Huffington Post – L’unico podio delle paralimpiadi: è il più in alto ed è d’oro per tutti
Un’Italia pazzesca, 5 ori in un giorno. Alex Zanardi vince l’oro, Vittorio Podestà vince l’oro, Assunta Legnante vince l’oro, Luca Mazzone conquista il quarto oro e dalla scherma arriva una delle vittorie più attese, Bebe Vio, la medaglia d’oro nel fioretto categoria B.
Le loro imprese, le loro storie, le loro sfide, ci incollano allo schermo in modo diverso da come facevano le olimpiadi. Diverso come? Diverso in che senso? In quello per cui Bolt avrebbe sconfitto infinite volte ogni velocista antico e invece Alex Zanardi al mondo antico non sarebbe sopravvissuto. Che differenza c’è tra la medaglia di Alex Zanardi e quella di Gregorio Paltrineri? Che alle paralimpiadi vincono tutti e non è un modo di dire per consolare gli sconfitti. “L’importante è partecipare” è la frase che da bambino mi veniva detta quando perdevo e che ho sempre associato alla sconfitta. Perché quando vincevo nessuno me la diceva e tutti mi ammiravano e mi correvano intorno, mentre quando perdevo c’era solo la mamma vicino a me a dirmi la frasetta e tutti gli altri erano attorno al vincitore.
Alle paralimpiadi invece davvero chi vince è quello ai blocchi di partenza, non solo quello sul gradino più alto del podio. Chi vince si sa prima del fischio di inizio perché vincono tutti, o meglio, hanno già vinto tutti.
Non sto togliendo valore alla medaglia di Zanardi e sono sicuro che se leggesse le mie parole mi darebbe ragione. Tutti sono atleti in tutto e per tutto.
Io rimango ammirato e incantato davanti a un nuotatore che si regge con la bocca a un elastico ai blocchi di partenza, a un corridore che è tutt’uno con la sua protesi, a un ciclista che usa le ruote come io non so usare i piedi, a una schermitrice che ha il fioretto come il prolungamento del braccio. Mi commuovo e imparo la vittoria della vita sulla sfortuna. Lì dove quell’incidente, quella malattia ti hanno tolto le braccia loro ti dicono che però hai un elastico e i denti; se non hai le gambe hai due virgole in titanio; se non hai le mani hai un pugno di cinte e fibbie.
Le paralimpiadi sono un unico podio ed è il primo, quello più in alto ed hanno un unico colore, quello dell’oro. E vale per gli atleti come per la comunità umana che li ha accompagnati lì e li sta applaudendo. Così diversa da quella di tremila anni fa che avrebbe fatto morire tutti quelli che noi oggi chiamiamo paratleti.
Tratto da Huffingtonpost