METRO – Bisogna uscire dal dualismo casa-scuola
Dad, isolamenti e quarantene hanno reso le scuola una succursale delle Asl: non solo per chi si ammala ma anche per chi “impazzisce” cercando di adempiere normative a dir poco confuse. Faccio un esempio. Per i bambini di età compresa tra i cinque e gli undici anni le prenotazioni vaccinali si erano aperte a dicembre mentre le dosi booster per l’età dodici – diciassette anni avevano dovuto attendere il via libera dell’Aifa arrivato solo l’8 gennaio. In questo modo intere famiglie erano entrate nel panico: soprattutto quelle che, in maniera convinta, avevano vaccinato i figli con doppia dose già d’estate ed erano state trattate poi come chi fino ad allora non si era vaccinato. Per mille disagi come questi le famiglie hanno sentito il bisogno di contare più che mai sulle scuole per i propri figli. A quel punto l’emergenza sanitaria, più che il problema delle scuole, ha fatto esplodere il problema della società. Il Covid ha chiarito a tutti l’esigenza di cambiare i modi dell’abitare. Bisogna uscire dal dualismo casa-scuola. Non è stato giusto durante il lockdown trasformare la casa in una scuola, né ora è giusto che le scuole siano parcheggi. Bisogna immaginare e creare luoghi intermedi che non siano casa, scuola, luogo di lavoro, ufficio, circolo sportivo. Un tempo questo luogo erano gli oratori delle parrocchie: ora occorre inventare spazi pubblici nuovi.