Blog – Sant’Antonio, onomastico e non solo
Festeggiare il compleanno oppure l’onomastico? C’è ancora qualcuno, in Italia, a porsi questo problema? Penso di no, perché è un problema da gente povera, da gente che vuole fare un regalo ma ne vuole fare soltanto uno per cui deve scegliere. Chi sostiene sia più importante l’uno o l’altro ha tante ragioni a suo favore ma in questo disquisire, in genere, se ne trascura una: che in una civiltà fortemente coesa il giorno del santo è il giorno di tutto il paese, cioè è il giorno di tutti. Non festeggio solo io ma festeggiamo in tanti. E questo è un di più, non un di meno.
A Reggio Calabria, per esempio, è molto sentita la festa del santo di oggi, sant’Antonio da Padova. A questi è dedicato il Santuario di Sant’Antonio che è un’importante chiesa di Reggio Calabria attorno alla quale si è andato formando, nel tempo, il quartiere di sant’Antonio. Lì, oggi e nei giorni precedenti, si festeggia. E festeggiano tutti, questo è il punto. Quando si discetta se sia più importante il giorno della nascita (compleanno) o della nascita al cielo (è l’onomastico, perché è nel battesimo quando viene imposto il nome) ci si dimentica in genere la dimensione sociale della festa.
Quando si dà un nome cristiano ad un bambino, si fa una doppia azione: da una parte si iscrive la vita di quell’individuo nell’ambito di una vocazione a responsabilità personale, dall’altra lo si innesta in una storia. Che parla al presente e che parlerà al futuro poiché affonda le proprie radici nella matrice comune di un popolo. Per tanto, festeggiare l’onomastico è al contempo un momento solenne per riconoscere la dignità e la responsabilità personale nella chiamata del Signore e un momento comunitario tanto che in alcuni luoghi il bambino quando prende il nome viene iscritto ad una confraternita, ad un gruppo di preghiera. In ogni caso, se la società è ancora coesa, quel nome rafforza legami familiari che uniscono le generazioni nello spazio e nel tempo.