MIO Anno III n. 24/ DON MAURO LEONARDI PARLA CON I LETTORI – Indivisibilità della famiglia
Mauro Leonardi (Como, 1959) è stato ordinato sacerdote dal 29 maggio 1988. Vive a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su diverse riviste e quotidiani. Il suo blog è Come Gesù
Caro don Mauro,
una mia cara amica ha deciso di seguire il marito, che lavora come medico, in una missione in paesi extraeuropei per un’organizzazione umanitaria. Fin qui nulla di strano, anzi. Non condivido però che quel trasferimento coinvolgerà anche i loro bambini. Essi, così, si troveranno a vivere in un ambiente estraneo e anche pericoloso dovendo lasciare amici e scuola, sacrificandosi in nome del lavoro e degli ideali del papà. Trovo tutto ciò molto ingiusto. La Chiesa cosa dice in questi casi? (Monica, Brescia)
La Chiesa lascia libere le persone di educare i figli come credono, fermo restando la promessa degli sposi cristiani di allevare la prole nella fede. Detto questo, io penso che per questi bambini il trasferimento in un paese lontano, vicino al papà, potrebbe essere una meravigliosa occasione di crescita. Non credo che la decisione di cui mi parli, Monica, sia stata presa dai genitori a cuor leggero. Spero che, in modo compatibile con la loro età, siano stati coinvolti nella decisione della famiglia. In ogni caso penso che sapere che il proprio padre lavora per nobili ideali e si prodiga per i più poveri valga almeno quanto il medesimo trasferimento effettuato per motivi di carriera. A me sembra molto bello questo esempio di amore coniugale dove la moglie vuole raggiungere il marito con il resto della famiglia. Comprendo le tue preoccupazioni per la perdita di amici e scuola, ma, ripeto è esattamente quello che accade quando ci si trasferisce dall’altra parte del mondo per motivi schiettamente professionale.