
Le Lettere di Paolo Pugni – Di che cosa parliamo quando parliamo di scuola?
E vogliamo parlare di scuola? E allora parliamone. È tutta la settimana che lo facciamo sull’apposta pagina del forum. Ma non vorrei focalizzare l’attenzione sulle scuole Faes o sull’omogeneità. Vorrei aprire lo scenario per poi semmai tornare su questa proposta educativa che mi pare decisamente laica nello spirito, oggi, per come è offerta dalle scuole di Milano che si rifanno ai principi e valori intuiti e suggeriti da san Josemaría e tradotti in progetto da Victor Garcia Hoz. E vorrei farlo partendo da tre punti: finalità, partecipazione, convenienza. Qual è lo scopo della scuola? Rischioso rispondere. Lo scorso anno durante una conferenza Mariolina Ceriotti Migliarese, per la quale ho una stima infinita, spiegò che esistono due tipi di scuole, quelle che dicono di voler solo trasmettere conoscenza, ma in realtà forgiano anche le coscienze o gli orientamenti, e quelle che si ripropongono di educare. E qui sorge il problena: educare come? In quale direzione? Con quali valori? La scuola pubblica non statale lo propone a chiare lettere, quale sia il suo orientamento. Lo trasforma in brand, in slogan da proporre. E la famiglia può scegliere con consapevolezza sapendo di contare sulla collaborazione della scuola nel progetto educativo.
Partecipare infatti è il ruolo della scuola che vuole educare e non solo istruire, sempre ammesso che si possa solo trasferire nozioni senza plasmare attraverso di esse la personalità, perché non deve né può sostituirsi alla famiglia, ma semmai stimolarla nel suo “grave compito” di educatori, di guide dei figli nel cammino della vita, guide che a un certo punto dovranno farsi da parte per lasciare andare i figli, sperando di non aver fatto troppi danni (questa è una battuta, che racconta una verità). Compito dei genitori è preparare i figli per il cammino non il cammino per i figli.
Se dunque questo è ciò che le famiglie possono chiedere ad una scuola, che cosa è conveniente fare? Se lo scopo è sostenere le famiglie nel compito educativo, che consiste nel aiutare i figli a tirare fuori dal bozzolo la propria personalità sul sentiero dei valori che la famiglia ritiene conducano alla felicità, che cosa conviene fare? Scegliere una scuola che li convinca di essere il migliore compagno in questo viaggio che assomiglia molto ad una “quest” tradizionale, la ricerca di un tesoro.
Il Faes ritiene di aver costruito una soluzione che va in questa direzione. Niente più di questo.
E secondo voi la scuola che cosa deve fare?
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