L’Huffington Post – Scomunichiamo chi commette un femminicidio
Dopo il femminicidio di Sara Di Pietrantonio, Giulia Bongiorno ha proposto che nella legislazione venga introdotto un’aggravante così da punire il femminicidio con l’ergastolo. Chi mi conosce sa che considero l’ergastolo “pena di morte nascosta” e, al fianco di Carmelo Musumeci e tanti altri lo combatto da anni, ma la provocazione della famosa penalista palermitana mi ha spinto a chiedermi: perché la Chiesa non introduce la scomunica per il femminicidio?
In pratica al momento, a parte alcune questioni che riguardano solo i preti, l’unica scomunica esistente è quella dell’aborto e ciò appare profondamente ingiusto. Ho già proposto più volte di togliere questa pena ecclesiale o in alternativa, se non lo si vuole fare, di scomunicare anche i mafiosi o i pedofili. Aggiungo ora: perché non scomunicare anche chi si macchia di femminicidio?
Dopo Sara Di Pietrantonio l’elenco delle donne uccise si è terribilmente allungato. Con Michele Serra, direi che l’ideale linea gialla di rispetto verso la donna è ormai completamente cancellata. Sono contro l’ergastolo perché sono contro la pena di morte: non credo che ammazzare chi ammazza aiuti a rimettere i paletti in piedi. La dignità e il rispetto dell’altro non si insegnano sommando ad un delitto odioso un altro delitto stavolta legale; però la scomunica a chi si macchia di femminicido – visto oltretutto che nessuno si muove perché quella dell’aborto venga tolta – avrebbe il compito di segnare con il gesso a terra il luogo dove giaceva riverso il cadavere, cioè un corpo senza vita: la vita è segno che c’è amore e la scomunica significa separare, togliere dalla comunione con gli altri cristiani.
La Chiesa è il corpo nel quale siamo uniti noi battezzati. Uniti tra di noi e con Dio. Chiederci cosa ci tiene uniti e in vita significa chiederci cosa ci fa Chiesa, e la risposta è molto umana e molto divina. Una sola cosa unisce: l’amore. Scomunicare significa rendere visibile, segnare con una linea gialla, chi è fuori dall’amore. Se tocchi la vita, se la sfregi, la bruci, la violenti, la sopprimi, sei tu che sei morto anche se rimani vivo. Ma una morte non può rimanere senza bara e senza funerale. Eccone dunque uno possibile: la scomunica.
Non vogliamo toglierla a chi abortisce? E allora mettiamola per mafiosi, pedofili e femminicidi. La scomunica è un atto che, ancor prima che di diritto canonico e di carte bollate, è la semplice conseguenza di un atto di morte. Se uccidi, sei fuori dalla vita. Fuori dalla vita perché “fuori dalla vita in comune”, cioè scomunicato. Sembra una parola antica ma anche il femminicidio sembrava roba antica, di altre epoche e culture. E invece eccoci qua: a leggere di Sara e del suo funerale.