Mercoledì 31 gennaio – Matteo B.
Commento al vangelo (Mc 6,1-6) del 31 gennaio 2018, mercoledì della IV settimana del tempo ordinario, memoria liturgica di San Giovanni Bosco, di Matteo B., un lettore del blog. Chiunque può mandare i suoi brevi commenti, audio o scritti, a [email protected]
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Ricorre oggi la memoria di San Giovanni Bosco, sacerdote carismatico che ha saputo dare tutto sé stesso ai giovani. Il Vangelo di oggi ci ricorda un po’ la figura di questo Santo attraverso le frasi dette su Gesù: “molti ascoltandolo rimanevano stupiti” “Era per loro motivo di scandalo” “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria”. Tre frasi che però delineano bene il don Bosco di quel tempo. Molti del suo comportamento ne erano stupiti, altri scandalizzati a tal punto da disprezzarlo come Gesù perché quello che li unisce è il profetizzare della semplicità: una semplicità che fa scandalo in tutte e due le epoche. Don Bosco ha sempre lavorato con poco, con gli ultimi provando a educarli e raggruppando attorno a sé un gruppo di giovani pronto a dargli una mano: ecco il riflesso di Cristo e del suo amore. Ecco dove risiede la forza della vita (che può essere consacrata o meno): nell’amore, nel saper amare, nel farsi amare e nel riconoscere l’amore come espressione dell’onnipotenza di Dio; da qui poi parte la consapevolezza di lasciarsi trasportare dal volere del Padre come fecero Cristo e don Bosco. Concludo citando e contestualizzato questa frase di don Bosco: “Fino all’ultimo respiro”: ecco quest’ultimo respiro Cristo l’ha dato per noi, per tutta l’umanità e don Bosco l’ha dato per i giovani; ma noi dove e a chi siamo chiamati a dare la nostra vita fino all’ultimo respiro?