L’Huffington Post – Berlino, la resistenza di continuare a vivere
Berlino. Mercatino di Natale. Tanti, troppi morti e feriti. La violenza non è “un modo” di esprimersi del male: è proprio la voce del male, il suono. E non parlo del rumore di una bomba o del rombare di un tir. La voce della violenza esplode dopo che tutto è esploso e ci investe anche dopo che il tir ha già fatto il suo cammino di morte perché la violenza non toglie solo la vita uccidendo ma toglie anche la gioia di vivere ai sopravvissuti.
La violenza è sempre mortale perché distrugge il cuore, la cultura, il senso di una persona e di una nazione. Colpire durante un mercatino di Natale – come durante una festa al Bataclan – è diverso dal colpire durante un’azione di guerra o un comizio politico o una manifestazione di partito.
Nel secondo caso la violenza è mortale, nel primo è devastante. Le trappole vietcong erano pensate non per uccidere ma per ferire e lasciare urlante chi ci cadeva dentro. Erano pensate per la notte, assolutamente invisibili al buio così che il ferito avrebbe urlato tutta la notte a pochi metri dai compagni che, non vedendolo, non potevano aiutarlo ma neppure allontanarsi. E così stavano lì ad ascoltare le loro paure materializzarsi in suono di dolore, in grida. Erano le urla che uccidevano gli altri soldati senza nemmeno toccarli. Li uccidevano dentro.
Berlino, come Nizza, non ha come bollettino di guerra “solo” la conta di morti, feriti e dispersi ma anche la paura che ci resta dentro e ci fa decidere di non andare più a un mercatino di Natale nei prossimi giorni e di rimanere chiuso in casa.
Per questo la vera resistenza è continuare a prepararsi al Natale come se Berlino non ci fosse stata. Per le ferite ci sono i dottori, per la paura solo la resistenza di non farsi spaventare e di continuare a vivere.