Blog / Lettere | 13 Dicembre 2016

Lettera di Paolo Re – Sarepta, Nain e lo Stabat Mater

Tutto cominciò tanti anni prima di Gesù, quando accaddero dei fatti sorprendenti al grande profeta Elia.

1Re 17, storia di Elia e della vedova di Sarepta
17 In seguito accadde che il figlio della padrona di casa si ammalò. La sua malattia si aggravò tanto che egli cessò di respirare. 18 Allora lei disse a Elia: “Che cosa c’è tra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia colpa e per far morire mio figlio?”. 19 Elia le disse: “Dammi tuo figlio”. Glielo prese dal seno, lo portò nella stanza superiore, dove abitava, e lo stese sul letto. 20 Quindi invocò il Signore: “Signore, mio Dio, vuoi fare del male anche a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?”. 21 Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: “Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo”. 22 Il Signore ascoltò la voce di Elia; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. 23 Elia prese il bambino, lo portò giù nella casa dalla stanza superiore e lo consegnò alla madre. Elia disse: “Guarda! Tuo figlio vive”. 24 La donna disse a Elia: “Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità”.

Arriviamo agli anni della vita pubblica di Gesù. In un momento che potremmo considerare “marginale” della sua vita succede questo episodio: Lc 7, 11 “In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12 Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13 Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: “Non piangere!”. 14 Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: “Ragazzo, dico a te, àlzati!”. 15 Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16 Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: “Un grande profeta è sorto tra noi”, e: “Dio ha visitato il suo popolo”. 17 Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.”

Qui innanzitutto i commentatori osservano che Gesù assomiglia molto a Elia: fa risorgere il figlio unico di una madre vedova. Addirittura in un colpo solo: non gli occorre invocare Dio! Per questo, riflettendo e chiacchierando del fatto, la gente comincia a concludere che Gesù è non solo profeta, ma un grande profeta!

Ma se osserviamo il racconto e facciamo attenzione, noteremo che il narratore è quel Luca che, a proposito dell’infanzia di Gesù, ci ha confidato che la Madre di Gesù “conservava…queste cose meditandole nel suo cuore”. Luca che ha sentito tanti racconti riferiti da Lei. E pure questo, che gli altri evangelisti tralasciano o non conoscono. Perché è probabile che il ricordo lucano sia… mariano?
Perché questo racconto possiamo esser certi che sia giunto presto alle orecchie della Madre, che in quel momento, per i dati che abbiamo, era già vedova con figlio unico (Gesù stesso). Questa “grande commozione” per il dolore della madre vedova non poteva in qualche modo riferirsi, nel cuore del Figlio, al dolore che poi sarebbe toccato a Maria ai piedi della Croce? E il miracolo che si conclude con Gesù che “lo restituì a sua madre” non traccia la via per una grande, quasi inimmaginabile speranza? Soprattutto con quelle due affettuose parolette “Non piangere!” dette da Gesù alla madre… e forse soprattutto rivolte alla Madre!
Almeno a posteriori non è difficile rileggere l’episodio come una preparazione da parte di Gesù nei confronti della Madre, in vista della Morte e Risurrezione del Figlio… Preparazione a distanza nello spazio (la breve distanza da Nazaret a Nain) e nel tempo (gli anni o i mesi da quel momento alla Passione, Morte e Risurrezione di Gesù). Preparazione sommessa e discreta, nello stile di Gesù: far riferire a sua madre queste parole di conforto e consolazione, corroborate da un miracolo clamoroso… che avviene con la naturalezza più sorprendente.
Per Maria, che aveva perso Gesù a Gerusalemme per tre giorni e poi lo aveva ritrovato in quel modo sconcertante e con quel dialogo misterioso, un “segno” come quello di Nain può aver costituito un’ulteriore tappa di avvicinamento al mistero della Croce, al quale ha saputo reagire con quello “stare in piedi” a fianco al corpo morto e straziato del Figlio, che testimonia la fede e la speranza della figlia di Sion nel buio del Venerdì e del Sabato Santo, già alla ricerca della luce del Terzo Giorno ancora senza nome.

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Paolo Re, nato nel 1960 tra le nebbie pavesi, è vissuto tra Lombardia, Puglia e Roma. Docente di Lettere nei licei e di Religione cattolica, attualmente insegna da quasi trent’anni nelle classi di secondaria di I grado dello Iunior International Institute di Roma. I suoi interessi di studio vanno dai grandi classici della letteratura (Virgilio, Dante, Ariosto, Tolkien…) alla poesia italiana, alla comprensione vitale della Sacra Scrittura. Ha un blog personale