Articoli / Blog | 01 Agosto 2017

Agi – Il ‘cristianesimo ideologico’ e i sostenitori del ‘catholically correct’

Mentre la tristissima vicenda di Charlie Gard si allontana insieme alle sue polemiche, rimane il dono del neologismo “catholically correct”. Come tutte le parole vere, anche questa è nata parlando. Era una lunga telefonata a proposito del bimbo e c’eravamo intruppati nelle citazioni dei soliti nomi, dei soliti cognomi, delle solite sigle, delle solite testate, dei soliti blog, dei soliti quotidiani ma, forse per il caldo, sentivamo questa noiosa filastrocca più pesante del solito. Per questo ad un tratto la lingua s’inceppa e, facendo riferimento a uno dei luoghi comuni più ripetuti nella compagine oggetto della malcapitata tiritera, invece che la frase: “i soliti del politically correct” mugugno un suono informe che, di rimando, il mio amico scandisce chiaramente come “i soliti del catholically correct”. Nella nostra nascita c’è spesso la nostra storia e il neologismo “catholically correct” conferma la regola. Anche se ho fatto riferimento a nomi e sigle, un’elencazione precisa sarebbe in ogni caso restrittiva perché si tratta di qualcosa di cangiante, di non fisso. Preferisco raccontare questa deformazione ideologica del cristianesimo come qualcosa di astratto, consapevole come sono che chi ne è affetto ne può guarire e chi se ne crede immune potrebbe invece esserne colpito. Come il politically correct, il catholically correct è un insieme di opinioni e di atteggiamenti relazionali che creano un’appartenenza sociale: dicono un dentro e un fuori, un “con noi” o un “contro di noi”. Un’affermazione catholically correct riguarda, in senso lato, i temi religiosi del politically correct. La sua scaturigine è spesso la difesa dei cosiddetti “valori non negoziabili” e frequentemente esordisce in contrapposizione al politically correct: qualcosa del tipo “sebbene oggi come oggi sia politicamente scorretto affermare che… io invece non ho paura di dire che…”.

I risultati evidenziati da google se si digita “catholically correct” fanno emergere un paio di citazioni, una del 2002 e un’altra del 2009, ma si riferiscono a situazioni totalmente diverse rispetto alle attuali.

I cattolici integralisti (o fondamentalisti) sono da sempre esistiti ma i “catholically correct” non sono solo questo, sono qualcosa di più e di diverso: i catholically correct sono persone che partendo da un’interpretazione rigorista del credo o della morale cristiana, senza celare il loro malumore verso il Papa, sono soliti muoversi in massa sui social con vigorosissimi fischi o applausi, insulti, minacce o lodi, che nascono come virtuali ma che purtroppo, divengono poi reali in termini di divisioni, isolamenti e contrapposizioni nella vita quotidiana.

Le echo chambers di cui parla Bruno Mastroianni sono essenziali per comprendere il fenomeno (cfr Il blog di Bruno Mastroianni). Letteralmente, cito, esse “sono “casse di risonanza” o “camere degli echi”, dove persone con opinioni simili si scambiano contenuti e idee che si confermano a vicenda, facendosi eco l’un l’altra. Esse ricordano le “comunità fortezza” di cui parla Bauman: gruppi di persone che si uniscono in base a un consenso e che si separano da quanti sono diversi da loro (…). La tendenza è quella di vedere ogni informazione attraverso lenti polarizzate dalla propria inclinazione (favorevole o sfavorevole) nei confronti dell’informazione stessa. Esiste insomma una sorta di combinato disposto tra convinzioni forti (ad esempio convinzioni politiche o l’adesione a teorie pseudo-scientifiche), coesione sociale (l’appartenenza a una comunità o a un gruppo che condivide quelle concezioni) e sospensione della naturale verifica delle informazioni con annessa incapacità di cambiare prospettiva.”

Il “cristianesimo ideologico” che alimenta i catholically correct è quello di cui ha spesso parlato il Papa: «Ogni interpretazione ideologica, da qualsiasi parte venga, da una parte o dall’altra è una falsificazione del Vangelo» (Meditazione Santa Marta, 19 aprile 2013).

È importante aggiungere che la dottrina dei catholically correct – oltre al diffuso integralismo – ha talvolta tinte non cristiane rispetto alla dottrina della Chiesa sull’autorità dello Stato: per esempio, qua e là si percepisce disistima per il valore anche civile (concordatario) del matrimonio religioso; oppure si strizza l’occhio a chi non paga le tasse “a questo Stato che spende un sacco di soldi in aborti”; e si potrebbe continuare. Oltre che per la violenza degli attacchi ai medici (al telefono parlavo con uno di loro), il caso del bambino inglese è stato esemplare anche da questo punto di vista e per questo l’espressione “catholically correct” è nata in quell’occasione. In un caso in cui era complicatissimo dire se ci fosse o meno accanimento terapeutico, è piovuto di tutto sulla classe dei medici (anche cattolici) che non la pensavano secondo il main stream catholically correct: dal dire che si voleva uccidere Charlie per soldi, al paragone con i medici nazisti, per finire con lo stato che “dà la morte”.

So già che sarò accusato di essere io stesso uno di questi ideologi “catholically correct”; mi si diranno anche altre cose, come il fatto di mettere etichette e di essere divisivo tra i cristiani. Ho già scritto che essere catholically correct è un rischio che riguarda tutti i cattolici: aggiungo ora che dare il nome alle patologie aiuta a diagnosticarle e quindi a curarle. E forse per questo ho una possibilità in più di non cadere nel contagio.

Tratto da Agi