Blog / L'Angolo del Teologo | 23 Dicembre 2016

L’angolo del teologo – Un Dio per amante

Quella volta avevo trovato un posto perfetto, tra il cespuglio di ortensie e la staccionata di legno che delimitava il cortile. Ero quasi ai confini del mondo perché là, fuori dal giardino, finiva l’universo. Ma al di qua era terreno di battaglia. La schiena appoggiata al legno umido, le mani tra le foglie ancora bagnate, trattenevo il fiato e avrei trattenuto anche il vento, perché non tradisse la mia presenza. Passarono dieci minuti, alcuni compagni erano già usciti allo scoperto. Uno, era stato preso. Ma non era il tempo di uscire dal mio nascondiglio: il nemico era sempre troppo vicino alla tana. I minuti passavano, tra strilli e lamenti: non mi trovavano e ad un certo punto qualcuno gridò che voleva cambiare gioco. Poi il silenzio: se ne erano andati. E io conservo chiaro il ricordo della delusione amara che mi si gettò, in un attimo, nel cuore, quando ebbi la certezza che nessuno mi sarebbe più venuto a cercare.

«Tutti abbiamo bisogno di essere trovati», scrisse G. K. Chesterton. Tutti abbiamo bisogno che qualcuno ci raggiunga, lì dove siamo, e abbia il coraggio di entrarci dentro. “Venire”: è il verbo di colui che ama, ed è disposto a raggiungere l’amato ai confini del mondo. Noi crediamo facilmente a un Dio eterno, infinito, al Dio che la metafisica non si stanca di descriverci; tanti si accontentano perfino di un Motore immobile, fermo e muto mentre noi soffriamo, preghiamo, moriamo. Gesù invece dice di essere «Colui che è, che era e che viene» (Ap 1, 8): un Dio pellegrino. Ecco la notizia che cambia la storia: il nostro Dio si è fatto nostro amante. E per “venire” ha attraversato l’universo e preso un corpo di carne: «Ti ho inseguito, ho corso sulle tue tracce, per impossessarmi di te; ti ho unito, legato a me, ti ho tenuto stretto, ti ho abbracciato. “Mangiami”, ho detto, “bevimi”… Io scendo sulla terra, non solo per mescolarmi con te, ma per legarmi stretto a te. Le cose che vengono unite rimangono ciascuna in se stessa; io invece mi insinuo in te da ogni parte. Non voglio che ci sia nulla tra noi due: voglio che i due diventino una cosa sola» (S. Ambrogio).
Natale: mistero di un Dio che, da lontano, viene non solo a visitarci, ma a “insinuarsi in noi”. Perché chi ti ama ti trasforma da dentro. Ti vive dentro. A Natale hai poco da struggerti in sentimentalismi di fronte al presepe: quella mangiatoia, col pagliericcio mal preparato che poggia sul fango, sei tu. E se Dio viene in te come un bambino, è perché ti vuole. Lo Spirito Santo avvolse della sua ombra la Vergine; così siamo stati avvolti noi il giorno del nostro Battesimo, quando abbiamo ricevuto lo Spirito Santo: Dio in noi. Allo stesso modo in cui veniamo afferrati nella comunione eucaristica: Dio in noi, sangue del nostro sangue. Tutta la vita cristiana è natalizia perché tutta la vita cristiana tende all’unione con Dio. Noi chiediamo allora che Egli possa trovare tutti, affinché nessuno lo attenda invano. Noi chiediamo che Egli possa trovare anche coloro che non lo stanno cercando (Is 65,1), perché Egli sia «tutto in tutti» (1 Cor 15,28), perché tutto, nell’ultimo giorno, sia diventato suo.
La Liturgia ripresenta nel nostro tempo il Mistero eterno proprio trascinandoci lì, a Betlemme. Dove Gesù ci ha già trovati, e dove ci troverà ancora. Dove la storia d’amore di Dio e dell’uomo, e con ciascuno di noi, ha avuto inizio. Il primo bacio.

Sabina Nicolini, piemontese (1981), ha ceduto molto giovane alle lusinghe di un amante e si è così consacrata a Dio nella comunità delle Apostole della Vita Interiore con i voti di castità, povertà e obbedienza, dedicandosi all’annuncio della Parola e all’accompagnamento spirituale. Dal 2000 vive a Roma una vita piena di sorprese, in cui il desiderio di portare un po’ di vangelo tra la gente ha incontrato l’antica passione per la letteratura. Nel 2009 ha conseguito la licenza in teologia fondamentale presso la Pontificia Università Lateranense con una tesi su G. K. Chesterton, di cui è diventata molto amica. La sua citazione preferita? «Una cosa morta segue la corrente, ma solo una cosa viva può andarvi contro». Qui il link al sito della sua comunità.

Ricordo che anche per “L’angolo del teologo” vale ciò che vale per ogni Lettera, e cioè che l’autore è l’unico responsabile di quanto ha scritto