Blog – L’italiano medio al referendum: la storia del mirto e del politically correct
A chi mi chiede cosa voterò il 4 dicembre spiego che per un prete è meglio non parlare di politica e aggiungo che attendo con curiosità l’esito del referendum.
Sono curioso perché voglio scoprire come gli italiani si comporteranno rispetto al politically correct. Secondo me se ne fregano. Se ne fregano sia di fare quello che il politically correct detta sia di fare il contrario. E per di più lo prendono in giro (il politically correct, intendo).
Il politically correct diceva che la Brexit non ci sarebbe stata, e c’è stata; diceva che avrebbe vinto Hillary e ha vinto Trump; ora dice che vincerà il no e … quindi chi vincerà?
Il politically correct non si sa bene cosa sia. In due parole è ciò che – a pancia – noi pensiamo rappresenti l’elite di chi in realtà comanda. Un tempo sarebbe stato identificato con i poteri che stanno dietro i mass media, cioè quella politica e quella finanza che stanno dietro giornali, radio e televisione. Ora c’è qualcosa di meno e c’è qualcosa di più che non si sa bene cosa sia: un misto di media, agenzia morale, potere occulto, finanza mondiale, banche, massoneria, lobby e tanto altro (in pratica qualsiasi cosa tranne i tifosi dell’Inter) (lo dico da tifoso del Milan).
Io ho un bellissimo libro sulle api che è stato scritto prima che venissero scoperti i ferormoni (la causa dei profumi, detto in italiano corrente) cioè prima che venissero scoperti i veri meccanismi che regolano i comportamenti dentro e vicino agli alveari. L’autore è Maurice Maeterlinck, il titolo è La vita delle api ed è stato scritto nel 1951. Ora, quando Maeterlinck deve spiegare l’origine di certi comportamenti se la cava dicendo che comanda “lo spirito dell’alveare”. Per esempio, quando le api sciamano o decidono di eliminare i fuchi lo fanno perché lo spirito dell’alveare lo impone.
Noi siamo davanti a qualcosa del genere: il politically correct è il moderno spirito dell’alveare, solo che dalla Brexit in poi funziona al contrario e, come avviene per tutti i meccanismi misteriosi, noi non sappiamo perché. Fino alla Brexit si faceva ciò che il politically correct dettava, dalla Brexit in poi si fa il contrario: se il politically correct dice bianco, gli elettori fanno nero. Quindi, a rigore, poiché l’attuale politically correct dice che vincerà il no dovrebbe vincere il sì. Accadrà così o no? Ammetterete che la mia curiosità è fondata.
Io vedo distinti signori e ardenti signore che dopo essere state mezz’ora su internet ti spiegano con sicurezza perché la riforma costituzionale che siamo chiamati a confermare porterà alla quasi certa dittatura (avete presente il golpe Borghese del 1970, quello fatto con le guardie forestali?).
Ora, io capisco che per decidere quale pomata usare per curare la scottatura da ferro da stiro convenga andare sui forum delle casalinghe (con tutto il rispetto): ma non credo che l’italiano medio decida con wikipedia se sottoporsi o no alla chemio per un tumore all’intestino (non è ardita metafora dire che una riforma costituzionale ha per il paese la stessa importanza di una delicata operazione chirurgica, vero?).
Io sono curioso di sapere cosa accadrà il 4 dicembre perché secondo me gli italiani non sono così fessi da sottostare ai meccanismi del “faccio quello che tutti si aspettano oppure faccio il contrario di quello che tutti si aspettano”. Secondo me gli italiani lo capiscono che se un Bersani ha votato tre volte sì e poi dice di votare no, forse qualcosa c’entra col fatto di essere un signore vecchio ma ancora in gamba cui sta semplicemente antipatico il giovane che prende il suo posto; secondo me gli italiani lo capiscono che se il partito di Berlusconi ha deciso di passare dal sì al no forse qualcosa c’entra con Mattarella presidente che non era nei patti con Renzi. Io lo penso perché penso, fieramente, che gli italiani non sono come gli inglesi e gli americani. Io lo penso ma l’italiano cosa farà?
Un signore sardo mi raccontava di aver offerto un pranzo a un amico in un ristorante sardo. Al momento del mirto l’ospite ha chiesto, con fare da intenditore, del “mirto bianco”. Il cameriere, senza battere ciglio, ha portato il mirto bianco all’ospite e il mirto rosso al mio amico sardo che, da vero intenditore, non aveva specificato di quale colore volesse il liquore. L’ospite a quel punto ha detto di non aver mai capito la differenza tra il mirto bianco e quello rosso. “Il mirto bianco si fa con le foglie, quello rosso con le bacche” ha spiegato il cameriere. “Ma quindi – ha esclamato l’ospite – se è meglio il rosso perché servite anche il bianco?”. “Perché ci sono quelli come lei che lo chiedono.”
Ecco io penso che l’italiano medio sia come il cameriere: che faccia finta di non sapere cosa è meglio perché bisogna pur sopravvivere. Ma che dentro di sé lo sappia benissimo.