Articoli / Blog | 23 Novembre 2018

Avvenire – Quando “il popolo” si fa sentire davvero

Un importantissimo evento di Dolce e Gabbana che si sarebbe dovuta tenere ieri a Shangai salta perchè i video con la quale la multinazionale li voleva promuovere vengono accusati dal popolo dei social cinesi (Weibo e altri) di razzismo e di sessisimo.
La storia era iniziata lunedì scorso con la diffusione – attraverso Instagram – di tre clip in cui una modella asiatica cercava di mangiare cibo italiano (pizza, spaghetti e un cannolo siciliano) con delle bacchette. L’indignazione che aveva messo in ginocchio D&G montava – ecco la novità – non da agenzie culturali, lobbies finanziarie, Chiese o famosi fashion blogger ma dalle persone qualsiasi. Gente con pochi followers – pare che tutto sia nato da una studentessa cinese attualmente a Londra – che ravvedeva in quegli spot un mood razzista e sessista, e decideva di commentare rabbiosa, prendendo le distanze da Dolce&Gabbana e trovando consensi in tantissimi altri che iniziavano a loro volta a condividere e a condividere. Il motivo della rabbia è che, dicono, D&G ripropone una Cina che non esiste più tra musichette ridicole e lanterne rosse; il video col cannolo siciliano, poi, ha un contenuto assolutamente irricevibile con una voce maschile fuori campo che chiede alla ragazza “è troppo grande per te?”. In questo modo il sassolino diventa valanga, le proteste online diventano milioni fino a tradursi nel boicottaggio dei prodotti D&G da parte delle principali società di e-commerce di lusso cinesi.
Non tutti i contorni della vicenda sono chiari, soprattutto perché dopo alcune ore l’azienda si è scusata dicendo che i suoi account erano stati hackerati e che alcuni messaggi profondamente maleducati ed offensivi non sarebbero stati scritti da Stefano Gabbana come sembrano. Più avanti si capirà. In ogni caso non è affatto dubbio fin da ora l’enorme rischio economico che sta correndo quella che era una delle più prestigiose aziende mondiali di fashion. Non basta pensare infatti che il mercato cinese fosse per Dolce&Gabbana potenzialmente il più importante del globo, come si evince dall’enorme investimento economico che avevano impegnato per l’evento. C’è anche da tener presente che la soppressione del medesimo avviene proprio il giorno del Thanksgiving Day, cioè, per definizione, il giorno che precede il Black Friday, ovvero il momento dell’anno che fa registrare i maggiori indici di vendite a livello mondiale. Cosa accadrà se il popolo cinese dovesse decidere di boicottare a livello globale i prodotti della casa d’alta moda italiana fondata da Domenico Dolce e Stefano Gabbana?
Quando le facoltà di comunicazione studieranno quanto accaduto in queste ore, rileveranno che la decisione di cancellare l’evento – non è ancora chiaro se presa formalmente da D&G o dall’Ufficio per gli affari culturali della città – è avvenuta come conseguenza della levata di scudi avvenuta sui social. Insomma, ha comandato la gente, il popolo: quello di cui avevano paura le Major cinematografiche di Hollywood negli anni ’60 quando decidevano di chiedere a Roma, al Centro Cattolico Cinematografico, se un film andasse bene così o dovesse subire cambiamenti.
Dopo lo scandalo Cambridge Analytica nessuno crede più che i social siano perfetti e senza peccato originale però quanto avvenuto nelle ultime 24 ore non può essere stato organizzato da nessuno. Un popolo, quello cinese, ha detto a una multinazionale potentissima: “noi non siamo quelli che voi dite, non potete ironizzare così su di noi”. E la multinazionale ha subito un colpo terribile le cui conseguenze si capiranno solo col tempo. Nel 1913 Charles Peguy scriveva che “la gamba di una sedia doveva essere ben fatta in sé. Non doveva essere ben fatta per il salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone né per gli imprenditori, né per i clienti del padrone.” Quanto è accaduto ieri ha rivelato che oggi, attraverso i social, è possibile – per chi ha convinzioni radicate, è solidale ed ha senso di appartenenza – far sentire la propria voce in modo tale da cambiare la storia a prescindere da padroni, imprenditorie e salari. Il popolo cinese c’è riuscito. Pensiamoci.

Tratto da Avvenire

Tratto da Avvenire