Articoli / Blog | 08 Settembre 2016

L’Huffington Post – Giulio Regeni è stato seviziato per giorni: la verità è ancora più urgente

“Il corpo di Giulio Regeni è stato usato come una lavagna dell’orrore”. “Marchiato.” “Sevizie”. “Torture.” “Orrore”.

Una frase mi colpì quando il “caso” Regeni, divenne pubblico. Era dei suoi genitori. “Lo abbiamo riconosciuto dalla punta del naso”, la frase suonava più o meno così. Mi chiesi chi sarei stato in grado di riconoscere io solo dalla punta del naso. Mi risposi: non ho figli e quindi nessuno. Perché solo un genitore conosce così bene il figlio da riconoscerne come unica e irripetibile la punta del naso.

C’è qualcosa nella nostra vita che parla più di ogni parola, che dice di noi più di ogni presentazione, che racconta di noi più di ogni curriculum vitae, ed è il nostro corpo: il nostro corpo è la nostra storia. Sono inscindibilmente uniti, corpo e storia. È così vero che si è soliti dire che la nostra storia ce l’abbiamo scritta addosso. Vuol dire che ne portiamo i segni.

È esattamente terribilmente vero per Giulio. Il lungo elenco di ciò che è stato fatto a quel ragazzo è talmente incredibile da non poterlo rileggere e da non poterlo raccontare e, purtroppo, il motivo non sono la delicatezza d’animo o il pudore: non riusciamo a parlarne perché sappiamo dire solo ciò che conosciamo, sappiamo descrivere solo ciò che riconosciamo, e “…per chi vive in Italia non esiste sistema cognitivo ed emotivo per anche solo riuscire a immaginare cosa sia successo a Giulio. Ma il suo corpo parla”.

Che terribile vita hai fatto Giulio? Finora queste frasi sul nostro corpo che parla della nostra storia le sentivo ripetere a proposito di rughe e smagliature e, giustamente, ci sono modelle che decidono di non rimuoverle, che se ne fanno un vanto: proprio perché è la loro storia.

Ma il corpo di Regeni parla di torture che non sono esattamente quelle di cui discutono Saviano e Angelino Alfano. Il mio sistema cognitivo lo capisce che le botte fanno i lividi e le carezze no ma se hai la testa rigirata e tutte le ossa del corpo spezzate e delle lettere incise sulla pelle, non capisco cosa è successo. Se sei stato seviziato per giorni da torturatori professionisti io non riesco a capire. Se hai quindici fratture, le ossa spappolate sistematicamente per giorni, i denti rotti, io voglio ancor più di prima che qualcuno mi spieghi: che qualcuno me lo dia questo terribile sistema cognitivo che mi manca. Perché io la voglio conoscere la verità su Giulio Regeni.

Siamo italiani e vogliamo trovare qualcuno che ci sappia dire con parole nostre quello che il corpo di Regeni sta gridando al mondo. Giulio Regeni è della mia stessa patria. Significa che, in qualche modo abbiamo gli stessi “padri”. Abbiamo tutti un po’ il diritto di essere come la mamma di Giulio. Che qualcuno ci dia le parole per conoscere la storia dell’italiano Regeni.

Tratto da HuffPost