Blog / Don Sergio Fumagalli | 28 Luglio 2017

Le Lettere di don Sergio – Non ostacolare la natura

L’affermazione di “non ostacolare ciò che è naturale” ha una sua validità evidente in molte situazioni, ma non può diventare uno slogan di validità assoluta, poiché la sua correttezza dipende innanzi tutto da che cosa si intende per “naturale” e poi da che cosa si intende per “non ostacolare” o anche “non reprimere”.

Questa affermazione è corretta quando per naturale si intende ciò che è “secondo natura nell’accezione metafisica del termine”: in metafisica, alla natura dell’uomo corrispondono potenzialità materiali e spirituali, come la libertà, l’intelligenza, la volontà e tutte quelle possibilità che sono permesse come azioni proprie di ogni uomo, quindi non avrebbe senso ostacolare o impedire queste potenzialità che lo caratterizzano in quanto uomo.

Ma la “natura” dell’uomo ha dei limiti e le sue potenzialità non sono infinite, come pure in ogni individuo la “natura” si manifesta con caratteristiche specifiche di ciascuno e con possibili carenze e difetti.

In questo senso anche i difetti sono “naturali”, ma non per questo sono buoni. Anche compiere il male è “naturale” secondo questa accezione, poiché è nelle possibilità della sua natura, ma non per questo lo si deve fare.

Altissime percentuali di uomini manifestano tendenze alla pigrizia, indolenza, poca voglia di lavorare, insincerità, paura di dare ad altri le cose proprie, fobie, antipatie, ecc …; tutte cose, in questo senso, “naturali”, ma non per questo sarebbe giusto assecondarle.

Quindi non è corretto dire che tutte le tendenze “naturali” non vanno ostacolate, né represse, poiché quest’affermazione andrebbe ben al di là del senso giusto in cui intendere la frase del titolo: in essa si intende di non ostacolare le potenzialità buone insite nella “natura” umana, che ne favoriscono lo sviluppo armonico e la perfezionano, secondo quella che è la realtà biologica, corporale, spirituale e sociale dell’uomo.

Dire allora che è giusto reprimere certe tendenze “naturali” non equivale ad auspicare una “castrazione” della natura. Questo  vale anche per la tendenza ad un rapporto intimo con una persona del proprio o dell’altro sesso, se questo rapporto non ha la giusta finalità. Quando si parla genericamente di omosessualità, si può far riferimento a tante cose diverse tra loro: affettività, bisogni di attenzione, simpatie, gusti, timori, facilità o difficoltà di relazioni, situazioni emotive incontrollate, situazioni psicologiche di sofferenza, tendenza sessuale, ecc …: ci sono una molteplicità di elementi e fattori, che vengono messi tra parentesi, per fermarsi solo sull’ultimo elencato (la tendenza sessuale) e che ci si illude che si aggiustino magicamente, se solo si concedesse la patente di “normalità” al rapporto fisico omosessuale.

I problemi legati alla sessualità, all’affettività e alle relazioni col prossimo, possono esserci invece, più o meno, in tutte le persone (con ogni tipo di tendenza) e in tanti casi possono assumere anche caratteri patologici.

L’educazione delle passioni è un processo lento che può trovare tanti ostacoli, di ogni tipo, ma la “strada larga” di non educare e di dire che ciò che è “spontaneo” e “naturale” va tutto bene è un comodo e grosso inganno. Un’educazione autoritaria e repressiva può fare molti danni, come anche l’uso dell’ironia, dell’”offesa a fin di bene per far reagire la persona” o del “bullismo”; ma qui non si tratta né dell’autoritarismo, né della discriminazione, né del bullismo, si tratta di semplice educazione delle passioni e della volontà al bene. Le passioni, le emozioni, le voglie, le paure e i timori sono tutti “naturali”, ma il giudizio morale di bene o di male non sta su ciò che viene spontaneo, ma nell’intelletto che valuta non solo il piacere o il dolore spontanei, ma il valore di tutta l’azione.