Blog – Le mie vacanze strane
Sto facendo delle vacanze strane ma non perché sono un numerario dell’Opus Dei.
Noi numerari dell’Opus Dei – e io, cronologicamente, prima di essere un prete dell’Opus Dei sono un numerario dell’Opus Dei – di per sé, facciamo vacanze strane: ma le mie vacanze non sono strane perché sono un numerario dell’Opus Dei.
In quanto numerario, le mie vacanze sono un po’ strane perché non sono come tutte le vacanze normali. Per esempio abbiamo un orario. E, per moltissime persone, la prima cosa a saltare quanto si è in vacanza, è proprio l’orario. Io mi alzo verso le 7.00, partecipo ad un’orazione meditata alle 8.00 e alle 8.30 abbiamo la Messa. Poi alle 10.00 uno di noi, a turno, parla di un tema spirituale e il pomeriggio (non tutti ma quasi) abbiamo invece delle lezioni di teologia. Poi un po’ di sport, qualche chiacchierata, altra preghiera, qualche telefonata, e un po’ di blog.
Queste vacanze, di per sé strane, lo riconosco, per me non sarebbero strane visto che sono così da più di quarant’anni (poiché sono più di quarant’anni che sono dell’Opus Dei).
Sono strane per delle piccole cose che stanno avvenendo accanto a me. Sono cose che a raccontarle nel dettaglio sarebbero infinitamente noiose ma mi fanno sentire come se andando al Polo Nord sentissi caldo e andando all’equatore provassi freddo.
Per rendere meglio l’idea mi è tornato in mente un piccolo particolare del viaggio di andata, in aereo, verso la Sicilia.
Un signore accanto a me aveva aperto il giornale con scritto “Governo del cambiamento” e vedevo quel titolo mentre, dal finestrino, guardavo scorrere sotto di me il cambiamento vero. Mi spiego. Noi siamo in volo, pensiamo al cambiamento, e crediamo che questi nostri pensieri di cambiamento, di novità, di evoluzione in meglio o in peggio, siccome sono nostri pensieri, abbiano incidenza sulla realtà. E invece, chi ha davvero incidenza sulla realtà, sono le persone là sotto: quelle che si stanno spostando piano, che hanno sistemato un muro, appianato al telefono un problema, bonificato una palude, zappato e irrigato un terreno. Hanno fatto qualcosa di molto diverso dal colpo di genio di chi crede di avere un’idea luminosa tipo i tre passi del successo o come analizzare e risolvere un problema. Il cambiamento lo fa davvero chi lavora giorno per giorno per migliorare come può la realtà che ha tra le mani: fare il pane, costruire un muro a secco, sorridere, chiudere la porta, sì grazie, buona sera, adesso non posso ma domani forse sì.
La gente che fa qualcosa nella vita si è fidata della realtà vera che aveva tra le mani. Si è fidato di qualcosa che era il contrario del bene che aveva in mente. Perché spessissimo il fiume va verso il mare facendo un giro che – visto dall’aereo – sembra che riporti indietro, che conduca ancor più dentro la terra. Se non ci credete guardate sulla cartina dell’Africa, il giro del fiume Congo.
In queste vacanze strane sto imparando ad essere come un bambino per il quale tutto è possibile perché nulla è conosciuto. Tutto può essere. Perché il bambino si fida.