Articoli / Blog | 19 Aprile 2018

MIO Anno III n. 15/ DON MAURO LEONARDI PARLA CON I LETTORI – Saper dire dei “no” ai figli

Mauro Leonardi (Como, 1959) è stato ordinato sacerdote dal 29 maggio 1988. Vive a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su diverse riviste e quotidiani. Il suo blog è Come Gesù


Caro don Mauro,
una mia amica mi ha confidato che il figlio ha problemi di dipendenza dalla droga. Leggo sui giornali di questi ragazzi violenti a scuola e poi i tanti casi di ludopatia anche tra i giovani. Ho letto che anche il Sert di Trento ha diramato dati allarmanti sulla diffusione delle droghe tra i giovani e giovanissimi. Pare che si cominci addirittura tra gli undici e i tredici anni: cosa possiamo fare? Sembra che la gioventù stia andando alla deriva (Michela, Vicenza)

Cara Michela,
non condivido il tuo pessimismo. Io conosco tanti giovani impegnati, che studiano, che si occupano di politica, di volontariato e che mi fanno ben sperare per il nostro futuro. I dati e le notizie che riporti, tuttavia, sono veri e sarebbe miope minimizzare pensando che “a noi non capiterà mai”. In una società sempre più liquida è difficile educare i giovani ad avere una personalità solida e ad essere responsabili. Io credo che per un genitore la cosa fondamentale sia esserci. Esserci, per loro, anche quando sembra che vogliano respingerti. È fondamentale dare limiti, pronunciare dei “no”, far comprendere che avranno il telefonino che sognano solo quando se lo saranno guadagnato lavorando: e così, magari, condizionare la paghetta al rendimento scolastico o a qualche servizio in casa. Dobbiamo abituarli alla “fatica” che ogni relazione interpersonale comporta e far loro scoprire che sogni ed ideale si ottengono solo con impegno e sacrificio. Dobbiamo impegnarci ad offrire modelli che i giovani possano seguire allontanandosi da quel paradiso di gioia illusoria che la droga è.