Articoli / Blog | 30 Maggio 2018

Agi – Salvini, Mattarella e la vera saggezza che fu di De Gasperi

Ieri, da Floris, Matteo Salvini ha ribadito che se la Lega dovesse vincere le prossime elezioni sarà di nuovo Paolo Savona il ministro dell’economia proposto a Mattarella: “l’unico – queste le parole del leader della Lega a Di Martedì – che può rappresentare degnamente l’Italia ai tavoli europei”. E la prossima volta il Presidente della Repubblica dovrà accettare la proposta perché verrà meno la motivazione del primo rifiuto. “Quella di adesione all’Euro – aveva detto Mattarella il 27 maggio 2018 – è una scelta di importanza, se se ne vuole discutere lo si deve fare apertamente, non essendo stato tema di campagna elettorale”: ma, appunto, la campagna elettorale appena partita sta già parlando di questo.

Perché l’Italia rimanga in Europa, bisogna che la Ue faccia col nostro paese qualcosa di simile a quanto si fece alla Germania con la conferenza di Londra del 1953, quando le fu condonato gran parte del debito dovuto alla seconda Guerra Mondiale. Il termine spread, che di per sé indicherebbe solo la differenza tra due valori, da qualche anno significa il differenziale di rendimento tra i titoli italiani e quelli tedeschi: quanto più cresce questa differenza tanto più gli italiani devono pagare in futuro perché i soldi stranieri vengano investiti adesso nel nostro paese.

È chiaro che, se non riparte il paese, arriva un momento di non ritorno, il cosiddetto default: il limite oltre il quale un paese diventa insolvente. La dottrina della Chiesa dice che, giunti a quel momento, può essere necessario, proprio dal punto di vista della giustizia e non dal punto di vista della misericordia, condonare il debito.

Cancellare è, talvolta, un atto di giustizia

Proprio quanto avvenne per la Germania nel 1953 fa capire perché è una questione di giustizia. “Senza quel regalo – scrive l’ex ministro tedesco Fischer – non avremmo riconquistato la credibilità e l’accesso ai mercati. La Germania non si sarebbe ripresa e non avremmo avuto il miracolo economico”. L’ammontare del debito di guerra tedesco dopo il 1945 era pari al 100% del Pil. La Germania non avrebbe mai potuto pagare i debiti accumulati in due guerre procurate da essa stessa. Mentre i sovietici pretesero il pagamento fino all’ultimo centesimo altri 21 paesi, tra cui l’Italia di De Gasperi, accettarono di dimezzare il debito della Germania. Ristrutturare il debito internazionale di un paese in difficoltà è una esigenza della giustizia cristiana e per questo Mattarella, nello spiegare il rifiuto alla candidatura di Paolo Savona, ricorda che “l’Italia è paese fondatore della Ue”: egli non fa retorica ma ricorda che De Gasperi, nel condonare il debito, si comportò da padre fondatore dell’Europa: perché essere padre non è solo firmare per primo un trattato ma anteporre il bene dell’unità alle difficoltà che un paese attraversa in un preciso momento storico.

Il principio cui De Gasperi si attenne venne spiegato molti anni dopo da Giovanni Paolo II. “Cambiate le circostanze, tanto nei Paesi indebitati quanto nel mercato internazionale finanziatore, lo strumento prescelto per dare un contributo allo sviluppo si è trasformato in un congegno controproducente. E ciò sia perché i Paesi debitori, per soddisfare gli impegni del debito, si vedono obbligati a esportare i capitali che sarebbero necessari per accrescere o, addirittura, per mantenere il loro livello di vita, sia perché, per la stessa ragione, non possono ottenere nuovi finanziamenti del pari indispensabili. Per questo meccanismo il mezzo destinato allo sviluppo dei popoli si è risolto in un freno, anzi, in certi casi, addirittura in un’accentuazione del sottosviluppo.”(Sollicitudo Rei Socialis n. 19)

In altre parole il riferimento all’Italia “paese fondatore dell’Europa” è il preciso auspicio che in Germania ci sia un cancelliere capace di operare verso l’Italia come fece De Gasperi con la Germania.

Una personalità – mi vengono in mente Schmidt e Kohl – capace di approfittare della crisi per fare un passo avanti verso l’integrazione europea, non per distruggere l’Europa. Che è invece il fantasma contro cui Mattarella ha combattuto impedendo il governo Salvini-Di Maio ma che lo vedrà soccombere se la Ue non cambierà strategia.

Tratto da Agi