Aceprensa – I due Papi, di Ana Sánchez de la Nieta
Per analizzare questo film che, anticipo, è complesso e interessante, è necessario sapere quali sono le sue origini.
Lo sceneggiatore è Anthony McCarten (La teoria del tutto, Bohemian Rhapsody) che fa l’adattamento del suo saggio dei punti di contatto e differenze tra Benedetto XVI e Papa Francesco, un libro abbastanza duro soprattutto verso Papa Benedetto. Nel prologo del libro McCarten esplicita con chiarezza il suo punto di vista: educato in una famiglia irlandese cattolica e numerosa, non dissimula la sua insofferenza per una Chiesa che continua a difendere una morale sessuale che gli sembra totalmente superata e non vede l’ora che la Chiesa si adegui ai tempi.
Il regista d’altra parte è Fernando Meirelles (City ok God), anche lui nato cattolico e che si sente lontano dalla fede, riconosce tuttavia che, fin dagli inizi del pontificato, rimase molto colpito dalla figura di Papa Francesco e aver letto l’enciclica Laudato Si gli aprì gli occhi.
McCarten e Meirelles ci raccontano la relazione tra due papi che per loro rappresentano le due facce del cattolicesimo: quella conservatrice ermetica e lontana, quella progressista, aperta e vicina. E fin qui niente di nuovo sotto il sole.
Ciò che è sorprendente nel film è che, partendo da uno schema tanto rigido e stereotipato, che di per sé dovrebbe condurre solo a un sorridente manicheismo e a un ritratto di Benedetto tutto sommato ingiusto, la storia evolva in modo caldo, umano e prezioso. È come se, pur essendosi mossi da una premessa ideologica, la realtà dei fatti e dei personaggi acquisti una sua propria forza autonoma, conquisti spazio e tracimi dagli argini angusti nella quale era stata rinchiusa.
Meirelles tocca due temi interessanti. Da una parte riconosce che quando studiò Papa Benedetto finì per capirlo meglio. “Credo che molte critiche siano ingiuste; è un uomo timido, riservato, però nelle sue idee non è tanto diverso da Francesco. Ha scritto discorsi sulla povertà e l’inclusione che non sono tanto diversi da quelli che ha scritto Bergoglio, e che nessuno conosce”. D’altra parte il regista brasiliano dice che il suo film parla di tolleranza. “Siamo in una società assolutamente polarizzata e proprio per questo io volevo parlare di due uomini che, al di là delle differenze, si vogliono bene, si rispettano, dialogano, si tendono ponti. Il mio film parla di questo e parla di perdono. Ci sono persone chiuse al perdono, che non vogliono capire che nelle biografie delle persone ci possono essere sbagli e che non vogliono capire il contesto nel quale le cose avvengono”.
Il film parla anche, e molto, della Provvidenza di Dio, ed è molto significativo come la sceneggiatura porti molte volte i due protagonisti a fare i conti con la volontà di Dio, non con calcoli di potere o di influenze.
Il “problema”, qualora se ne volesse trovare uno, è che il film mescola la realtà con la fantasia, fatti reali con fatti inventati, e uno spettatore che non conoscesse le biografie dei due papi correrebbe il rischio di confondere parole dette con parole che solo si aveva intenzione di dire, oppure fatti con invenzioni. Chi è onesto, però, può risolvere questo problema documentandosi perché sugli argomenti toccati dal film esiste un’abbondantissima bibliografia: direi anzi che, dopo aver visto il film viene voglia di saperne di più.
La nomination al Golden Globe è assolutamente meritata. Due grandissimi attori, indimenticabili momenti di humor, un montaggio originale e un finale perfetto.
Ana Sánchez de la Nieta
@AnaSanchezNieta
Tratto da ACEPRENSA – Qui l’originale spagnolo