Blog / Sandokan | 12 Marzo 2016

Le Lettere di Sandokan – Tempi difficili

Vi farà piacere sapere che martedì 8 marzo, in occasione della giornata della donna, siamo andati anche noi alla Petranova International Institute ad ascoltare la presentazione de “Il Signore dei Sogni” dalla viva voce dell’autore, il presbitero Leonardi.

“Noi chi?” vi starete chiedendo. Noi della rivista “Tempi difficili”, naturalmente. Ci siamo travestiti da studentesse – non è stato facile per alcuni tra noi legarsi i capelli a coda di cavallo, anche se a Piergiorgio stavano benissimo – per non farci riconoscere dall’esercito di fan che seguono ovunque il nostro eroe, in modo da non inibirle con la nostra presenza: diventano aggressive se ti percepiscono ostile.

Vi diciamo subito che il presbitero indossava un clergyman nero di taglio “ortodosso”, per far credere a tutti di essere “ortodosso”. Un clergyman per ingannare i semplici, insomma. Ma che i tempi siano difficili i lettori di “Tempi difficili” lo sanno già.

Per scelta editoriale, lo sapete cari lettori, perché non crediate che la vita sia tutta rose e fiori, facciamo pubblicità sulla nostra rivista solo a pellegrinaggi e raduni di boy scout. Solo di recente, e dopo una lunga discussione in redazione, abbiamo accettato uno spot di Alpitour sulle Seychelles, a patto però che ci venisse inviata una foto delle spiagge sotto un temporale (lì piove un giorno all’anno, non è stato semplice tirare fuori uno scatto decente, l’abbiamo pure dovuto lavorare con Photoshop).

Ma torniamo a noi.

Vi risparmiamo gli sproloqui del presbitero, non dissimili da quelli che ci propina nel suo blog, e invece vi raccontiamo delle domande che la platea gli ha rivolto, perché è dai frutti che si riconosce la bontà dell’albero.

Ha cominciato una certa Ines: “Don Mauro, il suo precedente libro era meraviglioso, mentre questo libro è stupendo. Volevo chiederle se lei preferisce che un libro sia meraviglioso oppure stupendo? Lo chiedo all’uomo, più che al prete”. Don Mauro non ha fatto in tempo a rispondere perché Ines è stata portata via a braccia dai genitori delle educande lì presenti.

Con un certo imbarazzo Agnese ha provato a ridare dignità all’ambiente chiedendo “Don Mauro, ma “Don” è il nome o il cognome?”. C’ha provato, ma non ha fatto altro che dimostrare che la crisi della fede è oramai galoppante.

Serviva qualcosa di più apostolico per alzare il livello della conversazione. Ci ha pensato Francesca: “Don Mauro, cosa pensa di coloro i quali si fanno portatori di un pensiero debole che annacqua la Verità per renderla più bevibile, facendole però perdere il profumo e l’essenza di essere nettare dell’anima?”. Don Mauro di fronte alla Verità ha mostrato tutti i suoi limiti rispondendo “non ho capito la domanda”, mentre metà della sala guadagnava l’uscita.

E anche le poche rimaste sembravano aver fretta di concludere. “Don Mauro”, ha esclamato Concetta, “pensa che finiamo entro mezz’ora? Ho il corso di pilates a Mostacciano e non posso mancare. Dico a Alfio di farsi trovare all’uscita per le 15:30?”.

Don Mauro ha esclamato che potevano finire anche subito, se non c’erano altre domande. Quando si crea l’occasione per costruire un ponte quest’uomo non se la fa sfuggire mai, fosse pure tra la Petranova e il FitLand di Mostacciano.

Purtroppo però un’altra domanda c’era: “Don Mauro, ma secondo lei versare un po’ di acqua frizzante in un bicchiere di buon Chardonnay non è distruttivo per il godimento? Glielo chiedo in quanto Chardonnay”.

C’è stato un momento di gelo in sala. Molta gente era evidentemente terrorizzata, immaginandosi lo Chardonnay mischiato all’acqua di Nepi e magari servito in bicchieri di plastica.

Don Mauro non poteva non rispondere, non poteva tergiversare oltre, doveva affrontare la questione di petto, finalmente. Per ridare speranza. Lo sventurato così ha risposto: “E’ distruttivo, hai ragione. Ma neanche il Tavernello con la Perrier si può mischiare. Parlo in quanto Perrier. Attenti al Tavernello, perché lui prova a mischiarsi con tutti, pure col succo ACE. Si fa confezionare nel Tetrapack, ma non è umiltà. Vuole contaminare”.

Uno scroscio improvviso di applausi ha ridato a tutti il sorriso e ha concluso la serata.

PS Ines sta bene, al Pronto Soccorso l’hanno sedata e ha smesso di dire “don Mauro è stupendo”. Si limita a dire “don Mauro” al momento.