Le Lettere di Paolo Pugni – Non chiedetemi la parola
Non chiedetemi la parola. Questa volta sono in difficoltà a squadrare il mio pensiero, a definirlo secco e teso, quasi offensivo per la sua categoricità. Che, lo so, mi capita spesso e, lo so, è un difetto che mi afferra e sferra colpi, come montare la panna della presunzione sopra la torta della verità, che è data e mai pretesa.
Anche perché ho amici sinceri, quelli tosti, di cui ti fidi a occhi chiusi, che non si dovrebbe mai fare, sia di qua che di là, sia pro che contro, e se devi scegliere con quale gruppo primario fare bella figura, eh beh.. si fa fatica.
Siccome sono anche amabile, secondo la metodologia DISC mica come aggettivo, capita che sono portato a cercare la mediazione, a quadrare i cerchi, a dissolvere i conflitti.
Parto subito però a muso duro: sta cosa dei visi inespressivi mi sembra una grande corazzata Potemkin –chi ha orecchie…- e non solo o tanto perché è una balla pazzesca –non c’è volto più espressivo di chi sta pregando per altri- ma anche perché letta così –letta, non scritta- fa pensare che dentro l’errata aggettivazione ci sia un disprezzo che non fa onore, né piace.
Insomma, come diceva un mio amico, con sta vicenda dei visi l’ha fatta fuori dal vaso questo mons. Galantino, Nunzio di nome e non di ruolo, e si merita gli sberleffi delle foto #inespressivo che giorni fa hanno riempito Facebook.
A meno che…
A meno che non si spenga il fumo agli occhi, che non sale dal cuore come quello della canzone che brucia il cuore, ma dal fegato, per dirla con gli antichi, dove brucia l’odio, e si provi a cercare di capire non dico che cosa Nunzio ha detto, ma il messaggio che attraverso Galantino Gesù annunzia a noi.
Perché poi basta. Poi non guardiamo il dito, ma la luna che c’è dietro. Non facciamoci deviare da questo e teniamo il cuore aperto.
Perché Gesù parla sempre, attraverso tutti. Quindi, anche qui.
Quindi mettiti calmo, ascolta e cerca di capire. Anche perché nessuno m’ha eletto interprete universale e assoluto né delle parole altrui né tantomeno della Parola.
E allora cominci a dire: e se questi volti inespressivi non sono una qualifica generale, ma proprio l’oggetto degli strali? Se cioè la sua reprimenda non sia da intendere destinata a chi prega davanti alle cliniche, che lo fa per elevare a Dio un sussurro d’accompagnamento a vittime morte e vive, ma a chi lo fa con volto inespressivo, come a rinunciare la misericordia? Ad accusare e non ad accogliere? Che non sta parlando di chi prega per gli altri ma chi lo fa per affermare un giudizio?
Che alla fine mi pare che ciò che scrive questo Nunzio sia proprio quello che diceva un santo a me caro, quando implorava di non innalzare croci contro qualcuno, di lasciar perdere di tirarle su non per ricordare ma per tenere vivo il rancore. Contro. Perché Dio non è mai contro, ma sempre per. Anche per chi lo sta uccidendo. Allora come oggi: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno. Prega perdonando, non prega di fulminarli, come vorrebbero gli apostoli che si prendono una bella lavata di capo.
E questo non si fa: pregare sì, doveroso, ma non contro, non come arma di vendetta. Che qualche volta può sembrare: tu lì uccidi, io qui prego. E tu vergognati, sentiti in colpa. Non: capisci che cosa stai facendo, e quindi vergognati, ma bastardo schifoso assassino putrefatto perduto brucia all’inferno. Ed è tutta una cosa diversa. Come fanno le Sentinelle in Piedi che testimoniano con amore e con accoglienza. Senza accusare, anzi respingendo con un sorriso le provocazioni: muto come pecora davanti ai tosatori.
Che Gesù anche davanti ai colpevoli più turpi, mai li ha messi in condizione di sentirsi in colpa, semmai di vergognarsi del loro inganno (ed è curioso che i trucchi più astuti se li giochi non con gli Zaccheo, Matteo, l’adultera, ma con gli ipocriti che vogliono fregarlo con il tributo, la lapidazione e altre delicatezze di questo tipo).
Allora dobbiamo chiedercelo se questi valori, che –chiariamolo ancora una volta- io NON negozierei mai per nessuna ragione perché li ho ricevuti non me li sono inventati e li devo difendere come mi è stato chiesto anche perché non sono filosofia sono vita vissuta e uccisa, questi valori qui non siano finiti per diventare, come scriveva don Mauro sul Sussidiario, non pietra angolare, pietra fondante, ma pietra da lapidazione; non muro di difesa dell’umanità, ma muro contro muro di uomo che combatte uomo. Che poi le pietre se l’è prese pure lui. E nel medesimo modo con il quale poi ci arrabbiamo se azzittiscono Costanza Miriano alla Luiss o censurano qualcun altro su un quotidiano. Mah.
Perché la verità va affermata, ma mai contro la carità, insieme alla carità, avvolta nella carità: veritatem facientes in caritate.
Accogliere non vuol dire dare ragione, vuol dire farsi fratello. Gesù non gliele ha mandate a dire all’adultera! Mica le ha detto: ma sì, fai come vuoi che tanto tutto va bene.
Mica ha mollato sulle cose che contavano neanche con lei. Mica a fatto sconti a Matteo o a Zaccheo.
Come diceva Biffi, non è che pubblicani e prostitute ci passeranno davanti nel regno dei Cieli nell’esercizio della loro attività, ma nonostante la loro attività ormai deposta. “Vai e non peccare più”, le dice Gesù, “nessuno ti ha condannata, neppure io”.
Ma glielo dice dopo, alla fine. Non inizia urlandole in faccia che ha peccato e non si deve fare. E si deve vergognare e come si permette di presentarsi alla Sua presenza e che forse non stanno neanche sbagliando troppo quelli che la vogliono lapidare.
Neanche alla samaritana glielo butta addosso: escort d’altri tempi. Prima la accoglie, poi la corregge.
Prima l’ospedale da campo, poi il bisturi.
Senza in nessun modo dire che il male è bene o che ormai non c’è più male.
Non mi sembra che Galantino abbia detto che aborto ed eutanasia siano ammessi o che si debba cedere ad altre pratiche mondane. Ha detto di parlare della vita, di andare di fianco agli altri come Gesù con quelli di Emmaus, che anche qui che son stolti glielo dice dopo, dopo aver ascoltato. Che poi è quello che dice Papa Francesco, che poi è quello che dicono da sempre tutti i Papi. Messo in primo piano. Forte. Chiaro.
Non è facile e comprendo chi si impegna per difendere la verità. Comprendo a volte lo sconcerto per chi si sente in prima fila, in un mondo che azzanna proprio la verità. E la affoga nel sangue. Lo comprendo.
Io personalmente faccio fatica a capire come si fa, dove tirare la riga tra mostrare carità e non cedere sui principi, e che cosa sia più importante fare oggi.
Non lo so, non so neppure se esista questa riga o sia tracciata sulla sabbia della battigia e l’acqua e il vento poco a poco se l’è portata via con sé, come aveva già fatto con “Ti amo”.
Forse è proprio lì il gioco del Signore, chiedere alla fine di non decidere noi ma di affidarci.
Di fidarci di Lui, di consentire che la Grazia agisca. Perché tutto è Grazia.
Per questo ci manda pastori. Anzi, uno. Con la P maiuscola. Di cui fidarci. Chiamato dallo Spirito Santo per guidare la Chiesa. Per aiutarci a discernere.
Il Santo Padre.
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