
Le Lettere di Sandokan – Invisibile
– Dai su, ma com’è possibile?
– Che cosa?
– Che non sia morto? Duemila anni!
– Beh, non è che non sia successo niente. E’ morto e poi è risorto.
– E quindi è vivo?
– E’ vivo, ma non come siamo vivi io e te. E’ risorto. E’ che noi abbiamo esperienza dei morti e dei vivi. Di risorti non è che ne abbiamo mai visto uno.
– E chi lo dice che è risorto?
– Si è fatto vedere dopo la sua morte da chi lo conosceva da vivo. Si è fatto vedere per un po’. Sennò figurati chi gli avrebbe creduto. Tutto si basa in fondo sul racconto di pochi ebrei marginali. Testimoni oculari, i migliori, che, avendolo visto, hanno cominciato a raccontare. Se avessi visto pure tu un risorto, con i tuoi occhi, non parleresti d’altro per il resto della tua vita.
– Ma non sarebbe stato meglio se si fosse fatto vedere pure da me e da te ora? Un risorto che si vede è più credibile di un risorto che non si vede.
– Beh, non è facile vivere con un risorto per casa. Tutti a parlare di lui, di quanto è figo lui rispetto a te o a me, che siamo semplicemente vivi. E’ come averci in casa Belen con le tette al vento. Di che cosa vuoi parlare? Staresti sempre a guardarle le tette. E le tette di tua sorella non le guarderebbe nessuno.
– Quanto sei scemo.
– Un po’ sì, ma … davvero … che gli faresti fare tu a un risorto? Come lavoro dico. Sarebbe un casino. E chi si innamorerebbe di te? Tu non capisci nulla e non rifletti come torni a tuo vantaggio il fatto che un risorto non si faccia vedere in giro. Tutte le cose che fai ogni giorno acquistano importanza e la gente finisce con l’aspettarsi qualcosa pure da te … e tu da loro. Dammi retta, è meglio che i vivi frequentino i vivi e i risorti frequentino i risorti.
– Dei risorti rimane il ricordo, però.
– Ecco, questo sì. Come pure dei morti. Ma il ricordo dei risorti è pieno di fede, di speranza nel presente e nel futuro, mentre il ricordo dei morti è solo nostalgia del passato: di quello che è stato e di quello che poteva essere e non è stato. Dei morti ci si dimentica, prima o poi, quando il passato di cui si ha nostalgia non è più il passato di nessuno, di nessuno tra quelli che potresti incontrare per strada. Dei risorti non ci si dimentica mai, perché c’è sempre qualcuno – pochi o tanti, non so – per i quali il loro ricordo diventa come una nostalgia del futuro. Ma non di un futuro qualsiasi o del futuro che vorresti, del futuro che c’è. Ho letto una volta che si può avere nostalgia di qualcosa che uno non ha avuto mai. Mi sembrava impossibile e invece ho dovuto ricredermi.
– E perché succede questo?
– Perché il risorto c’è, ha un presente e tu lo sai. Lo sai perché credi, ti fidi di chi l’ha visto e lo ha raccontato, anche se sono storie così vecchie che sembrano favole. Ti racconto una storia. La nonna aveva un figlio che un bel giorno partì verso un paese lontano e, dopo pochi anni, non diede più notizie di sé. Ogni tanto qualcuno le raccontava che stava bene, che aveva una famiglia, che prima o poi sarebbe tornato ad abbracciarla, ma non lo fece mai. Era come se fosse morto per tutti, nessuno ne parlava più in casa – come di uno che da un momento all’altro possa bussare alla porta, intendo – ma non per lei. Lei sapeva che era vivo e si ricordava sempre di lui e si immaginava la sua vita lontano da lei. Immaginava impedimenti forse immaginari che lo tenevano lontano, ma lo giustificava sempre, lo capiva: suo figlio aveva da fare.
– Ma il prete dice che il risorto non è proprio sparito.
– Lo dice il prete e si capisce perché, rischierebbe il licenziamento per giusta causa se non lo dicesse, ma tu che dici?
– Che ne so io.
– Il fatto che esista o non esista ha importanza per te? Voglio dire che esista adesso.
– Non so.
– L’altro giorno, incontrando alcuni vecchi compagni di scuola, ci siamo ritrovati a ripensare a nomi che avevamo completamente dimenticato. Completamente. Erano persone che, per noi che ne parlavamo, non esistevano se non nel nome. Cioè le persone esistevano e avevano una loro vita, ma noi con la loro vita non c’entravamo affatto. Che fossero vivi o morti non ci importava nulla, a parte il solito dolore che ciascuno prova quando muore qualcun altro, nel senso che la loro vita (e la loro morte) non aveva alcun potere sulla nostra vita.
– E quindi?
– E quindi se ora mi chiedessero “ma X è vivo?” io risponderei di sì, perché ho saputo da altri che è vivo, ma per me se fosse morto sarebbe uguale.
– Sì
– A me piace l’idea di Dio nel tabernacolo e se qualcuno mi dicesse se c’è Dio davvero lì dentro io direi di sì, perché credo a chi mi ha detto che c’è. Però poi ripenso al signor X, che c’è pure lui, e mi dico che il mio potere di tenere in vita il mio mondo – e anche Dio nel mio mondo – è così forte, così forte. E’ così triste che uno ci sia, ma non esista per nessuno.
PS La canzone qui di seguito è tra quelle che ho in macchina e che ascoltiamo al mattino, chiacchierando, prima che mi lasci per entrare a scuola