Articoli / Blog | 16 Maggio 2020

Ora/ Tra Cielo e Terra – Ognuno fa quel che può

Don Matteo Cella, parroco di Nembro, paesino in provincia di Bergamo, riceve una telefonata da Papa Francesco. “Non è uno scherzo” esordisce “sono proprio io”. E racconta di aver saputo come la comunità si sia enormemente impegnata per sostenere i più deboli: e pensava sia alla fragilità fisiche che a quelle psicologiche. Il parroco toglie il merito da sé e lo dà ai suoi parrocchiani che, tutti, si sono dati da fare per mantenere legami, custodire la speranza, condividere buone idee. Essendo bergamaschi, lui e il Papa si scambiano qualche battuta in merito alla laboriasità e al lamento. Bergoglio dice: “Non è mai il momento di lamentarsi, lasciamo il lamento a qualcun altro e rimbocchiamoci le maniche”. A quel punto Don Matteo ringrazia il Papa per come vive il suo pontificato e il Pontefice risponde “ognuno fa quello che può”.
Queste due espressioni, “non lamentarsi” e “fare quello che si può”, possono essere la formula magica da tenersi nel cuore. Spesso diciamo di aver fatto tutto quello che potevamo e invece, forse, non potevamo fare niente di meno perché altrimenti ci saremmo davveri vergognati di noi stessi. Non di rado il chiodo che buca la gomma del nostro impegno, è proprio il lamento. Lamentarsi è quantomeno sterile, e spesso si conclude con il parlare male di qualcuno. Perciò è assolutamente necessario rendersi conto che abbandonarsi a questo veleno è davvero pericoloso. È praticamente impossibile che ciò che accade non sia colpa anche di qualcun altro ma puntare il nostro sguardo solo in direzione delle colpe altrui è frustrante perché, quando va bene, si rimane con un pugno di mosche in mano. Che soddisfazione invece quando ci si impegna a fare tutto il piccolo che è alla nostra portata. Come hanno fatto tanti bergamaschi. E anche tanti di noi, tanti italiani.