Agi – Coronavirus e castighi divini. Quando la religione diventa superstizione
Quanto più il coronavirus si rivela in tutta la sua serissima pericolosità, tanto più le religioni divengono superstizioni. Era accaduto al tempo del terremoto di Amatrice, vale oggi per l’epidemia che viene da Wuhan. Vale per i preti cattolici ma vale anche per i musulmani.
Non più di qualche giorno fa sulla pagina Facebook “Siamo fieri di essere musulmani” era tutto un inneggiare ad Allah che sta punendo i cinesi per le loro atrocità.
Un cristiano sa che attribuire ad una punizione divina la diffusione del coronavirus fa male alla fede perché la declassa a una pratica superstiziosa con un dio più simile alle capricciose divinità pagane che al Dio dei cristiani. Quando gli apostoli incontrano un cieco chiedono a Gesù: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?» e il Signore risponde «Né lui ha peccato né i suoi genitori» (Gv 9, 1-3). Il vangelo insegna costantemente che Dio Padre “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45). È possibile morire disidrati in un deserto sia se si è buoni sia se si è cattivi, è possibile essere vittime del terremoto sia se si è buoni sia se si è cattivi, è possibile essere vittime del coronavirus sia se si è buoni sia se si è cattivi, questo è il cristianesimo.
Pensare che malattia e morte siano strumenti di punizione o premio è semplicemente un paganesimo che ricrea caste di salvati ed esclusi dalla salvezza. Ma Gesù è venuto a curare questa esclusione. È venuto a dire, con scandalo dei contemporanei, che lebbrosi, ciechi e paralitici dovevano essere riammessi di nuovo in quella società che li aveva considerati macchiati da una tara.
Se il comunismo cinese manca in modo aberrante di tutelare i diritti umani oltre che quelli della fede, non lo si combatte con un terrorismo da caccia alle streghe, ma con un approccio razionale che insiste sul dovere della scienza di fare il suo lavoro e sul fatto che il rispetto del senso religioso è prima di tutto un fondamentale diritto dell’uomo. Nessun virus è uno strumento della punizione di Dio e, mentre speriamo che la scienza trovi un vaccino contro il virus, altrettanto auspichiamo di sviluppare anticorpi contro il fideismo, la superstizione e atteggiamenti che nulla hanno a che fare con la fede dei figli di Dio Padre.
La storia delle religioni ci dice che la fede che è superstizione impedisce la fraternità perché spinge a vedere nella fragilità del prossimo non un motivo di aiuto, di vicinanza e di fraternità ma un motivo di giudizio, di sospetto e di divisione. E questo è il peggior frutto velenoso che possa produrre l’ assurda associazione tra l’azione di Dio e la diffusione di una malattia.