Blog / Sandokan | 08 Aprile 2017

Le Lettere di Sandokan – Viltà

Fare un regalo a gente dei paesi altrui diventa difficile, specie se tu vuoi darti arie da intellettuale e loro da te si aspettano solo ‘nduja, salame e pancetta. 

Il fatto é che, nei paesi altrui, si pasteggia con tartine e spremuta di carote tutto l’anno e non vedono l’ora di “sbracare” con te non appena ti scorgono all’orizzonte. 

Tu non sei uno che sbraca e, con i tuoi cadeau, vorresti pure dimostrare loro che non è che ti nutri continuamente di costate di maiale con l’osso. Ma che puoi fare? Lo spettacolo deve continuare e ti adatti al copione.

All’inizio, se sei costruttore di ponti, cerchi di venire loro incontro senza rinnegare te stesso, confezionando i prodotti suini con paglie artificiali, fiori finti e fiocchi di seta, magari accompagnando il cesto con pensieri profondi tuoi o altrui – meglio altrui, per non rischiare – stampati su pergamena. Ma poi ritorni in te stesso e realizzi che la forza di attrazione della carne di porco è tale che con i fiocchi di seta finirà per giocarci il gatto: devi puntare all’essenziale.

Già, ma qual è l’essenziale? 

Mia madre dice che non devo comprare la roba dal macellaio di città, ma che me la devo procurare nei paesi. Io però oramai non mi so procurare nulla: so comprare, come quelli di Milano. Qualche volta ho provato a trattare direttamente con gli spacciatori di soppressata, senza intermediari, ma mi sono sentito un estraneo a casa mia, uno che non capisce che è ovvio che, se proprio voglio il salame, lo avrò, ma sarebbe molto più fine regalare carne macellata, che poi uno ci fa quello che vuole, piuttosto che comprare manufatti, che magari possono non piacere.

É il “metodo Ikea”, che quelli di Stoccolma stanno imponendo al mondo anche nel commercio di prodotti suini: un effetto collaterale della globalizzazione. Ma io non sono svedese e, piuttosto che il maiale macellato, preferisco regalare il maiale tutto intero, magari bello zampettante: che se lo macellino loro, se sono capaci. 

Tanto io lo so come finisce. Siete gente dal cuore tenero, voi dei paesi altrui, persone che giammai ucciderebbero un maiale se venissero a sapere che è nato prima lui della soppressata. Vi intenerireste e lo portereste scriteriatamente a passeggio per i vostri parchi, come se fosse un cocker, senza pensare che i vostri vicini finirebbero per cacciarvi dai vostri palazzi del centro e vi farebbero sfollare a Tor Lupara. 

Che poi io a Tor Lupara non ci sono mai stato, ma mi serviva un luogo da opporre agli Champs-Élysées e, se non l’avete capito voi di Tor Lupara che mi leggete, vuol dire che di letteratura ci capite poco e vi meritereste i salami che vi propinerei, se solo vi conoscessi.

Ma forse mi sbaglio io e non vi sfollerebbe nessuno e a passeggiare per parchi con i maialini, finireste per  fare tendenza. Vedendovi felici, tutte le signore sole abbandonerebbero i loro carlini ai semafori e si affretterebbero a procurarsi un porco da passeggio. La loro vita potrebbe persino migliorare. Potrebbe, non é una certezza. Perché non basta la buona compagnia a rendere migliori, serve uno sforzo di volontà.

Bella questa frase vero? La condividerei con piacere anch’io, se l’ascoltassi dalla viva voce di uno che va in giro per parchi con un porco al guinzaglio. Ma se invece la dicesse uno che passeggia col carlino, preferirei guardare le cose dal punto di vista del cane e assumere la sana indifferenza di tutti i carlini del mondo alle frasi ad effetto che le persone si scambiano mentre loro passeggiano.

Il problema a volte é la viltà.

E che c’entra con tutto il resto che ho scritto? Non vi posso spiegare tutto, però c’entra.

Cioé non é un problema in sé, perché fa fare spesso cose buone, ma se la si chiama virtù diventa inutile pure come vizio. La carne di porco, insomma, é l’unica via di scampo e le persone dei paesi delle mie parti tutto questo lo sanno, anche se sognano il McDonald, perché l’hanno visto in TV ed era tanto bello.