Agi – Se Voghera rischia di essere come l’Arizona
Hebert Woodard, 65 anni, sabato pomeriggio era contento che la moglie Yvonne si fosse finalmente seduta sul divano a guardare la tv accanto a lui. Per ore aveva pregato il nipote undicenne – che avevano in affido – di mettere in ordine la sua stanza, ed ora sembrava tutto tranquillo. Siamo in Arizona, a Litchfield Park, a nord di Phoenix, America, dove, come qualcuno vorrebbe accadesse anche in Italia, le armi si possono possedere facilmente. Si può tenere anche, colpevolmente, una pistola carica alla portata di un ragazzino che, preso da una scintilla di follia, pensando si tratti di un videogioco, punta la pistola alla nuca della nonna e preme il grilletto.
Così accade e Yvonne cade in una pozza di sangue sulla spalla del marito, che rimane agghiacciato per qualche secondo: giusto il tempo di rendersi conto di quanto è accaduto, correre verso il nipote, ritornare dalla moglie agonizzante, e sentire di nuovo la pistola sparare. Questa volta è il bimbo che, avendo aperto gli occhi sulla follia commessa, ha rivolto l’arma verso se stesso e si è suicidato.
Questo racconto non è uscito dalla penna di Stephen King ma è il resoconto balbettante che Herbert, il nonno, l’unico sopravvissuto, ha fatto alla polizia. Ora, oltre ad aver perso moglie e nipote, rischia di essere incriminarlo per aver lasciato la pistola carica e incustodita alla portata di un minore.
Scene così accadranno anche da noi, Litchfield Park si chiamerà Voghera, se le armi potranno circolare nelle nostre abitazioni libere come alcuni vorrebbero. “Stai attento a non tagliarti” era quanto ci dicevano i nostri nonni quando eravamo piccoli e usavamo le forbici e i coltelli. E nonostante ciò, ogni tanto le ferite, piccole e superficiali, ci scappavano. La tragica conferma che a undici anni non è da folli “giocare ai cow-boy”, la dà proprio il suicidio del bimbo, resosi tragicamente conto di aver distrutto la vita della nonna e della sua famiglia.
È statisticamente certo che quando i civili portano armi con sé accadono incidenti come questo. Non perché sono cattivi ma perché sono civili, cioè perché non hanno la preparazione, le precauzioni, la routine di un carabiniere, di un poliziotto, di un militare, ovvero di chi deve saper maneggiare un’arma per professione e, per questo, viene sottoposto a una rigida disciplina, ad un addestramento rigoroso. Avere un’arma in casa significa essere capaci di custodirla e di usarla, ma un cittadino normale non ha questa capacità, come dimostrano continuamente tanti avvenimenti, non ultimo la tragica rapina di Lanciano.
Per alzare il livello di sicurezza di un paese non bisogna distribuire armi ai cittadini ma armare lo Stato. È lo stesso principio per cui per migliorare i trasporti bisogna rinforzare le strade e non distribuire scarpe da ginnastica; per migliorare la scolarizzazione del paese si deve investire nell’istruzione; per elevare il livello d’istruzione, bisogna fare le scuole; per far diminuire il tasso di mortalità della leucemia “fulminante” o dei tumori in generale, si deve migliorare la sanità. In ogni caso dobbiamo assolutamente riflettere sulla vicenda accaduta sabato scorso a Phoenix per evitare che vicende terribili come quelle accadute a Hebert Woodard possano ripetersi tra noi.
Tratto da Agi