Le Lettere di Nuccio Gambacorta – Cronaca di una mostra: Gnothi Seauton
Quando il mio amico mi disse che voleva presentare una sua installazione in anteprima a Palmi mi indicò come luogo ideale la “Casa della cultura” ampia ed elegante residenza di musei, pinacoteche e biblioteche di gran valore. Io non fui d’accordo poichè tale edificio non è al centro della città e durante il mese di aprile non siamo mica in piena estate quando la gente si muove con facilità. Di conseguenza trovai un locale posto lungo Corso Garibaldi che più centrale non si può e la mostra si allestì là dal giorno 14 aprile (venerdì Santo) sino al 25. Per chi non è del settore dirò che una installazione non ha necessariamente a che fare con la pittura o con la scultura ma può comprenderle unitamente ad altre forme d’arte quali la scenografia, l’architettura, l’assemblage, i ready mades, ecc. ecc. Nel caso specifico il lavoro realizzato da Fabrizio era una grande gigantografia stampata su nove cubi luminosi che riproducevano il volto e il busto (ribaltato e scomposto) d’una cantante siciliana attiva sin dalla fine degli anni sessanta e imposta all’ attenzione del grande pubblico negli anni ottanta e oltre sino al duemilaquattro (anno della sua morte). Tale progetto quindi, sin da subito, si poneva come un “omaggio” alla memoria d’una artista dalla voce piena di gamme vocali e dotata d’una straordinaria sensibilità. Grazie ad una biografia che il mio amico mi diede in regalo, venni a conoscenza d’un percorso umano e artistico di notevole spessore in cui le varie fasi della vita si susseguivano per arrivare là dove l’uomo solitamente evita di soffermarsi: dalle iniziali esperienze canore disimpegnate e di “cassetta” dal tono balneare ed allegro, (chi non ricorda i famosi successi di “Un’estate al mare” o “Limonata cha cha cha” o “Alghero”) si passava via via a testi più seri, complice Franco Battiato grande amico della cantante, (tanto per citare un brano “Strade parallele” in dialetto siculo) per arrivare a canzoni quali “La sua figura” e “La sposa” desunte da poetiche di San Giovanni della Croce e dal “Cantico dei Cantici”. Ma non bastava, da lì a poco subentra la scoperta della spiritualità carmelitana e di Santa Teresa che induce la cantante a cimentarsi con temi sempre più profondi che hanno a che fare con un tipo di musica “di confine” forse poco commerciale ma apprezzato dagli intenditori. In ultima analisi, venendo a conoscenza di questa cantante (che s’è cimentata anche in brani di derivazione lirica) m’accorgo che prima dell’artista viene l’uomo con la sua ansia di ricerca, col suo bisogno d’assoluto, con la sua natura indomita che non si piega al conformismo e quindi l’arte è sì un “mezzo” prezioso ma il fine è la testimonianza di bellezza e bontà implicite in ogni ricerca culturale – artistica parimenti alla scoperta graduale del sè autentico, della scoperta di sè stessi.
Nuccio Gambacorta