Blog – Kobe Bryan, “al di là” in ogni senso
“Al di là” è la locuzione avverbiale che più ricorre a proposito della tragica e prematura scomparsa di Kobe Bryan. Non si riferisce al tremendo modo in cui il campione, la figlia appena tredicenne e gli altri passeggeri dell’elicottero sono passati ad “altra vita” ma al fatto che Kobe non fosse solo un immenso campione. È in questo contesto che fioriscono gli “al di là”.
“Al di là” dei punti fatti, “al di là” dei record, “al di là” delle medaglie d’oro, “al di là” dei campionati vinti, “al di là” di tutto ciò, Kobe Bryan era un uomo che sapeva comunicare gioia, amore, positività. È quanto testimoniano le persone che lo hanno conosciuto. È quanto dicono le lacrime di Le Bron James destinatario dell’ultimo post di Kobe in cui il campione morto gli faceva i complimenti per averlo superato proprio quella sera nella classifica dei punti segnati in carriera: Kobe, che fino a quel momento era il terzo, era diventato quarto ma era stato il primo a congratularsi con LeBron. Vincendo ancora una volta la medaglia d’oro della gentilezza, dell’umanità realizzata, della persona risolta.
Quell’ “al di là” ci fa comprendere che, davvero, non importano i record ma importa come si ama e quanto si è umili.
Kobe ha giocato tutta la vita a Los Angeles, la città degli angeli. E forse è andato in Cielo proprio per questo: perché anche gli angeli del Cielo volevano giocare a basket un po’ con lui
https://youtu.be/x3x5C3iNLKo