Articoli / Blog | 27 Aprile 2025

Blog – Chi serve Dio deve rinunciare a servire se stesso

In questi giorni è inevitabile sorgano in noi atteggiamenti che si addicono più ai tifosi degli stadi o ai sostenitori dei partiti che ai fedeli della Chiesa. Per questo ho pensato di offrire qualche riflessione a proposito di un vecchissimo film che, credo, molti non conosceranno. Mi riferisco a Becket e il suo re, un film storico interpretato da Richard Burton nel ruolo di Thomas Becket e Peter O’Toole in quello di re Enrico II d’Inghilterra.

Siamo nell’Inghilterra del XII secolo. Enrico II è un re forte ma irrequieto, che ha un rapporto molto stretto – quasi di fratellanza – con Thomas Becket, un nobile sassone scaltro e colto. Anche se Becket è di origini inferiori rispetto alla nobiltà normanna che domina l’Inghilterra, il re lo ama e si fida di lui più di chiunque altro. Becket è suo consigliere, compagno di gozzoviglie e stratega politico. Quando muore l’Arcivescovo di Canterbury, la più alta autorità religiosa del regno, Enrico decide — per controllare meglio la Chiesa — di nominare proprio Becket come nuovo arcivescovo. Pensa: “È mio amico, farà quello che voglio io”. Ma qui avviene il colpo di scena. Una volta diventato arcivescovo, Becket prende sul serio il suo ruolo: si sente investito di una missione spirituale. Si dedica totalmente alla Chiesa e comincia a opporsi apertamente agli ordini del re, anche a costo di sfidarlo pubblicamente. Questo tradimento, dal punto di vista di Enrico, è insopportabile. Si sente disobbedito non solo politicamente, ma anche affettivamente perché gli sembra di perdere il suo unico vero amico. Accecato dalla rabbia e dal dolore, Enrico pronuncia, forse senza rendersene conto, la celebre frase che condanna Becket: “Non c’è nessuno che mi liberi di questo prete molesto?”. Alcuni cavalieri reali interpretano questa frase come un ordine: si recano così nella Cattedrale di Canterbury e assassinano Becket sull’altare, mentre lui prega. La morte di Becket scuote profondamente Enrico: il re è devastato dai sensi di colpa e sarà costretto poi, pubblicamente, a fare penitenza sulla tomba dell’amico diventato martire e santo.

Il significato profondo di “Becket e il suo re” ruota attorno a tre grandi temi intrecciati: amicizia e tradimento, potere e responsabilità, fede e identità. È a proposito di questo punto che scrivo la mia riflessione. Becket, prima di diventare arcivescovo, era un uomo mondano: amava i piaceri, era cinico e molto “politico”. Ma quando riceve la carica religiosa, qualcosa in lui cambia. È come se per la prima volta trovasse un’identità profonda, una missione che va oltre la sopravvivenza e il potere: servire Dio con tutto se stesso. Scopre che la fede non è una convenienza né una maschera: è una chiamata totale, che lo trasforma da uomo di mondo a martire. Burton a un certo punto dice: “Chi serve Dio deve rinunciare a servire se stesso”. Con questa frase Becket esprime il cuore della sua trasformazione: non è più un uomo che usa il potere per il proprio vantaggio, ma uno che si consacra totalmente a qualcosa di più grande di lui, anche a costo della vita. Questa deve essere la certezza che sostiene il credente. Il cardinale che diventerà papa, chiunque sia, quando diventerà il successore di Pietro abbandonerà il proprio cammino per seguire le orme di Cristo

Qui sotto è possibile vedere l’intero film

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