Blog / Il diario di Paci | 06 Giugno 2014

Il diario di Paci – 28. Amore

Mi mancano quegli abbracci che le braccia stringono.
Che portano il viso sull’orecchio.
Che anche se non sono poeta non fa niente.
Il solo respiro nell’orecchio è una frase bellissima.
Mi mancano quegli abbracci che dicono che il tempo che non c’eri, non era vero, non è successo.
Che dicono che ci sei sempre stato.
Che ci sei sempre.
Quegli abbracci che mi metto in punta di piedi, non per essere più alta, ma per essere tutta.
Mi mancano quegli abbracci che mi rimane il profumo ma la pelle te la lascio.
Quegli abbracci che solo i bambini e gli amanti si fanno.
Quelli che spingo la tempia sulla guancia, che le braccia fanno sciarpa.
Solo i bambini perché i bambini vogliono tornare dentro chi amano.
Solo chi si ama perché vogliono stare, rimanere, dentro chi amano.
Paci, tu, hai avuto abbracci così?
Stella, io amo così.
E sono belli?
Stella, sono tutto.
Raccontameli ancora, Paci.
Stella, vieni qui.

Stanotte ho sognato che eravamo uniti.
Era unito a me di un tutto perfetto.
Perfetto non perché fatto bene.
Perfetto perché non poteva che essere che così. Uno.
Io e te, uno.
Però poi due uomini vedevano che usciva da quella stanza.
Che non era mia.
Ma neanche sua.
Aveva due porte.
Da una porta hanno visto uscire lui.
Da una porta me.
E c’era un respiro faticoso in quelle facce.
Io avevo degli stivali che non ho e un vestito bianco, corto, che non ho.

Ora ho paura, fastidio, anche se era solo un sogno.
Non voglio che nessuno tocchi il mio intimo.
Quello che ho dentro è solo per lui e attraverso di lui.
Chi lo guarda male.
Chi lo pensa male.
Non può guardarmi.
Non può pensarmi.
Io lo amo, io ti amo.
E questa cosa è delicata.
È fortissima che regge tutto.
Ma è delicata.
La possiamo guardare solo noi.
Pensarla solo noi.
È per tutti ma solo fuori, nella parte che si prende, che esce.
Ma dentro è solo per lui.
Per me, per lui.

Chissà perché ho fatto quel sogno, Jesús mio.
Sarà perché ho parlato tanto con Stella.
Anzi ho ascoltato tanto Stella.
I suoi amori di nascosto.
Che rubano più che prendere.
Che sprecano più che dare.
Lei me li racconta come per metterli fuori.
Come per dargli aria, luce.
Come si faceva a casa mia per le lenzuola del letto la mattina.
Le mettevo fuori sul davanzale.
A prendere il sole.
Perché il sole non solo scalda ma uccide.
Uccide le cose invisibili.
Che ci sono lì dove c’è caldo e corpo.
Li metti all’aria e al sole e muoiono.
Parlare con me, a Stella, fa così, fa questo effetto.
Come mettere le cose al sole, le lenzuola all’aria.
Mette i suoi pensieri fuori.
E io li ascolto.
E li scaldo, li rinfresco.
Così, senza parlare.
Solo perché guardo le parole che dice.
Solo perché sorrido alla sua faccia che parla.
Solo per quello.
Solo perché ci sono e sto con lei, Stella parla e si scalda e poi si riprende le sue lenzuola, la sua vita, e le rimette dentro per un’altra notte, un altro giorno di vita.
E io allora forse per questo motivo ho fatto quel sogno.
O sarà perché ho visto Marta giocare al parco e c’erano da vedere solo bambini che giocavano, che erano felici, che si prendevano le misure.
Ma erano misure solo per giocare di più, per essere felici di più.
Non per giudicare, non per rubare felicità, ma per darne di più, per averne di più.
Oppure ho fatto quel sogno perché ti amo.
E ora che sto davanti a te, il desiderio fortissimo.
Ed è tutto Stella, Marta, René, fruttivendolo, motorino che passa, ragazzi che entrano ora.
Ed è tutto per tutti.
Ma poi, poi, poi, il desiderio è fortissimo e io sono solo io e la notte, e pure il giorno, e pure sempre, ho desiderio di te.
L’amore ha una faccia sempre.
E volevo accarezzarla.
Sempre.

(Il Diario di Paci, Mauro Leonardi)
Paci è il personaggio che ha dato vita alla protagonista del romanzo “Una giornata di Susanna”, acquistabile online e in tutte le librerie. È sposata con René, un uomo che la trascura. Ha un amante, una bimba che si chiama Marta e un’amica che si chiama Stella.