La buona domenica di don Giulio – Ladri di spazzatura
C’era una volta una fabbrica che aveva un grosso problema: c’erano ammanchi. Ogni giorno veniva rubata della merce. Affidarono alla security il compito di perquisire ogni dipendente che usciva alla fine del lavoro. La maggior parte dei lavoratori andava spontaneamente a farsi controllare. Ogni giorno un uomo, alla chiusura, attraversava i cancelli con una carriola piena di rifiuti e la guardia doveva passare mezz’ora a rovistare tra mozziconi di sigarette, cartacce e involucri di alimenti, per controllare se avesse portato via qualcosa. Non trovava mai niente e ogni giorno si accaniva a cercare. Finché il controllore esasperato disse all’uomo: “Senti, lo so che stai combinando qualcosa, ho capito che sei tu il colpevole, ma non ho le prove. Ogni giorno controllo tutti i pezzetti di rifiuti nella carriola e non trovo mai niente che valga la pena di essere rubato. Sto diventando pazzo. Dimmi quello che stai facendo e ti prometterò che non farò nessun rapporto”. L’uomo alzò le spalle e disse tranquillamente: “È semplice, rubo carriole. Sono un ladro di carriole”.
Questo racconto è un invito alla ricerca dell’essenziale. Noi spesso perdiamo di vista le cose più ovvie: rovistiamo fra i nostri giorni, facciamo passare i nostri rapporti con frenesia e rabbia, e poi con un po’ di frustrazione ci diciamo “tanto non cambia niente”, “tanto non riesco a farci niente”. Non è che forse anche noi come quella guardia ci perdiamo a rovistare nella spazzatura e non badiamo alla carriola?
Ha detto Siracide (1a lett): “Se vuoi, osserverai i comandamenti”. Non diamo colpe ai fatti, al lavoro, agli altri, proviamo a non rovistare nell’immondizia e arriviamo all’essenziale: dipende solo da me, dipende solo dal mio “se ho voglia”. “Il primo passo verso la libertà è accorgersi delle catene che ti bloccano” (S. Corelli).Gesù nel Vangelo ci provoca sul concreto: “Se la vostra giustizia non supererà quella dei farisei”.
Gesù pone l’accento sul “se” prima che sull’ingiustizia. Non è questione di torto o ragione, ma di verità interiore. Significa non fermarsi ai fatti spiccioli, ma ricercare la verità, spesso celata sotto la coltre delle apparenze, cercando il perché delle cose. È andare all’essenziale. È più facile combattere per i principi, che metterli in pratica. Ironicamente Paul Valery diceva: “Non sempre io sono del mio parere”. Quello strano consiglio di Gesù: “Taglia! Meglio entrare nella vita eterna monco e zoppo che restare fuori”, non è per far arrendere all’impossibilità o per fare del popolo di Dio un esercito di mutilati, ma è per giungere in profondità, alla ricerca di quella verità che dà la densità di ogni singolo atto, al di là dell’apparenza.
Ricordiamoci quel “se”: solo se non ti accontenti, solo se non ti adatti, solo se decidi di uscire da una esistenza piatta, allora troverai l’essenziale, altrimenti continuerai a rovistare nel pattume, da frustrato, tra mille scuse e montagne di pregiudizi – da buttare via – senza mai riuscire ad accorgerti dello splendore della verità. “È un peccato non fare niente con la scusa che non possiamo fare tutto” (W. Churchill).
Vangelo secondo Matteo del 16 febbraio 2014 6a domenica del Tempo Ordinario A
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. (…) Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. (…) Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo! (…) Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. (…) Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
Commenta nel post o in Lettere