Blog / Lettere | 15 Febbraio 2014

Le Lettere di Paolo Pugni – Invidia diffusiva sui

I sassolini nella scarpa bisogna toglierseli, danno fastidio. Certo: meglio poi evitare di tirarli addosso a qualcuno. Meglio posarli con delicatezza accanto al bordo del marciapiede.
Se ce la fai. E poi, oddio, devi farlo con molta cura per evitare che qualcuno ci inciampi. E non ne resti turbato.
Ve lo dico papale papale: machissenefrega!
Allora ecco: ne ho proprio le tasche –sono un signore, non sono un pirata- piene di questa sensibilità, attenzione all’emotività dell’altro, che impone la rinuncia a tutto.
Perché al di là della rabbia che prende quando scopri che non si possono festeggiare nella festa della famiglia gli anniversari significativi di matrimonio per non turbare separati, divorziati, vedovi, single, coppie distanti e annessi e connessi –tutte persone che meritano rispetto, senza dubbio: ma che c’azzecca? Meritano rispetto come gli operatori ecologici, i neonati, le suore di clausura, i commercialisti, i tifosi del Pergocrema e così via- ciò che mi prende alla gola è la radice logico-razionale di questa idea, perché sta imputridendo.
Infatti conviene che si ragioni sulle motivazioni di sto fatto che non puoi festeggiare la festa del papà per non turbare i bambini che il papà non ce l’hanno (magari perché hanno due mamme) o il Santo Natale per non sbalordire chi al Santo Natale non crede. Che in realtà è una grande presa in giro perché allora dovremmo abolire Babbo Natale per non stupire che a nonno Claus non crede!
Il principio è che la vita non deve far male per cui se qualcuno ha una gioia che tu non hai va nascosta, eliminata. Ma questo non è bene, questa è invidia!
Allora cancelliamo le Olimpiadi per non far sentire inferiori obesi, claudicanti, pigri, artritici e lenti! Cancelliamo il calcio per non offendere i cestisti e le cerimonie di consegna della lauree per non provocare lo sdegno dei ripetenti!
Il mondo va esattamente al contrario: la vita morde, fingere che tutto sia bello è un inganno diabolico (infatti quando le cose non vanno come devono l’unica soluzione che il mondo propone è l’eliminazione: dall’aborto all’eutanasia -adesso anche infantile- se non puoi essere felice meglio che tu muoia); la vita fa male, ma NON è male. Fa male e questo dolore può diventare serenità, se lo so sublimare, e comunque non è una sofferenza pervasiva: ci sono anche luci e queste luci sono un calore che può avvolgere chiunque.
Io imparo dalla gioia degli altri, imparo dai loro successi. Imparo la fedeltà vedendo due nonnini che festeggiano i 70 anni di matrimonio, capisco dalla coppia sposata da 35 anni che stare insieme si può combattendo, vedo nel quinto anniversario di una coppia giovane lo sguardo verso il futuro.
Se ci vedo una ostentazione di una felicità che fa stridere la mia situazione vuol solo dire una cosa: che al centro di tutto ci sono io e ciò che piace a me. Se non so condividere la gioia altrui, magari per ricordare la mia, sono solo un invidioso egoista che vuole ridurre tutto alla sua cifra uccidendo la felicità di chi è stato più fortunato o semplicemente c’ha messo più fatica.
Accarezzare la sensibilità negando celebrazioni per evitare ferite assomiglia molto alla promessa di Lucignolo. Non mi piace.
E a voi?

Paolo Pugni

Paolo Pugni

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