigli tu, e non ci credo che la trasmetto senza volere, perchè io non so se ce l’ho e ogni giorno devo capire come viverla! Noi stiamo qui a disquisire su amicizia, relazioni, valore intrinseco o meno del celibato e ce ne freghiamo degli altri? Ma tu lo sai quanto soffrono un bambino o un adolescente che non sanno fare amicizia e non sanno amare perchè non sono amati o sono amati male? E come si strutturano male per il futuro? E adesso canzona pure (o come vuoi dire tu…) a me sembra che riflettere e approfondire quello che ho in testa siano ottime cose, guardarsi intorno anche.

  29. la sciagurata rispose ha detto:

    bello sto blog, dai toni sembra ci stiamo toccando nervi scoperti. magari ci servirà a sanare le ferite.

    ora non ho tempo per rispondere, ma mi viene in mente una citazione di Fabio Volo, non è Platone e nemmeno Martin Heidegger, ma non per questo deve dire solo cazzate.

    “Nessuno ti cambia facendoti diventare una cosa che non sei, ti cambia portando alla luce una parte di te che non conoscevi ma che ti appartiene. Si cambia diventando una persona che si è già.”

  30. la sciagurata rispose ha detto:

    eccoccicciqui Carmen, provo a spiegare:
    premessa: quando insegno qualcosa agli alunni, prima studio, poi approfondisco fino a possedere, ad aver assimilato, e poi trasmetto cercando di trovare il sistema comunicativo adatto perchè il messaggio venga recepito per come lo posseggo.
    (inutile dire che dalle reazioni si vede che in sto blog non riesco a seguire questo percorso)

    Quindi condivido pienamente l’idea tua: “riflettere e approfondire quello che ho in testa sono ottime cose, guardarsi intorno anche”

    prima di comunicare una cosa bella, prima di partecipare gli altri, bisogna possederla altrimenti cosa dai? idee semilavorate e ingarbugliate?

    e mi pare che anche tu sia a metà del guado su questi temi, infatti dici: “perchè io non so se ce l’ho (la capacità di amare) e ogni giorno devo capire come viverla!”

    Io dico semplicemente che se questo blog ci aiuta a comprendere meglio il senso dell’amicizia sicuramente questo avrà ripercussioni nella nostra vita e diventerà parte di noi. Allora lo sapremo trasmettere.
    c’è un tizio figo che diceva: “Le parole insegnano, gli esempi trascinano, i fatti danno credibilità alle parole.”
    Non sarà meglio approfondire ancora prima di preoccuparci di come educare?
    Non sarà una cazzata assecondare ora l’istinto di divulgazione/compiacimentodacondivisione di questi contenuti che non possediamo pienamente o non sarà un modo per cercare di tacitare la coscienza per gli errori che ognuno di noi ha fatto nella sua storia anche educativa?
    Semplicemente mi pare prematuro ma l’augurio è di poter dare.

  31. Lidia ha detto:

    Scusate tutti, ma io non capisco più il tema della discussione.
    Allra, ricapitoliamo:
    1) una vita casta da celibe ha senso o no? Sì.
    (PS: a me sembra che OGNI vita umana, anche quella dell’ultimo celebroleso e dell’ultima prostituta schiava in Albania abbiano “senso”. Una vita ha senso a prescindere. Che sia “realizzata” questo lo può dire solo chi la vive: un ragazzo Down che lavora in un ospedale con altri Down può essere mille volte più realizzato di Barack Obama o del Papa. Dipende. Questa è la mia opinione)

    2)Un celibe casto non vive l’amore? No, lo PUò vivere, se vuole, nella forma di amore d’amicizia e – non lo dimenticherei perché è cruciale – dell’amore familiare (fraterno, filiale, verso nipoti e parenti). Può anche vivere una vita chiusa ed egoista. Come uno sposato può amare moglie, figli, parenti e amici o essere un perfetto egoista.

    3) Il celibato dovuto a vocazione religiosa nel cristianesimo direi di lasciarlo ad altra discussione.

    Direi che non ho altro da aggiungere :) Voi che altri dubbi vi ponete?
    Auguri, Don Mauro!

  32. Mauro Leonardi ha detto:

    Grazie a tutti degli auguri. Comunque direi che il miglior regalo ce lo stiamo facendo lavorando al blog!

  33. Paola Baratta ha detto:

    Caro Anonimo che ci inviti a “pensare con la nostra testa”…Guarda te lo dico proprio con tenerezza, non come forma di giudizio…Io poco tempo fa sarei stata come te. Forse peggio. Era facile salire in cattedra (deformazione professionale) e dire “la chiesa non fa…” ” i cristiani non testimoniano…” ” non capisco il dogma tale” ” Don x ( Mauro , Filippo, Antonio, non importa), dice questo, ma dove sta la fregatura??? Non è vero che tutto è relativo??? E se quello che ci hanno raccontato fosse una finzione??? E allora leggi, leggi, leggi…Hans Kung, Mancuso, Augias, Lutero…Leggi, leggi, leggi Nietszche, Heidegger, Giordano Bruno. Leggi, leggi, leggi. La Bibbia, I vangeli apocrifi e anche quella porcheria di Dawn Brown…Ma non tace. Non tace la “guerra” dentro di te e quella voce che ogni tanto dentro ti scuote e ti dice “Amami!!!”. Anche se cerchi di farla stare zitta e leggi, leggi, leggi. Poi un giorno incontri un libro di Don x. E ti accorgi di aver incontrato una persona che ama. Che ama Ciò che crede. E lo dice. Con semplicità. Poi apri un blog di Don y e scopri che ci sono dentro altre persone che amano, ognuna a modo proprio e tutte in modo meravigliosamente autentico (Che bello avere insieme Don Mauro, Fefral, Eli galli e sciagurata!!!) E allora ti accorgi di essere diventato tu un pò come statua di Giordano Bruno…L’indice puntato contro “la Chiesa” e…Gli occhi incapaci di guardare te stesso. Ma non tace. Anzi quel fuoco che facevi di tutto per spegnere divampa. All’improvviso. Anche tu scopri l’Amore. E guardi dentro di te. Ti spaventi. Ti vergogni. Ti annienti. Hai sete, hai fame. E senti che c’è Qualcuno che ti può dissetare. Qualcuno che ti può sfamare…E hai bisogno di un abbraccio. Non te lo può dare Nietzsche quell’abbraccio. Nè Giordano Bruno, nè i Vangeli apocrifi… Ti ricordi che mentri leggevi le loro cose sentivi tanto freddo dentro nonostante l’illusione di essere “tanto intelligente”. Ma ora leggi altre parole “beati gli umili di cuore…” Senti caldo e non senti più il bisogno di leggere, leggere, leggere per nascondere il vero te. Cominci ad ascoltare il tuo Cuore. Senti caldo. Un pò è vergogna. Un pò è quell’abbraccio da cui, finalmente, ti sei lasciato accogliere, abbassando le difese. E scopri che anche questa è castità. Difficilissima purezza del pensiero che senza rinunciare alla ricerca si arrende di fronte all’Amore. Ciao Anonimo…Con Simpatia. davvero!
    Paola

  34. fefral ha detto:

    Rispo’, ti si è bloccata la tastiera?

  35. Mauro Leonardi ha detto:

    Dopo aver detto che ho appena postato nella sezione 02 tre suggerimenti di nuove discussioni lanciati da Sciagurata e Frefal vorrei cercare di fare una sintesi delle ultime ventiquattrore.

    Sbit ha posto in una maniera veramente sgradevole il dito su un problema vero e reale, e devo dare atto a Sciagurata di aver centrato la risposta riuscendo a riprendersi dopo un piccolo, comprensibile, sbandamento (gli devo queste parole perché è l’unico cui finora ho cancellato un post…). Il problema di Sbit è l’egoismo in cui può cadere chi vive il celibato (e stiamo parlando del celibato dal punto di vista umano). La propria identità professionale (qualcuno potrebbe chiamarla “vocazione professionale”) è centrale nella vita di ciascuno, è colonna vertebrale. Il compito cui Dio – per chi tra i frequentatori del blog lo chiama così – chiama ciascuno è essere sé stesso, e il 90% di questo sé stesso passa per il lavoro, la professione. In Come Gesù scrivo: “Penso che il celibato abbia qualcosa di unico da dire all’uomo, anche all’uomo che non conosce Cristo. Siamo sicuri che non sono mai esistiti uomini, poeti, filosofi, artisti, che hanno interamente consacrato la loro vita a un compito i cui frutti, solo successivamente, sono entrati nelle leggi, nella politica, nella vita civile e, quindi, nel matrimonio? Oppure penso anche a gente semplice, a qualcuno o qualcuna come Rut, che alla fine è vero si sposa, ma che viene ricordata nell’Antico Testamento proprio perché, implicitamente, era disposta a scegliere, per pura generosità, quel celibato che Noemi tanto apertamente osteggiava. (…) So di un medico che non si è sposato perché pensava che il suo lavoro avesse bisogno di una disponibilità piena,
    dell’intera giornata; di una donna che ha deciso di assistere per tutta la vita un fratello malato; di qualcuna che si è dedicata all’insegnamento pensando che la sua vita aveva senso anche se era una semplice professoressa. Persone così, così semplici e così vere, penso che siano esistite sempre e ovunque, anche se nascostamente” (p. 63). Ma cercare di essere sé stessi non è egoismo? Qui c’è la sottile ma enorme differenza tra l’amor “per sé” e l’amor “proprio”. L’amor per sé è vedere sé stessi con gli stessi occhi con cui Dio ci vede, e con cui vide l’uomo quando lo creò. Vide he era cosa “molto buona”. Vedere questa bontà su sé stessi e quindi come un compito, è fondamentale e necessario per poter amare gli altri perché Gesù dice “ama il prossimo tuo come te stesso”, e quindi se non si ama sé stessi non si può amare gli altri. D’altra parte, dopo il peccato originale, un istante dopo la nascita del giusto e retto amor per sé, nasce e divampa l’amor proprio. E’ inevitabile. Ma non è una buona strada cercare di tenere a bada l’amor proprio uccidendo l’amor per sé. E’ anche questo un insegnamento del vangelo quando dice che non si può strappare la zizzania perché se no si strappa anche il grano. Corro il rischio di inorgoglirmi con questo bel blog? sì! ma sarebbe sbagliato che per questo motivo lo chiudessi.
    Naturalmente il rischio di contendere amor proprio e amor per sé è di tutti non solo dei celibi, ma i celibi se non curano veramente di vivere l’amicizia pensando agli altri corrono veramente di essere dei grandi egoisti. A maggior ragione se a questa scelta di celibato non si accompagna la decisione dell’astinenza sessuale. Anche se devo aggiungere subito che l’astinenza sessuale, di per sé, non significa proprio nulla. Ci sono persone “caste” e totalmente invaghite dei soldi (mi sembra che Papero de Paperoni non sia sposato) e ì, più ancora, del potere. Come ben dice un noto proverbio napoletano (o siculo…).

  36. fefral ha detto:

    “Come ben dice un noto proverbio napoletano (o siculo…)”
    cumannare è megghiu ca futtere (vede che quando ce vo ce vo? Come la rende ‘sta frase senza parolacce? io comunque l’ho sempre sentito in siciliano)

    Vorrei rispondere a Lidia, ma sono di corsissima. Secondo me il tema è tutt’altro che è esaurito, e don Mauro fa già un passo avanti, cercando il valore morale di chi cerca di realizzare se stesso. Ma ancora vorrei spendere due parole sul fatto se una vita umana possa dirsi completa anche senza matrimonio e figli.
    Che abbia senso siamo d’accordo, ogni vita ha valore. Ma può dirsi completa, realizzata, una persona che non sceglie il matrimonio e la paternità/maternità fisica? Non è così scontato, anche se in un primo momento mi pareva ovvio. Da quando ho iniziato a pensarci mi sono venute in mente un sacco di persone che hanno scelto il matrimonio e che probabilmente non avrebbero dovuto farlo, perchè sarebbero state forse più felici ed avrebbero potuto dare un contributo molto maggiore all’umanità senza sposarsi. Restiamo su un piano solo umano per ora. E secondo me, come ho già scritto, non è ancora il momento di parlare di celibato casto ma solo di celibato. Parliamo solo di rinuncia ad una famiglia, non di rinuncia al sesso per cui ci vuole una discussione apposta.
    Soprattutto per le donne arriva un momento nella vita in cui ci si sente quasi in obbligo di trovare un marito e mettere al mondo un figlio. E’ l’orologio biologico, certo, ma è anche molto il condizionamento subìto dalla società. E quante si affrettano a quel punto a sposare chi è disposto a sposarle per fuggire da una prospettiva di vita fallimentare? Io ne conosco diverse. E io stessa fino a qualche anno fa avrei detto alle mie amiche “sposati, fa’ un figlio, che questa è l’unica cosa che importa”. Oggi, con tre figli miei, non sono più così convinta. E mi sono trovata a consigliare ad alcune amiche esattamente l’opposto: non sposarti, non fare figli. Non sei fatta per questo.
    Buona giornata, spero di aver tempo per ripassare più tardi!

  37. Halligalli ha detto:

    Grazie!Bella parentesi in bel commento. Mi converto al mezzo anonimato e divento Halligalli. Ed un altro pezzo delle mie granitiche certezze se ne va!

  38. acida ha detto:

    Io ho una sorella di poco meno di due anni più grande di me. E’ stata sempre una sorella impegnantiva. Osannata in casa,perchè da piccola è stata malata e quindi con gli occhi dei miei genitori sempre addosso, ha strutturato una personalità per la quale lei doveva vincere, non poteva fallire. Una presenza ingombrante e schiacciante che l’ha portata a camminare sugli altri. Egoista, fastidiosa, ruvida a tratti anche maleducata. Pensavamo che con il matrimonio e con i figli si sarebbe addolcita. L’esatto contrario. Era notevolmente peggiorata . Ha trascurato marito e figlie. Si è occupata solo del lavoro e diceva che le figlie erano una palla al piede. Ho pensato tante volte: non doveva sposarsi. ha sbagliato tutto. Povero marito e povere figlie, prima o poi quel matrimonio andrà a puttane.
    Dieci anni fa mia sorella è rimasta vedova; le figlie erano ancora piccole 3 e 8 anni.Una botta tremenda anche per la moglie e la madre più devota. Per lei è stato uno sconvolgimento :si è buttata ancora di più nel lavoro perchè era l’unica fonte economica per crescere le figlie ed ha trascurato il resto, figlie incuse:
    Sempre affamata di riuscire, sempre con l’ansia che lei , ora più che mai,non poteva sbagliare, sempre triste, delusa, alla ricerca di pace. “No, non sarebbe cambiata, non ce l’avrebbe mai fatta. La vita che stava vivendo non sarebbe mai andata bene. Non si sarebbe dovuta sposare. Quelle figlie non doveva farle.” Questo era quello che pensavo.
    Un giorno un’amica la invita ad un ciclo di catechesi (veramente speciali).Accetta di andare, incuriosita perchè lei non poteva essere nata per quello schifo di vita che stava facendo… Quelle catechesi, quegli incontri sono stati lo spartiacque della sua vita. Un prima e un dopo.Oggi è bello stare con mia sorella. Io non avrei scommesso una lira su di lei. Ma qualcosa e Qualcuno l’ha cambiata, l’ha trasformata.
    Ho raccontato questo fatto perchè credo che noi dobbiamo sempre tenere conto che vediamo solo un pezzetto della realtà sia nostra, sia quella degli altri.Io pensavo che mia sorella non fosse fatta per il matrimonio e per avere figlie. Ma mi sbagliavo. Non sapevo a quali appuntamenti la vita (Dio) l’avrebbe aspettata. Perchè noi vediamo una vita che non gira, ma non possiamo sapere se da lì ad un’ora succede qualcosa, magari di tremendo o anche di fantastico (o anche di semplice: Mi accompagni stasera ad una catechesi… c’è un prete proprio in gamba!) che cambia completamente le dimensioni di quell’esistenza.

  39. Halligalli/eli galli ha detto:

    “..credo che noi dobbiamo sempre tenere conto che vediamo solo un pezzetto della realtà sia nostra, sia quella degli altri.”
    “…oggi con tre figli miei, non sono più convinta.E mi sono trovata a consigliare ad alcune amiche esattamente l’opposto…” Secondo me sono vere tutte e due le posizioni rispetto alla vita e alla vita delle persone cui vogliamo bene. E’vero che non vediamo tutto della realtà, ma quel pezzetto lo vediamo e secondo me vale la pena dire la nostra su quel pezzetto. Ed è vero che oggi, con tre figli,senza figli,celibe per forza, celibe per vocazione, sposata convinta, sposata lavori in corso, sposata in crisi, comunque sia alcune cose le “vediamo all’opposto”. Cambiare idea è una cosa nuova per me ma molto salutare. Occuparsi dei pezzetti,pure. Ora volevo dire una cosa che guarda un po’al negativo degli stati di vita di cui stiamo parlando, ma a volte guardando il negativo capisco meglio il positivo. Ho notato che quando va in crisi un matrimonio, ti danno di solito consigli-colpe pratiche: dovevi occuparti di più della famiglia e lavorare di meno, dovevi lavorare e trovare una tua dimensione, ti sei annullata in tuo marito, dovevi accudire tuo marito e curare il vostro rapporto, hai trascurato i figli, gli sei stata troppo addosso, non facevi più l’amore con tuo marito, non parlavi più con tuo marito. Se va in crisi un celibe, si dice: non pregava più, trascurava i sacramenti, oppure non se ne parla, rimane come un mistero-pudore su quello che succede, oppure non se ne parla proprio come se una vita da celibe non fosse una scelta ma una cosa che “prima o poi ti passa”. Perchè non dare meno consigli pratici a chi è sposato?I matrimoni non hanno il libretto di istruzione, non è che se cominci a cucinare bene, andare bene a letto, e segui-insegui i figli, andrà tutto bene, anche il matrimonio è un mistero. E non tutta la vita di un celibe è solo rapporto con Dio e con l’essenza dell’amicizia e dell’altruismo. Ma come è in casa, a lavoro, con quell’amico, con quell’amica, quella celibe? Ce l’ha degli amici? Come tiene casa? Come segue-insegue gli altri? Non farà l’amore ma sa farsi amore? sa essere “nuda” davanti all’altro? Se sono stata indelicata scusate è che io gesticolo tanto e dico un sacco di cose con la faccia, scrivendo divento categorica!

  40. Lidia ha detto:

    Fefral,di corsa anche io: il problema se la vita si possa dire realizzata senza figli o no è un problema di coscienza sociale(la società mi dice che non mi realizzo se non mi sposoe ho figli), ma non di coscienza individuale.
    Cioè:ognuno di noi conoscepersone realizzatissime che sono celibi.
    perciò dico che secondo me non c’è molto di cui parlare, l’evidenza parla da sé.
    Possiamo chiederci come cambiare l’idea impsta dalla società che per realizzarti devi fare il manager, mentre se fai il falegname fai schifo, o che devi avere una vita sessualmente attiva sennò sei malato, etc etc etc, ma interrogarci sulla pura possibilità o meno che una vita sia reaqlizzata senza figli e famiglia mi pare inutile, nel senso che siamo 6 miliardi di esseri umani, mi pare ovvio che i cammini individuali siano diversissimi.. è chiaro che un eremita tibetano è realizzato quanto Julia Roberts, se non di più (infatti, da chi è che va lei nel film “prega, mangia, ama”, o com’era? dal monaco o quel che era tailandese, semre rappresentato col sorriso sulle labbra).

  41. acida ha detto:

    Non volevo affermare che non bisogna dire nulla cioè restare immobili di fronte all’altro qualsiasi cosa dica. Credo però che sia importante mantenere lo sguardo ampio e l’atteggiamento umile che è quello di chi sa che quello che intuisce e pensa non è detto che sia la Verità, ma un parere. Insomma io su questi argomenti gli imperativi li eviterei (non sposarti, sposati, fai i figli, non farne…ma non eravamo un mistero a noi stessi?) perchè può capitare che entriamo nella vita degli altri come elefanti e invece ogni vita è una cristalliera. Ora ecco arrivare a dire: Non sposarti non fare figli o lascia perdere che non è mestiere tuo mi sembra un po’ elefantesco. Io sono stata molto elefante con mia sorella.Gliene ho dette di cotte e di crude. Prima che si sposasse, dopo la prima figlia e anche dopo la morte del marito . Io ero sincera con lei , ma la Verità sulla sua vita era un’altra.

  42. Monica ha detto:

    Grazie per avercelo raccontato, è bello e molto vero “vediamo solo un pezzetto della realtà, sia nostra, sia quella degli altri… Non sapevo a quali appuntamenti la vita (Dio) l’avrebbe aspettata. Perchè noi vediamo una vita che non gira, ma non possiamo sapere se da lì ad un’ora succede qualcosa, magari di tremendo o anche di fantastico, o anche di semplice”

  43. la sciagurata rispose ha detto:

    non capisco il siculo, ma sto proverbio non mi convince.

  44. la sciagurata rispose ha detto:

    la storia di geltrude è già stata analizzata in profondità e mi sono fatto questa idea:
    La monaca di monza, pur avendo fatto una scelta per motivi molto discutibili (se non del tuto errati), avrebbe potuto trovare la pienezza della vita se avesse abbracciato la scelta fatta.
    Questo vale per le scelte di tutti perchè ogni scelta fatta nella storia, pecca di immaturità. Questo non vuol dire che non esistano le scelte sbagliate. esistono eccome, spesso si possono raddrizzare.
    E’ dovere dell’amico avvertire l’amico che sta facendo una scelta sbagliata! se poi percorre la strada sconsigliata non verrà abbandonato (a meno che si metta con la moglie dell’amico)

  45. la sciagurata rispose ha detto:

    Cara lidia,
    vedo che hai perso il bandolo della questione o forse hai percorso tutti i rivoli della discussione e il neurone impazzito si è placato. Per me non è così. Ho ancora vari temi aperti da dipanare allora approfitto del tuo post per riassumere il punto a cui sono arrivato.
    Il celibe casto lo lascio perdere, per il momento mi interessa il celibe per scelta. La castità la posticipo per non incasinare il discorso. E’ il motivo per cui mi suona meglio “single per scelta”.
    Seguo i tuoi punti ed integro:
    La vita umana ha un senso sempre. Ma è un’ideale proporre il celibato come scelta? Sembra di si anche se la società dice di no. Ma che ideale è?
    Speriamo che i nostri figli rimangano single per scelta?
    Il matrimonio include un fine, il celibato no.
    Allora ha senso il celibato o ha senso per..?
    Il legame tra celibato e amicizia credo sia meglio trattarlo nell’altra pagina.

  46. acida ha detto:

    Ma in realtà sono pochi gli argomenti sui quali si può dire :questa cosa è oggettivamente sbagliata.
    Beato te che hai tutte queste certezze sui tuoi doveri.Ti gira mai in capo che forse sei tu che stai sbagliando a considerare quella scelta sbagliata? Non metti mai in dubbio che il tuo anche il tuo consiglio possa essere sbagliato?

  47. Lidia ha detto:

    Beh, in caso è “un ideale” e non “un’ideale” ;)
    Perché ci si sposa? In generale, anche il matrimonio – libero e d’amore, noncombinato- è funzionale: ci si sposa per qualcosa
    1) avere figli;
    2) vivere con la persona che si ama sotto lo stesso tetto;
    3) rendere l’unione con la persona che si ama sacramentale (nel caso dei cattolici) e non mero amore libero;
    4) per avere garanzie socio-economiche.
    Perché si decide di restare celibi?
    1) per non avere legami e avere più tempo da dedicare agli altri, al lavoro;
    2) perché ci si è innamorati di qualcuno che non si può sposare e non si vuole nessun altro (beh non è proprio una scelta, questa);
    3) idem, ma la persona di cui ci si è innamorati è Dio in modo tale che un amore umano esclusivo – che pure è compatibile con l’espressione “donazione totale”, che io non darei solo alle scelte di celibato, ma a tutte le vite vissute secondo i comandamenti – lo si vede come impossibile, perché si ama Dio e basta (S.Teresina, per es., che è morta consumata dall’amore per Dio);
    4) perché non ci si è mai innamorati di qualcuno (capita).

    Io non credo che si resti celibi perché si vive l’amore di amicizia in modo speciale – lo si potrebbe benissimo continuare a vivere pur essendo sposati.
    Il celibato senza un “per” ha senso nel senso che rappresenta la modalità di vita di una persona.

    Es. Luigino, 43 anni, celibe per scelta (ma non sappiamo perché). Vive felice con i genitori anziani, ha tanti amici, va a pesca la domenica con i nipotini. è felice, si sente realizzato perché ha la vita che desidera, la sua impresa edile dà lavoro a 14 operai, i suoi nipotini lo adorano, e il sabato lavora in una cooperativa per ragazzi Down.
    Adesso: ha “senso” la vita di Luigino?
    Rispondetemi di no, se volete, ma ditemi perché :)
    è un ideale proponible per mio figlio? Certo che sì, Luigino è felice, ha una famiglia che gli vuole bene, ha un lavoro che crea belle case e un’attività di volontariato che aiuta il prossimo. Ha tanti amici che gli vogliono bene, e ai quali lui vuole bene.
    Il suo celibato ha senso per…?No, ha senso perché è la vita che Luigino ha scelto.
    Ora, la domanda è semmai perché. se lo ha fatto perché non si è mai innamorato, non è proprio una scelta, perché qualora si innamorasse si sposerebbe.
    per avere più tempo per il lavoro? Può essere.
    per una vocazione religiosa? Anche.
    In tutti i casi non mi pare che per Luigino cambi l’essenza della cosa: è felice.
    Vabbè, peròlo stesso discorso varrebbe se fosse gay: è felice di vivere col compagno? Sì. E allora va bene….allora forse non è un criterio, l’essere felici. Ma io non ne vedo altri…

  48. Paola Baratta ha detto:

    Lidia, io credo che tu metti sul tavolo questioni molto delicate che meritano una riflessione approfondita.Provo a dire la mia, ringraziandoti per l’intervento.

    1)”io non credo che si resti celibi perchè si vive l’amicizia in modo speciale – lo si potrebbe benissimo a vivere pur essendo sposati”: in effetti ad una lettura superficiale potrebbe sembrare che in “Come Gesù” si sostenga che il celibe è “migliore” dello sposato perchè il celibe può darsI a tutti nell’amicizia (che ha la caratteristica della gratuità) mentre lo sposato non può farlo…Poi ad una lettura più attenta ti accorgi che non è affatto così perchè si dice che:
    1) celibato e matrimonio si danno valore reciproco;
    2) le dimensioni della sponsalità e del celibato vivono in Cristo la loro perfezione e unità.
    3) si parla di amicizia anche tra gli sposi (benchè sia presentata come difficile conquista)
    Dunque il punto non è che il celibato è “meglio” perchè puoi vivere l’amicizia in modo speciale Il fatto è, credo, che il celibato – almeno così credo di aver capito – è il dono/scelta di voler seguire Gesù in un aspetto non immediatamente visibile , nè istituzionalmente regolamentato e che ha nella Gratuità il suo fondamento. ciò non toglie che da sposati si possa vivere benissimo l’amicizia con quella forma del cuore così ben descritta in un altro intervento di questo blog.

  49. Paola Baratta ha detto:

    (continua precedente). La’ltra questione che poni e che secondo me meriterebbe anche un capitolo a parte in questo blog è cos’è la felicità’ Come si raggiunge? La felicità individuale è un criterio (il criterio) per giudicare il valore di una vita?

    Lidia…Mi piacerebbe dirti di sì. Ma purtroppo non è così. Troppo spesso la felicità individuale significa la sofferenza di molti. Ancor più spesso quello che pensiamo essere “felicità” poi si dissolve e ci lascia delusi, amareggiati togliendo dal nostro orizzonte la prospettiva dell’eterno al qual siano proiettati. Penso, ma è solo un esempio, alle donne che pensano di “aver diritto” ad un figlio anche a 50, 60 anni per realizzare la loro “felicità”. Quanto spesso la felicità diviene sinonimo di egoismo?

  50. Lidia ha detto:

    sì, io non penso proprio in termini di “meglio” o “peggio” – non ha senso, mi pare.
    Il punto è capire allora cosa si intende per “avere senso”, “essere relizzati”, “il valore della vita”.
    Certo, un serial killer è realizzato alla sua centesima vittima, ma forse non è esattamente quello che intendiamo qui. Al Capone era un uomo realizzatissimo, Provenzano pure. E allora? La loro vita è un ideale che mi auguro per i miei figli? Beh no.
    Diciamo allora che sei realizzato quando crei il bene attorno a te e ne godi anche tu.
    Allora la scelta di restare single è assolutamente pari a quella dello sposarsi: mi sposo per fare felice me stesso e insieme a me mio marito/moglie/figli e poi tutti gli altri; non mi sposo per fare felice me stesso perché vedo che il matrimonio non fa per me, o perché ho una vocazione religiosa, e faccio felice altre persone, che non saranno figli e marito, ma nipoti, amici, parentado vario, i poveri, gli emarginati.
    Comunque: io per i miei figli mi auguro ciò che li renderà felici rendendo felici altri. se come mariti o come amici/zii/cugini per me è uguale (certo, vorrei i nipotini, ma amen, ci si può rinunciare). Non vorrei per i miei figli un matrimonio arido o un celibato arido.

  51. Lidia ha detto:

    Paola, PS, grazie ate delle riflessioni!
    HO un dubbio: ma se lo sposato non può avere amicizia uguale con tutti, che vuol dire? Neanche il celibe ha con gli amici lo stesso rapporto che ha con la sorella, i nipoti, la madre, il padre…ora, che un celibe tratti tutti allo stesso modo (dalla madre alla collega) non credo. Lo sposato “non può” trattare la collega come la moglie: sì beh, però neanche il celibe “può” trattare la collega come tratta il migliore amico o la migliore amica (ché sennò non sarebbero “migliori”) o come tratta la sorella. Don Mauro “non può” trattare Rodolfo come tratta me, perché sennò Rodolfo non sarebbe il suo “migliore” amico, sarebbe uno come tutti gli altri. Allora il celibe è uno che non ha migliori amici, e che tratta la madre come la collega? Io non credo..
    Insomma, io il senso di queste affermazioni su celibato e amicizia nebbiosamente lo capisco, ma le argomentazioni date finora mipaiono un po’ strane sul piano logico..

  52. Mauro Leonardi ha detto:

    Per dare sostanza alla mia affermazione sul grande rischio che ha la persona celibe di essere egoista, sono andato a ripescarmi questo commento di Angela della Discussione “A chi dedico il io tempo”. Fa capire com’è la vita di una persona sposata (molto istruttivo per la mia vita…)

    Il 01 dicembre 2011 alle 22:22 Angela ha detto…

    Ho 45 anni,sono sposata da 15 ed ho4 figli di 14, 10, 8 e 2 anni. Sono un commercialista ed ho uno studio mio. Sveglia alle 6.00,preparo la colazione per i figli e la merenda per la scuola. Sveglio i bambini perchè siano pronti per le 8.00. Intanto controllo gli zaini per la scuola, i grembiuli ecc.. Alle 8.00 siamo pronti e, io o mio marito, accompagnamo i due figli medi a scuola; il grande va da solo e per la piccola aspettiamo la baby sitter alle 8.30. Alle 8.30 c’è la Messa e alle 9.00 si può cominciare a lavorare fino alle 13.00. Durante questa fascia oraria, devo trovare anche il tempo di:
    parlare con i professori del figlio liceale che ricevono di mattina;
    andare a pagare bollette & c.;
    fare la spesa,lavanderia ecc..
    Ore 13.00 torno a casa dove trovo la mia piccolina che mi attende e mio figlio grande che spesso mi telefona all’uscita da scuola per chiedermi se può invitare qualche amico a pranzo.
    Pranzo veloce(issimo) e metto a dormire la piccola. Risistemo la cucina e preparo la cena, poichè alle 16.00 torna la baby sitter perchè devo tornare a lavorare dalle 16.00 alle 20.00.
    In quest’altra fascia oraria prendo i bambini da scuola alle 17.00 e il lunedì ed il mercoledì li accompagno al catechismo per poi assistere a mezz’ora di formazione da parte del parroco alla fine del catechismo;il martedì ed il venerdi andiamo tutti e tre in piscina…intanto nelle pause…lavoro.
    Ore 20.00 ci ritroviamo a casa per la cena, le coccole ecc…
    A volte resto sveglia fino a notte inoltrata per finire il lavoro interrotto durante il giorno, specie nei periodi di scadenza. A volte mi sveglio alle 4.00 per lo stesso motivo.
    Questo per essere sintetica, anche se, a pensarci bene, ci sono tante cose che non ho scritto: il pediatra, le medicine quando servono, i rapporti con la scuola, con gli altri genitori, poi sono anche rappresentante di classe al liceo di mio figlio.
    Poi, finalmente arriva il sabato pomeriggio, durante il quale accompagno i figli maschi a varie attività e mi dedico alle figlie femmine: andiamo a passeggio o facciamo i biscotti, o giochiamo.
    Ho la fortuna di avere una persona che mi dà un aiuto in casa e lo fa in maniera più intensa sin da quando è nata la mia quarta figlia 2 anni fa.
    La domenica andiamo alla Messa delle 10.00, quella dei ragazzi, e poi prepariamo il pranzo della domenica. La domenica mi dedico di più alla casa ed alla famiglia. A volte la domenica pomeriggio accompagniamo i bambini al cinema o a fare una passeggiata.

  53. Mauro Leonardi ha detto:

    Fefral il proverbio è proprio quello. Io l’avevo sempre sentito in napoletano ma mi avevano detto che era di origine sicula.

  54. fefral ha detto:

    comincio dalla fine: lo sposato può avere tutti gli amici che vuole, e vivere l’amicizia con la stessa pienezza con cui la vive un celibe, non scherziamo!
    E ogni amicizia è diversa dall’altra, quindi Lidia hai ragione, neanche il celibe ama tutti allo stesso modo, non si possono amare due persone allo stesso modo.
    La differenza è che chi è sposato ha dei doveri “esclusivi” nei confronti del coniuge e dei figli. Doveri che nell’amicizia non esistono. Che sono per lui una priorità.
    Il discorso di comportarsi con un amico come con tutti secondo me rischia di essere frainteso. E’ secondo me da intendere in potenza: Fefral si comporta con Lidia in un modo che può usare con Sciagurata o con don Mauro. Quello che Fefral fa con Lidia potrebbe farlo con chiunque e nessuno se ne sentirebbe offeso, o tradito. Mentre ci sono cose che faccio col marito e coi figli che non posso fare con altri. E non solo da un punto di vista fisico. Non posso decidere come educare i miei figli insieme al mio migliore amico, per esempio. Non posso preoccuparmi di come si nutrono i miei amici nello stesso modo in cui mi preoccupo dell’alimentazione dei miei figli. E così via.
    Ma anche se fefral può fare con Lidia le stesse cose che fa con don Mauro o con Sciagurata, sicuramente Fefral farà con ognuno di loro cose diverse: ogni amicizia è profondamente diversa, unica, particolare e irripetibile. Ma forse questa è la pagina sbagliata per parlare di questo :-)

  55. Mauro Leonardi ha detto:

    A me sembra che ci sia una verità umana che solo Gesù insegna con assoluta chiarezza, e cioè che la vita ha senso solo se si ama. La felicità dipende solo da questo: se si ama o no. La felicità non dipende dal fatto che si sia amati: solo dall’amare (anche se ovviamente essere amati fa piacere).

    Ora il punto della nostra Discussione è mettere in luce che nella nostra cultura (fino all’arrivo del nostro libro, dico un po’ scherzando ma un po’ sul serio…) l’unico sinonimo di amare era, in pratica, sposarsi.
    Noi con il nostro libro e il nostro blog stiamo mettendo in luce che amare è certo sposarsi, ma anche essere amici. E anche lavorare, e tante altre cose. Tutte le altre cose che non sono “sposarsi” sono, o potrebbero essere, il contenuto della nuova cultura del celibato sulla quale stiamo riflettendo.

    A me, grazie ai vostri contributi, sembra proprio che le cose stiano così (ma sono le 22.48 e vado a dormire perché per me è tardi…)

  56. fefral ha detto:

    uè Rispose, ho preso una tua frase e l’ho commentata nella discussione sull’amicizia (che casino stiamo facendo)!

  57. fefral ha detto:

    ma come, io adesso sono riuscita a raggiungere un divano e il pc!

  58. fefral ha detto:

    @rispose: “la vita umana ha un senso sempre. Ma è un ideale proporre il celibato come scelta? Sembra di si anche se la società dice di no. Ma che ideale è?” (ho corretto l’apostrofo, sciagurà, così lidia è contenta)
    io penso che sia più facile rispondere alla domanda inversa: per realizzarsi nella vita bisogna necessariamente sposarsi e fare figli?
    Non sono d’accordo su quello che scrive Lidia ” il problema se la vita si possa dire realizzata senza figli o no è un problema di coscienza sociale(la società mi dice che non mi realizzo se non mi sposoe ho figli), ma non di coscienza individuale”: io conosco molti casi di persone che si sono sposate per adeguarsi alla coscienza sociale. E magari si sono rovinate la vita.

  59. Lascia gura tari spose ha detto:

    Si fufù, è nuovamente la pagina sbagliata.
    Mi son riletto ora il paragrafo 1.10 celibato senza cristo e mi pare che la modalità di vita accoppiati o single possa essere indifferente. La differenza la fa il progetto che in un caso (accoppiati) si chiama ‘convivenza,’ o con maggiori ambizioni ‘matrimonio; nell”altro caso (single) si può chiamare ‘sciupa femmine’, o piu ambizioso e stimabile ‘dedicazione al prossimo’ per aiutare i poveri Dell India o per fare il politico.
    Leonardi dice’ penso che il celibato abbia qualcosa di unico da dire all’uomo, anche all’uomo che non conosce cristo.’
    Conclusione: mi sto convincendo che per rispondere alla domanda sul senso della propria vita: chi sono? Dove vado? Non ci sia una corsia preferenziale per trovare una risposta. La modalità di vita single o accoppiata è indifferente, neutra. La differenza è data, alla luce della propria consapevolezza e dei propri limiti, dal fine con cui si abbraccia uno dei due stati.

  60. La scia gurata ris pose ha detto:

    Vista da qui state dicendo la stessa cosa, lei con l’astrazione, tu con la prassi.
    Ma non si può mai sapere cosa frulla davvero nella testa di due donne.

  61. fefral ha detto:

    non so se è proprio la stessa cosa: per me è fondamentale che il singolo capisca che non deve per forza sposarsi, mentre non me ne frega molto (se non per le maggiori o minori difficoltà che si possono trovare andando contro corrente) di quella che è la coscienza sociale. Ma forse ho troppo sonno e non riesco a capire cosa dice Lidia.
    Comunque devo dire che è proprio in ambito cattolico che trovo più spesso quest’ansia del matrimonio come unica strada (se si esclude una vocazione religiosa di qualunque tipo) per poter fare qualcosa di buono nella vita.

  62. Lidia ha detto:

    HO chiesto a Robert (che è agnostico e non cristiano): lui spontaneamente quando vede una persona non sposata pensa che siainfelice, ma nel caso di un prete no, perché pensa che l’abbia scelto, il celibato, e non subìto (come è nel caso di chi non ha mai trovato la persona giusta).

  63. Lidia ha detto:

    Appunto: è la coscienza sociale che va cambiata, così da non influire sulla coscienza individuale, è un problema sociale che influisce sulla coscienza individuale. MA se tu te ne freghi di queste costrizioni sociali, sei felice così come sei, non sposato o sposato che sia :)

  64. Lidia ha detto:

    certo, è vero, hai ragione.
    però cmq don Mauro non può fare con me ciò che farebbe con sua madre… Cioè, preti e religiosi a parte, un celibe non religioso non può preoccuparsi della salute di sua madre/padre come si preoccupa della salute dei suoi amici.
    Se mio padre sta male, io mi “devo” e “posso” occupare di lui in modo differente che se stesse male un amico. E se non lo faccio, mi padre si sente offeso sì.
    E così mia sorella. Insomma, una famiglia di sangue ce l’abbiamo tutti, anche i celibi, e lega tutti allo stesso modo,a meno che per particolare vocazione non la sia abbia lasciata per sempre. (Vocazione anche lavorativa: Obama certo non può stare al capezzale della madre così come un normale cittadino).
    Insomma, sembra essere che per i celibi la famiglia di sangue si limiti a quella che hanno ricevuto alla nascita, mentre per gli sposati si allarga alla propria. però questo concetto di famiglia lo si è sempre trascurato finora nella discussione… perché?
    Ecco, a me non me ne frega se uno è sposato o meno, ma una persona che non ha proprio famiglia (includo anche famiglie religiose) mi fa davvero tristezza. Forse questa è una deviazione sociale, però la sento così.
    Anhce i preti, in fondo, cercano di vivere insieme, e sicuramente se don Pierino, che vive con l’anziano don Carmelino, se lesina determinate attenzioni a don Carmelino (tipo aiutarlo a dire le preghiere, o a mangiare, o che ne so), quest’ultimo se ne dispiacerà, e sarà offeso, e don Pierino ha il dovere ben preciso di aiutare don Carmelino prima degli altri, perché è la sua famiglia. Almeno credo.

  65. Lidia ha detto:

    Scusate ancora una riflessione…mi sento vagamente un troll a scrivere così tanto….
    Se “celibe” è colui che non ha doveri esclusivi verso nessuno, allora…essere celibe significa essere orfano e senza famiglia?

    Perché verso mio padre e mia madre ho dei doveri esclusivi – nel caso dei coniugati il bene del coniuge e dei figli viene forse prima della responsabilità verso i genitori; e così per i religiosi. Ma i celibi non legati a una vocazione religiosa? Loro non “possono” e non “devono” comportarsi con tutti, avere gli stessi rapporti con tutti che hanno con i genitori, e altri familiari.

    E la famiglia: i celibi ne sono privi? Ma dove c’è famiglia ci sono doveri esclusivi. Cioè, se io mi ammalo don Mauro può accorrere al mio capezzale, e tenermi compagnia. Ma se si ammala uno di casa sua, non è che “può”: deve proprio! iò, dovrebbe, e forse nel caso di una scelta, deve anteporre lui a me. perché lui è la sua famiglia, e io sono un’amica. E, non so perché, ma la famiglia – quale che sia, di sangue, acquisita, o religiosa – viene prima. Non so, si capisce?

    Una persona diceva che anche i celibi hanno una famiglia, gli altri celibi che vivevano con loro, si riferiva a persone con una specifica vocazione, perciò per Zio Paperone (che ha ua famiglia cmq) non vale.
    Ma allora, la famiglia è un elemento imprescindibile? Se bastasse la sola amicizia, perché questa tendenza di tutto il genere umano (dai monaci tibetani a quelli benedettini, passando, mi dispiace l’idiozia ma me la si consenta, ai pirati di Peter Pan o ai Sette Nani) a “fare famiglia”? Cioè a creare amicizie vincolanti, doveri esclusivi?
    Io introdurrei il concetto di famiglia e celibato. Mi rendo conto che c’è davvero tanto da discutere!

  66. fefral ha detto:

    certo che i celibi hanno una famiglia di origine come tutti, verso cui hanno gli stessi doveri di carità che hanno tutti verso la loro famiglia. E non c’è scusa che tenga!
    Poi le varie forme di comunità in cui alcuni celibi vivono possono formare una specie di famiglia di fatto, ma là starei attenta a paragonare queste situazioni con una famiglia formata da marito, moglie e figli. Forse si possono assimilare a legami tra fratelli. Certo che per queste persone il dovere di carità parte prima nei confronti di chi hanno accanto.
    Questi legami sono però tutti diversi dall’amicizia. Vengono prima? In ordine di “doveri” senza dubbio: l’amicizia non ha doveri, quindi in questo senso non compete neppure.

    @la sciagu: mi sto convincendo che per rispondere alla domanda sul senso della propria vita: chi sono? Dove vado? Non ci sia una corsia preferenziale per trovare una risposta. La modalità di vita single o accoppiata è indifferente, neutra. La differenza è data, alla luce della propria consapevolezza e dei propri limiti, dal fine con cui si abbraccia uno dei due stati.

    Sì, sono d’accordo. Ma individualmente non è indifferente scegliere una strada piuttosto che un’altra

  67. MM. ha detto:

    concordo con fefral..il 4 comandamento vale anche per i celibi! E i celibi, come tutti, non possono prescindere dalle proprie radici!
    @sciagurata, la differenza è data da quello che dice Leonardi poco più su: “La felicità dipende solo da questo: se si ama o no. La felicità non dipende dal fatto che si sia amati: solo dall’amare (anche se ovviamente essere amati fa piacere).” Se per felicità intendiamo senso della vita.. E anche se faccio del mio lavoro il senso della mia vita ma quel lavoro non mi porta ad amare di più il mio prossimo più prossimo sarò sempre un tristone inappagato.

  68. Eli galli ha detto:

    “Sguardo ampio e umile”, non ci piove. “Io ero sincera con lei”: averne di sorelle e amiche così! La Verità tanto, prima o poi,viene fuori. La sincerità, invece ce la possiamo mettere solo noi.Grazie.

  69. Eli Galli ha detto:

    Io sono daccordo con l’idea della realizzazione come sinonimo di Felicità (non felicità alla Provenzano come diceva giustamente Lidia)e sono daccordissimo su questa idea della Felicità che “dipende solo da questo: se si ama o no”. Cioè prima che parlare di realizzazione da celibi o sposati, di cultura nuova del celibato, io credo che dovremmo riappropriarci della cultura della Felicità. A me sembra che non siamo più capaci di essere felici. Ed è importante sottolineare che la felicità non è essere amati…è super bello e piacevole esserlo ma secondo me essere felici è anche una scelta e io, infatti,non a caso, posso solo scegliere di amare e non di essere amata. A volte non siamo realizzati-felici non perchè abbiamo sbagliato vocazione, ma perchè le cose vanno male. Le cose vanno male, non noi. Posso scegliere di amare ancora e accettare di amare una vocazione ammaccata e andare avanti. Qui l’amicizia gioca un grosso ruolo. Come dico alle mie amiche: “Non crolliamo tutte insieme. Una alla volta. Una crolla, le altre reggono. A turno.”

  70. Lidia ha detto:

    yes, ma la mia domanda non era se i celibi hanno o meno famiglia; Piuttosto: dato che tutti abbiamo famiglie (chi da sposato, chi da figlio/membro di una comunità) e poi l’amicizia, dov’è la differenza?
    (io lo so che una differenza c’è, ma sarebbe bello sviscerarla, visto che vogliamo discuterne..)

  71. Anonima ha detto:

    MM. ho riletto ieri il racconto di Sara e Cecilia. Mi sono chiesta che fine abbia fatto Sara e se ancora è presente nella vita di Cecilia.

  72. Mauro Leonardi ha detto:

    Commento Lidia Jan 16 2012 2:53

    Lidia, il tuo Robert quando dice che se vede un celibe “e basta” vede una cosa, e invece se vede un prete ne vede un’altra, dice intuitivamente una cosa molto profonda perché sposta l’accento sull’ importanza della scelta, cioè della motivazione. E’ l’argomento del mio raccontino “il peso dello zaino” per cui uno zaino è troppo pesante a seconda se dietro il peso (che c’è sempre) c’è paura o c’è amore.

    In questo momento nella nostra Discussione noi stiamo proprio cercando di capire se ha senso la scelta di un celibato solo umano e non istituzionalizzato. Per esempio quello di un medico che pensa di poter fare il medico al 100% solo se vive il celibato, cioè se si dedica pienamente a quello e a tutte le relazioni (comprese le amicizie) che nascono da quello.
    In un secondo momento penseremo al celibato “solo umano” che aggiunge anche la motivazione religiosa, e quindi in genere anche qualche forma di aggregazione di istituzione.

  73. Martedì Puntuale ha detto:

    Certo che ha senso secondo me “la scelta di un celibato solo umano e non istituzionalizzato”. Se per senso intendiamo, realizzazione, felicità,Felicità, vita piena, “100%”, per me ce l’ha. L’unica cosa è che è una cosa umana (come tutti gli altri modi di vivere) e come tale non si sentirà quel senso tutta la vita al 100%. Cioè fare una scelta, quella giusta, quella vera, quella proprio che porta il mio nome crea i muri portanti della mia vita…ma il momento delle capocciate al muro non me lo toglie nessuno. E il senso allora? E’il muro solido. E le capocciate? Capita…poi passa.

  74. MM. ha detto:

    cara Anonima..ne ho parlato con Cecilia tempo fa! Dopo che Sara ha lasciato la sua “strada”, si è trasferita in un’altra città (Cecilia l’accompagnò al treno con la morte dentro..) si sono sentite per un po’ di tempo, assiduamente, poi purtroppo Sara ha fatto capire a Cecilia che non potevano più continuare la loro amicizia, conducevano vite troppo diverse..diciamo che Sara ha cambiato radicalmente stile di vita e non riusciva più a reggere il confronto con la vita “pulita” di Cecilia, anzi forse voleva anche proteggerla da certe realtà. Ma Cecilia non ha mai giudicato Sara. Anzi per lei è sempre stata un faro nella sua esistenza e avrebbe preferito di gran lunga continuare l’amicizia in questa nuova situazione, maturando insieme le scelte di ciascuna, continuando a crescere insieme..ma l’amicizia si fa in due. come l’amore. e Sara non voleva continuare. Da poco Cecilia ha ricominciato a cercare Sara, perchè Cecilia sa che dentro di se’ e dentro Sara, in fondo in fondo, esiste ancora quel quid che ha fatto sì che i loro cuori si trovassero, si riconoscessero e si unissero, è quel qualcosa che neanche il dolore più grande o l’ errore più sconvolgente potrà cancellare. Io credo che si ricongiungeranno. Cecilia è pronta ma secondo lei Sara ha bisogno ancora di tempo per riconciliarsi con se stessa..e poi con lei.
    Quindi Sara non è più nella vita di Cecilia, ma ti posso dire che in realtà è presentissima in lei..

  75. ohhhh ha detto:

    Ohhh…Non avevo letto!!! A me piace invece come scrive Stefania. Sciagurata il blog mica è tuo! E se sei maschio ohh.. mi spiace per te!!!

  76. Anonima ha detto:

    Grazie per la risposta, MM.
    Se puoi, dici a Cecilia da parte mia che è importante che Sara si sappia amata per quella che è, con la sua vita non “pulita”, con i suoi errori “sconvolgenti”, con i suoi limiti e col suo cuore?
    Non è scontato che Sara lo sappia, sai?
    Forse questo non sarà sufficiente perchè si ritrovino (Sara deve fare la stessa cosa nei confronti di Cecilia, e anche questo non è semplice) ma è davvero importante: non c’è amore se non si ama l’altro per com’è, con la sua libertà, anche se questa libertà non la capiamo, anche se questa libertà viene usata male

  77. angela ha detto:

    Sulla questione del celibato ho sempre avuto il terrore di rimanere sola e ancora non riesco a comprendere come fanno ad essere felici coloro che fanno la scelta del celibato (forse lo capisco a parole, ma non riesco ad entrare nel loro cuore).

  78. Mauro Leonardi ha detto:

    Questo commento è stato eliminato dall’autore.

  79. Mauro Leonardi ha detto:

    Questo commento è stato eliminato dall’autore.

  80. Mauro Leonardi ha detto:

    In maniera molto semplice Angela dice una realtà profondissima, e cioè che ci sono due (2) strade per realizzare una vita terrena buona (e dalla bontà – non da quale strada si sceglie – dipende la vita eterna): il celibato e il matrimonio. Due strade. E il modo di distinguerlo è in sintesi quello che descrive Angela. Con la testa capisco che quella è una cosa buona, ma la pancia mi dice che non è per me. San Josemaría Escrivá (che amava moltissimo i religiosi e la vita religiosa) diceva che quando trascorreva un periodo di tempo in un monastero – per esempio una settimana per un ritiro spirituale – ne usciva edificato ma triste. “E questo – aggiungeva – è un segno in più quella dei religiosi non è la mia vocazione”.

  81. Mauro Leonardi ha detto:

    Questo commento è stato eliminato dall’autore.

  82. Mauro Leonardi ha detto:

    Mi dispiace aver ripetuto tre volte questo commento. Non appariva e quindi ri-incollavo… vabbé è un blog gratuito!

  83. Eli galli ha detto:

    “Ieri,a metà giornata, è caduta una frase che m’è rimasta impressa. Ho chiesto a Henny: Tide, allora non hai mai voluto sposarti? E la sua risposta è stata: Dio non mi ha mai mandato un uomo. Se io dovessi adattare questa risposta a me stessa, dovrei dire: per vivere in armonia con le mie sorgenti più profonde, probabilemnte non dovrei sposarmi. In ogni caso non posso rompermi la testa su questo problema. Se ascolto onestamente la voce che mi porto dentro, a un certo punto saprò se un uomo mi è stato mandato da Dio, oppure no. Ma non debbo pensarci troppo. Oppure transigere; o sposarmi ugualmente, per tante teorie sbagliate. Devo aver fiducia, sapere che seguo una determinata strada, non chiedermi: sarò poi molto sola, se ora non prendo marito? Sarò in grado di guadagnarmi il pane? Non diventerò una vecchia zitella? Che dirà il mondo intorno, mi compatirà per il fatto che non ho ancora un marito?”. “La nascita di un’autentica autonomia interiore è un lungo e doloroso processo…..Hai pur sempre un gran desiderio di perderti in un altro. Ma anche questa è una favola seppur bella. Però è un sentimento forte anche quello, talora felice. Sola, Dio mio. E’dura. Perchè il mondo è inospitale. Ho un cuore molto ricco, io credo. Una volta pensavo sempre che lo avrei dato tutto a una persona sola: ma è impossibile. E quando, a ventisette anni, si arriva a verità così dure, ci si sente a volte disperati, soli e impauriti, ma anche indipendenti e orgogliosi. Sono affidata a me stessa e dovrò cavarmela da sola. L’unica norma che hai sei tu stessa, lo ripeto sempre. E l’unica responsabilità che puoi assumerti nella vita è la tua. Ma devi assumertela pienamente….” Questi sono estratti del diario di Etty Hillesum, ebrea, uccisa ad Auschwitz nel 1943. Anche in quegli anni qualcuno si interrogava di quello di cui parliamo in questo blog, e lei era così simpatica e aperta e un po’matta che sicuramente avrebbe scritto qui. Chissà che Nname si sarebbe scelta!

  84. cristiana ha detto:

    “Esiste un celibato solo umano? Si, la mia risposta è si.
    E come avrebbe fatto altrimenti Gesù a farsi uomo?!
    Siamo troppo abituati a dividere la categoria umana in credenti e non credenti, praticanti e non o che so io! Certo che la natura umana ha in sé il germe del celibato altrimenti Gesù come avrebbe potuto viverlo se Lui è l’uomo in pienezza? Vorrà dire qualcosa se la pienezza dell’umanità rivelata in Lui storicamente ha assunto la forma del celibato?! O no?
    E se il punto di partenza dovesse essere ribaltato? Cioè se dovessimo domandarci seriamente chi è l’uomo?”

    Credo che occorra tornare alla domanda di d. Mauro di qualche giorno fa. “Chi è l’uomo?”
    Io penso che nella vita sia importante scoprire e capire che siamo ‘esseri’ in relazione e così ci identifichiamo con le relazioni che intessiamo (sposa, madre, amica, figlia,..). Il punto di fondo è la relazione nella vita di un uomo e solo in questo senso ha significato un celibato solo umano (ragionando un po’ per teorie, perché in fondo io credo che ciò che è veramente cristiano sia veramente umano e viceversa! Ma questa è tutta un’altra questione).
    Il secondo passo mi pare costituito dal fatto che la felicità stia nell’amare, cioè sta nel donare se stessi. Questa forse è l’unica ‘forma del cuore’ che accomuna tutti noi, sposati o celibi! Ed è auspicabile che questa forma sia dilatabile alla misura del ‘senza misura’!

    Sono nuova qui dentro, ho impiegato un po’ di tempo a capire come inserire un post, ma leggo da un po’ i vostri interventi… davvero sorprendenti! Grazie!

  85. fefral ha detto:

    Bello il brano postato da Eli (Halligalli era carino però)
    “Ho un cuore molto ricco, io credo. Una volta pensavo sempre che lo avrei dato tutto a una persona sola: ma è impossibile”
    Però quando ci si sposa non è detto che si dà il cuore ad una persona sola. Anzi, è auspicabile che non sia così. La parte “esclusiva” dell’amore non dovrebbe soffocare gli altri affetti, anzi affinarli, migliorarli.

  86. Angela ha detto:

    Un giorno, durante una chiacchierata con una amica che ha scelto il celibato apostolico, le ho detto: “Vi ammiro moltissimo…decidere di dedicare tutta la vita agli altri…”. E lei mi ha risposto: “Guarda che siamo noi che ammiriamo molto voi donne sposate, tutti quegli impegni, marito, figli…”.

  87. Mauro Leonardi ha detto:

    Grandissima Etty

  88. Mauro Leonardi ha detto:

    Grazie a te Cristiana e benvenuta. Anche tu dici una cosa profondissima in pochissime parole. Se il celibato non avesse valore umano, cioè se per essere veramente uomini fosse necessario sposarsi, allora Gesù non sarebbe stato veramente uomo…

  89. Lidia ha detto:

    ovviamente nonti chiedo di raccontare la storia nei particolari, ma è possibile che quella di Sara non sia una vita “sporca”?
    Spontaneamente io reagisco sempre un po’ male quando mi si pala di situazioni come “accompagnare al treno con la morte nel cuore” o “non reggere il confronto con la vita pulita” – devo anche dire però che 1) ho vissuto da vicino esperienze simili, ma la scelta di abbandonare la strada del celibato, anche se molto sofferta, è stata per le persone che conosco io sicuramente la scelta giusta (prova ne è che non ripudiano affatto l’esperienza vissuta, ma anzi, ne sono felici); 2) non avendo mai visto situazioni come quella di Sara e Cecilia se non di sfuggita, forse non mi rendo conto. Sicuramente anche io sarei triste se pensassi che una mia amica ha preso una decisione sbagliata, e nello specifico ho accompgnato un’amica dal suo ragazzo davvero con la morte nel cuore (questo era uno stranissimo), grazie a Dio si sono lasciati. perciò capisco Cecilia, però ecco, spontaneamente reagisco sempre con un attimo di diffidenza quando mi si parla di scelte così e di conseguenti tristezze, vite poco pulite etc. Mi chiedo sempre quanto sia la verità e quanto sia una nostra proeiezione sulla vita dell’altro. Anche se certe volte è vero che un cambiamento, in realtà, è in tradimento, e come tale mette una giusta trisitezza. Penso che quanto scrive qui sotto Anonima sia bellissimo: il sentirsi capiti, accolti, senza spavento, anche se dando alle cose il loro nome (io il ragazzo della mia amica lo descrivevo come pensavo fosse davvero, poi se lei ci voleva stare beh, rimaneva cmq la mia migliore amica :))

  90. fefral ha detto:

    @LIdia: “Mi chiedo sempre quanto sia la verità e quanto sia una nostra proeiezione sulla vita dell’altro.”
    Questo è un rischio molto concreto, soprattutto quando si fanno scelte di vita ben definite come quella di Sara e Cecilia, ma in generale quando si hanno (si crede di avere) le idee chiare su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. E peggio ancora su ciò che è giusto e sbagliato per l’altro. Quante volte, come dice Lidia, quello che a noi sembra sbagliato ci sembra così solo perchè proiettiamo sull’altro le nostre vite?
    A volte però vedere una persona cara cambiare completamente rotta nella sua vita, rinnegando (apparentemente??) da un giorno all’altro tutto ciò in cui aveva creduto magari per decenni ci pone di fronte all’interrogativo “che faccio?” Riuscire a stare vicino a quella persona, senza giudicare, senza voltarle la faccia, ma nellostesso tempo senza accondiscendere a comportamenti oggettivamente sbagliati, non è facile. E’ possibile se c’è un rapporto preesistente di amicizia profonda. Altrimenti è uno strazio. Non basta amarla, bisogna che si sia amici davvero.
    Ho visto molte situazioni come quelle raccontate da MM. E quasi mai il rapporto tra le persone coinvolte è rimasto come prima. Ma quasi sempre al momento “critico” quello che ne è venuto fuori è che le persone coinvolte non fossero davvero amiche, magari legate da un profondo affetto, ma quello non basta.

    Ps. forse possiamo adottare il suggerimento di eli, cioè di scrivere solo in coda all’ultimo commento: ho letto questo di lidia solo perchè sono iscritta via mail.

  91. Mauro Leonardi ha detto:

    Il consiglio di Eli Galli mi sembra sensato.

    AVVISO AI NAVIGANTI DI QUESTO BLOG

    Suggerisco a tutti di usare l’opzione “Rispondi” il meno possibile, tipo un “mi piace” di facebook o poco più, se no le persone devono ripercorrere tutti i commenti, si scoraggiano e non lo fanno.

    Grazie!

  92. Mauro Leonardi ha detto:

    AnonimoJan che il “19, 2012 11:49 PM” scrivi a questo proposito: “E’ vero, è scomodo. Ma per far scorrere la pagina ci vogliono 30 secondi, al massimo un minuto!Non mi sembra una gran fatica… ;-)”.

    Hai ragione anche tu, però ti assicuro che tanta gente non lo fa.

  93. Anonymous ha detto:

    Vabbè don Mauro, ma se si vuol seguire un ragionamento devi ugualmente risalire per vedere a cosa si sta rispondendo e poi magari devi riscendere, e poi decidi di rispondere, però magari vuoi evidenziare un’altra parte del post iniziale e allora devi risalire per fare il copia e incolla e poi devi riscendere per completare il commento… mo siii che ‘na fatica!!!
    Comunque seguirò il suo suggerimento…

  94. fefral ha detto:

    Ano’ m’hai fatto venire l’ansia!

  95. Anonymous ha detto:

    E questo è niente… se poi mentre rispondi ti si inserisce qualcun’altro che ha fatto il commento di un altro commento e poi ti si impiccia con quell’altro che però ora ha fatto un copia incolla col tuo mentre tu ora stai facendo un copia e incolla col suo e poi…..
    eh…e son problemi!!!

  96. Lidia ha detto:

    ok! io pensavo che fosse più comodo rivedere la discussione divisa in gruppi tematici che in 100 commenti uno dietro l’altro…proviamo così, e vediamo come va!
    Sì, nelle situazioni come quelle descritte da MM. che ho vissuto per fortuna l’amicizia con me c’era, ed è sempre rimasta. però devo dire che è molto anche dipeso dalle persone che invece di voler “dimenticare” andavano avanti facendo tesoro dell’esperienza, certamente con dei cambiamenti di vita sostanziali, molto positivi per loro, e, direi, anche con una legittima e salutare “presa di distanza” (altrimenti non sei mai né carne né pesce). Talvolta dei cambiamenti così radicali possono effettivamente porre degli interrogativi laceranti, soprattutto quando uno vede che l’altro non è felice nella “nuova vita”, o che è rabbiosamente felice, diciamo così, squlibrato. Allora come dice fefral solo l’amore vero, l’amicizia vera possono resistere.
    Cmq vorrei introdurre un altro tema, che scrivo in maiuscolo ;) Io furbetta, così si nota:
    Il CELIBATO è UGUALE NEGLI UOMINI E NELLE DONNE?
    Finora non ne abbiamo parlato. Io credo che una novità del cristianesimo sia di aver introdotto anche per le donne la libertà di essere celibi senza dover dare spiegazioni (abusi medievali e ahimé post-medievali a parte, tipo Gertrude), ma siccome per ora la dimensione religiosa accantoniamola.
    Insomma, se l’amico sceneggiatore di don Mauro fosse stata una sceneggiatrice, che avremmo pensato? Donne che non si sposano per lavorare: egoiste? crudeli? snaturate? Oppure fautrici di una scelta?
    Insomma, proprio io che avevo detto chiudiamo la discussione ora dico che vorrei si parlasse di più di CELIBATO E FAMIGLIA (v.sopra sempre me) e CLIBATO:UOMINI E DONNE.
    Che ne dite?

  97. fefral ha detto:

    celibato uomini e donne: bel tema! credo che sia nell’opinione collettiva che nel modo in cui di fatto si vive questa scelta la differenza sia molto profonda. Credo che c’entri la dimensione della maternità che per la donna è molto più totalizzante di quanto sia la paternità per un uomo. Ma è un discorso che merita più tempo e attenzione di quelli che posso dedicare adesso.
    Di fatto conosco molti più celibi per scelta uomini “realizzati” che donne. Ma le poche donne che hanno raggiunto un equilibrio in questa scelta mi sembrano molto più felici (sia di quegli uomini che di tante donne sposate)

  98. fefral ha detto:

    “devo dire che è molto anche dipeso dalle persone che invece di voler “dimenticare” andavano avanti facendo tesoro dell’esperienza”
    credo che per desiderare di far tesoro di un’esperienza forte (qualunque sia, un ragazzo che si lascia, un lavoro che si perde, una città da cui ci si trasferisce, o una vocazione che non prosegue) si debba riuscire a vedere quell’esperienza non come un fallimento, un errore. Non è sempre facile quando si sceglie un cambiamento radicale (qualunque sia) mantenere una continuità, soprattutto quando a quel cambiamento ci si arriva con sofferenza e stanchezza e a volte senza poterlo scegliere davvero. In questi momenti la vicinanza di amici veri che ci conoscono per come siamo è un tesoro e può essere determinante per il modo in cui i segni di quest’esperienza resteranno nel nostro cuore.

  99. MM. ha detto:

    @Lidia, Anonima, fefral..vi ho risposto nella sezione sull’amicizia!:)
    Mi è piaciuto il brano di Etty..”La nascita di un’autentica autonomia interiore è un lungo e doloroso processo…..Hai pur sempre un gran desiderio di perderti in un altro. Ma anche questa è una favola seppur bella. Però è un sentimento forte anche quello, talora felice. Sola, Dio mio. E’dura. ” E’ la paura di cui parla Angela, paura della solitudine. Un celibe, in fondo in fondo..è solo? Per questo forse la vita da sposati sembra più “piena”? Non dico più facile, anzi!

  100. Eli galli ha detto:

    MM dimmi che ne pensi di quest’altro pezzo di Etty (forse interessa Sara e Cecilia):”Mentre camminavamo, Max ha detto d’un tratto: forse, col passar degli anni, tu e io potremo ancora diventare veri amici. E così nulla va perso. Le persone ritornano, e interiormente puoi continuare a vivere con loro finchè, qualche anno più tardi, sono di nuovo unite a te. … E se penso a come noi due camminavamo insieme per la città buia, maturati e inteneriti sul nostro passato e con la sensazione che avremmo avuto ancora molto da raccontarci, lasciando però insieme nel vago quando ci saremmo rivisti – forse ci vorrà ancora qualche anno -, allora mi sento seriamente e profondamente grata che una cosa simile sia possibile in una vita”.

  101. MM. ha detto:

    @Eli: bello,davvero..soprattutto queste parole: “E così nulla va perso. Le persone ritornano, e interiormente puoi continuare a vivere con loro finchè, qualche anno più tardi, sono di nuovo unite a te. …” interiormente puoi continuare a vivere con loro! Questo sì che è umano! Volere continuare a vivere accanto alle persone che ami! non sempre sembra possibile, ma invece lo è diciamo.. in un’altra dimensione! E questo credo che valga per celibi e sposati..allora la solitudine non è poi così solitudinosa! Grazie Eli!

  102. la sciagurata rispose ha detto:

    ma vi sono mancato o no!?!?
    eh sì, son tornato a bordo, cazzo!
    scusate l’assenza ma avevo un problema con il pil. e tutto sto celibato mi distraeva.

    comunque bella la domanda di lidia: il Celibato è uguale negli uomini e nelle donne?

    Secondo me è uguale identico il senso che il celibato può avere come lo è il senso della vita di coppia.
    Però la maniera con cui viene vissuto è differente così come viene vissuta in maniera molto diversa la vita di coppia.
    Ovvio che sono generalizzazioni, ma per l’esperienza che ho avuto il percorso della libertà e l’adesione della persona alla scelta è fortemente influenzata dall’essere maschio o femmina, qualunque scelta sia.

    Ad esempio, sto blog è un po’ un pollaio e cicip e ciciop (tra l’altro tutte educate, e dite una parolaccia ogni tanto!): perchè nel blog ci sono tante donne? perchè il tema non interessa agli uomini?
    io credo semplicemente perchè la modalità di approfondimento razionale dell’uomo e della donna sono distinte e forse il blog è un percorso che appare più invitante all’approfondimento per la razionalità femminile.
    Quindi son convinto che il modo di vivere il celibato delle donne sia molto diverso da quello degli uomini.

  103. Mauro Leonardi ha detto:

    A me sei mancato di sicuro però… insomma… abbiamo tirato avanti bene anche senza di te… non sentirti così indispensabile… :-)

  104. fefral ha detto:

    e certo questo blog è un pollaio ed è tornato il galletto! Ma che tipo!
    A proposito di celibato, leggevo qualche giorno fa su un blog di un’amica:

    “Maschio e femmina li creò, dice la Genesi, a immagine e somiglianza di Dio. Io credo che nella differenza sia celato un grande mistero che dice qualcosa di molto profondo sulla natura dell’uomo. Di profondo e sostanziale. Dice che l’uomo e la donna non possono stare soli, perché c’è un’incompletezza che sarà per sempre la loro qualità distintiva. Dice che l’uomo e la donna esistono in relazione. Dice che questa relazione profonda e vera con una persona dell’altro sesso può anche non esserci, ma allora deve essere Dio che diventa lo sposo o la sposa di quella creatura, che da sola non è piena. Non è bene che l’uomo sia solo”

    Condivido parte del passaggio, ma c’è qualcosa che sento stridere con i ragionamenti che stiamo facendo in queste pagine. Riporto qua il mio commento a queste righe e vi saluto che ho troppo sonno

    Fefral: “c’è qualcosa che mi piace ma qualcos’altro che sento suonare un po’ stonato, o forse ridondante, e cioè quando parli di Dio che diventa sposo o sposa di quella creatura che da sola non è piena, non mi soddisfa, lo trovo non sempre vero, soprattutto quando rimaniamo al di fuori della logica dei consacrati (religiosi o sacerdoti).
    Perchè vedere tutto sempre nella logica della relazione sponsale? Che la vita dell’uomo abbia senso nella relazione è profondamente vero e questa è la parte che condivido e che mi piace. Dio è relazione e noi siamo fatti a immagine di Dio. Ma la relazione tra le persone della trinità non è sponsale. L’amore coniugale è solo una particolare forma di amore tra tutte le forme possibili di amore che sono tutte immagine dell’amore divino.
    Gesù si è presentato a noi come Sposo della Chiesa ma non dei singoli cristiani. Questo ricondurre continuamente all’analogia dell’amore sponsale lo trovo un po’ limitante. Gesù non ci ha chiamati sposi, spose. Ci ha chiamati amici. E questo deve voler dire qualcosa.
    Sì, l’uomo e la donna esistono in relazione. Ma se non hanno (per scelta, per vocazione, o perchè così è andata) una relazione esclusiva con una persona dell’altro sesso nel matrimonio non significa che non possano trovare realizzazione completa del proprio essere “in relazione” attraverso altri affetti, anche solo umani, che non sono l’amore sponsale ma magari quello filiale o quello fraterno o quello di amicizia. Senza bisogno di sentirsi “sposi” di nessuno. Così, semplicemente un uomo o una donna. Un amico, un figlio, un fratello. Come Giovanni l’apostolo. Che non era sposo di nessuno. Era amico di Gesù.”

  105. Lidia ha detto:

    Amici del blog….già che siete la mia famiglia virtuale…ieri Robert mi ha lasciata, e oggi è il mio compleanno….
    Pregate per me?

  106. fefral ha detto:

    Forza Lidia! Buon compleanno, noi siamo qua

  107. Eli Galli ha detto:

    Ciao Lidia, ieri era il compleanno di mia figlia. Anche lei non sta passando un bel momento. Me la sono abbracciata e le ho comprato una borsa per scuola che desiderava. Un abbraccio virtuale anche a te. Per la borsa, quando vuoi. Auguri. Forza.

  108. MM. ha detto:

    CONTACI!!!e auguri!!!

  109. la sciagurata rispose ha detto:

    cara Lidia, ho soperto che sei nata nel giorno della festa della conversione di san paolo.. grande!
    e mi sono guardato il celebre quadro di caravaggio che sta in santa maria del popolo..
    http://it.wikipedia.org/wiki/File:Caravaggio-The_Conversion_on_the_Way_to_Damascus.jpg
    ci sono cadute da cavallo come quella di foscoliana memoria di Luigia Pallavicini che portano all’involuzione ed altre come quella di san Poaolo che conducono alla rinascita e alla felicità.
    QUest’ultima è il mio augurio!

  110. Lidia Mazzitelli ha detto:

    ciao a tutti, grazie! davvero, che commozione! Sciagurata, ieri sono stata a Messa proprio in quella Chiesa…già speriamo che anche a me vada così.
    Eli, mia sorella mi ha regalato una borsa, i miei cuginni una borsa…scommetto che il tuo suggrimento veniva proprio dal cuore, così che è arrivato dritto al cuore di chi ha scelto il regalo per me.

  111. Eli galli ha detto:

    Lidia non so fare le faccette! Ti farei un cuore e un sorriso.

  112. Mauro Leonardi ha detto:

    Qualcuno può insegnare a Eli Galli le faccette?

  113. Dory ha detto:

    Sta nevicando copiosamente e il candore che copre il grigio e lo sporco delle nostre città mi ha fatto proprio pensare al valore solo umano del celibato…Un manto di neve che s’incarica di coprire…Coprire con la scelta della purezza le fragilità degli altri, le fragilità proprie. Trasformare un paesaggio dell’anima un pò trasandato in un miracolo di bellezza senza tempo. Far guardare agli altri la vita, le solite cose, come fossero nuove, preziose, bellissime. Talmente belle che hai quasi paura di toccarle, talmente sono perfette ora, sotto quella coltre bianca. E scegli il bianco perchè il bianco è il colore più semplice, eppure è quello che contiene tutti i colori non solo quelli dell’arcobaleno, ma anche quello dell’amore. L’unica cosa è che chi sceglie di abbracciare il celibato questa coltre bianca la porta dentro…Se ne accorge solo chi, magari per un fortuito incontro, si avvede di una vicinanza mai sentita, di un “ci sono” che non è di circostanza, di uno spirito di servizio che rende nuove tutte le cose…Perfino la tua vita che ti sembrava così “grigia”, triste e forse davvero lo è…Ma almeno può godere, riflessa in un altro, la gioia del dono assoluto, dell’esserci per tutti, di un senso profondo dell’esistenza che a volte smarriamo e che sta tutto nella gratuità. E quindi grazie, grazie a tutti coloro che , con questa coltre candida dell’animo, scelgono di dire a “noi altri”…Vedi “ci sono” e così sconfiggono la tristezza e la solitudine.

  114. Mauro Leonardi ha detto:

    Metto qui questo commento di Patrizia Cecilia GiardiFeb 14, 2012 05:19 AM collocato nella sezione sbagliata.

    Perchè è così importante parlare del celibato? Non l’ho mai ritenuta una condizione importante,soprattutto perchè mai definitiva……in ogni senso. Sinceramente non mi cambia nulla. E vorrei una risposta. Perchè è così importante il celibato?

  115. Dory ha detto:

    Già..Perchè? Pochi mesi fa, Cara Patrizia, avrei detto le stesse cose che hai detto tu, quindi ti capisco. Proprio per questo però sento l’esigenza di raccontarti la mia esperienza. Non è una Risposta assoluta, ovviamente, ma solo un’esperienza personale dove un tema (il celibato) e un libro hanno contribuito – insieme ad altri eventi “forti” della mia vita – ad una mio cambiamento radicale, a ritrovare un senso profondo – anche se complesso e ancora molto iniziale, conflittuale, confuso – nel rapporto con Dio… Ma torniamo a noi: ho comprato il libro più per sfida che per convinzione…Ho letto il titolo e ho pensato subito: “MMMMMHHHHHHHHHHH!!! Un’altra predica sulla verginità e la purezza! Uffa!E poi il celibato… E amechemmemporta????che mi cambia? roba da preti!”(+ o meno)
    Poi l’ho letto il libro…E accidenti se ho capito perchè serve parlare di celibato!!! E affinchè non sembri che io faccia complimenti di circostanza al libro o all’autore ti dico anche che la lettura per me ha avuto l’effetto di un sonoro schiaffone… Che mi ha fatto male, mi ha ferito, mi ha investito come un tir con un carico di verità molto pesanti da accettare, almeno per me…A tratti mi ha fatto pure incavolare quella lettura!!! Ma mi ha fatto anche piangere (di gioia a volte, altre per l’amarezza) ed emozionare, perchè mi ha permesso di riconoscere in me e negli altri tanti aspetti nuovi, tante verità sepolte! Magari lo avessi avuto in mano quel libro da fidanzata o prima di sposarmi! Oggi forse e dico forse le cose sarebbero diverse per me! Almeno più chiare se non meno dolorose… E questo in quanto al celibato che dà luce al matrimonio e al percorso di maturazione personale indipendentamente dalla scelta vocazionale e di fede. In generale…Ti fa capire che per essere un buon cristiano non devi fare cose mirabolanti, perchè il senso della vita di Gesù sta molto in quei 30 anni di anonimato. Di celibato. Di “santità nascosta”. Chi abbraccia il celibato, credo, sta dentro il mistero di quei 30 anni, ma anche “gli altri” sono chiamati ad una santità “normale”: una sfida e una responsabilità quotidiana, raggiungibile. Certo se non guardi quei 30 anni…è più semplice fuggire dicendo che non è da tutti predicare, andare nel deserto, moltiplicare i pani e i pesci e farsi crocifiggere…Ma come la metti con uno normale che fa il falegname a Nazaret e abita con mamma e papà? Qui è più difficile dire “io non posso…”.Qui è più difficile non sentirsi interpellati a risponderGli. Inoltre…Non credo proprio che la scelta del Celibato “non sia definitiva”. Cosa intendi? Che non c’è un contratto? Hai ragione. Che non c’è un sacramento che vincola questo “rapporto” speciale con Gesù? Hai ragione…Ma senti…Io penso che a volte “una stratta di mano”, un patto d’onore, una promessa…Può essere ancor più definitiva e sacra di un’Istituzione. Proprio perchè è libera, come la Verità: 2+2 fa quattro…mica ci vuole il contratto per stabilirlo!!! E mentre in un’Istituzione puoi non trovare la ragione per cui essa è nata, ma solo la forma ( e quindi non c’è più la verità)…In questo caso no. Poichè è un rapporto libero…è un rapporto chiamato a rinnovare continuamente forma e sostanza, fuori e dentro. E poi siccome l’altro non è il “mio amico Pierino/a” ( con tutto il rispetto per Pierino/a), ma Gesù…Cavoli…Mi sa proprio che ‘sto vincolo di eternità è più forte di un anello, di un voto! E ci vuole una capacità autentica di amare e donarsi immensa, non certo inferiore a chi si sposa o chi intraprende la strada del sacerdozio.

  116. Tres ha detto:

    Perchè parlare di celibato? Perchè c’è un celibe in ognuno di noi tutta la vita, una vita nascosta che è davanti a Dio, anzi c’è un celibe da custodire in ciascuno di noi, una solitudine da tenere davanti a Dio, un nascondimento che vede solo lui. Quei trent’anni ce li abbiamo tutti, dentro.

  117. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Caro Tres, non c’è la risposta alla mia domanda. Ho letto tutto quello che avete scritto.TU PENSI E CREDI, TU, CHE DIO VOGLIA CHE TU ABBIA UNA SOLITUDINE DA TENERE DAVANTI A LUI,E SEMPRE TU PENSI CHE IN CIASCUNO DI NOI SI DEBBA COSTUDIRE UN CELIBE.. Non è oggettivo. Vorrei sapere cosa cambia OGGETTIVAMENTE il celibato nella nostra vita e nella nostra fede. Fai un passo in avanti, non attribuire a Dio sensazioni e pensieri umani…..non lo pensare a nostra immagine e somiglianza nell’esssenza…vai oltre….

  118. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Caro Tres, non c’è la risposta alla mia domanda. Ho letto tutto quello che avete scritto.TU PENSI E CREDI, TU, CHE DIO VOGLIA CHE TU ABBIA UNA SOLITUDINE DA TENERE DAVANTI A LUI,E SEMPRE TU PENSI CHE IN CIASCUNO DI NOI SI DEBBA COSTUDIRE UN CELIBE.. Non è oggettivo. Vorrei sapere cosa cambia OGGETTIVAMENTE il celibato nella nostra vita e nella nostra fede. Fai un passo in avanti, non attribuire a Dio sensazioni e pensieri umani…..non lo pensare a nostra immagine e somiglianza nell’esssenza…vai oltre….

  119. Dory ha detto:

    Patrizia…Accidenti…Sei proprio “arrabbiata”! Buon segno…Vuol dire che cerchi Qualcuno. Hai detto che non ti abbiamo risposto oggettivamente. Eh…Hai ragione, sai. Senti, sarò monotona, ma ti dico che io avrei detto la stessa cosa tua poco tempo fa. Però ho capito una cosa (sempre personale, abbi pazienza)…Tu vuoi capire le cose OGGETTIVAMENTE…E io ti dico: non è possibile!!! Ovvero…Vuoi sapere oggettivamente cosa serve parlare di celibato? Serve oggettivamente nell’incontro soggettivo tra una vita e Gesù. Serve se ti fai toccare Patrizia e decidi che la TUA VITA la consegni a LUI. Senza riserve. Allora parlare di celibato serve.. Se rimani ai sillogismi aristotelici…Credimi…Non credo che otterrai alcuna risposta nè dalla riflessione sul celibato, nè dal resto. Almeno…per me è stato così. E ti assicuro che io sono una che ha cercato tanto OGGETTIVAMENTE…Parlare di celibato (e non solo) serve solo se lo tocchi Gesù: sì, puoi pure toccarlo come San Tommaso! Ma toccalo! Ti fa paura? Pure a me…Che credi!!! Uno che si fa mettere le dita nelle ferite affinchè tu (noi) creda (crediamo) che esiste, che è risorto…Ti mette davvero soggezione, ne convengo. Bada…Non sto dicendo che ragionare non serve a nulla…Per carità la fede deve e può essere ragionevole: questo blog serve anche a quello, ma come ha giustamente detto sciagurata serve se ti metti “in mutande” ! Voglio dire che ad un certo punto ti devi arrendere Patrizia. Don Mauro ha incontrato una persona buona (leggila quella testimonianza…é istruttiva): un tassista che dice di parlare con San Pietro…Uno svitato? Può darsi…La “Dea Ragione” ci direbbe così. Ma forse non è così. Forse davvero il tassista parla con San Pietro, ne ascolta i consigli, se ne fa rassicurare. E pure fosse una fantasia? Pensa che quell’uomo convinto di parlare con S. Pietro, prega pure per le anime che non conosce, guida sicuramente prudente, mette la cintura, fa una chiaccherata con un prete ( ma anche un cliente qualsiasi) e la mette fuori tassametro…Insomma. Fa del Bene! E come direbbe Madre Teresa…Non ti chiedere perchè fare del bene (la tua dimostrazione oggettiva)…Fallo (l’incontro soggettivo)!!! C’è un poeta che io amo tanto…Foscolo. Era ateo. Dopo la morte? Nulla! A che servono oggettivamente i cimiteri? A Nulla. Ma c’è una “religione delle illusioni” che distrugge questo nulla, Patrizia. E’ la religione di una madre che parla col “cenere muto” (sublime follia) del figlio defunto e gli parla dell’altro figlio esiliato e lontano…E così con questa “celeste corrispondenza d’amorosi sensi” ricostituisce, attorno a quella “inutile” tomba, il cuore della sua Famiglia “oggettivamente” distrutta dalla vita e dalla storia…
    Una madre e due figli. Questa è la Verità oggettiva.
    Tu e Gesù. Null’altro. E Lui è molto più che un’Illusione. E’ una Persona! E una persona non si dimostra. Si ama e si conosce…

  120. Tres ha detto:

    Tres io non sono Dio, ti posso dire solo quello che penso io e che credo io, però guarda che è Dio che a me parla così, perchè sa che io capisco solo le cose soggettive, tra me e Lui, e così Lui si fa come me e non il contrario. Forse dovresti chiederlo a Lui…se tu sei un tipo tutto oggettivo e aristotelico (Doris docet) Dio si farà oggettivo e aristotelico e ti spiegherà il valore del celibato oggettivo nella nostra vita e nella nostra fede. Facci avere notizie.

  121. Mauro Leonardi ha detto:

    Tres forse volevi scrivere: “Patrizia io non sono Dio ecc. …”

  122. Mauro Leonardi ha detto:

    Patrizia ti do una breve risposta io e ti chiedo di continuare a scrivere su blog perché abbiamo tutti bisogno di persone come te che ci pongano domande “acuminate”. Naturalmente ti chiederei anche di comprare il libro. E’ facile, basta farlo attraverso internet oppure telefonando all’Ars 02 29526156

    Nel libro si parla del celibato che viene vissuto in tutte le religioni, se abbia o meno senso il celibato “solo umano”, e si parla poi del celibato di Cristo.

    Io rispondo alla tua domanda sul celibato proprio cercando di andare oltre l’attribuzione a esso di connotati umani, cioè sponsali: Gesù mio sposo, io sposo della Chiesa, ecc. Cerco proprio di restare nel celibato come misteronon cercando di spiegarlo ma cercando di contemplarlo.

  123. Tres ha detto:

    Speravo in un suo commento e mi arriva una correzione…pure giusta! Sigh!

  124. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Caro Mauro se Papa San Callisto I nel 217 d.C.non avesse istituito la regola del celibato avresti potuto scegliere. Magari avresti scelto il celibato,o forse saresti stato sposato…chi lo sà…… ma la domanda è: saresti diverso da ciò che oggi sei? Io credo di no….La mia personale e non condivisibile opinione è questa: non è l’essere celibe che fa di te un eccellente sacerdote, ma è la grande fede che Gesù ti ha donato attraverso lo Spirito Santo e che ti ha chiamato a diffondere tra gli uomini, e tu hai prontamente risposto con tutto te stesso e con tutto l’amore di cui sei capace per Gesù e per il prossimo, a fare di te un eccellente sacerdote. E a me, sinceramente, da cattolica osservante praticante con fede incrollabile ma critica , interessa solo che tu sia un eccellente sacerdote.Il tuo stato civile, qualunque essso sia, è un fatto tuo privato,( mi fa piacere se essere celibe ti rende più vicino a Cristo, è giusto che tu lo viva come lo descrivi e io sono felice per te),e nulla toglie e nulla aggiunge alla mia fede.

  125. Mauro Leonardi ha detto:

    Patrizia non c’è nessuna ragione che colleghi essenzialmente il celibato al sacerdozio. Pietro era sposato e, forse, anche gli altri apostoli, a parte Giovanni (cfr Come Gesù, p. 115). Come giustamente dici, in un certo momento la Chiesa ha deciso di scegliere i suoi sacerdoti solo tra coloro che avevano già deciso di vivere il celibato (che è proprio il mio caso, visto che io prima di essere sacerdote ero – e sono – un numerario della Prelatura dell’Opus Dei). Purtroppo ad un certo momento le parti si sono invertite e attualmente “sembra” che per essere sacerdoti si debba vivere il celibato. Ma è così per una legge ecclesiastica riformabile. Cioè come un Papa ha deciso una cosa così – su questi argomenti – un altro Papa può deciderne un’altra (non voglio dire che lo farà, voglio dire che lo può fare…). Già ora nella Chiesa Cattolica ci sono sacerdoti sposati. I cattolici di rito ortodosso (non mi sto riferendo ovviamente agli ortodossi tout court) e tutti i pastori protestanti, anglicani, ecc. che – sposati – chiedono di essere ammessi alla chiesa cattolica. Lo divengono e, se vogliono, possono anche diventare sacerdoti, ovviamente sposati.
    Per quanto riguarda l’efficacia del mio sacerdozio… beh essa dipende dal sacramento dell’ordine, non dalla mia fede o dalla mia santità. Per quella conto molto sulla tua preghiera.
    Sei riuscita a trovare il libro?

  126. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Leggendo ciò che ha scritto TRES su di me, mi scuso per aver dato un’immagine di me che non mi appartiene. E se Mauro condividesse l’opinione che io non sappia il valore del celibato mi scuso anche con lui.Possiamo aprire una discussione sul valore el celibato per chi lo abbraccia per compiere una missione per volontà di Dio immediatamente. Io ti leggo, Tres, e le tue esperienze mi interessano e mi fanno riflettere, ma sono le tue,le mie sono diverse, e non mi permetto nè di avere delle opinioni su di te come persona nè di giudicare il tuo rapporto con la fede, con Dio,perchè è talmente personale che nessuno, credo, possa permettersi di dare giudizi o di dirti COME devi fare o COSA devi fare.Ti leggo con molto piacere ma non ti conosco e non posso spingermi a fare delle valutazioni che ti riguardano perchè sarebbero clamorosamente sbagliate.Nn so che tipo sei,non azzardo ipotesi visto che di te so solo ciò che scrivi,e mi dispiace averti l’impressione di essere un tipo aristotelico.Spero di farmi conoscere meglio attraverso i miei scritti. Con affetto

  127. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    si…lo acquisterò…Non fare il modesto:-) :-) Sei un eccellente sacerdote.. :-):-) Non ho detto che dipende dalla tua santità….. per lo meno non per adesso…… :-) per riconoscerti quella non quella dovresti non essere più con noi… :-) ma dalla fede si…. :-) ne sono convinta perchè ho sempre creduto, come opinione personale non condivisibile,che il sacramento dell’ordine è in subordine rispetto alla fede perchè se fosse vero che satana potrebbe antrare in vaticano, sarei certa che i sacerdoti con FEDE riuscirebbero a salvare la chiesa voluta da Gesù Cristo anche fuori dalla struttura gerarchica del vaticano. Comunque….spero propio che non succeda……è solo un paradossoper spiegare meglio la mia opinione PERSONALISSIMA e non condivisibile. Buona serata.

  128. Tres ha detto:

    Ma io ho detto Aristotelico perchè Paola lo aveva scritto e mi era piaciuto e l’ho fatto mio, ma non volevo giudicare la tua fede e tanto meno dirti come e cosa devi fare. E’logico che siamo diverse è per quello forse che ci facciamo riflettere. Forse abbiamo pure qualche esperienza in comune,chi lo sa? Hai letto i miei commenti, lo vedi come domando agli altri e a me stessa tante cose. Scusa tu se ti sei sentita giudicata. Sul serio penso che Dio non parli a ciascuno ma con ciascuno e quindi un solo Dio e tante noi. Ci conosceremo meglio sicuramente. Ciao e a presto tra queste righe.

  129. Tres ha detto:

    Cavolo non era Paola ma Doris! Ho risbagliato mome. Sta discussione non fa per me.

  130. Mauro Leonardi ha detto:

    E’ vero: la fede viene prima del sacramento dell’ordine, visto che il battesimo viene prima dell’ordine. E’ già la seconda volta che condivido la tua opinione “personalissima e non condivisibile”. Non credo proprio che Tres ti abbia giudicato, e io non ho mai pensato che tu sottostimi il valore del celibato. In questo blog Patrizia ci stai proprio bene. Benvenuta!

  131. Lidia ha detto:

    Ciao Patrizia, io posso dire che un mio carissimo amico bielorusso, cattolico di rito bizantino, sta studiando in seminario per diventare sacerdote, ma prima dell’ordinazione si sposa, perché nelle Chiese cattoliche di rito non latino l’ordinazione di uomini sposati è possibile.Perciò è certo che non è il celibato a fare il prete.
    Però io credo che ci sia un motivo per essere celibi. Magari don Mauro non sarà d’accordo, ma uno dei principali motivi, secondo me, è che un celibe non ha doveri familiari: infatti, anche nelle Chiese cattoliche di rito orientale, Vescovo può diventare solo un prete celibe. Infatti, un prete sposato ha necessariamente degli obblighi, che lo rendono più vulnerabile ad un’eventuale persecuzione (in Russia togliamo l’ “eventuale”, con quello che hanno sofferto…), dovendo anteporre la moglie e i figli ai fedeli. Perciò il Vescovo è celibe: perché è Padre della sua Chiesa, padre di tutti senza distinzioni. IO credo che nel sacerdozio latino (cioè celibe) l’elemento paternità sia quello più adatto a far risplendere il valore del celibato. Don Mauro è padre verso tutti. Chiaro, anche il mio amico Andrej, il seminarista, sarà padre pur essendolo anche biologicamente di alcuni figli, ma don Mauro è padre verso tutti allo stesso modo. A parte i preti, il celibato laicale è secondo me una scelta non di valore, ma di fiducia. Io sinceramente (e qui esprimo un’opinione del tutto personale) non credo molto al fatto che (tranne in alcuni casi) Dio “chiami” o che il fatto che la persona X scelga il celibato significhi fare la Volontà di Dio. Secondo me, una persona sceglie il celibato perché capisce che quella è la strada che la renderà felice: cioè la strada in cui si sente vicina al cuore di Dio. Se avesse scelto il matrimonio per la stessa ragione Dio ne sarebbe stato felice ugualmente. Certamente dobbiamo chiedere a Dio quel’è la sua Volontà, ma in generale Dio non solo rispetta ma aspetta i nostri desideri. Se il mio cuore vuole il celibato, va bene, così come se vuole il matrimonio. Io credo che la vocazione sia un “riconoscersi” in Dio: cioè, una volta che si è detto a Dio, “vorrei restare celibe per Te” scoprire nel volto di Dio quel sorriso che Ti dice “è proprio quello che volevo da Te, sarai felice”. LO stesso vale per la vocazione al matrimonio: è vedere Dio che sorride e dice “quest’uomo, questa donna, che tu hai scelto liberamente (Dio non sceglie le persone giuste, non credo) è proprio quella che io voglio per te”. Così come la scelta rende giusta la persona giusta così la scelta del celibato rende giusto il celibato.
    Io credo così :)

  132. Lidia ha detto:

    * qual è. Ahhhrgh l’apostrofo…

  133. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Cara Lidia, chi vuol parlate con Don Tommaso della parrocchia della Vergine a Pistoia deve prendere un appuntamento una settimana prima.Se poi uno pensasse di parlarci a Santa Messa finita si sbaglerebbe di grosso, si toglie l’abito al volo e sgomma con la sua Golf a razzo.E non è sposato.Se fosse sposato magari il benedett’uomo si troverebbe a qualche ora a casa!!!!!! Vorrei inoltre sottolineare che anche i sacerdoti hanno una famiglia: madre, padre, sorella ,fratello,nipoti,zie, zii,nonni,nonne…..e quindi il rischio di cui tu parli, quello di anteporre la famiglia agli altri in situazioni molto scabrose è un rischio che corrono sempre,e se ci fosse una persecuzione in atto sarebbero vulnerabili anche senza essere sposati.Quindi NULLA cambierebbe.Io ti espongo il mio modo di vedere il problema,diverso dal tuo, ma entrambi degni di attenzione. A mio parere “personalissimo”…. :-) ,ci potrebbe essere il rischio che i parroci potrebbero subire l’umano egoismo di alcuni fedeli che potrebbero vedere nella famiglia del sacerdote un ennesimo motivo per criticare e recriminare il tempo che questi dedicherebbe alla famiglia,sentendosi a torto trascurati!. Io invece sarei contenta…almeno all’ora di pranzo e cena…li troverei!Comunque, come la penso sul celibato dei sacerdoti l’ho già scritto… Concludo con una riflessione che mi viene spontanea: noi donne che parliamo di celibato dei preti, forse non sappiamo bene di cosa parliamo……

  134. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Tres, non abbandonare!!!!!! IO HO SBAGLIATO!!!!! Volevo dire CARA DORY…ANZI…..RIPOSTO GIUSTO!!!!!!

  135. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Leggendo ciò che ha scritto DORY su di me, mi scuso per aver dato un’immagine di me che non mi appartiene. E se Mauro condividesse l’opinione che io non sappia il valore del celibato mi scuso anche con lui.Possiamo aprire una discussione sul valore el celibato per chi lo abbraccia per compiere una missione per volontà di Dio immediatamente. Io ti leggo, DIRY, e le tue esperienze mi interessano e mi fanno riflettere, ma sono le tue,le mie sono diverse, e non mi permetto nè di avere delle opinioni su di te come persona nè di giudicare il tuo rapporto con la fede, con Dio,perchè è talmente personale che nessuno, credo, possa permettersi di dare giudizi o di dirti COME devi fare o COSA devi fare.Ti leggo con molto piacere ma non ti conosco e non posso spingermi a fare delle valutazioni che ti riguardano perchè sarebbero clamorosamente sbagliate.Nn so che tipo sei,non azzardo ipotesi visto che di te so solo ciò che scrivi,e mi dispiace averti l’impressione di essere un tipo aristotelico. C’è una cosa che vorrei dirti riguardo al tassista: la mia ferma e non condivisibile opinione è che i clienti che si fermano a chiaccherare con lui gli fanno sicuramente del bene. Per me,solo per me, è il contrario di ciò che tu pensi.Per il fatto che DICE di parlare con San Pietro non saprei cosa dire.Non azzardo opinioni perchè non abbiamo nessuna certezza che ci parla e non abbiamo nessuna certezza che NON ci parla. Riguardo a fare del bene e la citazione di Madre Teresa, io credo,sempre molto personalmente, che in realtà ciò che avrebbe voluto dirci con la frase che hai citato sarebbe: Se ritieni giusto fare del bene e lo fai, tu ti accorgi di farlo perchè è un atto che non compi costantemente, invece non dovresti accorgerti di fare del bene perchè dovrebbe essere un atto spontaneo e costante (Fallo!)della tua vita, quindi non rilevante, come dare la mano alle persone che incontri! Ovviamente è una condizione difficile ma , sempre molto personalmente, provarci non sarebbe male!!!!Io non so se per gli atei non ci sia nulla dopo la morte ma sono certa che Dio non ha lo stesso metro di giudizio degli uomini….altrimenti sarebbe un uomo….non Dio…Riguardo al rapporto tra ragione e fede, cito uno dei miei personaggi preferiti, un autore sull’onestà intellettuale del quale credo che non ci siano dubbi:

    -“Noi siamo miseri mortali: fatti sì, a sua immagine e somiglianza. Privi però della Sua potenza intellettuale. Ecco perché io penso che noi non sapremo mai tutta la Matematica né tutta la Scienza. C’è un aspetto della realtà in cui viviamo che mi affascina in modo particolare: il cammino senza soste, l’ascesa continua, nello studio della Logica Matematica e della Scienza. Ciò è possibile grazie all’intelletto che ci ha voluto dare Colui che ha fatto il mondo.
    E’ un privilegio straordinario essere stati invitati al tavolo della ragione che opera l’Immanente e nel Trascendente. Attorno a quel tavolo noi siamo seduti, desiderosi di apprendere, non di cacciar via Colui che ci ha invitati. Il tavolo della ragione permette però all’uomo di riflettere sul Trascendente e sull’Immanente. Ed ecco dove l’atto di Fede, che è dono di Dio, si coniuga con l’atto di Ragione. Infatti la Ragione è dono di Dio.”
    Antonino Zichichi

    Spero di farmi conoscere meglio attraverso i miei scritti.Sempre con amicizia

  136. MM. ha detto:

    Infatti la discussione non è sul celibato dei preti..ma sul fatto se il celibato solo umano ha senso! E io riflettevo qualche giorno fa..vorrà pur dire qualcosa se Gesù dice che nella vita eterna non ci saranno più nè moglie nè marito..forse la condizione originaria e quella dell’inizio della Vita Nuova è proprio quella celibataria. Dunque magari è proprio come dice Tres “..c’è un celibe in ognuno di noi tutta la vita..”

  137. Patrizia cecilia Giardi ha detto:

    Per M.M: Sei cattolica/o? La domanda nasce dal termine che hai usato ,VITA NUOVA, che ha molti significati.

  138. Tres ha detto:

    Patrizia bella un sorriso tutto per te!

  139. Mauro Leonardi ha detto:

    Sul merito della Discussione scrivo più sotto, però mi piace molto quello che scrivi a proposito della scelta vocazionale. Non ti andrebbe di metterlo come commento nella zona del blog dove appuntiamo gli argomenti di Discussione per il futuro?

  140. Mauro Leonardi ha detto:

    Patrizia, Lidia sa bene che io la penso più come te che come lei. Io credo infatti che la visione “funzionalista” – che indubbiamente ha la sua utilità – sia un effetto e non una causa. Se fosse la causa, cioè se si scegliesse il celibato per essere disponibile “Assomiglierebbe moltissimo al matrimonio ‘di convenienza’. Può anche darsi che funzioni ma… che tristezza!” (Come Gesù, p. 155). In realtà la spiegazione che in genere viene data del celibato dei sacerdoti è che “devono avere per Sposa la Chiesa”. Spiegazione bellissima ma che non mi convince del tutto. Io credo che si debba arrivare al fondamento del celibato, e il fondamento è scegliere di essere Come Gesù in un aspetto della sua vita in cui non è ‘obbligatorio’ imitarlo. Cioè farlo solo per amicizia con lui.

    Patrizia posso suggerirti di venire sul blog con un nick name. Parliamo di temi molto personali e forse è meglio proteggere la propria identità. Metti che don Tommaso vada sul blog… magari non gli piacerebbe molto leggere quello che hai scritto!
    Comunque fai come vuoi, ciascuno di noi è responsabile di sé stesso esclusivamente davanti alla propria coscienza.
    E grazie infinite per essere entrata alla grande tra le persone che scrivono su questo blog (non è che troveresti anche qualche maschio?).

  141. Lidia ha detto:

    Don AMuro, io credo che l’elemento “essere come Gesù” c’è, ed è verissimo quello che lei dice, però io mi riferivo al sacerdozio solo sacerdotale e al perché dell’obbligatorietà del celibato. Infatti, non si può imporre ad un cristiano di scegliere di essere come Gesù in un ambito della sua vita in cui è facoltativo imitarlo (fatto che, appunto, i sacerdoti orientali cattolici si sposano – o meglio, vengono ordinati anche se sposati. Dopo l’ordinazione non ci può essere nessun cambiamento di stato). Io credo che la regola del celibato sia appunto funzionale, in quanto regola.

  142. MM. ha detto:

    Patrizia, mi riferivo al “cielo nuovo e terra nuova” dell’Apocalisse, alla risurrezione dei corpi. Sono cattolica.

  143. Lidia ha detto:

    volevo dire: “al celibato solo sacerdotale”
    Io credo che ci sia una ragione funzionale nel fatto che vescovo può diventarlo solo un celibe, per esempio…
    Quanto al MOTIVO per cui un celibe sceglie il celibato, e un altro, pur diventando sacerdote, no, allora è diverso, e lì la funzionalità non c’entra più. ma per il celibato come “regola ecclesiastica”, sì.

  144. Tres ha detto:

    Bella questa cosa di essere come Gesù in un aspetto non “obbligatorio”. E in più è un aspetto “umano” di Gesù e quindi più alla nostra portata. Dico “nostra” perchè ritengo il celibato un tesoro affidato non solo al sacerdote ma anche a tutta la Chiesa. Io, poi, non ce la farei a confessarmi con uno scapolo o con il marito di un’altra. E’bella pure questa cosa che la nostra Chiesa ha fatto, di un aspetto non obbligatorio, una regola. Le regole non sono un limite , per me, ma servono a chiarire. Per quanto poi sia possibile chiarire un mistero (mi pare lo abbia definito così Don Mauro).

  145. Mauro Leonardi ha detto:

    Secondo me è la quinta volta che mi chiami don Amuro…. potrei prenderlo come nickname

  146. Mauro Leonardi ha detto:

    Ai tempi di san Paolo i vescovi si sposavano… anche se una sola volta. La motivazione funzionale è la stessa, visto che per un bel po’ di secoli cattolici e ortodossi erano una sola cosa…

  147. Lidia ha detto:

    Sì, infatti io mi riferisco non agli ortodossi, ma ai cattolici di rito non latino – il mio amico seminarista è catolicissimo, ma di rito greco.

  148. Lidia ha detto:

    sì, anche a me il celibato sacerdotale piace molto. Ecco, ripeto solo che anche nella Chiesa cattolica esistono sacerdoti sposati – quelli di rito greco (che non sono ortodossi, ma cattolici) o quelli provenienti dall’anglicanesimo, come diceva don Mauro prima.
    è anche da notare che i sacerdoti cattolici non possono sposarsi: semmai, possono essere ordinati da sposati, ma non sposarsi dopo l’ordinazione (i sardoti non cattolici anglicani invece sì, per esempio).
    Vabbè, cmq anche a me la regola del celibato sacerdotale piace – però non la vedo come un chiarire.
    Magari, per superare l’aspetto funzionale, potremmo dire che la Chiesa latina chiama al sacerdozio solo persone che abbiano la vocazione al celibato – cioè, la vocazione sacerdotale è una specificazione della vocazione al celibato. Ma non so…cmq il Papa ha scritto varie volte sul perché della convenienza del celibato sacerdotale nella Chiesa latina, mi vado a rileggere i testi…

  149. Tres ha detto:

    Si Lidia mi sembra meglio come la dici tu, è più chiaro. Pure io mi vado a rileggere qualcosa. Ciao, buon lunedì,grazie.

  150. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Caro Mauro, se Tommaso leggesse…sarei felice!!!!!!!! :-)Perchè vedi…….è la verità….. Magari servisse a farlo stare un “poino”più a casa!!!!!! :-) E poi è molto giovane,dinamico, ironico e sta alla battuta…è molto carismatico..lo apprezzo molto come sacerdote e come parroco….però se fosse sposato starebbe più a “casina sua”!!!! :-)… Sto scherzando e spero si capisca!!!!!!! Perchè le donne…… metterebbero in riga anche voi preti!!!!! :-) :-)) Non voglio usare nik name…… Ciò che scrivo lo difenderei a spada tratta….

  151. Patrizia cecilia Giardi ha detto:

    Caro Mauro, sento una vena di rimpianto nel”ANCHE SE UNA VOLTA SOLA!”.. :-) ipotizzare più di una volta sola……non ti sembra di esagerare????? :-) :-)Finchè’ morte non ci separi…..al momento è l’unica possibilità per i cattolici di sposarsi più di una volta sola!!!!! :-) ..giustamente per coerenza…. niente separazioni o divorzio o annullamento……altrimenti il buon esempio dove lo mettiamo? heheheheh!!!!! :-)sa mai succederà…..occhi aperti…perchè stare 50 anni con quella sbagliata…….sarebbe un inferno!!!!! :-) peggio di quello post-mortem ..!!!:-) :-)

  152. Dory ha detto:

    Cara Patrizia…Ti chiedo proprio scusa io se con quello che ti ho scritto hai avvertito un giudizio su te o sulla tua vita o ancor peggio slla tua fede (anche perchè io sono proprio l’ultima a poter parlare in materia!). Non volevo proprio, credimi!… Condivido in pieno la tua citazione e non penso affatto che tu sminuisca il valore del celibato. Penso anzi che il tuo domandare sia proprio un sintomo di autentico interesse e ricerca e mi sono sentita proprio coinvolta da quello che hai scritto…Mi sono rivista molto nelle tue riflessioni! Quello che volevo sottolineare (lo scrivevo a te, ma lo dicevo forse più a me stessa…) è semplicemente che ad un certo punto bisogna lasciare gli ormeggi e lasciarsi andare… Ho riletto ciò che ho scritto e in effetti traspare una durezza che non intendevo assolutamente metterci…Ti chiedo perdono: non volevo proprio mancarti di rispetto! Per quel che vale, anzi, io penso sinceramente che tu sia una persona profonda, in continua ricerca e molto vicina a Lui. Scusa ancora. E spero anch’io di farmi conoscere (un pò meglio!) con quello che scrivo. Anch’io con amicizia!

  153. Mauro Leonardi ha detto:

    Patrizia “sposato una sola volta” è una formula tecnica. Ti riporto il pezzo di Come Gesù dove ne parlo. “Nella Chiesa antica molti sacerdoti erano sposati. Questo spiega il fatto che, proprio per parlare dei ministri della Chiesa, venisse usata la formula unius uxoris vir [letteralmente «uomo di una sola moglie», cioè in pratica «sposato una sola volta», è un’espressione che ricorre nelle lettere di san Paolo]; spiega inoltre il grande interesse dei Padri per il matrimonio monogamico (cfr per esempio Tertulliano: Le uniche nozze). Ma è diventato sempre più chiaro nella Tradizione che per un ministro della Chiesa, unito una sola volta in matrimonio con una donna, l’accettazione del ministero portasse come conseguenza che egli in seguito avrebbe dovuto vivere nella continenza. In tempi più recenti è stata introdotta la separazione tra sacerdozio e matrimonio. Pertanto la formula unius uxoris vir, intesa alla lettera e materialmente, non è più di applicazione immediata per i sacerdoti di oggi, i quali non sono sposati. Ma, proprio qui, paradossalmente, sta ancora l’interesse della formula. Bisogna partire dal fatto che, nella Chiesa apostolica, veniva usata solo per i chierici; prendeva cosi, oltre il senso immediato dei rapporti coniugali, un senso nuovo, mistico, un collegamento diretto con le nozze spirituali di Cristo e della Chiesa come insinuava già Paolo; per lui, unius uxorio vir era una formula di Alleanza: introduceva il ministro sposato nella relazione sponsale tra Cristo e la Chiesa; per Paolo,
    la Chiesa era una «vergine pura», era la «Sposa» di Cristo. Ma questo collegamento tra il ministro e Cristo, essendo dovuto al sacramento dell’ordinazione, non richiede più oggi, come supporto umano del simbolismo, un vero matrimonio del ministro; perciò la formula vale tuttora per i sacerdoti
    della Chiesa, benché non siano sposati; quindi, ciò che nel passato era la continenza per i ministri sposati diventa nel nostro tempo il celibato di quelli che non lo sono. Però il senso simbolico e spirituale dell’espressione unius uxoris vir rimane sempre lo stesso. Anzi, poiché contiene un riferimento diretto all’Alleanza, ossia al rapporto sponsale tra Cristo e la Chiesa, ci invita a dare oggi, molto più che nel passato, una grande importanza al fatto che il ministro della Chiesa rappresenta Cristo-Sposo di fronte alla Chiesa-Sposa. In questo senso, il sacerdote deve essere «l’uomo di una sola donna»; ma quell’unica donna, la sua sposa, è per lui la Chiesa (cfr Solo per amore, pp. 17-24).COme Gesù pp. 118-119

  154. Tres ha detto:

    ” In questo senso, il sacerdote deve essere «l’uomo di una sola donna»; ma quell’unica donna, la sua sposa, è per lui la Chiesa (cfr Solo per amore, pp. 17-24).COme Gesù pp. 118-119″ Mentre leggevo queste righe mi è venuta in mente una cosa. Giorni fa ero andata a Messa di prima mattina. Uscendo dal letto avevo detto una cosa a mio marito, personale e intima (ok dopo tanti anni dovrei capire che mio marito non gradisce confidenze complesse e soprattutto nella fase risveglio), ma io volevo solo un “Come stai oggi?”. Vado a messa e sulla porta incontro il sacerdote che dice messa a quell’ora ma che conosco solo “sull’altare”: parla malissimo l’italiano. Eravamo bloccati fuori, non si apriva il portone. Nell’attesa che aprissero dall’altra parte, lui mi fa: “Come stai oggi?”. Non conosce l’uso del lei in italiano con le persone più grandi, ma mi piace pensare che fosse qualcos’Altro ad avergli fatto dire così. A dire il vero come prima reazione ho pensato che mi capisse più lui di mio marito. Ma poi queste parole di Don Mauro mi fanno pensare che se il sacerdote è “l’uomo di una sola donna” e quella donna è per lui la Chiesa, allora quel sacerdote aveva parlato al suo pezzettino di Chiesa-sposa: io. Va beh è una sciocchezza però le sciocchezze mi rendono felice e quando sono felice sono una moglie felice e molto altro di felice.

  155. patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    ma io scherzavo….ovviamente……..

  156. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    A me il celibato dei sacerdoti non piace affatto perchè non è una loro libera scelta ma una imposizione. Solo se scelto , e di sicuro ci sarebbero sacerdoti che farebbero questa scelta,è comprensibile.Quindi tutte le parole fin ora dette e ridette sul tema è mia personale e non condivisibile opinione che partano da un principio sbagliato. Ciò che IO penso , ovviamente,è che il non “libero arbitrio” dello stato civile di coloro che abbracciano l’ordine sacerdotale cattolico falsa, in un certo senso,tutto il loro apostolato,poichè sono privati di una propria famiglia, non quella di appartenenza,prima istituzione su cui poggia tutta la società,dato di fatto che li priva della capacità di comprendere appieno le problematiche delle famiglie stesse.I sacerdoti che sceglierebbero il celibato non potrebbero capirle per lo stesso motivo.Credo, sempre personalmente, che nei fedeli che non vedono di buon occhio il matrimonio dei sacerdoti serpeggi anche un sano ed umano egoismo.Inoltre la chiesa si espone a “infiltrazioni” di uomini che cercano tutt’altro che vivere in santità, tipo i pedofili,i gay che imbastiscono storie tra di loro,i molestatori ecc. ecc..Credo, sempre IO, che se i sacerdoti avessero dei figli,questi personaggi avrebbero vita molto dura e non sarebbero più così, in qualche caso, indecentemente protetti……Mi sorge anche, a ME, il dubbio che la chiesa faccia un conto economico: chi mantiene le famiglie di quei sacerdoti che volessero sposarsi? E sempre io mi chiedo:se qualche figlio di qualche sacerdote non seguisse la religione cattolica? E poi, mi chiedo, come fare se un sacerdote si innamorasse di una donna non cattolica??? Capisco che la riforma avrebbe bisogno di regole, ma la mia opinione personale è che la chiesa,se vorrà essere ancora un punto di riferimento per i fedeli e in primis per le famiglie,dovrà farla prima o poi.Inoltre, sempre mia personale opinione,una sana vita intima matrimoniale contribuisce a rendere felici le persone e meno acide….più disponibili per il prossimo..Perchè coloro che vogliono i sacerdoti celibi non provano, giusto per capire di cosa parlano, un annetto di casto celibato? Tres, Lidia , Dory…..e non so chi altri…….potreste offrirvi volontarie…. dopo 1 anno, 1 anno solo,ci direte cosa vuol dire…..E comunque, Don Mauro lo sa molto bene, sul celibato di Gesù Cristo non ci sono prove nè a favore nè contro.Sintetizzo perchè il discorso si farebbe lungo:la chiesa dice che i Vangeli non hanno traccia di matrimonio di Gesù Cristo e quindi era celibe. La tesi contraria dice che per gli Ebrei fosse talmente normale sposarsi prima dei 30 anni che l’evento sarebbe passato inosservato. Personalmente non mi cambierebbe NULLA. Celibe o con una compagna, per me sarebbe sempre Figlio di Dio e Dio Lui stesso.Figlio di Maria Vergine.Non farebbe vacillare la mia fede neppure di un millimetro.

  157. Mauro Leonardi ha detto:

    Patrizia ti ripeto che non c’è un problema di principio che impedisca il matrimonio dei sacerdoti. In realtà proprio per questo se ne parla da parecchi secoli, e da parecchi secoli si torna alla situazione attuale. Comunque ti ripeto che non c’è un problema di principio e le ragioni che dai tu hanno qualche fondatezza.

    Scusa, ma perché ripeti così spesso “a mia personale e non condivisibile opinione “? visto che poi sei su un blog e ci stai per discutere e riflettere con gli altri? (e lo fai molto bene?)

  158. MM. ha detto:

    Vorrei buttare lì solo qualche riflessione sorta leggendo le parole di Patrizia..io conosco molti sacerdoti che hanno scelto il celibato PRIMA di ordinarsi, preti in gamba, normali e molto disponibili.
    Comunque mi sembra che non sia una “conditio sine qua non” fare esperienza di tutto per poter scegliere liberamente, nè mi sembra che non farsi una famiglia impedisca di comprenderne appieno le problematiche. Per esempio come parla dell’amore umano, del corpo e del sesso Giovanni Paolo II non mi ha mai fatto pensare che non ne capiva di queste cose. Forse il problema sta in quanto cerchiamo davvero la santità e il rapporto sincero con Dio.
    Infine un’ultima riflessione: purtroppo i pedofili ci sono anche nelle famiglie normali..di genitori insospettabili che abusano dei figli o di altri minori non mi pare che non se ne parli mai.
    Ma sicuro dico una cosa scontata oppure non ho capito bene cosa intendeva Patrizia con le “infiltrazioni” a cui si espone la Chiesa.

  159. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Caro Mauro, lo so che non c’è un problema di principio….Sono i fedeli che ne fanno una questione di principio (che non c’è). Per la maggior parte dei fedeli il sacerdote DEVE essere celibe:se non fosse celibe non potrebbe svolgere la sua missione di apostolo sulla terra. Il ragionamento che fanno è questo: E’ un sacerdote, ha fatto voto di castità per sposare la chiesa, allora lo Spirito Santo scende su di lui e lo guida e noi con lui ci sentiamo al sicuro.Invece è la fede,la mente, l’anima e il cuore della persona che fanno un buon sacerdote, con l’aiuto immancabile dello Spirito Santo,non il fatto di essere celibe!Siamo al paradosso che se un bel giorno ti arrivasse il parroco con la famiglia i fedeli lo caccerebbero per uno celibe!!!! Li senti i commenti? Tutti a favore del celibato, più o meno dichiaratamente, o quasi. M.M.,NON HO mai detto che si deve fare esperienza di tutto per poter scegliere liberamente.Inoltre è vero quello che dici a proposito dei pedofili, ma da coloro che si sono consacrati a Gesù Cristo, che hanno sposato la chiesa,io mi aspetto il buon esempio, mi aspetto che si ricordino cosa disse Gesù “guai a quelli che scandalizzano un bambino; è meglio che si mettano una pietra al collo”. Altrimenti noi, l’umanità tutta, rimaniamo senza punti di riferimento,ed io, per i miei figli e per i miei nipoti,dai ministri di Gesù lo pretendo.I sacerdoti prendendo i voti si assumono la responsabilità, il peso, di essere guida spirituale per i cattolici,di essere, nella loro veste di apostoli,la luce che ci indica la strada.Ci devono pensare bene prima di entrare nell’ordine..Io ho il diritto di stare tranquilla a lasciare mia nipote insieme ad un sacerdote.

  160. Mauro Leonardi ha detto:

    Patrizia, non per tirare l’acqua al io mulino ma credo sia importante diffondere “Come Gesù”. Lì si torna al fondamento del celibato cristiano, che non è quello funzionalista (che è una conseguenza importante ma non è la premessa della scelta). Il fondamento del celibato cristiano è il celibato di Cristo. E’ Cristo è vergine perché il Padre-Dio, vergine, genera un Figlio altrettanto vergine. Per questo Maria genera verginalmente nel tempo il figlio Gesù. Perché bisognava che ciò che era avvenuto nell’eternità (generazione verginale dal Padre) avvenisse anche nel tempo (generazione verginale dalla Madre). Gesù non è vergine né perché il sesso è male, né l’eventuale suo con una sposa né quello di sua madre che sarebbe avvenuto con Giuseppe. E’ proprio Gesù a fare del sesso un sacramento. Gesù è vergine e quindi celibe perché lo è il Padre.
    Infine, ricordiamoci sempre che non è il vangelo a fondare la chiesa, ma la chiesa a fondare il vangelo. Il celibato di Cristo è una verità che tutta la chiesa ha sempre saputo e ribadito. Non perché c’è scritto nel vangelo ma perché è così. E’ vero che se su questo tavolo ci fosse un gatto invisibile non si vedrebbe nulla. Ma non è vero che dal momento che su questo tavolo non si vede nulla, lì sopra c’è un gatto invisibile.
    Non so se mi spiego.

  161. patrizia cecilia giartdi ha detto:

    Caro Mauro, ti spieghi benissimo. L’oggetto della fede è Gesù Cristo, non il concetto che la Chiesa si è fatta di Gesù Cristo.
    E aderisco alla fede della Chiesa perché Cristo l’ha garantita, non perché la Chiesa si è garantita da se stessa.
    Se così fosse, su che cosa poggia la mia fede?
    Il termine apòstolos è la traduzione greca dell’aramaico shalìah,
    e designa una persona inviata con la stessa autorità e con gli stessi poteri dell’inviante. Esso caratterizza la ‘prefigurazione di Chiesa’ che noi troviamo nei Vangeli con la chiamata degli apostoli da parte di Cristo e la loro formazione comunitaria, che quindi configura il ‘collegio gerarchico’sin dagli inizi. Con la Pentecoste prende avvìo la Chiesa secondo gli Atti
    degli Apostoli, ma il ‘modello apostolico’ la caratterizzerà in tutte le epoche e a tutti i livelli.”La Chiesa nasce dagli Apostoli, nasce dalla Gerarchia. Dobbiamo confermare qui, sulla tomba dell’Apostolo Pietro, da Cristo chiamato al grande ufficio di chiamare gli uomini a comporre la sua Chiesa, la nostra riconoscente e ferma risposta di volerne sempre ascoltare la voce.”
    UDIENZA GENERALE DI PAOLO VI
    Martedì, 2 giugno 1964

  162. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Tanto per parlarti di me, sono molto cattolica e molto praticante, ma questo non toglie che possa essere in disaccordo su alcune posizioni della Chiesa.Credo fermamente nella verginità di Maria, Madre du Gesù.Sul resto, se si parla di verginità e celibato,penso che debbano essere sempre una scelta personale presa e vissuta consapevolmente,profondamente da cristiano cattolico,nella piena consapevolezza di ciò che comporta. E credo che se un uomo, per abbracciare la Chiesa come sua sposa e per essere ordinato sacerdote accetti il celibato come condizione per risponere alla volontà di Dio, allora DEVE essere sicuro di poter vivere il celibato appieno, senza incertezze, sicuro che il suo essere celibe lo renderà pienamente e totalmente, nel cuore,nei pensieri e nelle azioni,al servizio del suo gregge,e l’amore reciproco lo appagherà fino alla sua morte terrena.Allora credo fermamente che sia una scelta che “santifica”, nel senso più lato della parola,la persona.La maggior parte dei sacerdoti lo hanno fatto e lo fanno.Gli uomini che scelgono il celibato e scelgono il sacerdozio, sono fortunati, perchè hanno le stesse prerogative degli altri ma non ne sentono il peso.Entrambi dedicano la loro vita alla Chiesa, anzi, più esattamente alla fede in Cristo e ne diventano apostoli.Una minoranza sono “infiltrati” (per usare un termine comprensibile, non saprei come esprimermi) e purtroppo minano irrimediabilmente la fiducia che i cattolici hanno verso il clero,e portano pericolosamente a dire” vabbeh…..che vuol dire se si sono infiltrati tra il clero,ci sono anche tra i laici”.Ora, mi viene il dubbio umano della possibilità che la Chiesa abbia accettato di ordinare sacerdoti anche coloro sui quali poteva avere un pregiudizio, visto la mancanza di vocazioni, ma così mette a rischio la credibilità della Chiesa tutta,allora se un uomo che desidera sposarsi ma si sente chiamato da Dio, dovrebbe,per me, avere il consenso della chiesa al sacerdozio, perchè nella minoranza, meglio un sacerdote sposato che un “infiltrato”celibe. E coloro sui quali la Chiesa riconoscesse anche il minimo dubbio dovrebbero immediatamente essere messi fuori.Spero di essermi spiegata su come la penso.Il tuo libro me lo ha dato quell’agnostico/ateo di Annibale Viscomi, al quale tu hai consigliato una saga di 3 o 4 libroni (1000 pagine o più,non ricordo)che ha comprato, li ho visti, ha il tuo libro e me lo sono preso, ovviamente mi sono presa della “previtozzola” e tu dello “sciamano”..
    Per quanto riguarda il celibato e la verginità di Gesù Cristo, se si intende fisicamente poichè non è un dogma di fede la mia posizione è equidistante e nelle possibilità può essere come non può essere,se si intende spiritualmente,”nell’anima” in quanto Dio allora hai pienamente ragione e il tuo pensiero è il mio. Ho esaurito l’argomento….e pure me stessa!!!!!!!!! Vado a pranzo.Sicuro di volermi ancora nel tuo blog?

  163. Tres ha detto:

    Patrizia se vado a farmi un anno di celibato casto, me li tieni tu i figli? Posso stare in stanza con qualcuno che conosco? L’unica cosa di cui sono sicura che sarei sempre Tres, da sposata, da single poco seria, da celibe casta,io sarei sempre Tres. E allora che ci vado a fare nella vocazione di un’altra? Mi sa che rimango qui, se divento sempre più Tres, secondo me ci guadagniamo tutti, di gente nel posto sbagliato, da quello che leggo e vedo intorno a me, ce ne è già abbastanza. Vado a pranzo pure io! Ciao

  164. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Tres,te li tengo i figli!!!!!!! :-) :-) :-) La mia era solo una battuta!!!!!!:-) :-) Ciò che dici è esattamente quello che sostengo……Non è lo stato civile che fa un bravo sacerdote!!!! Tu, celibe o sposata, saresti sempre tu, una brava persona…….Don Mauro , solo un esempio, celibe o sposato sarebbe sempre Don Mauro,un’eccellente persona e quindi un eccellente sacerdote.

  165. Tres ha detto:

    Grande Patrizia! Facciamo così lasciamo i figli tutti e due e ce ne andiamo io e te a fare…quello che ci pare (verrà bene sono sicura).

  166. Lidia ha detto:

    IO sono nubile, ho 28 e anche quando ero fidanzata (lo sono stata per due anni e mezzo fino a un mese fa) non sono mai andata a letto col mio fidanzato, era molto, molto difficile in linea teorica, ma non è stato niente di trascendentale alla fine, ce l’abbiamo fatta. Poi ci siamo lasciati, ma non per quello.
    perciò io la prova l’ho fatta :)

  167. Lidia ha detto:

    scusa, ti rispondo ancora una volta: io ho un carissimo amico (ci ho parlato giusto un paio d’ore fa per telefono!) che si deve ordinare prete cattolico e non può, perché prima si deve trovare la moglie: la sua vocazione è di essere sposato e sacerdote. E io sono sua amica senza il minimo problema.
    però ti dico che non è dall’essere sposato o meno ceh dipende la santità del sacerdote, secondo me.
    Quanto alla pedofilia, purtroppo la stragrande maggiornaza dei pedofili è padre lui stesso, non dipende da questo. Sullo scandalo hai ragione, ma non vedo il collegamento logico col celibato…tra i pastori protestanti negli USA ci sono stati casi di pedofilia, anche se loro si sposano.
    Lì dipende dalla singola persona, semmai si può dire che nei seminari si dovrebbe scremare molto di più (e lo si sta facendo, davvero).

  168. patrizia cecilia giardi ha detto:

    ok!!!!!!! ne sono certa!!!!!

  169. Mauro Leonardi ha detto:

    ma certo! sei importantissima! dai voce molto bene al pensiero di molti.

  170. MM. ha detto:

    Cara Patrizia e cara Tres, non sono d’accordo..Se devi diventare sempre più Tres devi vivere da Tres..se sei sposata, per diventare sempre di più te stessa devi agire da quello che hai scelto di essere:una donna sposata. Don Mauro è don Mauro anche perchè è celibe e continua a sceglierlo; se non fosse celibe, un sacerdote celibe dico, e fosse un sacerdote sposato non sarebbe ciò che è ora. E così per Tres e Patrizia. Certo che sareste comunque delle brave persone, ma mica un celibe è più una brava persona per il fatto che è celibe. Patrizia ma che brutte esperienze hai avuto con i sacerdoti celibi? a parte i pedofili? Cioè sembra che tu abbia dei complessi di inferiorità rispetto ai celibi..E poi pretendi da loro una vita di perfezione che credo raggiungeranno solo in Cielo. E’ vero che devono dare il buon esempio, mostrare la via ecc..ma quando tu dici “DEVE essere sicuro di poter vivere il celibato appieno, senza incertezze, sicuro che il suo essere celibe lo renderà pienamente e totalmente, nel cuore,nei pensieri e nelle azioni,al servizio del suo gregge,e l’amore reciproco lo appagherà fino alla sua morte terrena”…mi sembra un tantino esagerato! e chi lo può dire con questa certezza?? Ma chi lo può dire di qualsiasi scelta/vocazione? chi può essere così sicuro che non tradirà mai la propria vocazione? tu di te stessa lo puoi dire? Comunque condivido quando dici ” è la fede,la mente, l’anima e il cuore della persona che fanno un buon sacerdote, con l’aiuto immancabile dello Spirito Santo,non il fatto di essere celibe”. Chiaro. Però però però..a parte il celibato dei sacerdoti per il quale ci siamo detti che non c’è un problema di principio, parlando del celibato in generale: ci sarà un motivo, ribadisco, se Gesù nel Vangelo dice che in cielo non ci saranno nè moglie nè marito..cioè non credo che una persona è più completa, equilibrata e può capire di più gli altri (comuni mortali?) solo perchè è sposata. Comunque, alla fine cos’è che non accetti del celibato? Secondo me non riesci a capire una vita in cui non si usa la propria sessualità..ma io conosco tanti celibi che non hanno nessun problema per il fatto che non fanno sesso e non lo faranno mai e non perchè è male, anzi, ma perchè vogliono imitare Gesù.
    Sono esaurita anch’io..buonanotte!

  171. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Cara M.M., mi dispiace averti dato questa impressione!!!!! Io con i sacerdoti ho avuto solo esperienze di grande amicizia e grande apertura mentale!!!!!!Faccio parte di qualche gruppo e purtroppo…..pensa un po’……vengo configurata come una integralista cattolica…ma io non mi riconosco neppure li….!!! vedo io me la prendo a cuore per qualsiasi pregiudizio non supportato dai fatti,qualsiasi esso sia…..e sono intransigente con chi rompe un patto un Dio. Fare un patto con Dio non è cosa da nulla.E chi lo fa, SA che la Chiesa mette la condizione del celibato.La Chiesa, non Dio, ma in quel preciso istante in cui viene accettato, purtroppo c’è anche l’obbligo del celibato, e chi lo accetta lo promette a Dio.Dio, non so se mi spiego. E quando la Chiesa mette il suo sigillo a questo patto, allora è una cosa serissima.Ed è in difesa di questo patto che mi auguro che la Chiesa RISTABILISCA, ripeto, RISTABILISCA il matrimonio per i sacerdoti.DIFESA, NON ACCUSA.Chi volesse il celibato lo potrebbere scegliere,e VIVERLO RISPETTANDO IL CELIBATO APPIENO,MA SE AVESSE DEI CEDIMENTI POTREBBE SPOSARSI , chi volesse sposarsi prima, magari un giovane seminarista, LO POTREBBE FARE SENZA INTERROMPERE IL CAMMINO DELLA SUA VOCAZIONE. NESSUN PATTO VERREBBE TRADITO.Tu stessa, Cara M.M., lo affermi quando dici “e chi lo può dire con questa certezza?? Ma chi lo può dire di qualsiasi scelta/vocazione? chi può essere così sicuro che non tradirà mai la propria vocazione?”,affermi che anche il sacerdote celibe può tradire la scelta del celibato. E perchè la Chiesa, che lo sa, non fa in modo, E LO PUO’ FARE, che il sacerdote non tradisca il suo patto con Dio?Se arrivi a dire”Comunque, alla fine cos’è che non accetti del celibato? Secondo me non riesci a capire una vita in cui non si usa la propria sessualità” VUOL DIRE CHE IO NON MI SONO SPIEGATA BENE. MI DISPIACE.Credevo, anche rileggendo ciò che ho scritto, di essere stata comprensibile, ma se tu dici queste cose su di me non lo sono stata.Io non azzardo giudizi su di te, non ti conosco e il contesto è solo una discussione sul celibato.Se tu conosci tanti celibi che non fanno sesso e non lo faranno mai perchè vogliono imitare Gesù…….non capisco perchè non hanno abbracciato il sacerdozio…….sarebbero perfetti…..una domanda: sono vergini? Non credo di aver detto che non concepisco una vita senza sesso…..anzi…ho scritto che il celibato è una scelta che apprezzo….forse non hai letto. Riguardo ai pedofili….bèh….mai incontrato uno…anche li mi dispiace se ho dato l’impressione, spero solo a te, di aver avuto brutte esperienze con i pedofili……e al riguardo ti devo dire,e non è una provocazione, che in assoluto il comandamento che riassume tutti gli altri,e Gesù non ha caso lo mette in cima alla lista dei 10, è “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Siccome vale dal momento in cui è stato scritto fino alla fine dei nostri giorni, non ha aggiunto “ad eccezione degli assassini, stupratori, pedofili,prostitute, ladri, mafiosi,molestatori,gay,lesbiche,madri e padri che uccidono i figli,figli che uccidono madri e padri e via dicendo”. Infatti, che merito abbiamo se amiamo e comprendiamo e perdoniamo solo coloro che ci piacciono? Inoltre, siamo sicuri che se noi fossimo nati e vissuti e cresciuti in quel loro ambiante non saremmo diventati come loro? Non vorrei andare fuori tema, ma questo a dimostrazione che l’essere cattolico in Cristo non è una passeggiata, e il paradiso ce lo dobbiamo meritare, noi con tutte le contraddizioni e i sentimenti umani, dovremmo provare a superarare le barriere della ragione del PENSARE umano a favore della COMPRENSIONE E AMORE dell’anima immortale che comparirà davanti a DIO , sempre. E se ne abbiamo il potere, mettere il prossimo in condizione di non peccare,ci rende colpevoli in solido dei suoi peccati.Come Mauro non vorrebbe che dicessi, SONO MIE OPINIONI PERSONALI, NON CERTO LA VERITà ASSOLUTA ,

  172. Tres ha detto:

    “Se devi diventare sempre più Tres devi vivere da Tres..se sei sposata, per diventare sempre di più te stessa devi agire da quello che hai scelto di essere:una donna sposata. Don Mauro è don Mauro anche perchè è celibe e continua a sceglierlo; se non fosse celibe, un sacerdote celibe dico, e fosse un sacerdote sposato non sarebbe ciò che è ora.”Ciao MM. Ok sul fatto che agire e essere dovrebbero coincidere, ma non è sempre così. Ok sulla prima frase e infatti non voglio farmi un anno da celibe! Ma io non “devo vivere da Tres” devo “essere Tres”. Si è vero io sono sposata e Don Mauro è celibe e lo siamo ancora perchè scegliamo di esserlo, ma non siamo sicuramente il celibe o la sposata che eravamo tot anni fa quando abbiamo scelto la nostra vocazione. E’proprio il tempo e la vita che ti cambia, non è solo la tipologia di vocazione. E secondo me, io non sono la stessa perchè ho “lavorato” su Tres, perchè è Tres che si dona nel matrimonio ogni giorno e Tres in tanti anni è cambiata e logicamente è cambiato il suo agire da moglie, ma credimi il cambiamento non è partito dall’agire ma da un profondo lavoro sull’essere. Comunque i lavori sono ancora in corso, e mi rendo conto che devo trovare ancora un equilibrio: prima “agivo da moglie” ma mi sono persa io, ora da qualche anno lavoro sul mio essere Tres e ho scoperto che posso essere un sacco di cose, avere un sacco di relazioni (moglie,madre,amica,sorella etc). @Paola capisco il tuo ragionamento amante-moglie-marito non scappa, e capisco che è molto più profondo della mia sintesi tratteggiata, io ho solo visto, e provato, che nel matrimonio 2 più 2 non fa sempre 4, c’è tanto mistero pure nel rapporto tra due esseri umani. E c’è pure tanto mistero nei casini che possono combinare due “brave” e “sante ” normalissime persone in un matrimonio.

  173. La sciagurata rispose ha detto:

    Anche io sono favorevole a RISTBILIRE.. Eh si, eccheccazzo, per millenni hanno tutti seguito una legge ed erano felici.. Poi arrivo io e si cambiano le regole. E no!! Voglio RISTABILIRE la legge che fu di isacco ed Abramo, di Saul e david. Di salomone e di tutti gli altri. RISTABLIAMO la poligamia!
    Così sta piaga delle mogli cornute viene stroncata alla radice!

  174. la sciagurata rispose ha detto:

    ciao M&M’s
    mi sono letto un po’ delle vostre discussioni qui sul celibato, ma cos’è che ti interessava sapere?

  175. Dory ha detto:

    Certo…Il celibato non fa di uomo un santo. Un bravo sacerdote non è bravo perchè è celibe…Ma allora un celibato solo umano ha valore??? Se non c’è un motivo oggettivo che sostenga il valore del celibato, vuol dire che esso è uno stato “accessorio” che ci può essere come no senza cambiare la sostanza (buona o cattiva) di una persona e senza permeare di sè la vocazione stessa di quella persona? Nel libro di Don Mauro sostiene che il senso alto del celibato (lascio perdere ovviamente qui chi non si sposa per non avere le rogne di compagno/a e figli) sta nella gratuità dell’amore verso tutti (metto un attimo tra parentesi il “Come Gesù” perchè lì entra la fede) Qui vorrei rimanere sul piano strettamente umano. Forse ha ragione Patrizia: non esiste un motivo OGGETTIVO che conferisca un particolare valore al celibato…E forse però sta esattamente qui il suo valore. Cerco di spiegarmi con un esempio. Ci sono persona che magari non senti mai…Poi si fanno vive il giorno del tuo compleanno o per un’altra ricorrenza e ti dicono “Quanto mi sei mancato, quanto ti ho pensato…”: Bubbole! Per me se ti ricordi della mia vita solo per il mio compleanno, tu non ti interessi alla sostanza della mia vita…Ti importa solo di non sfigurare, di mantenere rapporti formali. Ci sono altre persone che magari al compleanno non ti chiamano, ma un giorno squilla il telefono e loro ti chiedono “Come stai, come stanno i tuoi figli? Posso fare qualcosa per te?” e continuano a fare quella telefonata “inutile”, non oggettivamente motivata tutti i giorni o comunque spesso. Si interessano veramente della tua vita. Si preoccupano veramente se il bimbo ha vomitato la notte, se tu sei stata sveglia tutta notte con l’altro che aveva la febbre…E magari la mattina ti arriva un sms, sempre di quell’amico/a invisibilmente presente che ti chiede. ” Sei arrivata al lavoro? guida piano!” Questi sono i veri Amici. Quelli che ti chioamano non quando è utile o tutti se lo aspettano, ma quando tutto scorre “normale”, quando non c’è bisogno, quando non è oggettivamente utile. L’inutilità di certe cose è direttamente proporzionale al loro valore. Allora io penso che (forse) il valore del celibato stia esattamente nella sua “inutilità” ed invisibilità. Tanto è vero che esternamnte non possiamo distinguere un celibe santo da un celibe egoista. Il celibe santo non vuole essere “riconosciuto”, non vuole essere reputato “santo”, tanto è vero che sceglie una condizione che per altri versi è assolutmente “normale” (tutti sono, per parte della vita celibi o nubili). Ma dedica questa sua condizione “accessoria” per donarsi a tutti, rendendola definitiva ed eterna con un patto che nulla a che fare con l’oggettività: sarà una promessa a Dio, oppure la dedicazione totale ad un ideale, ad una professione, etc. Avete presente il passo evangelico dove Gesù dice che chi fa elemosina, digiuno, etc,non deve esibire? Ecco io penso che la scelta ed il valore del celibato stiano proprio nell’essere un segno intimo, silenzioso, invisibile di un amore che ha la sua legge fondamentale nel “la mano destra non sappia che fa la sinistra” e che quindi non ha alcunchè di oggettivo. Ci ho pensato. E mi sono detta che spesso nella mia vita, tanti gesti e parole “superflue”, tante cose non oggettivamente utili o necessarie hanno rappresentato per me la Felicità più grande e più vera. E’ come l’olio che una “peccatrice”, spreca ( l’olio allora era prezioso ed era oggettivamente assurdo sprecarlo e infatti tutti si scandalizzano tranne Gesù) sul corpo di Gesù. Segno di un Amore grande grande proprio perchè “superfluo”, non oggettivo, sovrabbondante e sprattutto invisibile, non riconoscibile, non oggettivabile.

  176. Tres ha detto:

    Bello Dory. A me il celibato ricorda la vita da casalinga: tutto gratuito. Puoi pure farlo insieme ad un lavoro professionale (come la maggior parte di noi), puoi pure farlo come rifinitura, importantissima, del lavoro di un’altra (come molte di noi), c’è la possibilità di farlo da egoista e da santa,idem, potrebbe non accorgersene nessuno. E’difficile pensarlo come una scelta di vita e non un momento di passaggio. E’un lavoro intimo,silenzioso (tolti momenti in cui dai di testa), invisibile. Si, ci penso un altro po’, ma mi sa che sono simili.

  177. Mauro Leonardi ha detto:

    Patrizia questa frase “Se tu conosci tanti celibi che non fanno sesso e non lo faranno mai perchè vogliono imitare Gesù…….non capisco perchè non hanno abbracciato il sacerdozio” mi dice che non stai leggendo il mio libro… uhm… uhm…

    Guarda che stiamo proprio dicendo che la vocazione al celibato e la vocazione al sacerdozio sono due vocazioni diverse: hai mai sentito dire che San Francesco non ha voluto essere ordinato? Il celibato ha valore in sé come modo di essere Come Gesù in un aspetto della sua vita in cui non è necessario imitarlo per essere suoi discepoli: per pura libertà di scelta!

  178. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Caro Mauro, sto leggendo il tuo libro, quando posso, ma ti prego di non fare paragoni tra i celibi che DICONO di esserlo per imitare Gesu’, con San Francesco. Prima di paragonarli, li VOGLIO vedere con i miei occhi vivere come San Francesco,povertà castita e rifiuto dei privilegi.Certo, con il generalato di Bonaventura cambiò tutto, e l’ordine rientrò nella logica gerarchica della Chiasa. Ed anche la semplice parola “POVERTA'” divenne interpretabile. Io ti parlo del periodo prima, quando San Francesca RIFIUTAVA di essere ordinato perchè aveva molte riserve sulla Chiesa. Io, IO, non capirò MAI il valore di un celibato in Cristo, ripeto, per seguire e imitare Cristo fuori da un qualsiasi ordine……non lo capisco…serve SOLO e SOLTANTO a chi lo pratica…a me non cambia nulla, serve a lui stesso e basta, e poichè non è riconoscebele non appartenendo a nessun ordine,non ha neppure la “scocciatura ” di essere in dovere di diagolare con il prossimo in difficoltà se non con coloro che può arbitrariamente scegliere come amici personali.Ma la disponibilità ad essere riconosciuto e dialogare con il prossimo come ha sempre fatto Gesu’ dov’è???????? Gli apostoli andavano a diffondere la Parola in mezzo alla gente……ma questi che fanno???? Ti ricordo che Dio ha creato l’uomo e poi la donna…..l’uomo non è stato creato per stare da solo….Dio poteva lasciarlo solo, ma poi ha creato la donna….allora…il celibato fuori da un qualsiasi ordine, rispondimi tu, che senso ha per il prossimo di colui che lo segue? A maggior ragione se non imita Cristo, allora perchè? Io quando incontro una persona, non gli chiedo MAI lo stato civile, e se celibe certo non gli chiedo se in Cristo o perchè è sfigato o perchè ha dei problem….Il motivo riguarda solo lui e una sua libera scelta e certo non si presenta a me come “celibe in Cristo”! Ora, chi pratica questo tipo di celibato, descritto nel libro, può essere spiritualmente elevato , anzi certamente lo è, vivere in comunione con Cristo nel celibato lo pone vicino a Lui, ma a me, suo prossimo, non cambia NULLA. Serve solo a lui.A menochè non si parli di omosessuali…il discorso cambia…..Si parla di omosessuali?

  179. Mauro Leonardi ha detto:

    Il discorso che Dio crea la donna per non lasciare solo l’uomo è uno dei miei cavalli di battaglia, per cui sfondi una porta aperta. E il senso della creazione della prima coppia è la relazione. La relazione in sé stessa. E’ qualcosa di previo al matrimonio, e all’amicizia. Quando arriverai in fondo al libro troverai una bellissima meditazione di Giovanni Paolo II su questo argomento e una mia piccola introduzione in cui cerco di parlare proprio di questo.
    Quando io parlo del fondamento del celibato di Gesù, parlo proprio di quello che si esprime in san Francesco nel modello religioso. Si può esprimere anche nel modello sacerdotale. E si può esprimere anche nel celibato del laico, che è quello del mio libro.
    Come ho già detto prima, il celibato di Cristo non si spiega con l’essere sposo della chiesa (anche, ma solo dopo…) ma con la verginità del Padre e quindi con quella del Figlio e dello Spirito Santo. Solo che solo il figlio si incarna, perciò solo il figlio è vergine e celibe anche nella carne.
    Dal punto di vista umano quel celibato ha senso solo in una totale apertura verso l’altro. Che però può diventare anche un solenne egoismo. Quel celibato dà senso (lo dice anche Gesù quando parla degli eunuchi) anche per coloro che non possono sposarsi. Per tante ragioni. Tra essi anche gli omosessuali.
    Ma è una conseguenza, come dire, secondaria. Non è la principale.

  180. la sciagurata rispose ha detto:

    cecilia,
    ma hai del rancora verso qualcuno? parli con toni accesi e non vorrei che corressi il pericolo che la passione accechi la mente.
    La domanda è: ha senso il celibato? ci abbiamo ragionato parecchio nei vari messaggi. Ha senso eccome, ha senso quanto il matrimonio. Tutti trascorrono una parte di vita da celibi, molti la trascorrono tutta. Alcuni sono celibi, poi si sposano e poi tornano celibi. Conclusione: la vita da celibi ha un peso importante tanto che se fai due conti, il tempo che la somma di tutti gli uomini vive da celibe è circa uguale al tempo che l’umanità vive coniugata.
    Bene la domanda è: ha senso la vita da celibi o è la mancanza di qualcosa?
    Dai ragionamenti fatti celibato e matrimonio sono la realizzazione dell’uomo e il senso del loro essere celibi o sposati dipende dal senso che i singoli danno alla scelta intrapresa.
    Da come parli sembra quasi che il celibato non possa avere senso, e questo significa che la tua vita non ha avuto senso finchè non ti sei sposata.. 20-25-30-35 anni vissuti inutilmente, poi finalmente l’angelo azzurro a salvarti dalla valle di lacrime. Mi pare un ragionamento un po’ strano.
    il celibato ha senso in sè.

  181. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    forse NON MI SONO SPIEGATA BENE. NON HO DETTO , NON TROVO IL MODO PER SOTTOLINEARLO, NON HO DETTO CHE IL CELBATO NON HA SENSO. HO DETTO, LO SOTTOLINEO 200 VOLTE, CHE HA SENSO SOLO PER CHI LO PRATICA. Inoltre mi chiedo se vi siete accorti che Don Mauro parla di CELIBATO e non di NUBILATO.Differenza non da poco.Quindi io rispondo per il CELIBATO degli uomini, non inteso universalmente ma come di genere maschile. E il celibato laico, in sintesi,per me è una grande prova di egoismo come solo un tipo di uomo può esserlo.Nella vita reale conosco solo 6 generi di anagraficamente celibi: quelli che sono celibi, poi si sposano, poi si separano, poi si risposano,poi si riseparano, insomma , sentno il gran bisogno di regolarizzare la relazione per sentirsi ” a posto” ma poi non tengono fede all’impegno preso,quelli che sono anagraficamente celibi ed hanno relazioni che durano giusto il tempo di dimostrare alla compagna che il matrimonio è una meta solo per lei ma che lui non ci pensa minimamente e quindi ogni, diciamo per esempio,2 anni lascia l’una e via l’altra e poi quelli che si amano troppo, narcisisti e egoisti olre ogni limite che si concedono ad una superfortunata una volta l’anno e in genere fanno l’amore con la persona che amano di più: se stessi,poi quei celibi che fanno collezione di donne e mettono una bandierina sulla provincia di appartenenza della malcapitata che gli si è concessa, e così FORSE quando avrà coperto di bandierine tutte le province d’italia si fermerà a pensare a quanto è stato st…o,e dopo un attimo di contrizione guarderà le bandierine di città oltre confine,quelli che sono celibi , i peggiori,perchè amano talmente il danaro da pensare solo a quello e pensare ad una moglie li distrarrebbe,ma donne quante ne vuole per soddisfare SOLO sua voglia di divertirsi quando pare a LUI e gli omosessuali punto.RIPETO CHE L’ARGOMENTO OMOSESSUALI E’ TUTT’ALTRA COSA, E POSSIAMO DIBATTERE A PARTE . I celibi che dicono di esserlo in CRISTO e non osservano la castità sono, A MIO PARERE, degli ipocriti, scelta di comodo,poveracce quelle a cui capitano: il genere affascina con tutti quei discorsi su Gesù, ma l’obiettivo è chiaro,AVANTI UNA VIA L’ALTRA.Quelli che sono celibi in Gesù Cristo e osservano la castità con sacrificio,(perchè se un uomo è “normalfunzionante” :-):-)è un sacrificio)se non entra in un ordine il suo esserlo è sterile, SERVE SOLO A LUI.RIPETO, NON DICO CHE NON HA SENSO, HA SENSO SOLO PER LUI. Il nubilato è molto diverso,tutto un discorso a parte. Quando Don Mauro scriverà un libro sull’argomento, dibatteremo.PERCHE’ CONTINUATE A DIRE “CELIBATO ” ANCHE PER LE DONNE????? DON MAURO HA SCITTO UN LIBRO SUL CELIBATO, CIOE’ RIVOLTO AGLI UOMINI.Possiamo aprire una discussione sul nubilato, ma per ora è IL CELIBATO. MASCHILE.PER FAVORE NON PARAGONATELO AL NUBILATO.NULLA HA A CHE VEDERE

  182. fefral ha detto:

    non ho molto tempo, se riesco torno dopo. Voglio solo dire che conosco diverse persone, uomini e donne, che vivono il celibato (o nubilato, ma a me pare evidente che con celibato qua dentro intendiamo entrambe le situazioni) per vocazione, da laici.
    Dire che è una scelta egoista mi pare quantomeno poco caritatevole. Sono celibi per vocazione, ma non sono consacrati, non sono religiosi, sono persone che hanno in tutto e per tutto una vita uguale alla mia ma che rinunciano al matrimonio (e ad avere un compagno/a, rapporti sessuali, figli, ecc).
    Tra di loro conto alcuni dei miei migliori amici. E la loro vita ha molto senso, così com’è, nella mia vita. Non ho tempo per teorizzare, ma se devo dirla tutta quelli tra loro con cui ho i rapporti d’amicizia più profondi e veri, totalmente gratuiti (senza secondi fini nè da un punto di vista affettivo nè funzionali a qualche specie di apostolato) sono uomini.
    Non condivido quindi quello che dici sulla sterilità della loro scelta. Si è sterili quando non si ama, non quando non si fa sesso. L’amore invece è sempre fecondo.
    Vivere la castità è un sacrificio per loro ma lo è anche per chi è sposato, ed è un sacrificio per l’uomo come lo è per la donna: la castità è una virtù esigente che non si identifica con la rinuncia al rapporto sessuale. L’amore non presuppone l’atto sessuale nè si esaurisce in esso, per l’uomo come per la donna. Forse (e dico forse) la castità fisica è un pochino più facile per le donne, ma questo non significa nulla. Non capisco davvero la distinzione che fai.
    Sì, il celibato forse non serve a nulla. E in effetti è proprio di questo che stiamo parlando. Il senso di una vita da celibe non sta nella sua utilità. Ma questo vale solo per i celibi?

  183. la sciagurata rispose ha detto:

    veramente don Mauro ha scritto un libro sul nubilato e sul celibato. Per semplicità usa la parola “celibato” così da incudere entrabi i termini.
    Se non sei d’accordo prenditela con don Mauro ma non far dire a don mauro cose che non ha detto. Nel libro come Gesù, il termine celibato include il nubilato.
    Non ti seguo sul senso del celibato solo per chi lo pratica. Lo stesso ragionamento potrebbe valere per il matrimonio: ha senso solo per chi lo pratica. (e se ci tieni a sottolineare le deformazioni sappi che di stronzi/e che si sposano per egoismo ce ne sono molti. ma questonon toglie che si possa ragionare sul senso del matrimonio)
    Dal tuo post vulcanico e destrutturato (non articoli un pensiero, ma affermi tesi dogmatiche che sono difficili da argomentare)c’è un tema che mi interessa e su cui ti chiederei di provare a spiegare più nel dettaglio: come mai dici che il nubilato non centranulla con il celibato? Che differenza vi trovi? mi interessa. grazie
    ciao

    PS nella consuetudine di internet non è educato usare le lettere maiuscole.

  184. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    il libro intende entrambi,lo so, ma è il titolo che mi fa pensare, e anche il contenuto…non ho letto tutto il libro…..attraverso un periodo senza tempo per me e non ho la testa per leggere…e qui io esprimo le mie opinioni, non la verità assoluta……, e leggo le vostre. Il dialogo nasce, appunto, dalla diversità delle stesse. A Fefral dico: se mi hai letto,io l’unica distinzione che faccio è tra una persona che riesce a comunicarmi affetto, stima, amore, insomma che riesce ad avere un rapporto affettivo intenso con me,se uomo senza sesso, e una persona egoista che non mi da nulla.punto.Lo stao civile non mi interessa.Poi se mi chiedi una opinione sui celibi è quella che ho scritto sopra.Io, a differenza di te, identifico la castità nella rinuncia ai rapporti sessuali.Inoltre,a differenza di te,diffido degli uomini che vivono il celibato con castità totale,di loro diffido moltissimo….amenochè non siano omosessuali (ho dei carissimi amici che vivono questa condizione in assoluta e sofferta castità per la grande fede che hanno in Gesù), ma ripeto è un’altro discorso.Non ho mai detto che per me l’amore presupponga l’atto sessuale. Per la sciagurata: non affermo nessuna tesi dogmatica,solo mle mie personalissime opinioni, quindi come tali non mi aspetto che siano condivise.Mi spiego perchè dico “solo per chi lo pratica”: se conoscco una persona e ci parlo, e la ritengo una persona che mi sta dando qualcosa, che mi può insegnare qualcosa, che mi arricchisce nei sentimenti, non mi pongo il problema se sia celibe o no. Non mi interessa se sia celibe o meno.Mi piace la comunione che si crea tra noi,e il fatto che sia celibe riguarda solo lui. Non aggiungerebbe nulla al mio sentirmi amata da lui.Vedi, le opinioni personali, come quelle che esprimo,non sono da condividere,servono per dialogare nel rispetto reciproco.Siccome io non scrivo mai nei blog, anzi non so perchè scrivo qui,non sapevo di pormi come maleducata scrivendo le lettere maiuscole, ma ti ringrazio di avermelo fatto notare.Non succederà più.

  185. Patrizia cecilia Giardi ha detto:

    Credo di aver esaurito l’argomento.Le mie opinioni le ho espresse. Abbandono questa discussione.Buon proseguimento

  186. la sciagurata rispose ha detto:

    grazie. buon proseguimento anche a te!
    ciao!

  187. Mauro Leonardi ha detto:

    “Fanno l’amore con la persona che amano di più, cioè sè stessi” è un modo di dire originale che non avevo mai sentito. Complmenti!

  188. Mauro Leonardi ha detto:

    Patrizia vorrei tanto che continuassi a aiutarci in una Discussione che giusto giusto un mesetto fa ha lanciato un donna ma che poi in pratica non si è sviluppata. Si intitola “Il celibato è uguale per gli uomini e per le donne?”

    Siccome spero che tu possa aiutarci a dipanare questa matassa del nubilato e del celibato ho evidenziato la Discussione tra le prima cinque del blog (cioè quando apri il blog ti appare tra le prime cinque).

    Io in “Come Gesù” non ho mai usato il termine “nubilato” – e sempre celibato – non solo per comodità ma anche perché mi sembrano sostanzialmente identici, cioè diversi ma solo per cose di dettaglio. Ma sono disponibile a rivedere la mia posizione perché confesso di non aver mai pensato seriamente alle possibili differenze. Mi aiuti?

    Su facebook in messaggio privato mi hai scritto i motivi delle tue stanchezze e ti ripeto che prego per te.
    Poiché ho notato che sei molto attenta alle parole che usi, e siccome hai scritto di abbandonare “questa discussione” spero di ritrovarti su quella del celibato maschile/femminile.

    E non badare a sciaguarata: lui scrive sempre qual è con l’apostrofo… (però sui caratteri maiuscoli un po’ ha ragione…) (ma anch’io faccio un sacco di errori…)

  189. Polifemo ha detto:

    Brava Patrizia. Co’ ‘sta stronaza che la castità vuol dire nun fa sesso mai fatto torna’ la voja de scrive. “Io, a differenza di te, identifico la castità nella rinuncia ai rapporti sessuali.” Brava questo lo dicevo pure io ventanni fa’ a don Ma’ è lui m’ha detto: ma scusa Polifemo (vabbé chiaro che nun me chiamava così..) ma te, se vedi na rivista porno pe dì che sei un porco c’ha bisogno de fatte le pippe? Vabbé Patriza parola più parola meno. Scusa don Ma’ so passati ventanni, era sempre la volta ch’abbiamo fatto il discorso dei baci e della lingua… E io detto: si, don Ma’ se nun me le faccio so casto. E lui sai ch’ha fatto Patrì? Sé messo a ride! me so ‘ncazzato… Poi a casa me so attrezzato coi giornaletti e… vabbé me so vergognato, e ho capito che c’hanno raggione quelli che dicono che le cose del cristianesimo so cose de’ core. De’ core capito? me l’ha detto pure Fefral che n’ha scopata nun è mai solo ‘na scopata. Se no Patri sei mussulmana. Vabbè se sei mussulmana, te rispetto. Ma, mò faccio na premessa. Io c’ho un ragazzo che me dà na mano. Se chiama Muammed. Vabbè è de quelli de l’arabia. Allora se messo a dimme che il ramadan e la quaresima so la stessa robba e io gli ho detto propio sto discorso der core. Pe me è un discorso importante, de core. Me fa proprio ride che nel ramadan de giorno nun se magna e de notte c’abbuffiamo. Poi c’è quest’altra: “Inoltre,a differenza di te,diffido degli uomini che vivono il celibato con castità totale,di loro diffido moltissimo….a meno chè non siano omosessuali”. Te prego nun te n’andà dala discussione perché questa me la devi proprio spiegà. Cioè, ma se uno c’ha il core casto me sembra che è uguale se vive il celibato (come me adesso) o è… omosessuale (vabbé). O no?!

    Scusa don Ma’ mò dove lo metto sto commento peché Patrizia nun se sa de dove spunta. Io lo metto sia qui che la.
    Ciao

  190. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    sei di vedute ristrette…….l’apparato genitale non è il principale organo sessuale.Il principale organo sessuale è la testa. Credevo fosse chiaro per tutti.Per il resto ognuno deve rimanere con le proprie opinioni.Mi dispiace che tu dica di non capire altre religioni. Il mio metodo per capirle è partendo dal loro punto di vista,comprendendo la loro cultura.Non mi sognerei mai di ridere di loro, soprattutto perchè non tollero che ridano della mia. Ti riporto di seguito una nota che ho scritto per un giornale cattolico in occasione dell’ultima visita di Gheddafi in Italia, che fu tanto snobbata e derisa e sfottuta:
    <"Questa la mia opinione personale: la minaccia è seria…I popoli si conquistano con il pensiero……non con le armi……con le armi si sottomettono, con il pensiero si forma un gregge dietro un pastore…L’Islam avanza inesorabile passo dopo passo……. La popolazione italiana è di circa 58.500.000 di persone e di questi 800.000 sono musulmani, l’1,4% della popolazione. Mentre la percentuale dei non islamici è statica, quella degli islamici è in crescendo (sia per flusso migratorio sia per una maggiore natalità) e la popolazione islamica si incrementa in Italia di circa il 10% annuo.Per non avere un sorpasso che si potrebbe ipotizzare nel 2050 circa, dovrebbe aumentare anche il numero dei non islamici: ma visto che la natalità degli italiani è molto bassa, si dovrebbe aprire agli immigrati non islamici e contare sulla loro natalità,ma questo porterebbe alla scomparsa della nostra identità: paesi dell’Est, sudamericani, cinesi ecc.
    Così facendo però si dimezzerebbel’incremento annuo degli islamici che sarebbe così del 5% e il sorpasso nel 2090 circa. E’ riduttivo pensare ad una questione di business……il disegno è molto più complesso e minaccioso”>.
    Io vorrei tanto un po’ meno tolleranza verso il dilagare dell’Islam in Italia,Islam inteso come religione,non come popolo.
    Io sono molto cattolica, e per me le parole hanno il loro significato originale. Non l’interpretazione che ne possono fare, poichè l’interpretazione ne snatura il significato.Quindi per me vale il dizionario: Celibe:
    Castità:< Astensione e rifiuto dell'attività sessuale e di quanto vi è connesso: vivere in c. || voto di c., uno dei tre voti pronunciati da religiosi secolari e regolari>.L’estensione dei due significati va bene, non non deve snaturarli.
    La mia frase sulla diffidenza è chiara e non ha bisogno di spiegazioni.Credo che nessuno possa discutere ciò mi fa essere diffidente o meno, ognuno è fatto a modo suo e ciascuno degno di rispetto,credo.Ho detto che ho diversi amici omosessuali che vivono con molto sacrificio la castità totale per essere dentro la religione cattolica e vivere in comunione con Gesù.Non credo di dovermi dilungare.Cosa vuol dire essere “casti di cuore è uguale al celibato”? Davvero è così difficile comprendere le ragioni di chi la pensa diversamente? Io capisco il tuo punto di vista che ti porta a quelle conclusioni e lo rispetto.

  191. la sciagurata rispose ha detto:

    miii se è pignolo!!

    http://www.youtube.com/watch?v=CYyDvxo_XtU

  192. la sciagurata rispose ha detto:

    “Il principale organo sessuale è la testa.”
    I’m confused, where is your G-spot?!? :-)

    brutta bestia l’astinenza forzata!

  193. Mauro Leonardi ha detto:

    Patrizia sono di corsa e leggerò solo domani il tuo intervento ma mi scuso in anticipo per quello che ti ha scritto Polifemo. Diciamo che non so bene come prendere la sua presenza nel nostro blog. Da una parte mi intenerisce e fa ridere, dall’altra mi fa veramente…. arrabbiare (saranno due / tre settimana che è spuntato). Ma lo sai che ogni tanto – al di fuori del blog – mi sono sorpreso a pensare… qui ci vorrebbe Polifemo.

    E’ così. Penso che noi del blog abbiamo imparato a volergli bene. Forse devi prenderla come il modo che ha il blog di darti il suo benvenuto tra di noi.

    Però – tre le righe – le sue cose Polifemo le dice (insieme a tenti puntini…)

  194. fefral ha detto:

    donMa’ ma non c’è modo di settare il blog per poter pubblicare immagini o video?

  195. Patrizia cecilia Giardi ha detto:

    “Dove nasce il desiderio sessuale femminile? A sentirlo così non sembra molto sexy, eppure il nucleo ventromediale – che si trova nell’ipotalamo del nostro cervello – potrebbe essere il motore del desiderio sessuale nelle donne.
    Lo studio dimostra, secondo i ricercatori, quello che già si sospettava da tempo: l’eccitamento e il comportamento sessuale femminile sarebbero controllati proprio dal nucleo ventromediale.
    http://www.focus.it

    Ma dove nasce l’Eros? Nella ricerca delle sue radici biologiche si è impegnata anche la neurofisiologia, scoprendo lo stretto legame che intercorre tra la pulsione sessuale e il cervello.
    Da questi studi è emerso un dato sorprendente: non solo l’Eros nasce nel cervello, ma ha un effetto diretto sui suoi tessuti perché gli ormoni sessuali che entrano in gioco quando si accende l’erotismo stimolano la crescita e l’automodellamento di alcune zone cerebrali.
    http://www.altrasalute.it
    Il centro di controllo del sesso è localizzato in quella parte del cervello che si chiama ipotalamo e che controlla i sentimenti, il battito cardiaco e la pressione sanguigna. Quest’area è più grande negli uomini che nelle donne. Inoltre gli uomini hanno una quantità di testosterone (l’ormone principalmente responsabile del desiderio sessuale) 10-20 volte superiori rispetto alle donne: in questo modo si spiega facilmente perché il pensiero del sesso sia concepito in maniera differente tra l’universo femminile e quello maschile.L’amore, però, non è solo una combinazione di reazioni chimiche ma anche una questione mentale fatta di fattori psicologici che giocano un ruolo fondamentale per la nascita e la crescita del desiderio sessuale.
    Francesca Tripodihttp://www.fastweb.it/portale/canali/per-lui/salute-ed-eros/contenuti/articolo/ “
    Per me è così che ha funzionato: conosco una persona ed è nel mio cervello, al primo immediato impatto,che scocca lascintilla o l’indifferenza. Una reazione chimica.Ognuno funziona a modo suo e ognuno è padrone di credere a ciò che vuole,ma il principale organo sessuale è la testa,poichè il desiderio sessuale è solo una reazione chimica. Una reazione chimica e null’altro.Infatti a 58 anni,l’astinenza potrebbe essere una conseguenza dell’età, perchè l’ipofisi rallenta la produzione di quelle sostanze che mettono in moto il desiderio sessuale. Ci sono però donne che a questa età hanno un aumento del desiderio sessuale. Scherzi dell’ipofisi.

  196. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Caro Mauro,Polifemo mi è simpatico, e Sciagurata pure……A quasi 60 anni pensi che mi possa impressionare il linguaggio di Polifemo???? Noi donne che abbiamo attraversato il 68 non ci impressiona nulla….. :-))

  197. la sciagurata rispose ha detto:

    cara donna dalla scintilla che scocca al primo immediato impatto, nel 68 avevi 14 anni: scherzi dell’ipofisi anche allora?

    bella questa: “gli ormoni sessuali che entrano in gioco quando si accende l’erotismo stimolano la crescita e l’automodellamento di alcune zone cerebrali.”
    per questo polifemo ha tanti capelli! :-)

  198. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    ho un figlio di 37 anni e una nipotina di 3 e mezzo!!!! Un fidanzamento di qualche anno…il conto è fatto!!!! Scherzi dell’ipofisi!!!!!:-)

  199. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Caro Mauro,ho un figlio di 37 anni e una nipotina di 3 e mezzo. Abitano tutti e 3 a Shanghai da 7 anni.

  200. Mauro Leonardi ha detto:

    Patrizia sono sicuro che non ti scandalizzi di nulla anche se… non ti avrei dato quasi 60 anni :-) Mi sembrava solo – da parte mia – un gesto di cortesia dovuto. Sai che ci sono stati 48 tuoi amici che mi hanno chiesto l’amicizia? speriamo che arrivino anche sul blog. Grazie! vuol dire che lo apprezzi.
    Ti piacerebbe portare avanti la Discussione sul celibato al maschile e al femminile? (è tra le prime 5). Secondo me, visto il tuo ultimo intervento è proprio nelle tue corde. Se no c’è solo un cicip e ciciop… come direbbe Scaigurata
    Grazie!

  201. vincenzo martucci ha detto:

    SOLO il sesso una reazione chimica? Non credo! Se escludiamo la POESIA, temo che che non sarà facile identificare una sola manifestazione umana che non sia riconducibile ad eventi biochimici!In fondo, però, rassegnarci a questo cosa ci toglie? La bellezza della vita non l’assaporiamo egualmente vivendola così com’è, senza masturbarci il cervello con ipotesi sulla genesi dei sentimenti o delle pulsioni?