Blog | 04 Gennaio 2012

Quelle parole per alzare lo sguardo, Avvenire 4.1.2012 p. 30

Danila ha ventitré anni, abita vicino a San Pietro nel cuore di Roma, ieri ha iniziato gli esami all’università. A mezzogiorno di
Capodanno passa per la piazza e sente Benedetto XVI mentre dice che «l’educazione è l’avventura più affascinante e difficile della vita. Educare significa condurre fuori da sé stessi per introdurre alla realtà, verso una pienezza che fa crescere la persona». «Uscire da sé verso una pienezza». Ci ha appena litigato con Marco – il suo ragazzo – su ’sta roba. Tra loro ci sono dei problemi, lei voleva affrontarli e invece ogni volta lui voleva sempre fare altre cose. Danila guarda su, si ferma a vederlo questo Papa, perché lei, l’estate scorsa
a Madrid per la Gmg, c’era. Era con un
gruppo. Vabbé, poi con tre di loro ha finito le vacanze a Marbella. Già che c’era. Comunque per Natale a Messa c’è andata, e lì don Tino le ha
dato mezzo foglio con altre parole che il Papa aveva appena detto proprio per loro, quelli della Gmg. Dov’è? Ah eccolo qui in tasca. Fammi vedere. «Con il proprio tempo l’uomo dona sempre una parte della propria vita. Alla fine questi giovani erano visibilmente e tangibilmente colmi di una grande sensazione di felicità: il loro tempo donato aveva un senso». Sì, quella felicità Dani se la ricorda bene, perché alla fine è stata meglio che a Marbella. Nel pezzo di carta il Papa va avanti e ringrazia i giovani perché hanno donato: non perché era comandato, non per andare in paradiso, non per evitare l’inferno e neanche per essere perfetti. «Questi giovani hanno fatto del bene semplicemente perché fare il bene è bello, esserci per gli altri è bello», ha detto Benedetto XVI il 22 dicembre. Mannaggia. È proprio quello che Marco non capisce. Lui che quando stanno insieme vuole sempre fare, fare, fare. «Esserci per gli altri è bello». Non per essere perfetti. Danila con la sua sfilza di trenta.


Con il suo camminare in via Cola di Rienzo specchiandosi nelle vetrine con la coda degli occhi per vedere come sta. «Essere perfetti» è quello che dicono tutti quelli che non sono Pietro. «Che ci fai qui Dani?». «E tu che ci fai qui, Mari?». Suor Mariangela scoppia a ridere perché Danila lo sa bene che lei abita lì, nella casa dove le suore assistono i poveri, perché ogni tanto ci andava. Sì, forse è meglio se entro con te a meditare. Perché le parole del Papa che mi restano da leggere ora ne dicono una proprio tosta. Che basta solo «osare il salto».
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Pubblicato su Avvenire il 4 gennaio 2012

6 risposte a “Quelle parole per alzare lo sguardo, Avvenire 4.1.2012 p. 30”

  1. Lidia ha detto:

    Bello, però alcune cose non mi piacciono. Innanzi tutto la vacanza a Marbella mi sembra una cosa in sé e per sé non male, mica a Marbella c’è solo una movida peccaminosa, ci sono sicuramente belle cose da fare e mi sembra ottimo che dopo la GMG si vada anche al mare :)
    Poi, il ragazzo vorrà pure sempre fare, fare,fare ma, in fondo, anche aiutare gli altri e andare alla GMG è un fare. Dipende cosa vuole fare il ragazzo – se vuole, per es., sempre studiare per avere 30,o lavorare, o pulire la macchina per averla lucida e brillante, o se il suo fare è un “andiamo a fare una bella passeggiata”.
    Certo, in media res virtus – bisogna anche trovare il tempo per parlare e stare semplicemnte insieme, magari senza bisogno di parole.

  2. Mauro Leonardi ha detto:

    Ma guarda che a Marbella sono andati a dire il Rosario.!.. vabbé scherzo!
    Comunque ti svelo alcuni vincoli: a) telefonata di un caporedattore di Avvenire che mi dà 24 di tempo che per me, dal momento che non passo la giornata a fare lo scrittore che osserva le bianche scogliere di Dover dall’alto del suo faro, vuol dire mezz’ora; b) parlare dei giovani e della GMG; c) del discorso del Papa del 23 dicembre; del discorso del Papa il primo gennaio; d) in 2500 caratteri…

  3. scriteriato ha detto:

    beh, allora, stanti le condizioni date, non è venuto male: Bravo don Mauro.
    Bianche scogliere di Dover for president!

  4. Lidia ha detto:

    Certo, lo capisco…io penso che in me si sia istantaneamente ribellato il mio istinto a dire “ehi, perché contrapporre “GMG bella” e “Marbella brutta e cattiva”?
    In realtà un po’ è vero, tante mie amiche marbellare non si sognano di andare alla GMG. Forse, proprio per questo è ancora più importante che chi va alla GMG vada anche a MArbella. Altrimenti il mondo sarà diviso: cattolici qua, pagani di là; GMG a MAdrid, discotecari a Marbella (che non so dove sia, suppongo tipo Baleari?); veglie di qua, movida di là. Certo, nei FATTI è così. Ma io sogno un mondo in cui la gente che va a Marbella abbia un amico/a con sé che gli dica: “Amico, sono le tre di notte, invece di un altro drink e magari sesso in discoteca andiamo a dormire.”
    Però una cosa è vera: prima di essere l’amico che a Marbella “crea” lo spirito della GMG bisogna aver capito cos’è la GMG…in questo senso Danila fa bene a contrapporre Marbella e GMG, perché solo attraverso la contrapposizione si renderà conto che lei deve portare la GMG a Marbella e non smettere di andare a Marbella, o lasciare il fidanzato.
    Ecco, quello che non mi piace nell’articolo è che sembra dire: Vuoi vivere bene la GMG? Non andare più a Marbella e lascia il fidanzato.
    Chiaro, ci sono tanti giovani che hanno capito una vocazione alla vita religiosa o al celibato apostolico alla GMG. E magari la prima avvisaglia era proprio un’insoddisfazione verso una vita marbellara e di fidanzamento. MA nell’articolo non è chiaro: io ci vedo una contrapposizone GMG buona – Marbella (e amiche)cattive; Amica suora buona – fidanzato cattivo…
    Detto ciò: don Mauro, non si discute l’abilità a scrivere così in mezz’ora e con vincoli di caratteri!!! :)) Magari facessi anche io così con la mia tesi…

  5. Mauro Leonardi ha detto:

    Grazie Lidia!

  6. Paola Baratta ha detto:

    A me l’articolo è piaciuto…Mi sembra che vi siano bene descritte le contraddizioni tipiche di una giovane donna di 23 anni. Mi sembra anche che l’autore non volesse mettere in contrapposizione GMG e Marbella…Anzi, mi sembra che volesse far capire che un giovane che va alla GMG partecipandovi con convinzione e facendo poi volontariato con la suora della sua città, possa anche benissimo andare a Marbella con amici e fidanzato a divertirsi. Mi sembra che si volesse dare l’idea che per essere giovani cristiani coerenti, non bisogna affatto aver mangiato “un manico di scopa” ( essere serissimi, tristissimi, noiosissimi) come magari molti si immaginano in modo pregiudizialmente negativo…