Mercoledì 6 dicembre – Eliseo del Deserto
Pubblichiamo il commento al Vangelo (Mt 15, 29-38) di Eliseo del deserto, un lettore del blog. Chiunque può mandare i suoi brevi commenti, audio o scritti, a [email protected]
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“Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?”
Questa frase mi interpella, perché il mio pseudonimo è Eliseo del Deserto, e forse perché spesso mi sento così: arido e sterile. Mi pare che la mia vita non porti frutto e mi sento smarrito, come in mezzo ad un deserto sterminato.
Quando Gesù nel Vangelo esorta ad amare e dice che sull’amore saremo giudicati mi sento spacciato. Ma come faccio ad amare quando io per primo sento il bisogno di essere amato? È come chiedere soldi ad una persona povera!
Eppure il mio cuore vorrebbe essere una casa per chi si sente in difficoltà, ma quando guardo in che condizioni sono, penso che forse è meglio che prima risolva i miei problemi e poi quelli degli altri.
Capisco però che non è il modo di ragionare di Gesù.
“Quanti pani avete?”
Come se dicesse: non focalizzarti sul problema, ma sulle risorse che hai a disposizione.
Qualche giorno fa ho scritto ad un mio amico su whatsapp. Lui mi ha risposto che era appena uscito da una Chiesa dove aveva supplicato il Signore per essere aiutato a spezzare un’abitudine che lo stava mortificando. Gli ho scritto che se il Signore aveva mandato me come risposta alle sue preghiere doveva esserci qualche problema. Forse c’è carenza di personale. Il Signore s’è dovuto accontentare di quello che ha trovato.
Fatto sta che la preghiera è stata esaudita, sicuramente per quella giornata, poi si sa, le razioni di cibo del Signore sono giornaliere. Vi assicuro, non ho fatto nulla di strano, non ho nessun potere persuasivo, né competenze psicologiche. Il Signore ha davvero usato quello che aveva in quel momento: l’amicizia e il mio desiderio di essere d’aiuto.
Ma è successo un altro miracolo: che aiutando sono stato aiutato, amando mi sono sentito amato, donando ho ricevuto.
Quanta folla intorno a te.
Zoppi, storpi, ciechi, sordi, malati.
Sono gli emarginati.
Ai tuoi piedi ci sono anch’io
con il cuore traboccante della speranza
di essere guarito.
Sono malato d’amore.
Mendicante di abbracci.
Tocca i miei occhi
che io possa guardarmi come tu mi vedi
tocca le mie orecchie
che possa udire la dolcezza delle tue parole
tocca il mio corpo
voglio essere scrigno d’amore,
fontana di vita.
Come posso?
Come amare nel deserto?
Come sfamare tanti mendicanti d’amore?
Ho solo pochi pani e pochi pesciolini.
“Date voi stessi da mangiare!”
Anche se è poco
Anche se imperfetto
Perchè è donando che si riceve,
perdonando che si è perdonati,
morendo che si risuscita alla Vita.