Blog / Lettere | 24 Aprile 2016

Lettera di F. – Una persona omosessuale ai cattolici intransigenti

Scrive F. : “Don Mauro forse qualche frequentatore del tuo blog rimarrà ferito dal linguaggio estremamente franco ed aperto di questa “lettera” – di cui non sono io l’autrice –  ma credo che i più andranno oltre la crudezza di qualche espressione e si faranno ferire dall’immenso dolore che tracima da questa persona. Te la segnalo perché penso che meriti la massima diffusione. Penso, insomma, che queste righe adempiano pienamente alla “mission” del tuo blog. Mi sbaglio?”

Cara F., come scrivo nel pay off chiunque ha la possibilità di pubblicare una Lettera sul blog. Pubblichiamo quindi quella da te proposta, anche se è un po’ oltre i 7000 caratteri. Cambio solo il titolo del post: quello originale è quello in neretto qui sotto
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Sono frocio, ed è contro natura. Lettera aperta ai cattolici intransigenti – ovvero – lettera alla mia famiglia

Ho 35 anni, sono cattolica e sono frocio.

No, non sono gay. E non sono lesbica. Non mi definisco nemmeno omosessuale.

Semplicemente frocio.

Non ho cambiato sesso. Non mi sono fatta attaccare un pisello finto. Niente di tutto ciò. È che tra tutte le definizioni che esistono per descrivere la mia condizione, quella che preferisco, in cui più mi identifico e che più mi fa simpatia, è frocio. Forse perché mi piace immaginare la faccia delle persone quando dico loro che “sono frocio”. Mi fa ridere. Le fa ridere. E ridere è indiscutibilmente una bella cosa. Ecco, io sono frocio. E ad essere frocio oggi, in Italia, in una famiglia decisamente cattolica, non c’è un cazzo da ridere. Perché sono “intrinsecamente disordinata e contraria alla legge naturale” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1992, n.2357).

Credo in Dio, credo nel suo amore per me, credo nella Chiesa fatta di persone, umane, sempre in un cammino e credo in lei come luogo di incontro con Dio e con i fratelli, luogo di miglioramento e di gioia. Ho occhi per vedere e un cervello e un cuore per discernere. Con essi ho visto del bene e del male dentro la Chiesa, ma la guardo con gli occhi di chi ama, che sono quelli dell’attesa paziente, del perdono, della comprensione.

Credo nel valore delle relazioni, credo nella ‘Regola d’oro’ comune a tutte le religioni: ‘ama il prossimo tuo come te stesso’ (Mt 22,39). Credo nel tentativo e nella possibilità di amare l’altro, secondo l’agape, ricercando il suo bene, amandolo in modo tale che questi diventi più forte, più indipendente, e non più debole e meno capace di assumere autonomamente la propria vita (Radcliffe 2007). Credo nella famiglia, come luogo privilegiato di incontro e insostituibile palestra d’amore. Credo nei figli, come immagine di quell’amore.

Ma sono frocio, ed è contro natura.

Ho passato gli anni delle medie cercando di essere come le mie compagne, scrivendo sul diario nomi di ragazzi, convincendomi che mi piacesse quello carino della terza G, fin quando poi non si è fatto avanti e sono corsa a gambe levate, provando invidia per la compagna che si faceva toccare sotto la gonna dal vicino di banco e lo raccontava a noi, che non avevamo niente di interessante da raccontare.

Ho vissuto da sola, durante il liceo, l’attrazione che provavo per quella ragazza più grande di me. E il tormento per questo desiderio così sporco. Pregavo ogni giorno Dio che mi facesse innamorare di un ragazzo, che cancellasse dal mio cuore questo errore. Pregavo contro ciò che chiedeva il mio cuore.

Questo è contro natura.

Non ho condiviso con mia madre la gioia del mio primo amore. Lei non sa che ho vissuto l’amore, la passione, la crisi, l’abitudine, l’abbandono, il dubbio, la solitudine, l’addio. Lei non sa che oggi la mia vita è completa solo attraverso gli occhi della persona che amo.

Questo è contro natura.

Sono cresciuta nella Chiesa, vivendola e amandola come una madre accogliente. Conosco a memoria quasi tutti i Salmi, ‘sulle mie labbra sempre la Sua lode’, ho vissuto vari movimenti ecclesiali, ho partecipato a gruppi di preghiera, messe, veglie, rosari, incontri, catechesi, raduni, lectio divinae, ritiri, giornate mondiali, con fede, gioia, partecipazione.

Ma la Chiesa, mia Madre, non accoglieva me. Accoglieva quella che io facevo finta di essere, quella che Lei voleva che io fossi.

Questo è contro natura.

Ho sentito la mia famiglia parlare di quelli come me. A mezza bocca, con distanza, paura, dubbio, come persone da aiutare, salvare, cambiare. Ho sentito anche la mia famiglia-Chiesa parlare di quelli come me. Definendoci come deviati, moralmente disordinati, peccatori, da correggere. Le mie famiglie mi vedono sbagliata.

Questo è contro natura.

Ho vissuto con gioia i fidanzamenti dei miei amici, i loro matrimoni o le convivenze, le nascite dei loro figli. Ho guardato da dietro ad un vetro la normalità di persone che diventano adulte, scelgono la propria strada, azzeccandola oppure facendo cazzate, ma comunque avendo uno spazio lecito all’interno della propria famiglia, della società e – se cattolici – all’interno della Chiesa. Sono rimasta a guardare la vita da dietro quel vetro.

Questo è contro natura.

Oggi vivo due vite, una in cui sono me stessa, veramente, felice di ciò che sono diventata, nonostante tutto, l’altra in cui recito la parte di quella che non sa cos’è l’amore, quella che non si è mai messa in discussione affrontando una relazione adulta con un’altra persona, quella che “sei così carina, dolce, intelligente, quando ce lo presenti questo ragazzetto?”. E la mia famiglia, che mi ha amata da prima che nascessi, che morirebbe pur di non vedermi soffrire, la mia famiglia, sangue del mio sangue, è l’unica che non mi conosce per ciò che sono veramente.

Questo è contro natura.

Ho passato una vita a nascondere chi sono, a parlare, muovermi, atteggiarmi come volevano gli altri, a cercare di non offendere il senso comune, ad essere il mimo di me stessa: mi muovo, lavoro, esco con gli amici, festeggio le feste comandate con la mia famiglia, muta. Ho passato una vita a cercare di essere una persona migliore, per me stessa e per le persone che amo, pensando di poter rendere felici gli altri essendo ciò che loro pensavano fosse meglio per me. Ma gli altri, quegli altri che dicono di amarmi, saranno felici guardandomi negli occhi e sentendomi dire ‘ti voglio bene, sei una delle persone migliori che io conosca, la mia vita senza te sarebbe molto più triste, ma devo dirti una cosa: sono frocio.

Mi abbracceranno, mi stringeranno forte e mi diranno: ‘cretina, quanto ci hai messo a dirmelo? l’ho sempre saputo’.

Ora che hai finito di leggere questa lettera, fermati un momento a riflettere.

Pensi anche tu, come i miei zii, che quella tua amica – o amico – è “così carina, dolce, intelligente, amabile.. ma come mai non trova nessuno?”. Ecco, è possibile che quella tua amica sia sfigata come la merda e non abbia ancora incontrato la sua anima gemella. E allora, sì, continua a martellarla presentandole tutti gli amici del tuo ragazzo, prima o poi qualcuno andrà bene.

Oppure inizia a pensare anche tu che Dio ha creato un’infinita e meravigliosa varietà di Persone, ognuna di esse a Sua immagine e somiglianza, ognuna di esse degna di essere amata per ciò che è, nel suo intimo.

E quindi potrebbe essere che quella tua amica, che conosci dalle elementari, mediti da anni di farsi suora e si vergogni di dirlo al mondo, te compresa, perché ti ha sentita quella volta che hai detto che ‘le suore sono represse sfigate che fuggono la realtà rifugiandosi in un mondo privilegiato’. Come è possibile, magari, che sia innamorata da anni di un tizio che era prima fidanzato, ora sposato, e in entrambe i casi non se l’è mai cagata. Potrebbe anche essere una ‘ragazza facile’ e apprezzare solo i rapporti occasionali e saprebbe benissimo che tu la considereresti una puttana.

Quello che voglio dirti è: poniti in ascolto. Apriti alla relazione vera con questa persona. Sii pronta ad accettare tutto. Perché potrai dire di esserle amica e volerle bene veramente solo quando saprai davvero chi è. E tra tutte le ipotesi inizia anche a valutare quella che la tua amica, quella con cui vai a pilates tutti i giovedì, che ti ha parato il culo con il tuo ex quando lo tradivi con il tuo attuale compagno, che è la madrina di tuo figlio, che canta nel coro della parrocchia insieme a te, che non ti ha picchiato quando al liceo le hai vomitato sul vestito nuovo, che ti ha aiutato a vestire tuo padre quando è morto, che hai chiamato alle tre di notte quando avevi tra le mani il test di gravidanza con quella lineetta così chiara..

ecco, quella tua amica, la tua migliore amica, potrebbe verosimilmente essere frocio.

(ho ricevuto questa lettera e penso sia fondamentale pubblicarla nella sua interezza. Per quanta visibilità abbia il mio blog non sarà mai sufficiente a dare la giusta vetrina a queste parole fondamentali).

Qui la Lettera originale