Blog – La bomba dell’intolleranza
La Mappa dell’Intolleranza, un interessantissimo progetto ideato da Vox Diritti in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma, l’Università Aldo Moro di Bari e le Università Statale e Cattolica di Milano, è giunto quest’anno alla sua terza edizione. I risultati sono preoccupanti. L’istituto ha monitorato Twitter per 10 mesi (da giugno 2017 a maggio 2018) per un totale di più di 6 milioni di Tweet. Perché Twitter? Perché è il social che meglio si presta a “dar sfogo alla pancia” grazie all’anonimato (è facilissimo nascondersi dietro nickname), alla brevità delle comunicazioni (per insultare non c’è bisogno di molto spazio), alla facilità – “retwittando” – di creare bolle di fazioni e, infine, perché è possibile geolocalizzare i messaggi. I risultati? 326.000 tweet contro le donne, 22.000 contro gli omosessuali, 15.000 contro gli ebrei, 64.000 contro i musulmani, 73.000 contro i migranti. Dove? Dappertutto, ma soprattutto a Milano, Roma e Napoli. Il video caricato su YouTube è agghiacciante. Scorrono moltissimi tweet che si possono leggere dando lo stop e ne emerge un’Italia come devastata dalle bombe. Ed è proprio così perché la violenza che esclude, che ghettizza o ridicolizza è proprio come una bomba che distrugge tutto, che rende non solo il luogo dove cade un deserto ma poi estende nello spazio e nel tempo il suo raggio di distruzione. Perché se odi chi ti è vicino è molto probabile che chi ti è vicino nutra odio per te. Se odi il tuo vicino perché di colore, donna, gay, del sud, milanese, straniero, i tuoi figli impareranno l’odio verso il diverso e lo insegneranno ai loro figli. L’amore pure è diffusivo ma è silenzioso e tenue e, in questa guerra, pare perdere. Il male fa rumore, è fragoroso e agghiaccia. Un’Italia piena di cerchi rossi di violenza e rifiuto dell’altro mi fa paura perché, oltretutto, questa è una violenza vigliacca. Che serpeggia nei social dove non hai nome e pare (ma non è così) che tutto sia permesso e dove gli haters sono difficilmente individuabili e punibili. Chi semina odio approfittando dell’anonimato di internet è doppiamente viscido perché confida nell’impunità e nell’oscurità. Difendiamoci con la bontà ma prima ancora con leggi severe. Quando nacque l’automobile non venne inventato subito il codice della strada. Per un po’ si andò avanti come se per il motore a scoppio bastassero le regole che valevano per la bicicletta o il cavallo ma poi ci si rese conto che così non era. L’auto nasce nel 1866 e il codice della strada, quello con le targhe e tutto il resto, nel 1933, cioè più di cinquant’anni dopo. Io spero che con Internet sia possibile fare prima. Un codice di circolazione su internet è urgente. Molto.