
Le Lettere di Paolo Pugni – Un cuore in tre atti
Atto primo: l’avvelenata
Attenzione queste righe presentano un contenuto di sarcasmo e provocazione elevato (voluto non per offendere ma per stimolare, non per deridere ma per radere al suolo e costruire su un terreno comune, insieme: è artificio letterario alla Guccini), astenersi se non preparati, nel caso saltare al secondo atto
Ma sì, aboliamo le regole, via la matematica, via la fisica, via la legge di gravità! 2+2? Fa quello che ho voglia oggi! Perché il 4 dovrebbe impormisi!?
E mica ci faremo imprigionare dalle sette note!
E la filosofia? I sillogismi? Pericolosi nazismi della logica! Manipolatori parti di menti affette da delirio di onnipotenza che vogliono rinchiudere nel carcere di poche righe imponendoci carichi che non dobbiamo sopportare!
E le regole? Folli imposizioni, retaggio di un autoritarismo maschilista che non vuole morire.
Fantasia al potere! Il cuore deve governare!
Al rogo i filosofi, Platone, Aristotele. Tommaso! Quell’invasato autore addirittura di una Summa, massima sintesi del pensiero e della ragione!
La Tamaro era una profetessa che, essendo donna, ci hanno fatto ignorare! L’hanno confusa: va dove porta il cuore non era un romanzo, ma un progetto di vita da seguire. Una profezia!
Il cuore è tutto, tutto è inscritto lì, tutto, basta fidarsi, amare e fare quello che si vuole.
Solo seguendo il cuore avremo la pace in terra e tra le persone.
Le guerre? Le violenze? Le follie? Tutto frutto di persone che invece di seguire il cuore seguono regole, si fanno guidare da massimi sistemi, da costruzioni della filosofia che allontanano dalla purezza dell’emozione.
Non abbiate paura del cuore, temete invece la legge che inscatola, definisce, imprigiona, impone, soffoca, tiranneggia.
Il cuore ha delle ragioni che la ragione non ha!
“Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne … Io darò loro un medesimo cuore, metterò dentro di loro un nuovo spirito, toglierò dal loro corpo il cuore di pietra, e metterò in loro un cuore di carne” (Ezechiele 36:26; 11:19);
Che cosa è il cuore?
Atto secondo: Paolo e Francesca
Penombra raccolta e intesa dell’oratorio di Torrescalla, a Milano. Meditazione guidata. Silenzio, poi un tuono “amare la vostra moglie è peccato!”. Pausa studiata. “se vi fermate lì, se non alzate lo sguardo. Amare il prossimo è peccato! …. Se lo fate per egoismo, e non per amare Dio. Il diavolo ci invita ad amare il prossimo per guardarci allo specchio e dirci come siamo buoni e generosi!”.
Alzare lo sguardo.
Proprio pochi giorni fa leggevo il commento alla Divina Commedia di quel grande navigatore dantesco che è Franco Nembrini e per la prima volta mi sono trovato di fronte risposte a domande che mi ruotavano dentro senza nemmeno rendermene conto e dare forma: ma perché Paolo e Francesca, la cui storia d’amore turba chiunque –eh sì, come diceva Venditti ce li ricordiamo bene (Lidia, Venditti è un cantautore dell’epoca di Battisti, su wikipedia lo trovi, la sua prima canzone Roma Capoccia l’ha presentata a Chissà chi lo sa? Io ero tra il pubblico. Anche per sapere che programma fosse e chi era Febo Conti c’è Google ;-) era grossomodo il 1972) e infiamma i cuori, stanno all’Inferno? Che male hanno fatto? Hanno seguito il cuore! Hanno rimediato ad un torto! Perché lì e non in Paradiso dove il loro amore avrebbe giusto coronamento?
Perché, spiega Nembrini, si sono fatti intrappolare dalla furbizia del demonio che non ti presenta cose brutte, ma cose belle meno uno.
Le cose belle sono per alzare lo sguardo e ritrovarne l’origine: guardi un mare blu e ringrazi Dio, guardi una vetta innevata e ringrazia Dio. Guardi una bella ragazza e.. ecco, se ti fermi lì, se ti fermi al cuore, alla passione, ai genitali, se non vai oltre, se ascolti quell’invito demoniaco –le tentazioni del deserto? Le tre concupiscenze di Giovanni? Stessa cosa- a usare dell’oggetto, a non prendere lo slancio, se rimani, sei fregato, sei preda del male, sei chiuso in te stesso, finisci non per amare, ma per usare.
Atto terzo: i cartelli indicatori
Chi ci libererà da questo corpo votato alla morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore» (Rm 7,24-25)
Che cuore abbiamo? Che cosa vuol dire cuore? Che cosa è l’amore?
La sfida del mondo moderno è la privazione di significato di parole chiave. Peggio: il loro stravolgimento.
Mica di parole complesse. Di quelle base: sole, cuore, amore.
Le viviamo dentro la nostra esperienza, e giudichiamo i valori attraverso la mia vita.
E siccome abbiamo una certa tendenza a darci ragione, se quella cosa ci è capitata e ci ha fatto soffrire, allora non è più valore.
Certo che abbiamo un cuore che Dio ha messo dentro di noi, il centro dell’amore per gli altri, e in potenza siamo spalancati all’amore.
Ma se non lo ripuliamo dalle incrostazioni diventa un peso, una pietra che affonda, non sulla quale fondare. È il cavallo nero della biga platonica. È il cuore assediato dall’egoismo che non sa più dove andare. E finisci per dire che l’aborto non è un atto di odio, no, ma di amore: se proprio un figlio non lo vuoi o se pensi che sarà infelice, beh che fai? Lo sopprimi no? Me lo dice il cuore!
E gli servono dei cartelli indicatori, e qualcuno, che con molto amore –cioè interessato al suo bene- si sieda accanto, lo abbracci per più di 20 secondi, lo ascolti, ne conquisti la fiducia, non perché poi vuole imbrogliarlo, ma per iniziare a scrostare quel cuore e indirizzarlo verso la meta finale, che è la felicità eterna. E la felicità sulla Terra come effetto collaterale.
Cioè c’è bisogno di un pacchetto di valori e un piano operativo per renderli concreti.
E adesso scateniamo la discussione.