Mariano Fazio – Gotti Tedeschi e gli altri hanno sbagliato: col Papa si parla, non lo si corregge. Tanto meno pubblicamente
Oggi, 2 ottobre, anniversario della fondazione dell’Opus Dei, regaliamo agli utenti del blog una nostra traduzione della recentissima intervista rilasciata da don Mariano Fazio, numero due della Prelatura, a La Nación e ripresa dal sito infovaticana.com, che ha tolto le parti dell’intervista legate all’Argentina: le parole di commento sono della rivista e non nostre. Come in altri casi, aggiungiamo il testo originale in spagnolo a fondo pagina. Qualsiasi suggerimento per migliorare la traduzione o che rileva qualche inesattezza può essere scritto nei commenti ed è gradito
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L’Opus Dei ha grande tradizione di rispetto verso la libertà dei propri fedeli quando si tratta di questioni opinabili: questa tradizione voluta dal fondatore San Josemaría Escrivá viene interrotta da Fazio – vicario generale dell’Opus Dei e quindi “numero 2” – con questa intervista nella quale attacca duramente i membri della Prelatura che la settimana scorsa hanno sottoscritto una lettera di “correzione filiale” al Sommo Pontefice: lettera che era stata consegnata a mano due mesi prima di essere pubblicata. Fazio accusa i fedeli dell’Opera di “scandalizzare tutta la Chiesa”, di “essere nell’errore”, di “attaccare il Papa” e “seminare divisione”.
– D. Recentemente una minoranza ultraconservatrice di cattolici ha chiesto una “correzione filiale” al Papa per la sua apertura ai divorziati risposati nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia e lo ha accusato di propagare eresie. Che pensa di questo nuovo attacco? – R. Purtroppo non è la prima volta nella storia della Chiesa degli ultimi anni che gruppi di persone attaccano il Papa. Mi pare che da un lato sia una manifestazione di libertà di opinione che c’è nella Chiesa e che il Papa rispetta. D’altro lato mi pare un metodo totalmente sbagliato, perché se si tratta di una relazione filiale, un figlio non “corregge” suo padre in pubblico. Qualunque fedele, vescovo, cardinale, laico ha diritto di dire al Papa quello che crede per il bene della Chiesa, ma mi pare non abbia diritto di farlo pubblicamente e di scandalizzare tutta la Chiesa con queste manifestazioni di divisione. – D. Tra i firmatari della lettera che chiede la “correzione filiale” c’è anche l’italiano Ettore Gotti tedeschi, ex presidente dello IOR, che è soprannumerario dell’Opus Dei… – R. Penso abbia sbagliato anche lui, come gli altri che hanno firmato. – D. Alcuni si erano illusi che con l’arrivo di Francesco finissero gli intrighi in Vaticano, però ci sono di nuovo veleni. Libero Milone qualche giorno fa ha denunciato di essere stato espulso da un “vecchio gruppo di potere” che si è opposto alle riforme finanziarie… E la Santa Sede lo ha accusato di aver superato l’ambito delle sue funzioni e di aver spiato alcuni membri del Vaticano… – R. Conosco moltissime persone della curia romana e l’immensa maggioranza lavora in silenzio, con grande spirito di servizio, con desiderio di servire la Chiesa e questi non fanno notizia. Quelli che fanno notizia sono quelli che hanno atteggiamenti un po’ ambigui che suscitano sospetti. So che il Santo Padre soffre di questa situazione. Non sono esperto di temi economici, ma mi pare che ci siano stati dei passi significativi sulla trasparenza delle finanze vaticane, in particolare nello IOR, ma ogni riforma, non solo nella Chiesa, ma in qualunque società, genera reazioni contrarie di persone che stanno bene e non vogliono che cambi nulla, e mi pare che siano reazioni abbastanza logiche dal punto di vista umano. Mi piacerebbe che da parte di tutti i membri della curia ci fosse più spirito di collaborazione e di servizio per la riforma che il Papa vuole portare a termine. – D. Vede molta resistenza? – R. Mi pare che quello che appare sui mezzi di comunicazione è il piccolo gruppo che resiste al Papa, perché non fa notizia che un cardinale, un vescovo, un officiale della curia vaticana obbedisca al Papa…
– D. Quindi è una minoranza rumorosa? – R. Mi pare di sì. – D. Come vede l’Opus Dei l’apertura che c’è nel capitolo 8 di AL ai divorziati risposati, che ha generato tanta scompiglio nei settori conservatori? – R. L’Opus Dei, come tutti i cattolici, sta sempre col Papa, è una tradizione continua nella storia dell’Opera, che abbiamo imparato da San Josemaría Escrivá de Balaguer, che diceva che bisogna stare con il Papa chiunque sia. Saremo sempre col Papa. Per quanto riguarda AL il Prelato dell’Opera ha scritto: “pensate anche, con cuore grande, come aiutare quelli che si trovano nelle cosiddette ‘situazioni irregolari’. Papa Francesco ha riaffermato che la dottrina non cambia, ma urge migliorare l’attenzione a questi fratelli e sorelle, che è necessario accompagnare con uno sguardo più vicino, di accoglienza e discernimento, che li aiuti a superare queste situazioni, con la grazia di Dio”. – D. Alcuni, in Vaticano, dicono che l’Opus Dei ha una visione di Chiesa diversa da quella del Papa… – R. Da quando il Papa è stato eletto ha avuto molte manifestazioni di vicinanza e apprezzamento per l’Opus Dei. Per quanto mi riguarda ho un’amicizia con lui che ancora mi commuove. Ha voluto confermare l’elezione del prelato il giorno stesso, una manifestazione di grandissima fiducia, nel primo colloquio col prelato ha manifestato gratitudine per quello che stiamo facendo al servizio della Chiesa, è stato molto vicino nei giorni della morte del Prelato precedente, Javier Echevarría, ha beatificato il primo successore di San Josemaría Escrivá de Balaguer, Álvaro del Portillo, ha firmato tre documenti di virtù eroiche di fedeli dell’Opera, di cui è in corso il processo di beatificazione, quindi non possiamo che essere grati per la vicinanza che ha manifestato in questi anni. Nei continui contatti che abbiamo con lui, il Papa ha sempre manifestato il suo appoggio, la sua spinta apostolica e nella prima udienza col prelato ci ha affidato direttamente le periferie delle classi medie, del mondo del lavoro, dicendo più o meno che “questo è il vostro carisma, avanti, seguendo i passi di San Josemaría”. – D. Lei conosce Bergoglio dalla conferenza di Aparecida (2007) e siamo nel quinto anno di pontificato: quali sono stati per lei gli apporti del Papa alla Chiesa? – R. Credo che il Papa dal punto di vista della fede è sempre il successore di Pietro e pertanto c’è una grande continuità con la tradizione della Chiesa. Da un punto di vista umano, ogni Papa è di un certo paese, di una cultura diversa e il Papa ha portato uno stile nuovo, che io definirei prossimo, autentico, spontaneo, evangelico. E questo ha fatto sì che si sia avvicinata a Dio e alla Chiesa molta gente, che era molto lontana, vedendo che è un leader che vive quello che dice. I Papi precedenti sono stati buonissimi e di altissimo livello, credo che questo stile è molto rivoluzionario. Si tratta come dice Papa Francesco, della rivoluzione della tenerezza, dell’amore, della prossimità, della preoccupazione per gli altri. Questo è il suo grande apporto. D. Com’è la situazione interna dell’Opus Dei col nuovo prelato e lei come numero due? -R. Stiamo vivendo un momento di grande unità e mantenendoci molto fedeli allo spirito dell’Opera, però siamo anche in un momento di fedeltà dinamica, perché i tempi cambiano e l’Opus Dei è un corpo vivo che cambia con i tempi, mantenendo sempre la fedeltà al carisma fondazionale. In questo senso stiamo facendo molto eco all’idea di Chiesa in uscita del Papa e vogliamo incoraggiare più iniziative e far sì che ciascuno pensi “io, nelle mie circostanze, che cosa posso fare per portare il Vangelo a tutte le periferie”. Periferie sociali, esistenziali, ma anche culturali. *** Il testo spagnolo di infovaticana
En una entrevista, Mariano Fazio desautoriza con inusitada dureza a miembros del Opus Dei que han firmado la “correctio filialis” y les acusa de “escandalizar a toda la Iglesia con manifestaciones de desunión”.
El Opus Dei tiene una larga tradición de respeto a la libertad de los fieles en lo que a cuestiones opinables se refiere, una tradición querida por el propio fundador, San Josemaría Escrivá, que Fazio acaba de romper en un acto sin precedentes.
El vicario general del Opus Dei y por tanto número 2 de la prelatura, Mariano Fazio, arremete duramente contra miembros de la prelatura que han firmado esta pasada semana una carta de ‘corrección filial’ al Sumo Pontífice, una carta que primero fue entregada en mano para, dos meses después, hacerse pública.
Fazio acusa a los hijos de la prelatura de “escandalizar a toda la Iglesia”, “estar equivocados”, “atacar al Papa” y “sembrar desunión”. A continuación, algunos extractos de la entrevista publicada por La Nación al vicario general del Opus Dei, el también argentino Mariano Fazio:
Cambiando de tema y volviendo al Vaticano, este quinto año del Papa está siendo difícil: en los últimos días una minoría ultraconservadora pidió una “corrección filial” de su apertura a los divorciados vueltos a casar en la exhortación apostólica Amoris Laetitia (AL) y lo ha acusado de propagar herejías. ¿Qué opina de este nuevo ataque? Lamentablemente no es la primera vez en la historia de la Iglesia de los últimos años donde hay grupos de personas que atacan al Papa, [algunos me imagino con buena intención: questa espressione manca nell’originale de La Nación ndr]. Me parece que por un lado es una manifestación de la libertad de opinión que hay en la Iglesia y que el Papa respeta. Por otro lado me parece que es un método totalmente equivocado porque si se trata de una relación filial, un hijo no “corrige” a su padre en público. Cualquier fiel, obispo, cardenal, laico tiene derecho a decirle al Papa lo que le parezca por el bien de la Iglesia, pero me parece que no tiene derecho a hacerlo públicamente y escandalizar a toda la Iglesia con estas manifestaciones de desunión. Entre los firmatarios de la carta que pide la “corrección filial” apareció el italiano Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente del Instituo de Obras para la Religión (IOR, el banco del Vaticano), que es supernumerario del Opus Dei… Considero que él también se ha equivocado, como los demás que han firmado. Algunos se habían ilusionado con que terminarían las intrigas en el Vaticano con la llegada de Francisco, pero de nuevo hay venenos. Libero Milone, el ex auditor general denunció hace unos días haber sido echado por un “viejo grupo de poder” que se resiste a las reformas financieras… Y la Santa Sede lo acusó de haberse excedido de sus funciones y de haber espiado a miembros del Vaticano… No estoy metido en el fondo del tema. Conozco muchísimas personas de la curia romana y la inmensa mayoría de ellos trabaja silenciosamente, con gran espíritu de servicio, con deseo de servir a la Iglesia y ellos no son noticia. Los que son noticia son los que tienen actitudes un poco ambiguas que despiertan sospechas. Sé que el Santo Padre sufre con esta situación. No soy experto en temas económicos, pero me parece que se han dado paso significativos sobre la transparencia de las finanzas vaticanas, en particular en el IOR. Pero toda reforma, no sólo en la Iglesia, sino en cualquier sociedad, genera reacciones contrarias de personas que están acomodadas y que no quieren que cambie nada, que me parece que son reacciones bastante lógicas desde un punto de vista humano. Me gustaría que por parte de todos los miembros de la curia hubiera mayor espíritu de colaboración y servicio con la reforma que el Papa quiere llevar a cabo. ¿Ve mucha resistencia? Me parece que lo que sale en los medios de comunicación son el pequeño grupo que le resiste al Papa, porque no es noticia que un cardenal, obispo o un oficial de la curia vaticana obedezcan al Papa… ¿Es una minoría ruidosa entonces? Me parece que sí. ¿Cómo ve el Opus Dei la apertura que hay en el capítulo ocho de AL a los divorciados vueltos a casar, que tánto revuelo ha generado en los sectores conservadores? El Opus Dei, como todos los católicos, siempre está con el Papa, es una tradición continua en la historia de la obra que lo hemos aprendido de San Josémaría Escrivá de Balaguer, que decía que hay que estar con el Papa quien quiera que sea. Siempre estaremos con el Papa. En lo que se refiere a AL el prelado (monseñor Fernando Ocáriz) ha escrito: “Pensad también, con corazón grande, cómo ayudar a quienes se encuentran en las así llamadas “situaciones irregulares”. El Papa Francisco ha reafirmado que la doctrina no cambia, pero urge a mejorar la atención de estos hermanos y hermanas, a los que es preciso acompañar con una mirada más cercana, de acogida y discernimiento, que les facilite superar esas situaciones, con la gracia de Dios”. Algunos, en el Vaticano, dicen que el Opus Dei tiene una visión de Iglesia distinta a la del Papa… Desde que el Papa ha sido elegido ha tenido muchas manifestaciones de cercanía y aprecio por el Opus Dei. En lo que a mí respecta tengo una amistad con él de la cual todavía estoy emocionado. Ha querido confirmar la elección del prelado el mismo día, una manifestación de grandísima confianza, ha manifestado en la primera entrevista del prelado un agradecimiento por lo que estamos haciendo al servicio de la Iglesia, ha estado muy cercano en torno a la muerte del prelado anterior, Javier Echevarría, ha beatificado al primer sucesor de San José María Escrivá de Balaguer, Álvaro del Portillo, ha firmado tres documentos de virtudes heróicas de fieles de la obra, que están en proceso de beatificación, con lo cual no podemos no estar sino agradecidos por la cercanía que ha manifestado en estos años. En los continuos contactos que tenemos con el Papa siempre ha manifestado su apoyo, su impulso apostólico y en la primera audiencia con el prelado nos encargó directamente las periferias de las clases medias, del mundo del trabajo, diciéndonos algo así como que “ése es su carisma, adelante, siguiendo los pasos de san Josémaría”. Usted lo conoce a Jorge Bergoglio desde la Conferencia de Aparecida (2007) y estamos en el quinto año de pontificado: ¿cuáles fueron para usted los aportes del Papa a la Iglesia? Creo que el Papa desde un punto de vista de la fe siempre es el sucesor de Pedro y por lo tanto hay una gran continuidad con la tradición de la Iglesia. Desde un punto de vista humano, cada Papa es de un país determinado, de una cultura distinta y el Papa ha aportado une estilo nuevo que lo definiría cercano, auténtico, espontáneo, evangélico. Y eso ha hecho que mucha gente se acerque a Dios y a la Iglesia, que estaba muy alejada, al comprobar que es un líder que vive lo que dice. Los otros papas anteriores han sido buenísimos y de altísimo nivel, creo que este estilo es muy revolucionario. Se trata, como dice el papa Francisco, de la revolución de la ternura, del amor, de la cercanía, de la preocupación por los demás. Esto es su gran aporte. ¿Cómo es la situación interna del Opus Dei con el nuevo prelado y usted como el número dos? Estamos viviendo un momento de gran unidad y manteniéndonos muy fieles al espíritu de la Obra, pero también estamos en un momento de fidelidad dinámica porque los tiempos cambian y el Opus Dei es un cuerpo vivo que cambia con los tiempos, manteniendo siempre la fidelidad al carisma fundacional. En ese sentido le estamos haciendo mucho eco a la idea de Iglesia en salida del Papa y queremos fomentar más iniciativas y que todos el mundo piense “yo, en mi circunstancia, qué puedo hacer para llevar el Evangelio a todas las periferias”. Periferias que son sociales, existenciales, pero también culturales.