Lettere di Renato Pierri – Charlie Ebdo – Il fine non giustifica i mezzi non vale per la satira?
Calmatesi un poco le acque, passata la bufera, vorrei fare qualche modesta riflessione riguardo alla vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto, prendendo spunto da un articolo che ho letto sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi. Articolo tratto da “Gli Stati Generali”. L’autore si presenta così: “Chi scrive ha passato 9 anni della propria esistenza in una stanza di tre metri per tre, sotto una nube di fumo passivo, a scrivere per un noto programma TV satirico italiano in onda dal 1988. Visto che oggi si è fatto un gran parlare di satira, ho deciso di fare uso privatistico di un mezzo pubblico e approfittare degli Stati Generali per dialogare con mia madre su Charlie Hebdo e la famosa vignetta”. E il dialogo con la mamma comincia così: “Mamma: «Quella vignetta fa schifo!!». Io: «Giusto. Fa veramente schifo. E sai perché? Perché è la satira stessa a fare schifo». Sembra, secondo l’autore, che il problema di quella vignetta è se faccia schifo oppure non faccia schifo. Se la mamma anziché dire che la vignetta fa schifo avesse detto che la vignetta offende non solo i potenti, non solo i politici, ma anche la povera gente, che cosa avrebbe risposto il figlio? Sempre che la satira deve fare schifo? L’autore continua: «Ti ricordi il più grande autore satirico italiano? No, non Maurizio Crozza. Dante Alighieri. Ti ricordi, nell’Inferno, il trattamento riservato ai Simoniaci, incluso Papa Niccolo’ III, con il viso immerso nello sterco e il sedere all’aria? E Maometto? Altro che Charlie, Dante lo raffigurò aperto in due da un taglio verticale lungo tutto il corpo, con le interiora a penzoloni, a spruzzare sangue e nutrirsi tramite “il tristo sacco che merda fa di quel che si trangugia“. E gia’ che ci siamo, ricordi i grandi commediografi che la satira se la sono inventata, a cominciare da Aristofane?».
Ecco, l’autore sembra convinto che se la satira non fa schifo non è satira. Più avanti aggiunge, infatti: «La satira, abbiamo visto, ha a che fare con lo schifo. Deve, per sua natura, suscitare una reazione forte, di pancia. Deve shoccare, nauseare». Sarà così. Se lo dice lui che ha nei polmoni nove annate di fumo passivo, dobbiamo credergli. Anche se, stando così le cose, devo dispiacermi d’aver creduto fino a ieri che il mio caro amico Enzo facesse della satira. Pittore, giornalista, cartoonista satirico e designer, Enzo Apicella quasi tutti i giorni mi fa pervenire le sue vignette, argute, pungenti, taglienti, intelligenti, ma che, ahimè, non fanno schifo, non fanno rivoltare lo stomaco e quindi (che delusione!) non sono satira.
La satira deve fare schifo, altrimenti non è satira. Ma ammesso che le cose stiano davvero così, giacché non possiamo mettere in dubbio le parole di chi ha respirato fumo passivo per nove anni scrivendo per un noto programma Tv satirico. Ammesso che le cose stiano così, non si potrebbe fare a meno, per rispetto verso la povera gente, per la civile convivenza, per ragioni anche di ordine morale, di riversare lo schifo oltre che, giustamente, sui potenti, anche, ingiustamente, su vittime innocenti? Oppure la norma morale secondo la quale il fine non giustifica i mezzi (sempre che il ricorso al mezzo cattivo non sia una necessità), non vale per la satira?
Renato Pierri
Il Dialogo.org;
Il Pasquino