Blog
|
25 Dicembre 2011
OGGI HO INCONTRATO UNA PERSONA BUONA [data originale post: 25 dicembre 2011]
Nel Discorso che Benedetto XVI ha fatto alla Curia Romana 22.XII.2011 e che riporto qui sotto, ha detto delle
cose meravigliose. Ma mi ha colpito che le abbia dette a sei mesi di distanza. Oggi, Natale, pensavo a questo.
Perché il primo pensiero è dire “bello comportarsi così, essere buoni, vorrei farlo anch’io”; ma forse ancora più difficile è rendermi conto che anche oggi – proprio oggi che è stata una giornata molto difficile – c’è stata una persona buona che è stata buona con me. Mi chiedevo se io so riconoscere quando la mia strada è attraversata da una persona buona. Il Papa ha saputo farlo. Forse potrebbe essere un bel concorso natalizio per il nostro blog. Gettarci in una “Discussione” un po’ insolita: raccontarci gesti buoni – piccoli, da niente, quotidiani – non che abbiamo fatto ma che abbiamo ricevuto.
cose meravigliose. Ma mi ha colpito che le abbia dette a sei mesi di distanza. Oggi, Natale, pensavo a questo.
Perché il primo pensiero è dire “bello comportarsi così, essere buoni, vorrei farlo anch’io”; ma forse ancora più difficile è rendermi conto che anche oggi – proprio oggi che è stata una giornata molto difficile – c’è stata una persona buona che è stata buona con me. Mi chiedevo se io so riconoscere quando la mia strada è attraversata da una persona buona. Il Papa ha saputo farlo. Forse potrebbe essere un bel concorso natalizio per il nostro blog. Gettarci in una “Discussione” un po’ insolita: raccontarci gesti buoni – piccoli, da niente, quotidiani – non che abbiamo fatto ma che abbiamo ricevuto.
Guardarla quella luce fioca, benedetta, che splende laggiù.
In fondo al tunnel.
(…) Con il proprio tempo l’uomo dona sempre una parte della propria vita. Alla fine, questi giovani [i volontari della GMG, ndr] erano visibilmente e “tangibilmente” colmi di una grande sensazione di felicità: il loro tempo donato aveva un senso; proprio nel donare il loro tempo e la loro forza lavorativa avevano trovato il tempo, la vita. E allora per me è diventata evidente una cosa fondamentale: questi giovani avevano offerto nella fede un pezzo di vita, non perché questo era stato comandato e non perché con questo ci si guadagna il cielo; neppure perché così si sfugge al pericolo dell’inferno. Non l’avevano fatto perché volevano essere perfetti. Non guardavano indietro, a se stessi. Mi è venuta in mente l’immagine della moglie di Lot che, guardando indietro, divenne una statua di sale. Quante volte la vita dei cristiani è caratterizzata dal fatto che guardano soprattutto a se stessi, fanno il bene, per così dire, per se stessi! E quanto è grande la tentazione per tutti gli uomini di essere preoccupati anzitutto di se stessi, di guardare indietro a se stessi, diventando così interiormente vuoti, “statue di sale”! Qui invece non si trattava di perfezionare se stessi o di voler avere la propria vita per se stessi. Questi giovani hanno fatto del bene – anche se quel fare è stato pesante, anche se ha richiesto sacrifici –, semplicemente perché fare il bene è bello, esserci per gli altri è bello. Occorre soltanto osare il salto. (Discorso alla Curia Romana 22.XII.2011 – n. 2)
Molti di questi volontari avevano visto – e hanno visto – la loro chiamata al celibato. Anche al celibato apostolico. Forse non è un caso. Per questo aggiungo queste poche parole prese da “Come Gesù”.
“il senso ultimo del celibato apostolico laicale a mio modo di vedere riposa nel simboleggiare soprattutto la categoria della gratuità, del dono” (Come Gesù, p. 130) “una gratuità specifica: quella di chi vive nel mondo e quindi nel paradosso dello scambio, perché lo scambio, il dare per avere (mercato) o il dare per dovere (stato) sono caratteristiche del mondo” (p. 152)
Proprio ieri Eli Galli nella Discussione ” chi dedico il io tempo” aveva scritto un commentto che copio qui di seguito:
Salve. Proprio l’altro giorno pensavo con gratitudine ad una persona che mi aveva aiutato in quest’ultimo periodo. Le sono molto grata non solo perché mi ha aiutato ma anche perché ho visto che il suo aiuto (molto efficace) non nasceva da una perfetta organizzazione e da un lavoro efficace ma dal fatto che questa persona è buona. Molto spesso davanti ad una cosa che dovevo fare, mi sono guardata indietro, verso me stessa, ho pensato più all’inferno e al paradiso e molto spesso ad essere perfetta. Bello invece essere buoni, che il fare viene dopo l’essere, scoprire che “fare il bene è bello, esserci per gli altri è bello”. Salterò di più.
Ieri il portiere del mio caseggiato, Francesco, non ha voluto la mia mancia di Natale: “la dia ai suoi poveri” mi ha detto. Alla fine abbiamo concordato che userò quella cifra (50 euro) per la benzina di un viaggio che faccio ogni tre o quattro mesi per andare a trovare dei carcerati.
Francesco è una persona buonissima e non legge questo blog. Mi aiuta molto. Da quando è accaduto che qualche lettera sia andata smarrita ha cominciato a tenermi da parte la posta. Poi mi aiuta quando non trovo parcheggio nel garage del condominio. E così via. Ci sono tante cose che fa per me. Gli altri anni gli ho sempre dato la mancia, mancia che va a arricchire un gruzzoletto che passa sempre di più nella classe dei diminutivi piuttosto che in quella degli accrescitivi. E quest’anno più che mai.
Ho riprovato due giorni di fila a dargli la mancia, ma non c’è stato niente da fare.
Grazie Francesco.
Ho ricevuto tante cose buone nella mia vita che a volte mi fermo e mi chiedo stupita…”Perché tutto questo PROPRIO A ME ?” Perchè c’è sempre una sproporzione enorme tra il bene che ricevo e il bene che riesco a dare (sempre troppo poco!)..Comunque ecco qualche episodio narrato sotto forma di racconto…Perchè vorrei che questo Natale per me e per tutti fosse sotto il segno della Speranza…
C’era una volta una bimba piena di gioia di vivere ma distratta e poco volenterosa a scuola. Un giorno incontrò un ragazzo malato di ditrofia muscolare. Nemmeno si accorse, la bambina, di quella malattia e cominciò a giocare con lui, come niente fosse. Quando un giorno il ragazzo le disse…”Tu sei una grande casinista, ma…Hai tanta gioia di vivere: fai tu per me quello che non potrò mai fare: vivi la mia vita!”…Quel ragazzo buono insegnò alla bimba che ogni piccola cosa è un miracolo: vedere, camminare, un fiore, il sorgere del sole e la vita è un dono. Sacro. Da donare, da offrire sempre.
Un secondo episodio… Era morta la mia amatissima nonna Anna Maria. Durante il funerale piangevo piena di tristezza. In questo clima non erano di conforto le mille espressioni di cordoglio di parenti, amici e di gente, magari, che solo per quell’evento si era fatta viva…Quando una persona, con garbo e delicatezza, mi si è avvicinata. Non ha detto nulla. mi ha messo la mano sulla spalla. Poi mi ha abbracciato. Ho sentito tanto Amore in quel gesto semplicissimo e silenzioso. Non lo scorderò mai!
Da meno di un anno conosco una signora del nord, che vive e lavora a Roma, e che vedo più o meno una volta al mese per motivi “medici” (non è un medico però)..ecco questa signora è buonissima con me, perchè “mi cura” (nel senso che si prende cura di me)ovviamente dietro pagamento, anche se a volte deve aspettare un po’ perchè non riesco a pagarla subito..ma non lo fa per i soldi, anzi..sento che mi vuole bene, fosse per lei non mi farebbe pagare,a volte mi fa pagare la metà delle cifrone che necessariamente devo darle per stare “meglio”..nonostante lei si prenda un quarto di quello che le entra. E’ una delle tante persone che fa un lavoro che le offrifà sì e no 500 € di pensione al mese..ama il suo lavoro ma non lo fa solo per soldi,vede tutto di tutti e rispetta enormemente tutti, con me è davvero buona..da valore alla mia persona. E mi ha insegnato a volermi più bene. E le sono molto grata!
Un amico mi ha regalato questo racconto.
Un giorno la moglie di John Lasseter – definito da alcuni il nuovo Walt Disney ,è colui che ha pensato e diretto film come Toy Stories, A Bug’s life, Cars – disse al marito che stava facendo una magnifica carriera (aveva appena finito di girare Toy Story 2) e che lei con tutto il resto della famiglia lo avrebbero appoggiato, ma che si stava perdendo il meglio della vita: stare accanto ai due figli mentre crescevano. Per questo John decise di prendersi due settimane di vacanze, di affittare un camper, e di viaggiare con la moglie e i figli lungo la Route 66, una strada un tempo famosa e che era stata soppiantata dalle nuove autostrade. Fu durante quella vacanza quando venne a John lo spunto per la sceneggiatura di Cars (di cui è l’ideatore e il regista). Chi ha visto il film ricorderà che si parla di un auto da corsa che è costretta per un po’ a smettere di correre e che, proprio allora, proprio accanto a una strada simile alle Route 66, si innamora.
Oggi ero da sola a gestire i miei due bimbi…Li ho portati a Piazza Navona. C’era una folla incredibile, ma sull’autobus stipatissimo, tutti mi hanno aiutato con i due monelli: alcuni lasciandomi il posto, altri facendo ridere e/o distrarre i bimbi, altri ancora con un sorriso di incoraggiamento…Bel pomeriggio.Pieno di persone buone!
Persone buone?si,anche io ne ho conosciute almeno 3..,la loro bontà è stata essenzialmente capacità di ascolto e di attenzione;ci sono momenti nei quali uno sta male,dubita di se stesso e non ha nessuno che lo ascolti,che creda in lui..ecco questo è il tipo di bontà che io ho incontrato e che penso,sia particolarmente rara,data i ritmi della nostra vita…spesso,anche in famiglia,non si riesce a guardarsi in faccia!
E invece si ha tanto bisogno di qualcuno che “perda tempo”ad ascoltarti e incoraggiarti!Come dice S Weil”la pienezza dell’amore del prossimo è semplicemente l’essere capaci di domandargli:Quale è il tuo tormento?”
Certamente non intendo annoiare con il racconto di dettagli che risulterebbero anche troppo personali,ma vorrei invece riportare un racconto simbolico,che ho letto e che, secondo me,illustra proprio bene cosa sia l’arte dell’ascolto,la capacità di porre domande,(il punto interrogativo)invece di affermazioni già in sè concluse(il punto esclamativo)..
..insomma la bontà che io ho incontrato…
C’era una volta un punto interrogativo,che ,pur avendo l’aria intelligente,come tutti i punti interrogativi,girava depresso per il paese;infatti apparentemente nessuno lo voleva più e tutti preferivano il suo acerrimo nemico,il punto esclamativo.Tutti gridavano:Avanti!Muoviti!Togliti dai piedi!etc..
Il punto esclamativo è tipico dei prepotenti e i prepotenti dominavano ormai il paese.Neanche per strada ,si sentiva più chiedere –come stai?ma tutti preferivano un –ehilà!
Anche in auto,nessuno chiedeva più-vado bene per Como?ma tutti usavano il navigatore che dava ordini con il punto esclamativo-alla prima curva,girare!svoltare a sinistra!
Si rifugiò in una famiglia,perchè sapeva che i bambini chiedono perchè? e amano i punti interrogativi.Ma trovò un padre e un figlio adolescenti che duellavano a punti esclamativi
-non mi ascolti mai!non mi importa che pensi!qui comando io!basta!me ne vado per sempre!
Allora decise di entrare in azione:appena vide il padre pronto allo scontro, mise sulle sue labbra un- che ne pensi?
E il padre rivolse questa domanda al figlio,stupito che gli fosse uscita quella frase..anche il figlio tacque sorpreso-davvero lo vuoi sapere papà?
Parlarono.
Alla fine ,quasi all’unisono uscì-Mi vuoi ancora bene?
Il punto interrogativo si sentì pieno di gioia.
Il punto interrogativo non è arrogante ,ma rispettoso della libertà e responsabilità dell’altro.Anche la Bibbia è piena di punti interrogativi-Adamo dove sei?Caino, dove è tuo fratello?
Volete andarvene anche voi?Pietro mi ami tu?…etc…
WInd mi regala 10 euro. Basta fare una ricarica qualsiasi prima del 31 dicembre e entro 3 giorni arriva la conferma via sms. 4 giorni fa faccio la ricarica qualsiasi e non arriva nessun sms. Chiamo il 155. Risponde un signore. Prima dovevo digitare il 158. Ma sulla lettera non si capiva. Mi dispiace. Attacco e digito il 158. Parla con il disco telefonico e non ci capisco nulla. Rifaccio il 155. Parlo con un altro signore che non capisce qual è il mio problema. Richiamo il 155. Parlo con una ragazza. Accento siculo, intonazione sicula, tono siculo, volume siculo. “Ma lei ha diritto a quella promo!”. Lo dico pure io. “Allora faccia così e così, poi facciamo (dice facciamo: cioè si coinvolge!) passare 24 ore e vedrà che avrà tutto”. Grazie. “Grazie a lei di avermi chiamata:” Brava Trinacria. Quando parlo del paradosso dello stare nella gratuità nel mondo dell’utile intendo proprio questo. Ti sei meritata la citazione sul blog.
Peccato che non lo leggi…
Cecilia è stata investita. L’hanno operata giovedì,ma lei non lo sa….non prova dolore,sembra una statua nel suo letto. Emana un cattivo odore,non vuole mangiare e se qualcuno le avvicina il cucchiaio urla “non ne vogghieee”. Aspetta la nipote,aspetta…..Il 24 dicembra,in quella stanza d’ospedale,quattro ricoverate e due parenti recitano la novena,cantano “Tu scendi dalle stelle”,il Bambinello è portato in processione da un letto all’altro e poi Adeste Fideles, e poi Astro del ciel..Qualcuno si commuove e il dolore ,come x miracolo,scompare. Cecilia sorride….Io torno a casa,ma la mattina dopo mia sorella ,che ha dormito con mamma in ospedale,mi ha detto che Cecilia si è messa a piangere…Quella nipote non si è vista nè il 25 nè il 26 nè il 27. Il medico ha detto che Cecilia può essere dimessa Lei stava dormendo,io glielo riferisco,ma grida “noooo,u dottor ha ditt la semana prossim”…Forse preferisce restare in ospedale. Oggi le ho chiesto di mangiare “‘l maccarun”, mi ha accontentata ed anche sorriso…..Cecilia è una persona buona.
ieri un amico mi ha detto che non sono tutta da buttare. Questo amico è una persona buona. Non troppo buono perchè in quel caso mi avrebbe detto che sono straordinaria ecc… ma io poi non gli avrei creduto. Buono il giusto. Buono perchè mi vuol bene (almeno credo :-) )
Ho incontrato anche io una persona buona..4 anni fa si chiama Suor Orietta,e’ suora e’figlia della carita’.Sicuramente le persone diranno..e’ buona si..e’ suora,invece ricordiamoci sempre che sono persone umane come noi.Lei e’ una grande amica per me,per come si accorge quando in me non va qualcosa(percio’ l’attenzione alla persona)condivide il dolore e la gioia,con le persone,mi ha fatto conoscere un bambino speciale Marco,che ha una malattia rara,e che oggi dico la mia vita e’ ricca di significato..e con la sua presenza mi ha aiutato a superare tante difficolta’ che provavo,e ancora oggi provo,quando si fanno tante esperienze di volontariato,e si parla delle persone che hanno patologie diverse di malattia,i poveri,e anche le persone che conosco, ma,lei mi aiuta nel crescere nella fede,e nel rapporto con DIO e nella preghiera.(che e’ molto importante)..e con le persone.Mi aiuta dicendomi di ,cercare di guardare oltre a quello che si vede abitualmente nelle persone,quando ci feriscono..percio’ mi aiuta nella crescita umana,e non giudicare..certo con gli alti e bassi non e’ sempre facile,con tutte le mie poverta’,cerco..si cerca di cambiare e affidarci al SIGNORE..e alle persone che lui ci mette a fianco.Sr.Orietta e’ una persona che mi e’ vicino..parecchio ma che mi aiuta anche a essere libera…e la stimo per il gran lavoro che fa..per me e’ un grande esempio di vita..E’ ringrazio DIO per avermela messa nel mio cammino di vita. MI PIACE TANTISSIMO LA CITAZIONE DI SANT’AGOSTINO:CHI TROVA UN AMICO TROVA UN TESORO. E’ le amicizie in CRISTO sono l’uniche che vale la pena seguirle..perche’ per me solo l’uniche vere. VANESSA
Tutte le sere dalle 20.15 alle 20.30 su Radio Maria c’è “La preghiera dei bambini”. Ciao come ti chiami. Carmela. Quanti anni hai. Otto. Che preghiera vuoi dire. L’Ave Maria per lo zio Peppino. Dilla pure. Ave Maria il Signore è con te e benedetto il frutto del tuo pane quotidiano. Il conduttore cerca di correggere la bimba ma non ci riesce perché lei nel frattempo dice: ti passo la mia sorellina. Va bene, ciao come ti chiami. Rosalia. Quanti anni hai? Cinque. Che preghiera vuoi dire? L’angelo di Dio per nonno Sandro e nonna Agatina. Ciao come ti chiami? Nunzio, Lorenzo, Marta, Sara, Filippo, Francesco, Chiara, Chiaretta, Camilla, Sabina, Sabrina. Ti adoro angelo che oggi hai fatto delle buone azioni quotidiane e benedetto il frutto del tuo grembo, e sia fatta la sua volontà. Amen e così sia. Alla faccia del conduttore.
Ma il punto è che i bambini dicono sempre di pregare per qualcuno. Ogni tanto succede che dicano di voler dire un’Ave Maria da sola. Ma è raro. Mai e poi mai la dicono per qualcosa. Per l’interrogazione di domani. Perché non sia malata. Perché domani nevichi così vado a sciare. Perché non ci sia traffico e ci sia il parcheggio. Perché sia bella. Perché sia ricca.
Mai. Dalle parti delle loro preghiere passano padri, madri, fratelli, sorelle, zie, nipoti (sì anche nipoti!) e cugine. I bambini poveri, la famiglie delle persone separate (davvero stasera un bimbo ha pregato per questo), i morti.
Persone. Persone. Persone.
I cristiani sono fatti così.
In linea con i giorni natalizi e con il tema della bontà(o meglio della semplicità,perchè le due cose sono molto vicine,la bontà è sempre semplice…)vorrei condividere una piccola cosa bella che mi è successa..
Ero presa da vari pensieri negativi,circa l’inutilità di impegnarsi a migliorare,il ripresentarsi di problemi sempre uguali..e sono uscita un pò per distrarmi e un pò per passare a riflettere un attimo in chiesa,nel tentativo di “recuperare la bussola”.. ;al ritorno, trovo il mio piccolo al pc;bisogna dire che io scrivo molto tra mail,fb e altro e quindi anche i miei figli la vedono come una attività naturale…anzi spesso faccio leggere loro qualcosa ovviamente di adatto all’età(tipo questa filastrocca,trovata su fb,giorni fa,in fondo simpatica anche per chi si ritiene adulto)
Per tutto il giorno,caro angioletto,
alla tua mano,tienimi stretto
Io sono ancora tanto piccino
seguimi sempre nel mio cammino.
Verso la luce,guidami tu
sarà contento anche Gesù.
Bene,il piccolo di 6 anni,mi dice che ha scritto una preghiera al pc(per lui è una cosa normale!!se lo fa la mamma…) e mi fa leggere questo testo che inoltro con i suoi stessi errori
-mamma mi dice di recitare una ave la sera,ma CERTE SERE IO SONO ARABIATO E NON SO PERCHe’,,,ALORA PENSO CHE DIRE LA PREGIERA NON SERVE A GNENTE,NON SO SE LA CONTINUO A DIRE..AIUTAMI TU GESù SE MI SENTI CHE STO DICENDO..VOREI MI ASCOLTASI..ALTRIMENTI MI STANCO A PREGARE CHE NON SERVE A GNENTE. TUO ALE”
I casi sono due;o il buon Dio voleva darmi (in modo simpatico!) una lezione di come rivolgermi a Lui con semplicità…o il bambino”maternizza”troppo e questo lo rende un caso preoccupante,data l’età precoce!!!
Che bello il post sulla preghiera dei bambini!
Allora, io di persone buone ne ho conosciute davvero tante…ma proprio buone buone. Il mio fidanzato è davvero buono, e non solo perché è il mio fidanzato, ma perché è una persona che si interessa agli altri, che cerca di aiutare in tutti i modi..io mi stupisco continuamente di quando la gente fa cose che io magari faccio perché penso che a Gesù può fare piacere, e invece gente non cristiana, o cristiana ma che non è tanto abituata a pregare fa spontaneamente. Per esempio l’ altro giorno una nostra amica passava da Roma per tre ore, prima di tornare in Svizzera dove lavora. è un po’ triste, lì non ha tanti amici, noi ne lamnchiamo, in famiglia ha dei problemi…l’abbiamo accompagnata al Frecciarossa una mia carissima amica ed io, abbiamo studiato tutte insieme russo all’Uni. Mentre Carmen (quella che partiva) era andata al bagno, Silvia (la nostra amica) mi ha detto: Lidia, presto, controlla i bagaglio, io volo al bar e le prendo dei cioccolatini! Quando le abbiamo regalato dei Raffaello per il viaggio CArmen era così emozionata che voleva regalarci delle scamorze per ricambiare ;) MA soprattutto era felice, ha detto che l’averla accompagnata al treno è stato il più bel regalo di NAtale che ha ricevuto quest’anno. Silvia è una persona davvero buona, come dimostra il fatto che abbia pensato ai cioccolatini!
Oppure sarebbe troppo lungo menzionare tutte le persone che nei miei viaggi ho incontrato, pronte ad aiutare…quante tazze di tè in Bielorussia mi sono state offerte! Oppure il mio amico sloveno Iztok, a casa dei cui genitori nel Nord della Slovenia ho passato innumerevoli week-end, quando facevo l’Erasmus a Lubiana, e sua mamma mi accompagnava tutti i giorni in macchina a Messa in città…per il mio compleanno, nonostante non navighino nell’oro (sono contadini), mi hanno regalato addirittura un orologio! E Iztok stesso, dopo avermi prestato il suo i-Pod per circa tre mesi, alla fine me lo ha regalato :) Oppure quel signore, di cui non saprò mai il nome, che mi ha trovato alle 5 di mattina di un gelido febbraio in un bar alla stazione di VIlnius (Lituania), dopo che il bus da Varsavia mi aveva scaricata lì due ore prima di quanto pensassi, e che mi ha detto “Guarda che qui non è il ppsto migliore per stare, oggi è festa, tra un po’ ci saranno ubriachi in giro…ti chiamo un mio amico che è tassista, usa il mio cell per chiamare la tua amica e fatti dare l’indirizzo” (il mio cell non funzionava). Ok, oggi non lo rifarei, il tizio poetva essere chiunque e non risalirei in macchina con uno sconosciuto, ma si è rivelato provvidenziale.
Insomma, tante persone stupende…persone che mi hanno offerto vitto, alloggio anche quando loro stessi faticavano ad avere il vitto, come i miei amici Dzima e Nastasha, una parola buona quando ero triste, un abbraccio…E i miei cuginetti di 11 e 6 anni, che sempre, quando chiedi loro di darti una patatatina fritta dal loro piatto, ti dicono: ma certo, prendi prendi! Anche di più se vuoi! :)
Maria dei nodi
Oggi ho trovato su un banco buio di una parrocchia romana un foglietto dimenticato, macchiato di sporco, con questa preghiera battuta a macchina (con la macchina per scrivere di una volta, non al computer)
Maria dei nodi, chi l’avrebbe pensato?
Per la prima volta oggi mi sei stata portata!
Maria dei nodi, chi l’aveva mai sentito?
I nodi sono tanti, non si sbrogliano!
Maria dei nodi, quanto suona consolante:
esiste una mano che sa sciogliere i nodi.
Maria dei nodi, guarda che garbuglio!
non riesco a scioglierlo, aiutami o Santa Signora!
Maria dei nodi, il garbuglio sono io,
tanto confuso; abbi compassione di me.
Maria dei nodi. Non avrei mai detto che c’è gente che ti chiama così.
Maria dei nodi, dunque esiste una mano che sa sciogliere i nodi.
Maria dei nodi, i miei non riesco a scioglierli. Più cerco di tirare, più si complica tutto. Più cerco di tagliare le corde, più tutto cade per terra.
Maria dei nodi, il nodo sono io.
Aiutami Signora.
Vorrei dirti che sono come il tuo sposo Giuseppe, quando era in pena perché non sapeva sciogliere il nodo della tua gravidanza vergine (“Mentre però stava considerando queste cose” – Mt 1,20).
Ma non è così, perché sono molto peggio.
Vorrei dirti che sono come Pietro che si buttò a camminare sulle acque anche se aveva poca fede e si trovò in un bel nodo (“ma vedendo che il vento era forte si impaurì e cominciando ad affondare gridò “Signore salvami” – Mt 14,30).
Ma non è così, perché sono molto peggio.
Vorrei dirti che sono come il buon ladrone che stava con Gesù inchiodato in Croce con un bel nodo e sceglie Gesù da solo contro tutti (“Noi giustamente perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male.” – Lc 23,42).
Ma non è così perché sono molto peggio.
Vorrei dirti che sono come il pubblicano che avendo dei bei nodi “fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore – Lc 18,13) ma non è così, perché sono molto peggio.
Vorrei dirti che sono come il figlio prodigo che quando non ne poté più dei suoi nodi driuscì almeno a ragionare che a casa di suo padre almeno si mangia (“si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano suo padre lo vide ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò” – Lc 15,20).
Ma non è così perché sono molto peggio.
Mi sento come i due vecchi bavosi che insidiavono Susanna (“O uomo invecchiato nel male” – Dan 13,52; “Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore” – Dan 13, 56).
Sì mi sento così.
Mi sento come Giuda che tradisce Gesù per il più vile dei motivi, per soldi: “Questo Giuda disse non perché gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.” Gv 12,6
Sì mi sento così.
Maria dei nodi, hai visto che pasticcio?
Hai visto che nodi?
Però oggi Maria mi hai detto che le tue mani sono più forti dei miei nodi.
Buffo trovare scritta questa preghiera sulla forza delle mani di Maria proprio con la data di ieri e a quell’ora. Più o meno in contemporanea, mi era venuta in mente la frase: “La Madonna è potente”. Di solito non la chiamo “Madonna” e mi affido più alle sue mani per farmi accarezzare la testa che per difendermi. Mi piace pensare che “sciogliere i nodi” sia più un “liberarmi” che un “risolvermi i problemi” o “migliorarmi”.Faccio mia questa preghiera e aggiungo di ricordarmi, una volta che mi avrai sciolto le mani, di abbracciarti io, Maria mia. Grazie Don Mauro.
Scusate ancora, a dire il vero ero venuta qui per scrivere questa cosa buona che mi è successa ieri poi mi sono distratta con la preghiera. Allora tutti gli anni io e la mia famiglia, veniamo invitati da un’altra famiglia il cui marito lavorava con il mio. Non ci frequentiamo durante l’anno perchè abbiamo stili di vita diversi, tempi diversi e siamo lontani,però c’è molto affetto. Ve lo racconto perchè in casa loro c’è un’atmosfera particolare: sono ricchissimi, villa su 4 piani, ascensore in casa e tre camere per due figlie con bar e televisione ed ogni marchingegno elettronico possibile ed immaginabile, vestiti e orpelli meravigliosi, viaggi da capogiro e quant’altro vi viene in mente. Beh vi dico che stare a casa loro e stare con loro,partecipare alle loro feste o cenette “informali” è l’esperienza di generosità e affetto e condivisione più forte che si possa fare. Ne esci come se fossi stata a fare qualcosa di sacro. Non esagero, credetemi, sono di una generosità d’animo che fa si che la loro ricchezza è come un dono per te: la loro casa è bella per te, la loro tavola è elegantissima per te, i loro viaggi sono stati fatti per raccontarteli e farteli vivere, le loro foto e filmini sono stati fatti perchè tu godessi con loro, la moglie è bella, pettinata e vestita super per accogliere te, lui ha scelto i migliori vini per te, e le figlie hanno tutto perchè le tue ci giochino. Sono così buoni che pure tu poi ti senti un po’ più buono. Buon anno a tutti
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Ho ritrovato una Persona Buona. Forse non l’avevo mai persa…Grazie Maria che mi hai salvato da bambina. Grazie perchè eri/sei dentro di me anche quando fuggo/fuggivo da me stessa.Grazie per le persone buone che mi fai incontrare ogni giorno. Grazie perchè in me, all’improvviso, è rinato il desiderio di pregare il rosario…Mi chiedi perchè? Non ne ho la minima idea!!! La vecchia me un pò ride e un pò non crede in questo nuovo sè che sta nascendo…Forse desidero pregarTi ora perchè ora accetto che Tu mi voglia bene. Che Tu voglia bene proprio a me…E alla fine ho capito che non importa se pregherò male, se il rosario lo lascerò a metà…Ti offrirò anche quell’imperfezione, quella distrazione…Grazie. Grazie perchè una persona buona mi ha detto come dovevo fare a recitare il rosario mentre io mi vergognavo da morire a chiedere…Grazie per avermi fatto incontrare il direttore spirituale che, con l’aiuto di Dio, ha reso possibile tutto questo…Sì. Un miracolo…Il mio primo vero rosario. Buon anno a tutti…
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
SMS ricevuto in serata da un amico che vedo con frequenza e con cui questa mattina sono stato qualche minuto. “E’ stato bello incontrarti questa mattina. Eri come quindici anni fa!”
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Ho trasferito il commento di Anonimo/Arturo, i due di Stefania Perna e quello di Fefral nella sezione 01.
Li trovate – nell’ordine – al commento del 31.12.2011 ore 23.11; a quelli delle ore 23.12 e delle 23.12; e a quello delle 23.13.
Ho fatto questo trasferimento per due motivi.
Il primo è che le persone hanno bisogno di trovare nei commenti una certa unità se no si perdono e non leggono più il blog. Cercano una cosa in una Discussione, ne trovano un’altra, si scoraggiano e chiudono.
Il secondo è che l’argomento del come seguire il proprio percorso vocazionale personale è importantissimo, è argomento di Come Gesù – come ben dice Fefral – e sicuramente dovremo trattarlo più avanti.
Per questo li metto qui, nella sezione 01 dove si appuntano gli argomenti che vogliamo vengano trattati.
Spero che Anonimo/Arturo, Stefania Perna e Fefral condividano la decisione.
Grazie!
Il Te Deum di questa notte mi ha fatto ricordare una persona buonissima che ho frequentato molto assiduamente per anni e che ancora vedo spesso. Questa persona dalla vita molto molto difficile scoprì come un meraviglioso dono la bellezza di concludere ogni giornata, anche quelle più dure e nere – soprattutto quelle – recitando in ginocchio nella propria stanzetta un Te Deum. Quando me lo disse cominciai a farlo anch’io. Soprattutto si soffermava sulla frase “non horruisti Virginis uterum” che traduceva in maniera poco ortodossa con “non hai avuto orrore dell’utero della Vergine”. Meraviglioso modo di unire divino e umano.
Che è la festa di… tra mezz’ora.
La Maternità di Maria.
Caro don Mauro, hai fatto bene a impostare questa discussione: non è affatto banale o scontato giudicare buoni i gesti gentili che vediamo attrono a noi. Penso ai tanti di cui sono circondata, e di cui vedo circondati gli altri. E, dovendone scrivere, immediatamente mi viene da chiedermi se questi gesti buoni sono solo gesti che gli altri compiono perché “sono io” (cioè perché magari mi conoscono già, perché io stessa sono stata gentile magari nei loro confronti, o sperano che io lo sia in seguito); oppure se il loro gesto buono è tale perché io “ci sono”, cioè sono una persona che vale così com’è, al di là di come reagisce e reagirà, di quanto potrà capire o no questo gesto, del contraccambio che potranno avere.
Penso alle tante persone che, magari in mezzo alle difficoltà della vita, mi trattano non per il sentimento magari negativo che stanno attraversando, ma perché mi vedono come una persona che ha il suo destino da compiere, e perciò va capita, accompagnata, sorretta.
Penso alle tante famiglie che hanno adottato o avuto in affido ragazzi già grandi, magari caratteriali. Penso a tanti insegnanti che, attraverso la loro materia, insegnano proprio a quegli stessi ragazzi non appena la loro materia, ma l’arte strana e difficle di diventare grandi.
Penso alla famiglia del mio amico Luigi, che da anni ospita alcuni ragazzi disabili, con cui ha messo in piedi una cooperativa a cui io stessa, con alcuni ragazzi del Liceo, do una mano nei week-end.
Penso ai tanti che, magari nel segreto, pregando per me sono più buoni di tutto quello che io riesco a intuire e scorgere con gli occhi…
Buon anno, don Mauro!
Oggi non sapevo cosa scrivere. Non pensiate che non abbia trovato persone buone, le ho incontrate ma non scattava il quid per il blog. Poi ho aperto il blog e ho trovato una straordinaria storia. La scrive Anonima e la mette per sbaglio alla fine della silloge di punti del Catechismo. Andatela a leggere. Sarà il primo commento della Discussione di domani sul celibato.
L’Anonima di prima ha lasciato un altro commento e io ne sono proprio felice!
Può succedere che a volte ci si chieda dove è Dio, dove è Gesù. Può succedere che a volte la vita sia così dura che ci si chiede se Dio è davvero dalla nostra parte, se Dio non ci abbia abbandonato o addirittura se Dio esista veramente. Poi però mi sono sempre resa conto che Dio non mi ha mai lasciata sola. Mi ha messo accanto persone buone, persone che vogliono il mio bene, persone che mi vogliono bene. Mi ha fatto telefonare da un’amica quando ero sola, mi ha fatto sentire come una Sua carezza le parole affettuose di quell’amico, mi ha fatto proteggere da persone speciali quando tutto era terribile, mi ha dato la Fede che è Speranza certa. Posso ben dire di aver incontrato tante persone buone, tanti “Gesù che passa”. Qualcuno avrà avuto in regalo un vero miracolo, qualcuno no. Ma non sono i miracoli che danno la Fede, è la Fede che fa miracoli; tutte le persone buone che incontriamo ci fanno sentire Gesù vicino.
Mi sono arrivati tra le mani due libri incredibili. Sono praticamente solo epistolari di una persona eccezionale. Si tratta di Teresa Grigolini Cocorempas. E’ una storia che inizia a fine ‘800. Teresa affianca Comboni nella prima missione femminile e va, come superiora, in africa. Lì, dopo sette anni, è costretta dal sultano locale a proteggere la vita delle altre suore affidatele sposando chi diceva lui. Inizia un martirio lì in africa che poi si prolunga in Italia perché la gente pensa male.
Se non ne sapete niente guardate su google. E se volete scrivetemi su facebook. E’ una storia di santità da brividi e un bravo sceneggiatore ne farebbe un grande film.
Bellissimo regalo di Monica Rinarelli che mi sento di condividere:
Forse lo conoscevate già…
Ma ve lo regalo ugualmente.
Con gratitudine, buon anno, ogni singolo giorno!
http://www.youtube.com/watch?v=BYntAhF_YF0
Dialogo tra me e la mia amica Valentina.
Paola- Sai Vale…A volte invidio ( in senso positivo) quelle persone che, oltre a essere in gamba, hanno anche un buon controllo del proprio corpo: mai un gesto emotivo, mai un inciampo, mai un arrossamento, mai una goffagine..Invece, tu lo sai, io sono famosa per le mie “paolate”: inciampo talmente tanto che anche i miei alunni mi prendono in giro…A trentacinque anni suonati arrossisco ancora se qualcuno mi fa un complimento e faccio fatica a dare del “tu” ai colleghi più anziani…Ogni emozione si riverbera sul mio corpo e…Cado, inciampo, sgambetto, arrossisco o non sostengo lo sguardo di chi mi osserva…Che disastro!!!
Vale- Paola è vero…Sei un vero casino! Inciampi, arrossisci, ti commuovi ancora se vedi Biancaneve o Dumbo, a volte sei ingenua peggio di tuo figlio di 5 anni…Parli con gli animali e provi tenerezza per un fiore…Sogni a occhi aperti e sei la goffagine fatta persona e…Se provi a cambiare ti strozzo cara la mia amica pasticciona!!!!!!!!! Hai capito??
Capito. Grazie!!!!!!!!!!
Valentina è una persona molto buona!
Valentina è una persona buona…
E anche Paola lo è!
Nella Discussione “L’amicizia, l’amicizia” ho fatto un lungo commento che riguarda il mio incontro con una persona buona. Si trovano a 11 gennaio 2012 20:29; 20:30; 20:30
Grazie!
Sì…Rodolfo è davvero una persona buona…Mi sono commossa. Bello avere un amico così. Grazie. Grazie di averlo condiviso.
Sciagurata… sei proprio un mito!
da venerdì notte tutti noi abbiamo saputo della sciagura della crociera causata dal delirio d’onnipotenza di un uomo e abbiamo visto…Purtroppo. Tanti morti, tanti dispersi. tanti feriti. Troppi. In mezzo a tanta desolazione (non riesco a non pensare in particolare alla piccola di 5 anni che ancora non si trova…)tante persone buone: i pompieri che stanno lavorando rischiando la vita, il responsabile dei passeggeri che è stato salvato dopo 36 ore e che si era prodigato per aiutare i passeggeri, gli abitanti dell’isola che, rimasti in pochissimi per l’inverno, durante l’emergenza hanno aperto ai naufraghi case, chiese, alberghi. Il loro cuore.
Ho risposto a Rodolfo con una mia letterina. Ho cercato di essere molto autentico e sincero. Gliel’ho lasciata la mattina presto presto, e ci siamo visti la sera. Mi ha abbracciato. E mi ha invitato in pizzeria. Ci siamo andati ieri sera. Abbiamo chiacchierato per bene compiacendoci di non toccare i temi caldi, come quelli del blog. Abbiamo parlato di cose importanti ma non di tutte. Quando è arrivato il cameriere per il conto, Rodolfo mi ha chiesto se gli davo 15 euro (si avevamo speso 30 euro, una pizzeria poco cara). Io glieli ho dati volentieri.
Abbiamo fatto a metà.
Non è facile che un amico (adulto) ti chieda di fare a metà dopo averti invitato in pizzeria.
Rodolfo è così.
Per questo è mio amico e è una persona buona.
L’ho fatto vedere in classe. Pianto. Triste, ma bello. Con tante persone buone.
Film: Un sogno per domani
Titolo originale Pay It Forward
Paese USA
Anno 2000
Durata 122 min
Colore colore
Audio sonoro
Genere drammatico, romantico
Regia Mimi Leder
Sceneggiatura Catherine Ryan Hyde (libro), Leslie Dixon
Fotografia Oliver Stapleton
Montaggio David Rosenbloom
Musiche Thomas Newman
Scenografia Mark Friedberg
Interpreti e personaggi
Haley Joel Osment: Trevor McKinney
Helen Hunt: Arlene McKinney
Kevin Spacey: Eugene Simonet
Jay Mohr: Chris Chandler
James Caviezel: Jerry
Jon Bon Jovi: Mr. McKinney
Angie Dickinson: Grace
Marc Donato: Adam
Nico Matinata
Zack Duhame
Loren D. Baum
Doppiatori italiani
Alessio Ward: Trevor McKinney
Franca D’Amato: Arlene McKinney
Roberto Pedicini: Eugene Simonet
« Questo sono io, e queste sono tre persone, a cui darò il mio aiuto, ma deve essere qualcosa di importante, una cosa che non possono fare da sole, perciò io la faccio per loro… e loro la fanno per altre tre persone… »
(Trevor McKinney, presenta alla lavagna la sua idea)
Un sogno per domani (Pay It Forward) è un film del 2000 diretto da Mimi Leder, ispirato al libro “La formula del cuore”
E fino a qui non c’è problema.
Il mio barbiere si chiama Peppino (nome di fantasia). Aveva un aiutante che si chiamava Luca (nome di fantasia). Il suo negozio ha un avviamento fantastico perché si trova in una posizione ottima e Peppino è molto bravo a curare la clientela. Aveva deciso che Luca avrebbe preso il suo posto, e Luca ne era ben felice, ma l’ultima volta che sono andato da lui a tagliarmi i capelli Luca non c’era. Scopro che non c’è più. Cos’è successo? Peppino non parla, poi parla, poi non parla, poi parla. Viene fuori che Luca – trentaduenne- conviveva, e fino a qui non c’è problema (dice Peppino). Ha convissuto per dieci anni con una ragazza, e fino a qui non c’è problema. Ma quest’estate Luca ha conosciuto una donna in discoteca, sposata, divorziata e con due figli. E fino a qui non c’è problema, dice Peppino. Luca lascia la ragazza con cui conviveva e con la quale doveva sposarsi (non si sposavano solo perché non avevano i soldi per il matrimonio…) per stare con la nuova compagna.
“E qui il problema c’è”, dice Peppino che è sulla soglia della pensione e che ha tre figlie. “Perché tu te ne vai a divertirti con la nuova ‘trucida’ – così la chiama – ma a quella di prima le hai rovinato la vita.
Perché un conto è un uomo di trentadue anni che ha convissuto con una donna per dieci e un conto è una donna di trentadue che ha convissuto con un uomo per dieci.”
“Qui il problema c’è.”
questo racconto che potrebbe essere falso secondo me è estremamente vero, tranne i nomi. Conosco alcune situazioni che ricalcano questo schema e drammaticamente emerge la differenza di considerazione che l’uomo ha nel mondo e la donna nello stesso mondo…..La discriminazione serpeggia fortemente ed a farne le spese è sempre l’elemento più fragile. Una donna a 32 anni è avanti con gli anni, l’uomo è ancora “caruso” deve ancora maturare (se maturerà mai). Spero che le donne capiscano che la vita matrimoniale deve essere prima santificata e certi luoghi non si frequentano. Sono antica? Mi hanno sempre insegnato che la paglia NON si mette mai accanto al fuoco.
Zina ben tornata!
questo racconto è fin troppo vero… meno male che né il mio barbiere né il suo ex-aiutante vanno sui blog…
Questa storia è di pura fantasia? Ammettendo anche che sia vera o verosimile, che dir si voglia, questa storia mi sembra, comunque, raccontata con mala grazia. Non me ne voglia, caro don Mauro, ma Le spiego il perché. Per prima cosa, nulla ci dice dei dieci anni di convivenza che, di conseguenza, ciascuno di noi può legittimamente immaginarsi come vuole. Io immagino un ragazzo pavido, che non sposa la ragazza perché non la ama, ma che convive con lei solo per affetto (non certo amore) ed abitudine. E immagino frequenti litigi, bugie, ripensamenti. Non esattamente un idillio, quindi. In questa situazione, posso anche immaginare che se fosse stato sposato, Luca avrebbe lasciato la moglie per l’altra. Questo è negativo? Sì, lo è. Ma è altrettanto negativo sposarsi o convivere solo perché non si ha nessun buon motivo per non farlo. L’errore di Luca non è stato lasciare la ragazza quanto stare con la persona sbagliata per così tanto tempo. Può essere questo imputato solo a Luca? Lei cosa dice? Noi non sappiamo niente della fidanzata, quindi non possiamo che tacere. E, comunque, ci sono anche donne che lasciano i conviventi dopo tanti anni. Ma quello che mi turba è il comportamento di Peppino. Senza nulla togliere alla sua umanamente comprensibile delusione, sta di fatto che ha licenziato un suo dipendente per motivi “morali”. Potrebbe Peppino legittimamente sostenere davanti ad un giudice che, posto che Luca aveva lasciato la convivente, anche lui non si fidava più del suo collaboratore, lavorativamente parlando? Secondo me, ci sarebbero gli estremi per una causa di diritto del lavoro per licenziamento illegittimo. Questa, ugualmente tristissima, parte della storia mi ricorda tanto le situazioni di chi, lavorando in una scuola o in giornale, viene licenziato perché di opinioni non più in linea con quelle di chi comanda.
Un uomo che vuole portare avanti un progetto con una donna, è vero, non lascia passare tanto tempo prima di sposarla. Il buon motivo può essere questo (ma ci poteva pensare molto prima). Quanto più un progetto è ambizioso, tanto più è impegnativo portarlo avanti: evidentemente Luca ha ritenuto il progetto non meritevole di impegno da parte sua. Convivere con un’altra persona vuol dire imparare ad accettarla così com’è, ad amarla comunque, e questo lo si può fare solo se alla base c’è un progetto importante da sviluppare insieme all’altra. Ecco perché ritengo che le convivenze prematrimoniali quasi sempre finiscono sotto le mentite spoglie di un rapporto finito o stanco…forse mai iniziato.
Ma a mio avviso la cosa più grave è, non avendo un progetto proprio, mancare di rispetto ad un progetto altrui; progetto probabilmente che due persone si stanno sforzando di portare avanti, in certi momenti con un po’ di fatica,ma sempre con molto coraggio e lealtà. E’ vile intromettersi tra due persone, magari approfittando di un momento di stanchezza o di debolezza che a tutti può capitare di avere, per distruggere ciò che con entusiasmo e coraggio qualcuno sta costruendo.
Forse non sarà il caso di Peppino, ma il licenziamento di opinione negli organismi di tendenza,infine, è consentito dalla legge!
Condivido anche il commento di Peppino nella misura in cui una donna è privata (a causa di un’altra persona o semplicemente a causa di scelte sbagliate) della possibilità di svolgere il suo ruolo nell’ambito di una famiglia propria (voglio pensare che una convivenza possa tendere anche a questo) per i dieci anni in cui il SUO corpo ma anche il suo entusiasmo, è al meglio per concepire dei figli, per dedicarsi con pienezza ad una famiglia.
Angela ha perfettamente ragione, almeno in linea teorica. Il punto e’ che, da come è raccontata la storia, noi non sappiamo proprio niente del progetto di vita della fidanzata di Luca nè della presunta serietà dello stesso, nè del coraggio o della lealtà o dell’entusiasmo. Proprio per questo, avevo pensato che la storiella fosse stata raccontata in quel modo, un po’ strumentale, per dire “cara donna, visto che tu sei sempre l’elemento buona ma debole di una eventuale convivenza, quando l’uomo (cattivo) te la proporrà, rifiuta sempre perche’ potrebbe finire male per te..”. Anche per quanto riguarda il licenziamento di opinione negli organismi di tendenza, hai ragione. Pero’, un barbiere non è un organismo di tendenza . E poi, adoperare l’argomento “se la legge lo prevede”, è un’arma a doppio taglio. Perchè, come ben sappiamo, non sempre la legge è anche giusta. Ripercorrendo la storia “giuridica”, di questo tipo di situazioni, sicuramente non tutti gli organismi sono perfettamente assimilabili tra di loro, per cui c’e’ un po’ di differenza tra un partito o un sindacato o un giornale o un’universita’ o una semplice scuola superiore. Come anche, le mansioni svolte all’interno di questi organismi potrebbero essere di natura diversissima (chi pulisce i bagni e’ assimilabile al portiere? Il portiere e’ assimilabile all’insegnante? Etc….) ma pur sempre ricadere sotto la scure del licenziamento…..
E pensare che io manco l’avevo capito che era stato licenziato Luca. Pensavo se ne fosse andato con la donna e i suoi figli. Mi ero fatta un film del genere (siccome la “lasciata” è stata chiamata “ragazza” e la “trucida” donna): Luca, giovane 32enne, che non ci pensa proprio a farsi lui una famiglia con una sua coetanea (i soldi non mi sembrano sempre una scusa valida, soprattutto se convivi già, quindi la casa e tutto l’apparato matrimoniale ce l’hai), se ne va con donna più grande (gliene davo più di 40)e con figli di questa, così si ritrova il formato famiglia (la donna ha gia”dato” e quindi non lo stresserà con la decisione di sposarsi)ma senza la responsabilità (i figli non sono i suoi, la donna tra altri 12 anni…chissà). Mi sorge un dubbio chi è il buono incontrato in questa storia? Forse Don Mauro che sicuramente, se non ha detto qualcosa di buono, ha sicuramente pregato e sta continuando a farlo. P.S. Non volevo dire che non essendoci buoni, sono tutti cattivi. Lo so “excusatio non pedita…” ma ci tengo a non dispiacere chi potrebbe riconoscersi in queste situazioni, sto scoprendo che non esistono solo le categorie dello giusto e sbagliato soprattutto quando si guardano le vite degli altri. La categoria della sofferenza invece la trovo sempre.
Vi ringrazio tutti per gli interventi. Sicuramente ne trarremo materiale per un’altra Discussione. Tenete presente che quello che ho raccontato è tutto vero ma è un decimo del racconto, quindi non è la verità. Ho volontariamente emesso tutta la parte che riguarda il rapporto di lavoro: capirete anche voi che devo raccontare le cose facendo in modo che non si capisca chi sono i protagonisti (anche se si tratta di un racconto fatto dal barbiere pubblicamente nel suo locale…). Basti dire che Peppino non ha affatto licenziato Luca che ha smesso di lavorare lì per altri motivi. Invece ciò che riguarda il discorso convivenza è tutto vero: teniamoci su questo argomento che riguarda il nostro libro.
Sono in ogni caso felicissimo dei vostri interventi: di Giovanni, di Angela, di Eli
Ed io ringrazio Lei, don Mauro, per la gentilezza e per l’onesta intellettuale che sempre la contraddistinguono. Le sue precisazioni sono utilissime perche’, con grande sollievo, svincolano il giudizio morale su Luca dal profilo lavorativo. Tanto per essere chiari, si puo’ essere sentimentalmente egoisti, vuoti, fragili e, al tempo stesso, magari non ottimi lavoratori ma nemmeno pessimi. Quello su cui e’ meglio focalizzare l’attenzione è sul perche’ nell’ambito di una coppia, uno dei partner o, spesso, anche entrambi, decidono di non sposarsi. Non credo che i soldi costituiscano il motivo piu’ rilevante. L’istituto del matrimonio, anche quello semplicemente civile, anche quello che prevede la separazione dei beni, è in grave crisi. Irreversibile? Mi sembra che le persone non siano educate all’Amore….
A proposito della grossissima ondata di maltempo un caro amico che ha un impegno politico sul suo territorio – Giacomo Iula – ha detto:”Mi assumo ogni responsabilità per quello che sto per scrivere, ma è bene mettere in chiaro le cose da subito, guardando al futuro: non bastano cinquanta volenterosi, coraggiosi ed encomiabili ragazzi della Protezione civile, oppure tutti gli uomini e le donne delle forze dell’ordine, della polizia municipale, dei vigili del fuoco o gli operai del Comune per far fronte ad emergenze come quella di queste ore. E’ necessaria una vera e propria mobilitazione generale di tutti i cittadini che, in tal senso, devono essere puntualmente educati per sapere cosa devono fare in simili circostanze. Questa è la conclusione che traggo dalla drammatica giornata odierna. E diffidate dei salvatori della patria, di quelli che sono bravi a “gestire” le emergenze solo sulla carta. ”
Io sono d’accordissimo.
Visto il brutto tempo, guardo molti tg per informarmi della situazione meteo…Tra le notizie una spicca in modo tragico. Non è la morte per il freddo. Che pure ha fatto le sue vittime. Ma la morte causata dal gelo calato nel cuore di un “padre” che ha gettato nel Tevere (nel Tevere, mio Dio, una fogna a cielo aperto!!!), suo figlio di appena 16 mesi!!! Ma anche in questo abisso d’orrore, appare una persona buona: la guardia giurata che ha cercato fino all’ultimo di impedire il folle gesto e i pompieri che si sono immersi, anche stamattina, anche sapendo che molto probabilmente non c’è nulla da trovare, nell’acqua nera, gelida nel tentativo disperato di restituire almeno un corpicino alla mamma che ancora non sa…Grazie! Una preghiera per voi avete messo in campo un Amore grande. Una preghiera per quel piccolo e per la sua mamma. E una anche a quel padre per cui nessun uomo saprebbe nutrire misericordia.
Non so se io sono un inguaribile romantico o se sia vero, ma i pompieri a me fanno commozione. Forse è da quando una persona – anni fa – mi ha detto: “Don Mauro sa qual è la differenza tra un poliziotto e un pompiere? Che quando un poliziotto arriva sul luogo dell’incidente cerca il colpevole, quando ci arriva il pompiere cerca di salvare la gente”.
Mio Dio – con tutto il rispetto per i pompieri – fa’ che io sia un buon pompiere!
Dato il mio nick-name,credo che l’argomento proposto(la riflessione sul terribile fatto di cronaca,il padre che getta il figlioletto nel Tevere),meriti un mio intervento!
Già perchè anche se in modo molto più blando,anche io a volte ho seguito le mie ribellioni o rabbie distruttive ,rimanendo lì a vedere dove andavano a finire;non voglio certo giustificare l’episodio di Roma,(che poi ne richiama molti altri simili,tipo quell’ingegnere che si buttò sotto il treno e fece sparir nel nulla le 2 figliolette…,)perchè è bestiale e tremendo,ma voglio dire che a ben riflettere,ognuno di noi vive momenti di rabbia e di odio variamente motivati!
Certamente uno può subito dire:ma IO SO FRENARMI!non arriverei mai a commettere un omicidio o altri atti bestiali, per punire mia moglie!Qui sta la linea di differenza tra me e quegli assassini!
Si,ma in fondo se uno non arriva ad uccidere,ciò è dovuto a motivi esterni,(qualcuno dice addirittura alla mancanza di armi in quel momento,al non essere abituati ad usarne e a vederne in giro!),ma certamente diciamo, alla cultura ed educazione che ha ricevuto,ai freni inibitori che lo guidano, all’ambiente in cui vive…MA IL CUORE E’ LO STESSO!QUELLO CHE UNO PROVA DENTRO, E’ UGUALE!
Chi non ha mai desiderato di farla pagare a qualcuno?chi non ha mai provato una ribellione profonda davanti a cose che non vanno secondo le sue previsioni?O si è lasciato prendere dalla rabbia e solo quando questa è svanita,si è “risvegliato” a guardare i danni provocati?
Siamo sicuri che le parole cattive che io dico nel corso di una violenta lite(ad es matrimoniale)non “uccidano”in modo grave, quanto una uccisione fisica?Solo perchè i danni non sono visibili?Non è forse vero che persino nel rapporto con Dio,è necessario spesso superare molte ribellioni e rabbie..
e che può essere davvero una meta rendere “docile” il nostro cuore?(del resto,tutta la Bibbia è la storia di un popolo di dura cervice,che non fa altro che lamentarsi,arrabbiarsi,sospettare e ribellarsi a Dio).
E SE UNO CE L’HA CON DIO,NON E’ FORSE VERO CHE MALTRATTA(COME MINIMO!!)QUELLI CHE GLI VIVONO ACCANTO?
Una volta,mentre ero nel bel mezzo di una mia crisi,una persona mi ha proposto di riflettere su un brano molto noto(la storia di Caino),ma citandomi dei versetti che non avevo mai considerato;Dio che dice a Caino”perchè sei irritato?…Se non agisci bene(cioè se segui la tua rabbia)il peccato sta accovacciato alla tua porta(cioè stai per commetterlo,cosa che poi successe)…verso di lui è il tuo istinto;DOMINALO!…(perchè ad un certo punto, non potrai più controllare la tua ribellione e farai grandi danni a te e al prossimo)
Quanto alla riflessione sul ruolo simile, del pompiere che cerca persone da salvare e del sacerdote…mi piace!
Spesso il sacerdote riesce a tirar fuori la persona dall’inferno di fuoco rappresentato dalle fiamme delle passioni più varie e pericolose;però ci riesce solo se si coinvolge molto ,fino a tirar fuori di peso,la persona che non ha più le forze per farlo,dato lo stordimento del fumo e il panico che immobilizza corpo e anima e soprattutto cancella la speranza di salvarsi!
Quando si è in mezzo al fuoco,fisico o morale,(anche quello della rabbia e dell’odio),la prima cosa che si pensa è”non c’è più via di uscita;NESSUNO PUO’ AIUTARMI!”(ed è questo il primo pensiero da cui bisogna salvarsi !).
Forse le mie riflessioni non sono molto condivisibili perchè troppo personali,ma sono quelle che sinceramente mi sentivo di scrivere(da ribelle o,come mi auguro, ex-ribelle!!).
Grazie “Ribelle”!
Tutte le volte in cui mi sono sentita disperata, anche nei periodi in cui mi ero allontanata dal Signore, ho chiesto aiuto a Lui ed ho ricevuto sostegno da un sacerdote. Forse avevo perso fiducia, ma non la speranza (ma in quel momento credevo di aver perso anche quella). Penso che sia fondamentale, in questi casi, l’educazione ricevuta ma anche un incontro provvidenziale con un pompiere delle anime. Sarà, forse, anche questo uno dei motivi per cui il sacerdote è votato al celibato. Grazie.
Angela
Ribelle…Sei veramente una persona buona. e coraggiosa. Non molti sarebbero pronti ad ammettere, pur in un blog che dà la possibilità dell’anonimato, di ospitare in sè momenti di rabbia, disperazione, odio, “distruzione”. Proprio perchè so che è così, ho chiesto una preghiera per l’uomo che si è macchiato dell’orribile episodio del Tevere…Perchè insieme a lui possiamo pregare per tutte le parti e i momenti “neri” del nostro io. Perchè abbiamo il coraggio di affrontarli e combatterli. Perchè soprattutto – cosa che per me è difficilissima da realizzare – abbiamo il coraggio di credere che esista Qualcuno, un Amore Infinito che è pronto ad accogliere e perdonare il nostro Male, purchè sappiamo arrenderci, purchè sappiamo offrirlo quel nostro Male con autenticità e confidenza, purchè sappiamo pensare che laddove persino noi stessi ci condanniamo e ci vergognamo, esiste uno Sguardo pieno di misericordia pronto a consolarci, a guarirci. Sempre.
Proprio l’altro giorno ho letto una bella riflessione sul quel “Dominalo” di cui parla Ribelle. Diceva una ragazza che aveva abortito più volte (mi pare fosse quello l’articolo) che non si arriva mai alla follia del male in un attimo, ci sono stati sempre tanti momenti, attimi precedenti in cui si poteva fare un’altra scelta, in cui qualcuno avrebbe potuto non lasciarci solo. In cui avremmo potuto “dominare” o essere aiutati a farlo. Bello.
Ieri sono stata pompiere di me stessa, mi sono incontrata da sola come persona buona che cerca di salvare. Ieri niente poliziotta che si cerca colpevole. Bello.
Anzitutto grazie per i vostri commenti!
Volevo solo aggiungere che se ho condiviso la mia esperienza,e ho parlato di crisi e ribellioni…è perchè ho scoperto,relativamente da poco tempo,che è MOLTO IMPORTANTE “parlare chiaramente”,porsi con sincerità davanti a se stessi e al proprio contorto mondo interiore!
Questa cosa l’ho scoperta anzitutto nel rapporto con Dio,perchè fino a quando uno ha paura di guardare cosa c’è nel suo cuore,non esiste nessuna relazione vera e profonda con Dio; al più,posso recitare delle preghiere o anche tirar fuori qualche bella riflessione o persino pormi tanti piccoli impegni esteriori,(tipo atti di culto,)buoni si,ma “aggiunti!
Finchè ho paura di riconoscere il negativo che c’è in me e lo sminuisco in vari modi ,lo chiamo diversamente o lo nego del tutto,Dio nella mia vita non entra proprio e perchè in fondo,non ha nulla da dirmi,non è che io sia poi così misero!…il senso di dipendenza ASSOLUTA
(Senza di Me non potete fare nulla)è quasi solo una frase fatta!Al massimo non riesco a fare una cosa o un’altra,ma in fondo sono una persona “a posto”!
Dato che questo conoscere se stessi è molto faticoso e fa anche molto soffrire,(a maggior ragione se in questo tuo cammino interiore ,conti anche su altre persone,che certamente ti aiutano,ma spesso anche non ti capiscono o ti dicono cose che prendi malamente e in fondo tutto ciò,non fa che confermarti che sei proprio una povera persona,che cerca Dio, ma in realtà si muove solo con tanti appoggi umani e magari si lascia anche deviare da infiniti ostacoli,che ,a guardar bene,non dovrebbero aver quasi nessuna importanza!)….pian piano,si sente un grande bisogno di “tirar fuori”il nuovo senso della fede che uno ha intravisto,la bellezza di questo mettere davanti a Dio la propria sincerità e la propria rinnovata buona volontà ,e per il resto lasciar molto molto fare a Lui…
Nasce da questo,il bisogno di condividere,cioè di tradurre con le proprie povere parole,un qualcosa di bello che,anche se tra tanti alti e bassi,appunto crisi e ribellioni, ti sta prendendo e riempiendo la vita, e vorresti la prendesse anche ad altri…e con questo,mi eclisso per un pò!
@ ribelle;ammazza che testimonianza!però vien fuori l’idea che essere credenti sia solo soffrire e poi leggo “conoscere se stessi è molto faticoso e fa anche molto soffrire,”)
beh,mi spieghi che succede se ad un certo punto non ce la fai più a soffrire per queste cose,diciamo,interiori?
Non ti resta che dire-non ho le forze per vivere da cristiano?
e come fai,mentre sei tutto concentrato a capire questo tuo mondo interiore,ad occuparti della vita quotidiana,la famiglia che hai intorno e le persone con cui vivi?Non finisci per trascurarli alla grande,perchè hai già tanta sofferenza “dentro”?
La risposta la vorrei proprio da d Mauro che nel suo libro(comprato e letto)scrive “scoprire chi si è veramente dà gioia profonda,ma ci vuole molto esercizio prima di saper riconoscere questa gioia,in questa vita amare significa morire,stare in croce…”credo che leggere questo,scoraggi profondamente e faccia sentire profondamente inadeguati;non mi sembra giusto impostare una vita cristiana sul”vediamo fino a che punto so resistere!”o peggio”è mio dovere resistere,se voglio essere cristiano,visto che Gesù è andato in croce”.La croce nella vita di ognuno c’è,ma è legata a malattie,problemi familiari e varie,non a sofferenze interiori che mi vado a procurare io,per seguire un cammino spirituale!
Vorrei risponderti qualcosa,Anna,ma perchè credo sia bello condividere,non certo perchè ho la soluzione!
Credo che a problemi come i tuoi non esista soluzione razionale definitiva e che in una certa misura,se li pongano tutte le persone sensibili;
solo che quando diventano troppi e soffocano,forse è il momento di fare un salto,quello della fede!per lasciarli nelle Sue mani;(forse Dio,se permette che ti senta soffocata,ti sta chiedendo proprio questo salto)
Credo che la sensibilità non sia solo una maledizione,anche se a volte limita nell’operatività e ti espone ad “alternanze” che ti fanno soffrire.
“Sarebbe assurdo pensare che siccome l’emotività interferisce con la ragione,non trovi posto nella vita spirituale.Se non abbiamo sentimenti umani non possiamo amare Dio nella maniera nella quale vuole che Lo amiamo — ossia da uomini”
Credo soprattutto che la fede non sia essenzialmente un carico aggiunto di pesi sulle spalle,ma UN MODO DIVERSO DI GUARDARE GLI ALTRI E LA VITA,SENTENDOSI AMATI in modo forte e costante (anche se tu costante non sei!);è inutile cercare di sentirsi “adeguati” per Dio,è logico che non lo saremo mai,ma per fortuna è Lui che mi salva,non io che devo farlo da me con i miei impegni!E per Lui ogni momento è quello “opportuno” per la salvezza,è sempre “oggi” e “ora”.
Io mi sono posta spesso i tuoi stessi problemi (altrimenti perchè mi chiamerei ribelle??)e c’è una frase di un autore che mi piace molto,che è in sintesi,il modo in cui “cerco” di risolverli
“Per Cristo e per il cristiano,la grandezza sta in questo,che essendo sensibili alla sofferenza,la si accetta tuttavia per amore,appoggiandosi non solo sulla propria forza(è il secondo aspetto)ma sulla forza di Dio,con la sicurezza che Dio non può permettere che noi soffriamo o siamo tentati oltre le nostre forze”(Jean Danielou)
Anna hai proprio ragione e scusa se non ti ho risposto subito. La questione di come noi cristiani parliamo della Croce è importantissima e meriterebbe di inaugurare una Discussione a parte (che dici, la facciamo partire?). Purtroppo spesso si parla di “amare la Croce” ma è una formulazione impropria, o meglio è una metonimia, cioè è il modo di parlare che prende la parte per il tutto. Per capirci: se io dico che non bisogna “tradire la bandiera” non sto intendendo che non si deve tradire la bandiera, cosa che in senso letterale non ha alcun senso visto che una bandiera è un semplice pezzo di stoffa, ma intendo che non si deve “tradire la Patria”. Allo stesso modo quando io dico “amare la croce” non intendo dire che si deve amare la croce, intesa come dolore, sofferenza, ecc. ma che bisogna amare Gesù e vivere come Lui fino – se necessario – a arrivare alla Corce. Amare Gesù significa farlo vivere in noi fino al punto che sia lui stesso a continuare – attraverso di noi – a dare la vita per tutti e a giungere pertanto a morire in croce se necessario. Mi sembra di spiegarlo chiaramente nelle parole di Come Gesù che riposto qui di seguito. Se non sono stato chiaro (cosa possibile) dimmelo che chiarisco. Grazie.
“Amare è dare la propria vita (…) ma dare la vita, nella storia iniziata dopo il peccato originale, coincide con il morire. Badiamo bene però: quella che si sceglie è la vita, non la morte. È per la vita della persona che amo che accetto di morire, non scelgo in prima istanza di morire: se no l’amore per la Croce sarebbe masochismo, nichilismo. Nel Vangelo le frasi in cui Gesù ci parla della croce sono due: «Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me» (cfr Mt 10, 38; Lc 14, 27); «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.» (cfr Lc 9, 23; Mt 16, 24; Mc 8, 34). Ora, se mettiamo al posto della parola «croce» la parola «amore» non solo le espressioni non perdono il loro senso, ma ne mostrano uno più profondo, ulteriore. «Chi non prende il suo amore e non mi segue, non è degno di me». «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda il suo amore ogni giorno e mi segua». A me non sembra un giochetto ma una suggestiva conferma che il senso della croce è proprio l’amore. Amare la croce, significa propriamente amare fino in fondo le persone che amiamo dando per loro la vita. A ben guardare, ogni croce è collegata in qualche modo con le persone che amiamo. In questo senso, quindi, abbandonare la propria croce, non è altro che abbandonare il proprio amore e cioè la propria vita. Se ne ha una conferma infinitamente commovente in quest’altra espressione del Vangelo: «Salva te stesso scendendo dalla croce!» (cfr Mc 15, 30). È quello che dice la gente a Gesù in croce, e se anche qui sostituiamo croce con amore, otteniamo: «Salva te stesso scendendo dall’amore!». Non è forse questa la parola che il demonio a volte ci sussurra all’orecchio facendoci credere che salveremmo la nostra vita, se scendessimo da quella giostra d’amore su cui eravamo saliti (matrimonio, celibato) e che adesso ci sta facendo soffrire? Ma scendere dalla croce è scendere dall’amore, perdere la nostra vita, perché la nostra vita ha senso se la doniamo. (Come Gesù. p. 146-147)
Oggi sono andato a trovare una persona all’ospedale. Come tutti sanno oggi a Roma ha fatto un sacco di neve, e una suorina mi ha raccontato che questa mattina presto è andato a celebrare lì da loro un sacerdote biellorusso. Nell’omelia ha raccontato che quando era uscito non c’erano impronte sulla neve. Era il primo. Noi romani stavamo tutti a letto. Ha aggiunto che lui ama molto la neve e che quando parla di Dio, parla della neve. Perché Dio è come la neve. Noi – diceva – quando parliamo di Dio diciamo che si vede e si sente ma invece no perché Dio è come la neve. La neve si vede e si tocca. E anche Dio si vede e si tocca.
Ho letto queste sue parole,D Mauro,con molto interesse ,perchè anche a me piace molto “cercare” i messaggi che gli spettacoli naturali ci danno continuamete,solo che uno trovi un pò di spazio mentale per accorgersene…Si va da affermazioni generali(tipo “la montagna è la preghiera della terra”)a riflessioni sul simbolismo della neve o delle onde del mare,con il loro trarre continuamente slancio…proprio dal tornare indietro!)e ce ne sono tantissime..
Ma siccome è domenica e ho qualche momento libero,approfitto per condividere sul blog una di queste riflessioni simboliche,che ho letto tempo fa e non mi ha più permesso di guardare un gruppo di alberi,senza riflettere…
“Il nonno teneva per mano il nipotino,passeggiando nel viale e trovava che niente è più bello di un albero.
“Guarda,guarda gli alberi come lavorano!!”
“Ma cosa fanno, nonno?”
“Tengono la terra attaccata al cielo! é una cosa molto difficile! Osserva questo tronco rugoso;é come una grossa corda.Alle due estremità,i fili della corda si dividono e si allargano per attaccare il cielo e la terra.Li chiamano rami in alto e radici in basso.Sono la stessa cosa.Le radici si aprono la strada nel terreno,i rami si aprono la strada verso il cielo.In entrambi i casi ,è un duro lavoro!”
“Ma nonno,è più difficile penetrare nel terreno che in cielo!”
“Eh no,bimbo mio.Se fosse così,i rami sarebbero belli dritti.Guarda invece come sono contorti e deformati dallo sforzo.Cercano e faticano.Fanno tentativi tormentosi più delle radici!”
“Ma chi è che fa fare loro tutta questa fatica?”
“Il vento.Il vento vorrebbe separare il cielo dalla terra.Ma gli alberi tengono duro.Per ora,stanno vincendo loro.”
Aggiunge l’autore”é questo il duro lavoro della nostra fede:tenere il cielo attaccato alla terra”.(Forse non c’entra molto con i temi del blog,ma a me dice tanto…)
“
Bellooooo!
Oggi sono andata a messa con i miei bimbi. La piccola si è soffermata su un grande crocifisso sulla parete e mi chiede: ” Mamma, Gesù si è fatto la bua?” E rispondo: ” Sì, Amore”. E la piccola:”E chi gli ha fatto la bua?” Rispondo: “A quei tempi, degli uomini cattivi hanno deciso di fargli male, piccola. Ma ..sai Gesù con quelle ferite ha deciso di portare su di sè la bua di tutti noi, anche ora” E la piccola, sgranando gli occhi: ” Anche quando io casco?” e io, prendendola in braccio: “Sì, anche quando tu cadi, Amore mio…Lui è vicino a te.” La mia bimba – che mi ha sorriso e poi ha fatto ciao con la manina al crocefisso – è una persona buona.
Dory mi hai proprio commosso!
‘Sta mattina so’ andato a portà a scuola er pupetto. Il lunedì me tocca. Mentre aspettavo che la madre arrivava (sempre in ritardo ‘ste donne) vedo due signore davanti alla scola che parlano ciascuna vicina a du macchine – accese! – che parevano du carriarmati. Impellicciate che sembravano ‘na pubblicità. Oh, tra ‘na cosa e l’artra saranno state 20 minuti!! M’arriva er pupetto, je dò du buffetti giusto pe’ vedé come stà e se er compagno de mi moje je dà da magnà a mi fijo, e quelle stavano ancora lì a chiaccherà. Porto mi fijo su in classe, scendo, e stanno ancora lì. Ve ggiuro, 20 minuti so’ pochi. Ma, dico io, ‘sto Monti che ce stà a mette in riga tutti, nun potrebbe fa’ ‘na leggina che mette pure in riga a quelle? Io le denuncerei subito. A parte la stupidità tutta femminile de ‘sta a chiaccherà der puro niente, vuoi mettere i soldi? Con quei due suv carriarmati avranno bruciato tanta di quella nafta che manco la nave Concordia. E, poi, a parte i sordi, a l’aria nun ce pensano? No, nun ce pensano peché vanno a Cortina. E noi poveri diavoli che se movemo a piotte e cor bus poi se beccamo pure le targhe pari, quelle dispari e Alemanno che dà i numeri e ce blocca tutti.
Vabbé.
Qui l’omo bono so io che a scrito ‘sta robba durante l’intervallino.
Ma me lo dovevo fa passà.
I blog servono pure a questo, no?
Roberto è un ex-drogato e è malato di aids. Ha sentito Celentano in Tv e si è arrabbiato. “Ma perché se la prende con la Chiesa che è l’unica che ci aiuta?”:
Fatto veramente vero.
Oggi sono stato a Napoli e ho preso il taxi. Poco prima di arrivare a casa il tassista – un uomo sui sessant’anni vestito pulito – mi vede meglio al buio e mi dice “ma lei è prete?” (scusate non sono Polifemo e non so scrivere in romanesco). E mi dice: “guardi io non lo dico a nessuno, ma io ho conosciuto san Pietro”. Voi non ci crederete, ma a me è venuto di prestargli fede. “Erano le 6.45 e dovevo alzarmi ma non ne avevo voglia. Io non avevo mai pregato, né della Chiesa mi importava niente. D’un tratto sento uno che mi parla all’orecchio”. E mi dice: sono san Pietro. Tu devi studiare il mio carattere. Ti accorgerai che io sono una persona normale. Come te. Io mai avrei fatto quello che ho fatto, lasciare la palestina, gli amici miei, venire qui a farmi crocifiggere e morire, se non avessi visto sul serio Gesù Cristo risorto. Io sono come te normale. Pensa e te e capirai come sono fatto io. Poi per un mese mi parlava. Saliva uno in taxi e mi diceva cosa dirgli. Oppure io avevo paura che uno mi rapinasse, e lui mi diceva: anzi, ti lascia anche la mancia. Gli ho chiesto un sacco di prove e me le ha sempre date. Io sono solo un povero strumento ma sono contento di essere usato da san Pietro. Una volta mi ha detto: “devi pregare per le anime del purgatorio, anche per quelle che non conosci”. Io acceso la televisione e c’era il papa – GP2 – che diceva “dovete pregare per le anime del purgatorio, anche per quelle che non conoscete”. “Ma tu preghi san Pietro”. Io gli ho detto di sì, che lo faccio tutti i giorni. e ho aggiunto: “Però tu digli che ho molto bisogno di lui. Ricordati: mi chiamo don Mauro”.
Ovviamente tutta la chiacchierata (almeno dieci minuti) era fuori tassametro.
In una delle sedi scolastiche dove lavoro, c’è una collaboratrice scolastica straordinaria. Viene vestita a scuola sempre inappuntabile come se si fosse preparata per un importante appuntamento. Curatissima. Si muove nell’atrio di scuola con eleganza e svolge ogni mansione con amore e precisione…Ci tiene alla nostra scuola: ti sorride sempre, le classi profumano sempre di pulito. Ordinatissima, mi rincorre tra una classe e l’altra quando (sistematicamente) mi scordo di firmare una circolare…Qualsiasi favore Le chiedo, se può mi aiuta e rende il lavoro con i ragazzi più semplice. Grande! Patrizia è una persona buona.
Questo è impressionante. Vi prego di prendervi un momento per leggere:
Un uomo era seduto in una stazione della metropolitana di Washington DC e iniziò a suonare il violino, era un freddo mattino di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante questo lasso di tempo, poiché era l’ora di punta, è stato calcolato che 1.100 persone sarebbero passate per la stazione, la maggior parte di loro sull ‘ intento di andare a lavorare. Passarono tre minuti e un uomo di mezza età notò che c’era un musicista che suonava. Rallentò il passo, si fermò per alcuni secondi, e poi si affrettò per riprendere il tempo perso. Un minuto dopo il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna lanciò il denaro nella cassettina e, senza neanche fermarsi, continuò a camminare.
Pochi minuti dopo qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma poi guardò l’orologio e ricominciò a camminare. Chiaramente era in ritardo per il lavoro. Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni. Sua madre lo invitava a sbrigarsi, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista. Infine la madre lo trascinò via ma il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi. Nei 45 minuti che il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un po ‘. Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Tirò su $ 32. Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, né ci fu alcun riconoscimento.
Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei musicisti più talentuosi del mondo. Aveva appena eseguito uno dei pezzi più complessi mai scritti, su un violino del valore di $ 3.5 milioni di dollari. Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston, dove i post in media costavano $ 100. Questa è una storia vera. Joshua Bell era in incognito nella stazione della metro, il tutto organizzato dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone. La prova era se in un ambiente comune ad un’ora inappropriata: percepiamo la bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato?
Una delle possibili conclusioni di questa esperienza potrebbe essere:
Se non abbiamo un momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo ?
Incredibile. A Roma c’è un detto che dice: “Si stava meglio quando si stava peggio”. Non dice “bene” ma “meglio”. C’è “grandezza” nella quotidianità. Se vivessi il presente, invece di essere preoccupata di quello che ho appena detto e fatto e in ansia per quello che devo fare e per cui sono già in ritardo, forse non mi perderei il meglio. Io un po’negli anni ci sono riuscita e il tempo è cominciato a bastare. Ho imparato a dare spazio ai bambini (ora ragazzi), in effetti loro riconoscono la grande musica anche se non hanno idea di chi è Joshua Bell, io, spesso, ignoravo entrambe le cose. Oh, non l’ha applaudito nessuno! Forse siamo anche noi dei virtuosi in qualcosa pure se non ci applaudono. Grazie Don Mauro.
Quest’anno ho una classe difficile. Tanto che abbiamo avviato un progetto con tanto di educatore al seguito. Oggi un alunno tra i più “rompiscatole” prende l’ennesima nota nell’ora precedente alla mia. ma stavolta piange il ragazzino! Strano…disolito ci ride o fa lo sbruffone, di solito fa la collezione di note…Che è successo oggi? Gli vado vicino, ci parlo, me lo porto fuori. Poi torniamo in classe. E insomma grazie anche all’educatore viene fuori che lui sta cercando di migliorare e comportarsi meglio perchè quando ha ritirato la pagella (orribile) i genitori non lo hanno “menato”, gli hanno parlato. E allora stavolta lui ha pianto perchè teme di aver deluso i suoi, perchè stavolta ci stava davvero provando ad essere migliore, a rendere papà e mamma orgogliosi di lui… Applauso al mio rompiscatole! Una persona buona. Anche lui una risposta alla domanda:”percepiamo la bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto (persona) inaspettato? “
Grazie Dory, è bellissima questa storia. Io direi che sei un’insegnante buona, che vale doppio!
Quando ho raccontato la storiella del violinista a una cena con gli amici uno mi ha detto: non è come hai detto, ho visto il video su youtube e c’è una signora che si ferma e lo riconosce. Un altro ha detto: non pensare che i banchieri e i ricchi che pagano 100 dollari per un concerto abbiano cultura musicale, lo fanno per stare in un certo giro. Alla mia replica per cui neppure i bambini di 3 anni hanno quella cultura, un altro amico ha concluso dicendo: quelli che vanno ai concerti usano la macchina e non la metropolitana. Punto.
Trova la storiella 5 commenti più sopra
Gli amici della cena,se posso, sono proprio SPOETIZZANTI!quasi quasi proporrei loro la versione della storiella che conosco io,un pò diversa,ma più adatta a loro:
Un saggio indiano aveva un caro amico che abitava a Milano;si erano conosciuti in India, dove il milanese era andato per un viaggio turistico e (….)..così il milanese aveva invitato l’indiano a casa sua in Italia,per ricambiare il favore e fargli conoscere la sua città.Dopo molte insistenze,l’indiano accettò…mentre si trovavano in piazza s Babila,l’indiano si fermò e chiese-senti anche tu quello che sento io?- il milanese rimase sconcertato,tese le orecchie più che poteva,ma ammise che sentiva solo un traffico infernale.
“qui c’è un grillo che canta”disse sicuro l’indiano.
“ti sbagli,siamo in una grande città,figurati se c’è un grillo…c’è solo rumore di auto!”
“non mi sbaglio”disse l’indiano e si mise a guardare tra le foglie di un alberello striminzito,fino…a trovare il grillo!
“hai visto che avevo ragione?” “E’ vero,”rispose il milanese,”ma si sa che voi indiani,avete un udito più raffinato di noi occidentali e cittadini…non vale!”
“in questo sbagli”gli rispose l’indiano,e lasciò cadere una monetina sul marciapiede.
Subito 7-8 persone si girarono a guardare
“hai visto?”disse l’indiano”questa monetina ha fatto un suono più debole del canto del grillo.Eppure hai notato quante persone lo hanno sentito?”
Anche noi,sentiamo e capiamo solo quello che ci interessa capire…altrimenti ci facciamo prendere dal rumore del traffico e se qualcuno ci propone qualcosa su cui riflettere,di più profondo e bello della routine quotidiana,lo smontiamo con un’ironia antipatica…(insomma gli amici della cena,non mi sono molto simpatici…)
Ho incontrato per la prima volta Giacomo (un mio amico sacerdote). La cosa che mi ha fatto più impressione è stato che mi ha chiesto di pregare per lui. “Boh..”.Ho detto tra me e me. “Ma chi? Io? Io devo pregare per te? Ma avrà capito, Giacomo, che io di fede sto proprio a digiuno?” A lui ho detto un “Sì…” che forse lasciava trasparire fin troppo il mio senso di inadeguatezza. Secondo incontro e di nuovo: “Prega per me. Tanto!” E io: “Pure tanto devo pregare? Ma se non sono capace!!!”(sempre tra me, perchè a dirlo ad alta voce mi vergognavo come un ladro…) Poi a questa cosa comincio a pensarci su. Perchè Giacomo chiede sempre di pregare per lui ? Per la prima volta ho pensato SERIAMENTE alla responsabilità di un sacerdote che viva in autenticità la sua Vocazione. C’è da far tremare le vene e i polsi… Intanto ho pensato che per un uomo è un peso enorme dover essere “rappresentante” di Cristo…Io non resisterei un secondo sotto una responsabilità così grande! Poi le persone che chiedono preghiere, che chiedono consiglio, conforto: tutto sulle spalle del sacerdote. E poi la cosa più difficile (almeno a mio parere): la Confessione. Dove tu (sacerdote) devi sparire e far apparire Cristo e tuttavia sei tu (SOLO UN UOMO) ad aver in mano lo strumento per far arrivare l’amore di Dio…L’abbraccio del Padre (con la “P” maiuscola!!!) al figliol prodigo! E poi mi sono immaginato quando tutte le sere, dopo aver ascoltato tanti dolori, speranze, drammi della gente in quel Confessionale, Giacomo torna a casa, magari a volte si sente solo (sì, è un uomo di fede, ma non è superman!) con questo peso dentro e con le sue preoccupazioni personali… Un peso che può e vuole offrire a Dio, certo….Ma sempre un peso. Come Giuseppe che si prende la croce di Gesù per un tratto. Bel gesto. Tanto Amore. E un sacerdote questo peso decide di portarlo tutta la vita!!! Ma che peso!!! E in nome di Chi poi!!! Sì… Se non fosse per Amore, farebbe venire i brividi una scelta impegnativa così! Ora inizio a capire perchè Giacomo chiede di pregare per lui e ci provo. E inizio anche a comprendere anche perchè il sacerdozio debba essere un Sacramento… Ci provo a pregare per Giacomo e ringrazio Dio perchè esistono sacerdoti così!
Vorrei proprio che nei momenti “bui” e di difficoltà Dio e la Madonna) potessero sollevare e consolare Giacomo e tutti quelli che vivono il sacerdozio come lui. Giacomo, il sacerdote, è una persona proprio buona!
Grazie Lisander! mi hai proprio commosso….
Racconto a un gruppo di bambini e di bambine le parole che Gesù disse a Nazareth “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione…” (Lc 4,18). Racconto la scena con Gesù che legge, arrotola il libro, e che ha tutti gli occhi su di lui.
A un certo punto una bambina mi interrompe e dice: “ma chi l’ha detto?” e io sto per rispondere “lo dice Gesù”. E lei dice: “lo dici tu!”.
E io capisco che è lo Spirito Santo che parla. La bambina non sta parlando come un agnostico illuminista che mi dice “dimostrami che le frottole che stai dicendo non sono una tua invenzione ma sono vere”, ma sta semplicemente considerando che sono io che le sto parlando di Gesù e che lei tutto questo lo sa o lo accetta e ci crede perché si fida di me.
Perché lo dico io.
Oh Signore, il popolo di Dio sa che “fide ex auditu”, che la fede c’è perché qualcuno ascolta qualcuno che parla.
Si piccola, lo dico io.
Che bell’argomento di sabato mattina!
Sarà perchè il tema dell’ascolto, non può che affascinare una persona ribelle, che molte volte si sarà posta almeno 3 domande:
ma perchè ascoltare?
e “ascoltare” non sarà un qualcosa di passivo, ai limiti della perdita di tempo e comunque per gente poco dotata di idee sue?
e poi, la persona che ascolto, sarà degna di fede?
In questo intervento ,tento una risposta alle prime due domande.
Non so se è stato casuale, ma certamente è molto giusto che lei d Mauro,abbia avviato l’argomento, ponendo come protagonista una bambina; già perchè per ascoltare con il cuore aperto bisogna essere (o imparare a essere, ritornare ad essere) bambini che non hanno ancora sviluppato molto le difese razionali e che ascoltano”credendo”;non a caso la nostra è la religione dell’ascolto,non delle visioni, per quanto molti cerchino più spesso un “segno” spettacolare ,che una Parola… il famoso shemà, (ascolta Israele,) è quasi in ogni pagina come un invito all’ascolto ,ma appunto quello con il cuore (ascoltate oggi…non indurite il cuore…).C’è un ascolto che cambia la vita, quella famosa” sola parola”( in base alla quale)” io sarò salvato”.
Il problema è che per noi “adulti” scatta subito l’idea dell’ ascolto come obbedienza, come gesto da schiavo che esegue degli ordini.
Invece obbedire è essenzialmente ed etimologicamente,ob-audire! Cioè ascoltare stando di fronte! e ascoltare non una serie di ordini,ma una “buona notizia”!Ascoltare guardandosi negli occhi!
Magari non fisici,ma del cuore( forse per questo G Paolo II, diceva che nello sguardo di Cristo c’è tutto il Vangelo).
Poi la Parola sarà come un” seme gettato in un buon terreno”, che non si sa come “sia uno dorma ,sia uno stia sveglio”, cresce misteriosamente “da dentro”,e arriva “al midollo”(se noi glie lo lasciamo fare!)…ma non voglio annoiare troppo e riporto un simpatico aneddoto
Una donna andava a messa ogni mattina..un giorno, tornata a casa, stava lavando l’insalata.Il marito, per prenderla in giro le disse “mi sapresti dire cosa ha detto il parroco nella predica stamattina?”
“non lo ricordo più” ammise la donna “perchè allora vai ogni giorno a sentire, se poi non ricordi le prediche?” “vedi caro,l’acqua lava la mia insalata e non resta nella ciotola! eppure la mia insalata è completamente lavata!…L’importante è lasciarsi lavare dalla parola di Dio!” Vengono in mente le parole di Gesù”voi siete già mondi per l’ascolto della Parola…”
L’ho scritta io? beh …forse avrei potuto!! In realtà a me aiuta molto leggere raccontini simili che ti lasciano qualcosa su cui pensare.. (forse per questo Gesù usava le parabole?).
Se riesco in giornata, rispondo alla terza domanda( e se la persona che ascolto, non mi pare degna di fede?)
“E se la persona che ascolto, non mi pare degna di fede?” Bella domanda Ribelle. Io mi tengo da parte quello che ha detto e vado da un’altra persona di cui mi fido ciecamente e chiedo se per caso ho sentito male io. Però devo dire che questo iter così lineare è molto più difficile quando quello che ho ascoltato mi ha ferito personalmente. In quel caso rimango proprio male e mi viene da scappare il più lontano possibile da quella persona. Forse dovrei imparare a non farmi ferire da tutti. Spero che ce la farai durante la giornata a scrivere la tua risposta, così vedo come fai tu. Ciao
Tres, mi ha fatto molto sorridere quello che hai scritto, perchè magari io avessi una ricetta per non farmi ferire da quello che mi dicono le persone!
Diciamo che faccio molti volenterosi tentativi…è più giusto!
Però non ho ben chiaro a quali persone ti riferisci: in generale, il mondo, (cioè tutti quelli che incontri tra gli amici ,al lavoro, in famiglia etc…)
o le persone che ti parlano o ti dovrebbero parlare di Dio?(intendo sacerdoti, guide spirituali,credenti che invece ,ti danno un’immagine negativa della fede etc?) ;perchè la mia risposta ovviamente, può essere articolata diversamente,o semplicemente presentare strategie di sopravvivenza diverse… a seconda delle persone a cui ti riferisci! grazie.
Ribelle, approfitto!!! Mi puoi dare entrambe le risposte? Tu come fai sia con le persone in generale e quelle che ti parlano di Dio? Unirò i miei tentativi ai tuoi, grazie grazie.
Mi chiedi una risposta lunghissima!ma vedo di dividerla in 2 parti:
1)persone che dovrebbero parlarti di Dio e invece ti “scandalizzano” con i loro comportamenti. o parole.
Beh qui la prima cosa da fare è evitare di distinguere nettamente 2 gruppi:quelli…e io!! Perchè il problema della credibilità riguarda tutti i credenti;se tutti riuscissimo ad avere qualche tratto di Gesù nel nostro comportamento, credo che saremmo subito credibili! Infatti sappiamo bene che “ciò che uno fa, grida così forte, da coprire quel che uno dice!” e la coerenza è la prima cosa che colpisce.
Forse conosciamo tutti la preghiera scritta sotto il crocifisso mutilato” Dio non ha mani, ha soltanto le nostre mani per agire oggi. Dio non ha piedi, ha soltanto i nostri piedi per percorrere oggi le strade del mondo:etc..
Il fatto grave è che spesso usiamo la scarsa credibilità o il cattivo esempio di molti cristiani, come comodo alibi per non credere neppure noi: invece,già Gesù ci avverte che questo può succedere e ci invita a “seguire quello che dicono, ma non fare quello che fanno!” e il nostro atteggiamento più giusto, dovrebbe essere cercare di FARE NOI, bene, quelle cose che vediamo fatte male da altri, pregando anche per loro, perchè in fondo, non possiamo MAI SAPERE sino a che punto la persona è CONSAPEVOLE (il famoso “non sanno quello che fanno”!) o anche COLPEVOLE del suo atteggiamento!
Non abbiamo forse anche noi dei settori nei quali , nonostante ogni buona volontà non riusciamo ad ottenere nessun risultato notevole? non ci è stato detto che non sta a noi bruciare la zizzania, visto che anche nel nostro cuore crescono tutti i tipi di erbe? Forse le nostre erbe cattive hanno solo la fortuna di essere meno visibili ad occhio nudo!!!
Resta il fatto che spesso uno non sappia cosa dire, pur volendo testimoniare la sua fede, pensa che nessuno lo ascolterà o non troverà le parole…allora riporto un altro aneddoto, ma questa volta “storico”.
Un giorno S Francesco, invitò Fra Ginepro, ad andare a predicare con lui, sapendolo uomo molto buono e semplice.
Quello rispose”Padre mio, ho poca istruzione,come potrei parlare alla gente?” Ma poichè Francesco insisteva,acconsentì. Girarono per tutta la città, pregando in silenzio per quelli che lavoravano nelle botteghe, sorrisero ai bambini che giocavano, scambiarono qualche parola con gli anziani,aiutarono una donna a portare un recipiente pieno di acqua.
Dopo aver attraversato più volte il centro della città, Francesco disse” E’ ora di tornare al convento!” Fra Ginepro rispose” e la nostra predica?”
L’abbiamo fatta!….L’abbiamo fatta! riprese sorridendo s Francesco. (la migliore predica, ….sei tu….)
“2) amici,parenti…qui esiste solo la pazienza di tanti tentativi!
Voglio dire che “non dipendere” (e quindi non farsi ferire) dal giudizio degli altri, si chiama libertà interiore ed è ,come tutte le realtà spirituali, in parte un dono e in parte una conquista.
Si tratta di imparare a conoscersi,riconoscere che abbiamo un grandissimo bisogno dell’approvazione degli altri, perchè il nostro cuore è fatto per l’amore, che vorrebbe totale,perfetto,perenne…già accorgersene, è una cosa positiva, perchè ci permette di reagire; dal punto di vista umano,con una sana autoironia,un certo prendersi in giro…e sul piano soprannaturale ,con il cercare di avere nel cuore, un Amore più grande ,che permetta di guardare in modo diverso,gli “amori” che rincorri affannosamente!
Ricorrere invece…a Gesù…ogni volta che ti accorgi di soffrire per un giudizio ingiusto o una parola cattiva!!..per dirGli che vorresti dipendere solo da Lui, dirGli che deve Lui cambiarti e guarirti il cuore…che vorresti amarLo più di tutto(questa grande frase, significherebbe appunto…più..di quella parola o persona che ti ha ferito!)…o infine che vorresti offrirGli quella sofferenza che provi,per qualcuno che soffre più di Te…
Tutto questo a scriverlo,pare quasi una favola, ma in realtà a viverlo,anche poco poco,è bellissimo!(si chiama vita interiore ed è la scoperta che permette di “materializzare” la vita spirituale e di ripetere, cambiandola leggermente, una famosa frase……Dio esiste! io ..sto cercando di incontrarlo…(e con questo,devo proprio chiudere per oggi!)
Grazie! Qui un “copia e stampa tutto” ci sta proprio bene! Provvedo e rileggo con calma. Grazieeeeee!
Dopo c’avemo perso il derby Luis Enrique dice “cos’ho fatto per merita’ tutta questa merda”? Ma caro Luis vieni la mattina su la flaminia sotto la tangenziale e te presento un milione de persone che farebbero accambio co’ te pe esse ar posto tuo. Io- pe fa’ n’esempio – prenderebbe un quinto de i soldi che prendi tu pe prenne cinque volte la merda che prendi. Ma ndo vivi? Ma torna in spagna, va va.
‘a polifè, e perchè lo scrivi qua dentro? chi è la persona buona?
La persona bona sei te Fefral che leggi le robe mie qua sopra. I boni siete tutti voi che siete amici miei. Mo’ nun lo so, io ‘sto blog lo vivo un po’ così. Stamo a parla’ cogli amici. Ma se te me dici che devo annà da n’altra parte der blog me va bene. Così a spanne me sembra che ‘sto cantuccio va bene. Dimme pure te don Ma’. Ma come se fa a tené sto Luis Enrique? e quelli de la Lazio che volevano caccià a Reja… Lo vedi qual è la differenza? che quelli c’hanno n’omo come presidente – Lotito che sarà un cojone ma armeno due pallette sode ce le ha. Noi de la Roma c’avemo un gruppo. Un gruppo, capito. E Tomasino (Tomas Di Benedetto er presidente americano… perché in ‘sto blog me sa che de calcio nun ce pijate) ogni vorta che viene all’olimpico fa perde la scuadra. Pure Jellato. Di quelli che la iella la portano, poi. Mah.
e chi sono io pe’ dirti se devi stare qua o da un’altra parte?
Mi dispiace però che di calcio ci capisco poco, tifo napoli, ma è più una cosa viscerale che altro.
Però le robe tue le leggo perchè tu mi fai sorridere, mi metti di buon umore, soprattutto quando racconti di donMa’ quando era giovane… Mo’ ti racconto un segreto (così poi diventiamo amici): tu sai che ho cercato donMa’ per quasi 20 anni? Non mi ricordavo come si chiamava, solo ci avevo in mente l’immagine di un pretino appena ordinato, vestito come dici te, da matrix relodid, che però diceva cose intelligenti. L’ho beccato per caso, un giorno, poco tempo fa, ma prima di capire che era lui c’ho messo un po’. Tu pero’ non dirgli niente, che c’ho messo un po’ a riconoscerlo dico, eh? (lui tanto mica si ricorda di me! Fefralina era solo una ragazzetta con gli occhiali, mica la mamma figa col suv che sono adesso!).
Ciao polifè, buona giornata.
Io mi chiedo perché spesso accade che una persona buona venga tacciata per fessa..la mia sapientissima tata diceva sempre “tre volte buono vuol dire coglione”! ma perché? C’è una bontà che si rende perfettamente conto quando è presa per i fondelli da qualcuno e potrebbe disintegrare il denigratore in due parole, però è buona e invece di distruggere si fa un po’ prendere in giro e poi fa l’affondo, con bontà, e non distrugge, ma edifica.
è comodo considerare fesso chi è buono. Per un po’ funziona. Lo prendo per il culo, gli racconto balle. Lo uso quando ne ho bisogno, è sempre pronto ad aiutarmi, ad ascoltarmi. Ma la mia esperienza è che alla fine la bontà vera, non quella fessa che spesso non è altro che vigliaccheria, prevale. Essere davvero buoni costringe l’altro a specchiarsi nella verità. E a quel punto o ci si mette in discussione o ci si allontana perchè non si regge a questo confronto.
Sono sempre stata una persona sensibile e buona in fondo per mia natura ” adattabile ” ad ogni e in ogni situazione. Ma quando ho incontrato Dio ed è entrato nelle mie vene il bene e il buono in me è diventato diverso. Cercavo in tutti i modi non di fare ma di essere e di vivere il bene e ogni persona era motivo per amare Dio anche in ogni situazione e avvenimento. Ma bisognava innamorarsi sempre di più di Dio e allora non finisco nè finirò mai di approfondirlo per amare sempre più la mia vita e la mia storia. La fonte del bene e dell’amore è Dio e lì bisogna andare sempre.
Questa mattina Roma era primavera. Sono andato a fare jogging sulla ciclabile – chi abita Roma sa cosa intendo – vestito in modo opportuno, cioè con pantaloncini e maglietta e non matrix reloded. Passo vicino a un campo zingari e un bimbetto mi viene incontro e dice: ciao! Io sto per dirgli ciao a mia volta facendogli una carezzina sulla testa, ma poi mi viene in mente un mio “amico” – famoso monsignore del vaticano – che dice che lui, per non destare equivoci, ormai i bambini non li accarezza più ma fa solo così con la mano, sorridendo loro da lontano.
Poi penso: ma dove siamo finiti?, accarezzo il bimbo e riprendo a correre. Oltretutto vicino a me non c’era nessuno. Solo un cane nero che mi guardava. Forse era Jakov di Twilight tramutato in lupo mannaro che mi spiava…
Oddio, ma dove siamo finiti?
D’accordissimo. Anche chi taccia l’altro per fesso, se non è scemo, prima o poi distingue fesseria da bontà (se è leale). Magari non subito, magari solo in cuor suo.
Mi hai fatto tornare in mente una scena del film “Marcellino”: il sindaco del paese che accusa Marcellino di avergli sporcato l’abito (mentre è lo stesso sindaco che l’ha fatto, per accusare i frati). Quando il sindaco lo accusa davanti ai frati e li insulta… (un vero specchio della verità!)
Per chi vuole: http://www.youtube.com/watch?v=OOmxcut9neY (a h.00.42.38)
Anche io ieri, per ragioni diversissime, ero molto triste e pensavo che spesso viviamo in un clima che ammanta di sospetto ed etichetta come “equivoca” l’amicizia più sincera, la più umana tenerezza, lo slancio più spontaneo e affettuoso o la più delicata discrezione (pensavo anche a Dalla): qualcuno qui nel blog ha detto che l’Amore autentico consuma e forse per questo molti ne hanno tanta paura che, quando lo incontrano, devono per forza sporcarlo con lo spettro del sospetto, dell’interesse, della doppiezza. E la cosa più dolorosa è quando questa miscomprensione dei sentimenti e del Bene non deriva da estranei, ma proprio dalle persone alle quali abbiamo consegnato il nostro cuore. Nel mio caso era la mia più cara amica che mi ha inferto un dolore forte forte con poche, affilatissime parole alle quali non ho avuto nemmeno la forza di reagire o replicare. Poi arriva un’altra mia amica (una persona buona!) che, con sensibilità e delicatezza, ha condiviso insieme a me la mia delusione e sofferenza…Ci siamo trovate proprio vicine! E in quel preciso momento, proprio dopo aver passato una notte insonne…Stamattina ho capito (sentito dentro) che …Sì! Vale la pena volere bene. Volersi bene!
Esco da casa e attraverso la strada dirigendomi alla fermata del bus. Atac mobile mi dice che il 492 è a 1 minuto da me.. Mentre aspetto quei 60 secondi mi giro e vedo al mio fianco un signore simpatico e molto distinto ma evidentemente affaticato, credo a motivo della veneranda età. Allora, con la “faccia tosta” tipicamente meridionale gli dico:”che bus aspetta?” lui ” l’84, perchè?”(un po’ titubante), io “passaaa traa.. 5 minuti!”… Lui sconvolto pensando di avere a che fare con una “ianara” mi chiede delucidazioni, io gli spiego che la tecnologia aiuta anche in questo facendoti risparmiare tempo alle fermate..etc..etc..
Fine della storia: lui mi dice:” ho incontrato una persona buona oggi, grazie!”
Ho pensato subito al suo blog
Esco da casa e attraverso la strada dirigendomi alla fermata del bus. Atac mobile mi dice che il 492 è a 1 minuto da me.. Mentre aspetto quei 60 secondi mi giro e vedo al mio fianco un signore simpatico e molto distinto ma evidentemente affaticato, credo a motivo della veneranda età. Allora, con la “faccia tosta” tipicamente meridionale gli dico:”che bus aspetta?” lui ” l’84, perchè?”(un po’ titubante), io “passaaa traa.. 5 minuti!”… Lui sconvolto pensando di avere a che fare con una “ianara” mi chiede delucidazioni, io gli spiego che la tecnologia aiuta anche in questo facendoti risparmiare tempo alle fermate..etc..etc..
Fine della storia: lui mi dice:” ho incontrato una persona buona oggi, grazie!”
Ho pensato subito al suo blog
Oggi, a differenza di tanti uomini, donne e bambini Siriani, qui in Italia non ho incontrato nessuno che mi abbia accoltelleto alle spalle, che mi abbia mutilato, che mi abbia ucciso…NON SARA’ CHE L’ITALIA E’ DIVENUTA IL LUOGO IN CUI SI TROVANO SOLO PERSONE BUONE?
Vincenzo mi piace molto quest’apertura di orizzonti.
Ieri sono stata con una signora molto buona, è una specie di medico. E’ molto triste perchè 15 giorni fa ha saputo che la sua amica più cara ha pochi mesi di vita! Questa signora è più grande di me(forse di 30 anni) ed è sempre buonissima con me. Mentre ci salutavamo mi ha guardato le mani, un po’ screpolate dal freddo, e mi ha quasi urlato con le lacrime agli occhi “ti vuoi prendere cura di te stessa?? Sennò poi finisci come la mia amica..”, e poi mi ha abbracciata. Mi ha fatto molta impressione..non è che ci conosciamo da molto eppure mi conosce decisamente più di tante altre persone e mi ha fatto tanta tenerezza. Ora mi metto la crema sulle mani almeno tre volte al giorno e prego per la sua amica, che si chiama Anna.
Al bar sabato ore 8.00. Cliente: “Francè domani sei aperto?”. Francè, il barista:”Ah bello, nun ce provà, a me er Signore m’ha ‘nsegnato che devo stà in famija la domenica!”. Se è buono, sto barista, non lo so ma è un grande.
C’è un piccolo racconto cassidico in cui Moshé aiuta una pastore a mungere le pecore. La sera Moshé vedeva che il pastore prendeva la parte migliore del latte e, riempita una ciotola, la metteva su un masso al lato del pascolo. Dopo qualche giorno Moshé chiede al pastore cosa stesse facendo e il pastore gli spiega che il latte era per Jahvè che la notte veniva a nutrirsi della sua offerta. Allora Moshé si scandalizza delle parole del pastore, va nel deserto a pregare, e il giorno dopo spiega al pastore che Javhé è puro spirito e che pertanto non può venire la notte a bere il suo latte. “Questa notte nasconditi dietro un cespuglio e guarda bene cosa succede, vedrai che non è Javhé a bere il tuo latte”. Arriva il buio e, mentre Moshé è di nuovo nel deserto a pregare, il pastore obbedisce a Moshé e si accorge che – effettivamente – nel cuore della notte arriva una volpe che, dopo aver guardato prima a destra e poi a sinistra, va alla ciotola e lecca il latte. Il mattino dopo Moshé chiede al pastore cosa sia successo e il pastore gli racconta la verità. Moshé si accorge che il pastore è molto triste e gli dice: “dovresti essere felice invece: adesso infatti conosci Jahvé molto meglio di prima perché hai imparato che è puro spirito”. “Si – risponde il pastore – ma ora tu mi hai tolto l’unico modo di amarlo che conoscevo”. Allora Moshé, dubbioso da aver fatto la cosa giusta, torna nel deserto a pregare, e questa volta gli appare Jahvé che gli dice: “è vero che sono puro spirito ma è anche vero che ero contento che il pastore facesse felice una mia creatura, la volpe, che amava tanto quel latte”.
La mia collega Elena è una persona buona: ha alle spalle una drammatica separazione. I figli hanno tutti delle difficoltà: chi di salute, chi psicologiche, chi di apprendimento…E lei è da sola. In tutto questo ha dovuto subire una vera e propria “carognata” da parte di un’altra collega che pur di curare il proprio tornaconto non ci ha pensato due volte a cercare di danneggiare altre persone, tra cui anche lei…Ebbene pure in questa situazione, l’altro giorno mi ha fatto i complimenti per un mio gesto proprio normalissimo…E lo ha fatto davanti a tutti, anche a quei colleghi più anziani che a volte…Ti guardano un pò da sotto in su perchè sei giovane e ancora non tanto esperta. Non solo mi ha fatto piacere perchè è stata tanto buona da riconoscere qualcosa di buono in me, ma perchè trovo eroico, santo, esemplare che una persona tanto drammaticamente provata dalla vita abbia ancora la voglia e la forza di cercare il Bene negli altri. Di gioire per un bene che a lei non porta alcun vantaggio. Grazie Elena…Sei una grande! Tu e i tuoi figli…Vi porto un pò sempre nel mio cuore…Coraggio!!! Sei proprio una persona buona.
quindi per fare felice Dio basta fare felici le sue creature..ma se Dio è puro spirito può rallegrarsi o rattristarsi? Nel Vangelo Gesù dice..”ogni volta che lo avrete fatto ad uno di questi miei fratelli più piccoli l’avrete fatto a me..”(citazione non letterale,lo so!) Quindi essere buoni è bello, e a Dio piace.
Mi piace del racconto che il pastore aveva trovato il SUO modo per amare Jahvè e a Jahvè andava bene così!
“Dovresti essere felice invece: adesso infatti conosci Jahvé molto meglio di prima perché hai imparato che è puro spirito”. “Si – risponde il pastore – ma ora tu mi hai tolto l’unico modo di amarlo che conoscevo”
Grazie d Mauro!E’ incredibile quanto spesso quello che leggo,si va ad incastrare perfettamente con quello che sto vivendo in quel giorno!
Quante persone ho incontrato che ,avendo una impostazione molto razionale della vita, mi hanno accusato di essere una sentimentale(ma se uno ha un carattere,quello è il modo fondamentale di amare e gli altri e Dio…che conosce!e questo tipo di critica,fa un male “dentro”,inaudito!) e quanti che vedono anche il loro cammino di fede,essenzialmente come un frequentare mezzi di formazione che gli allargano le conoscenze,quasi una catechesi continua, una università dello spirito,”bisogna conoscere e sapere”…mentre io la vedo in un modo molto più ricco di sfumature!
Non dico che sia meglio o peggio,forse è solo un modo di “diverso” e non voglio essere troppo ribelle di nome e di fatto…Una volta mi è stato detto che l’importante è solo porsi sinceramente davanti a se stessi e a Dio,senza pensare a come sono gli altri,perchè un giorno Lui non ci chiederà “perchè non sei stato,come Tizio?,” ma “perchè non sei stato come ti avevo pensato?”…
@ padre Mauro Quel racconto mi fa pensare a quanto tante volte nel dire la verità invece che dare togliamo all’altro appesantendo il suo andare verso Dio. Cerco di fare più attenzione adesso dopo un episodio particolare in cui io credendo di correggere ho invece intristito l’altro, con una verità… ma una verità che lui ancora doveva sperimentare e trovare da se… nessuno di noi è arrivato allo stesso stadio di cammino c’è chi ancora inizia che ha bisogno di interiorizzare a suo modo con il suo tempo. Penso che si debba accompagnare l’altro, senza imposizioni. Ma questo errore tante volte è stato fatto su di me…. lasciando poi che il mio cuore andasse dalla parte sbagliata. Riguardo alla carezza padre Mauro, non mi piace dove siamo arrivati, c’è bisogno d’amore, una carezza è importante sono gesti di cui abbiamo bisogno, sono mani e braccia di Dio, attraverso le noi Lui stesso si avvicina, ci ama. Ho sperimentato proprio in questi giorni un abbraccio salutare, divino direi…. di un frate francescano, che consolazione interiore ha apportato al mio cuore… cuore che non è più abbracciato da nessuno.
“cuore che non è più abbracciato da nessuno.”
Vera , se ti basta, ti regalo un abbraccio di cuore via blog. Sono un po’nervosetta oggi, se ti avanza una carezza di quelle di cui parlavi me la prendo con piacere. Buona Pasqua a te e a tutti.
@ Tres ti abbraccio con tutto il cuore e l’amore di cui sono capace…. una S. Pasqua di serenità e di pace nella certezza che siamo stati abbracciati e baciati da Colui che ci ama immensamente, per cui nulla più ci manca.
Grazie @Vera, mi ci volevi proprio!
Don Mauro nel racconto parla di “fare felici le creature”. Credo sia bellissimo. Ma credo anche che le creature possano e debbano imparare a spiegare alle creature che hanno intorno come possano renderle felici. Insomma alcune sofferenze possono evitarsi se facciamo capire a chi ci sta intorno come vogliamo essere amate. Che ne dite?
@Paola, provo a rispondere, ma non so se riesco. Ogni persona è diversa dall’altra, ogni storia lo è…. non credo ci sia un metodo, ma ognuno ama come sa fare, di certo amare non significa dare all’altro sempre ciò che vuole se quello che vuole è sbagliato. Amare non significa assecondare sempre l’altro ma molto spesso amare è anche correggere, è soltanto stare con l’altro, è fare silenzio. L’amore si percepisce quando c’è, impariamo soprattutto ad amare con tutta l’anima il resto lo farà l’amore.
Paola, questo potrebbe essere vero quando hai attorno persone che vogliono amarti e non sanno come fare e aspettano solo che tu glielo mostri. Ma secondo te è così sempre? Se questa è la tua esperienza ringrazia Dio e ritieniti fortunata. Normalmente la vita è molto più difficile, le persone sono molto più preoccupate di sé stesse che degli altri.
Comunque, anche parlando di persone sicuramente non egoiste, non penso che Maria si preoccupasse di spiegare a Giuseppe come voleva essere amata da lui. Si lasciava conoscere per come era, piuttosto, senza nascondersi.
Quello sì, mostrarsi autenticamente agli altri per come si è è importante per permettere agli altri di amarci davvero. Ma pretendere l’amore che vogliamo noi, come lo vogliamo noi e non come gli altri sono in grado di amarci mi sembra un po’ egoista, non credi?
Grazie, per il cosiddetto racconto “causidico” di poco sopra. E’ molto significativo su quanto spesso, credo, Dio operi in modo per noi sconosciuto. Ma come facciamo a non farne un’interpretazione nostra, come possiamo essere sicuri di ascoltare davvero la sua parola?
Caliamo questa discussione nel concreto. Tu sei certa che tuo marito conosca davvero cosa ti rende felice? Io che pure stimo molto mio marito, penso che lui vada scoprendo ogni giorno, come pure io, quale sia il modo migliore per amare nel matrimonio . Ti faccio un esempio. Lunedì ho scoperto che la tata che vive con noi è incinta al quinto mese. Non sposata. Ho passato tre giorni ad organizzare la vicenda, tra lavoro, figli e partenze pasquali, e quando finalmente mi sono trovata in macchina sola con lui avrei voluto, come dire, sviscerare alla maniera delle donne, i tre giorni di passione passati quasi da sola col problema tata. E lui? Totalmente su altro piano. E allora siccome io ho bisogno del suo amore, del suo sostegno, prima o poi glielo spiego che lui deve salire sulla barca della mia vita. Nelle cose grandi e in quelle piú banali. Per navigare insieme fino alla meta. Perchè noi siamo un equipaggio che si va conoscendo durante la traversata.
@Paola, se tuo marito una volta conosciuto il tuo racconto, non sapesse entrare nella tua vita come vorresti tu??? allora sarai tu ad amare… lui per quello che è, così come è. L’amore copre ogni cosa, l’amore supera ogni cosa, l’amore è tutto. Penso a Gesù, anche lui avrebbe voluto essere amato, ma non tutti hanno risposto al suo con l’amore che ci si aspettava, ma lui amò fino alla fine e sappiamo come.Non ha mai tentato di cambiare l’altro, ma di completarlo. Gli apostoli fuggirono per paura, solo uno restò con lui fino alla fine.. Giovanni colui che si lasciò amare.
Povero marito! No, Paola, se posso darti un consiglio, lascia perdere tutti i pipponi sulla barca della vita, i traghetti, l’equipaggio… Gli uomini non so’ fatti per lunghi discorsi. Non è che non capiscono quanto a noi ci piacciono, è che proprio non ne sono capaci.
Guarda, ho seguito il tuo consiglio, ho appena chiesto a mio marito di farmi felice preparandomi il caffè. Lui ha anche provato a rifilare l’incarico alla figlia, ma gli ho detto “no, voglio che me lo prepari tu” e rassegnato è andato a prepararmi la moka. Penso che sia più che sufficiente come dimostrazione d’amore. Non posso stramazzarlo coi discorsi sul senso della vita.
Hai una tata che vive con te? Ora mi spiego come fai a far colazione leggendo il giornale e ascoltando vivaldi.
Però, figlia mia, tre giorni di passione per la gravidanza della tata li farei volentieri al posto tuo! Se sapessi che passione mi sto passando io, altrochè…!
Lassamo perde… mi sa che parliamo due lingue diverse. Buona Pasqua!
Vera, Gesù peró è stato accanto ai discepoli sulla strada per Emmaus e ha dedicato tempo, ossia la vita, per spiegare loro. Questo è il nostro modello. Dare tempo all’altro, non per manipolarlo, ma per fare il nostro tratto di strada insieme. Che nel mio esempio è il matrimonio. Che è poi per una donna sposata il luogo dove ci si gioca la felicità su questa terra. Sicché ne vale la pena.
Fefral, Buona Pasqua anche a te. E spero che il caffè ti abbia consolato un po’ per la tua passione.
Paola nun so… a me quarche vorta cuanno te leggo me manca er fiato. Scusa sai, sarai bella, ma preferisco Rosa. Ma nun ho capito. Ma davvero sei preoccupata se la tata tua è incinta al quinto mese?!? Ma questo lo chiami calarsi nella realtà?
Nun ciò parole.
Lei ha 21 anni e non è sposata. Per me è come una sorella piccola. E la famiglia non la sta aiutando. Aveva il terrore nello sguardo quando mi ha parlato. E nella sua cultura un figlio fuori dal matrimonio è quasi a rischio lapidazione.
Ma la Pasqua fa nuove tutte le cose e il Signore premierà la fedeltà di questa giovane che ha accettato questa nuova vita, pur tra le 1000 paure. E noi la aiuteremo.
Polifemo e Fefral, c’è poco da scandalizzarsi. Vivere le sofferenze degli altri sulla propria pelle è vivere da figli. Poi, certo, ognuno ha le sue di sofferenze.
E oggi c’è il sole!
Non mi scandalizzo per una tata di 21 anni incinta, paola. Nè per le tue preoccupazioni (non l’avevi raccontata così nel primo commento).
Mi lascia perplessa la tua affermazione di voler spiegare a tuo marito come deve amarti, tutto qua!
Gramellini di oggi: “Ragazzino, come mai cammini accanto ai binari del treno? Vado per la mia strada, risponde Flavio alla donna di Moncalieri che lo interroga dal bordo del viale. Meglio allontanarsi dalla città, seguire il percorso della ferrovia finché ci sono soltanto prati intorno. E’ allora che il ragazzino posa a terra lo zaino e corre fra i binari con un tempismo perfetto che impedisce al macchinista di frenare. Aveva quindici anni e un quattro e mezzo di matematica nel suo diario. Adesso scaveranno sulla sua famiglia, il genitore duro, il genitore assente. Tutto vero, tutto relativo. Di assoluto c’è solo quel gesto che sembra ricordarci qualcosa.
I nostri quindici anni. Quando la vita è ancora una cosa seria da prendere molto sul serio, senza chiaroscuri né ironie a farci da guscio. Quando un quattro a scuola non è un quattro, ma una sentenza definitiva. E lo sfiorire del primo amore diventa l’archetipo irripetibile di ogni sofferenza futura, come ricorda Nick Hornby alla fidanzata trentenne che lo ha lasciato, nell’incipit memorabile di Alta fedeltà: «Se volevi davvero incasinarmi, dovevi arrivare prima». Perché poi la vita cambia e ci cambia, rendendoci disponibili ai compromessi, ai ragionamenti, alle lusinghe del buon senso e della convenienza. Uno impara a dominare gli istinti, a mentire a se stesso oltre che agli altri, a osservare la realtà in diagonale e non sempre di petto. Ma non tutti arrivano a questo stadio. Qualcuno si ferma prima. Perché più idealista, più tormentato, più debole. Nessuno lo incolpi e nessuno si senta in colpa. Flavio è andato per la sua strada e a me viene soltanto da dirgli ciao”. Sì, Flavio ciao. In cielo Dio sa che sei una persona buona!
In una discussione su religione ed altro, due signori parlano tra loro.
Tizio – Ma cosa ci trovi di tanto bello nella Croce?
Caio – Non lo so…Mi fa pensare. Sembra che il braccio parallelo alla Terra voglia abracciarla proprio tutta quanta e quello perpendicolare alla Terra innalzarLa fino al Cielo, proprio tutta quanta.
Caio è una persona buona.
Scusatte…questa notizia l’ho trovata su fb…Veramente emozionante.
“Un fotografo che stava realizzando il servizio video di un intervento chirurgico eseguito all’interno di un utero materno –per correggere un problema di spina bifida- in un feto di appena 21 settimane (un’autentica prodezza medica), mai avrebbe immaginato che la sua macchina fotografica potesse catturare il piu’ eloquente grido in favore della vita sino ad ora conosciuto.
Mentre Paul Harris realizzava il servizio nell’ Universita’ di Vanderbilt ( Nashville, Tennessee) da tutti riconosciuta come una delle strutture piu’ avanzate nell’esecuzione di questo tipo di chirurgia, catturo’ il momento in cui il bimbo trasse la piccola mano dall’interno dell’utero materno afferrando il dito del chirurgo che lo stava operando.
La spettacolare foto fu pubblicata in varie riviste negli USA e le sue ripercussioni fecero il giro del mondo sino ad arrivare in Irlanda, dove piu’ forte e’ lo schieramento contrario alla legalizzazione dell’aborto.
La piccola mano che commosse il mondo appartiene a Samuel Alexander, la cui nascita era attesa per lo scorso 28 Dicembre (il giorno della foto era a soli 5 mesi di gestazione)
Se pensiamo a cio’, la foto e’ piu’ che eloquente.
La vita del bimbo era letteralmente appesa ad un filo.
I chirurghi sapevano che non avrebbero mai potuto mantenerlo in vita al di fuori dell’utero materno.
Per questo dovevano riuscire ad operarlo “dentro”, correggendo l’anomalia fetale e risuturando poi l’organo perche’ il bimbo potesse proseguire la sua crescita fisiologica.
Per tutti questi motivi, l’immagine fu considerata come una delle fotografie mediche piu’ importanti degli ultimi tempi ed il documento di uno degli interventi piu’ straordinari sino ad ora eseguiti nel mondo.
Samuel e’ il paziente piu’ giovane che mai sia stato sottoposto a questo tipo di procedura.
E’ auspicabile che, ora nato, Samuel Alexander Arms stringa nuovamente il dito della mano del Dr.Bruner.
Una famosa presentatrice della televisione americana disse che era impossibile non commuoversi guardando l’immagine meravigliosa di questa piccola mano che stringe il dito di un chirurgo e che, per analogia, cio’ fa pensare a come una mano sia in grado di salvare delle vite.
La vita e’ un meraviglioso regalo che dipende da tutti noi!!!”
Ho trovato un convento di suore dove si palpa l’amore di Dio. Si trova ad Anzio e sono le Piccole Sorelle di San Giuseppe Cottolengo. Le suore sono abbastanza anziane e a quanto pare non hanno vocazioni, un po’ come succede a tutte le congregazioni di “vita attiva” (si chiamano così per distinguerle da quelle di “vita contemplativa” che sono le monache di clausura). Vivono con loro molti disabili e le suore badano a loro con molto amore. Lì c’è molto allegria, amabilità, e chiunque viene accolto per quello che è senza essere chiuso in schemi. Sono molto attente a venire incontro ai desideri dei disabili e si sa che i disabili, avendo avuto molto poco dalla vita, hanno desideri molto schietti, immediati e che vengono esplicitati molto direttamente. Una schiettezza che a volte, a noi cristiani imborghesiti, può anche sembrare un po’ volgare. Queste suore non hanno vocazioni. Non hanno postulanti, novizie, chissà, forse si estingueranno. Però non sono dispiaciute di questo. Non sono preoccupate. O meglio sono un po’ preoccupate, ma lo sono per i disabili non per sé stesse. Non hanno intenzione di far trionfare la congregazione, ma di far trionfare Dio.
Oggi sono corsa dall’oculista chiedendo un appuntamento urgente per mio figlio. C’era qualcosa che non andava all’occhio. Di mattina lacrimava ed era un pò gonfio: nulla di grave, almeno così sembrava ma il mio ometto si lamentava ed io non ero tranquilla. Il dottore lo visita ma all’inizio sembra un pò freddo. Poi – nello studio c’era assoluto silenzio – l’atmosfera diventa mano mano più accogliente. Qualcosa nello sguardo del dottore è cambiato. Mi dice che c’è un corpo estraneo nell’occhio e che per fortuna ero venuta lì perchè si rischiava un ascesso…Tolto tutto, disinfettato: tutto si risolve con una garza sull’occhio. Faccio per chiedere quanto devo e il dottore mi risponde “Nulla!”. Lo guardo con aria interrogativa e con ancora la mano sul borsellino ma lui mi anticipa: “No, Signora, nulla..Io davvero pensavo che lei avesse esagerato al telefono…Mi scusi. E’ proprio vero che voi mamme avete un intuito speciale. Ha fatto proprio bene a venire!”. Non è perchè non ho pagato. Ma per come questo dottore mi ha guardato nel mio essere mamma…Dottore, Lei è proprio buono!!!
Volevo dire grazie alla persona buona (Federico) che mi ha aiutato a iscrivermi sul sito nonostante le mie nulle capacità informatiche! E anche riportare in auge questa discussione che è una di quelle a cui sono più affezionata…Perchè anche tra i problemi, le preoccupazioni, le giornate “no” è proprio bello sforzarsi di vedere quanto di bene e di bello abbiamo attorno a noi negli altri. Tutti i giorni.