Articoli / Blog | 24 Dicembre 2017

Blog – Questa notte sarò vicino a tre preti soli

Chi sono i miei “ultimi” a Natale? Sono tre sacerdoti che dicono di essere accusati ingiustamente di pedofilia. Questa notte la loro parola mi basta. Non sono io il giudice, né il genitore o l’amico di una delle vittime. Sono solo un prete amico che, oltretutto, oggi può solo stare lontano. E per essere loro amico, per essere una presenza nella loro vita, ho bisogno di credere a loro. Me lo ha insegnato il fratello di un’altra persona accusata dello stesso terribile delitto e che ha fatto parecchi anni di carcere: il fratello e la moglie del fratello sono stati gli unici a credergli e penso che abbiano fatto bene perché non puoi vivere se nessuno ti crede.
Siccome sono tre, qui li chiamo Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, come i tre Re Magi. Gaspare è proprio nei guai e riceve anche lettere dal Papa che gli chiede di pregare per lui (il Papa a Gaspare). Francesco gli scrive con una grafia minuta e chiara e gli spedisce le lettere per posta. Con il francobollo. Io le ho viste: come mittente scrive “F.”. Effe puntato. Gaspare si dichiara innocente ma è stato in carcere e ora è agli arresti domiciliari in attesa che il processo termini e se andrà a finire male saranno tanti anni di prigione. Non può celebrare Messa perché il suo vescovo lo ha sospeso e non può neppure uscire di casa. Così, questo Natale rimarrà senza Messa. Melchiorre è stato condannato anche lui e da anni sta in uno di quei posti dove lavori tutto il giorno con le mani. Lui fa il contadino e si alza alle cinque del mattino per dire Messa. La dice a quell’ora, da solo, perché può celebrare solo se non c’è gente. Baldassarre invece, dopo un bel po’ di anni è stato trovato innocente. Nel frattempo però il vescovo dove stava si è liberato di lui e quello che lo ha accolto non gli affida nessuna parrocchia, nessun incarico stabile: gli fa fare solo il tappabuchi.
Nella Messa di mezzanotte penserò a loro. Papa Francesco ha scritto al primo quelle famose parole che dice sempre ai detenuti: “perché è toccato a te e non a me?”. Anch’io me lo chiederò. Perché può toccare a tutti.
I tre re Magi probabilmente nelle loro terre avevano un ruolo sacerdotale. Lo indica il loro ruolo di sapienti ma anche i doni che portano al Bambino e la loro virtù di profezia. Tuttavia, arrivando a Betlemme, questi tre personaggi sono visti dalla gente come stranieri, come “vaticinatori” da sfruttare, come fa Erode. O da evitare perché sono sacerdoti “sbagliati” che non si fermano al palazzo di Erode, ma contemplano un neonato in una mangiatoia tra animali e pastori.
Tre personaggi scomodi che mi fanno venire in mente i miei tre fratelli sacerdoti accusati di pedofilia e che gridano di essere innocenti. E io voglio, questa notte, essere l’unico che crede loro. Si trovano proprio come i Magi spogliati di ogni dignità regale. Uno non può più neppure celebrare la Messa ma offrono tutto loro stessi a Gesù. Perché il sacerdozio non sta in una veste né in una serie di liturgie. Essere prete è la vita e a volte la vita ti toglie la pelle.